PICCOLE DOLOMITI
In questa pagina descrivo alcuni itinerari delle Piccole Dolomiti che ormai frequento assiduamente essendo, grazie a tutti i nuovi svincoli e rotatorie, le montagne di casa. Le suddivido nelle classiche tre zone che le compongono.
L'alpinismo su roccia e ghiaccio è un'attività potenzialmente pericolosa, con rischi ANCHE MORTALI se non praticata con adeguata prudenza e cognizione di causa. Ciò che è descritto più avanti è frutto di considerazioni personali che non hanno alcun valore giuridico, morale, educativo, SI DECLINA OGNI RESPONSABILITA' dell'uso che ne venga fatto. Chi decidesse di intraprendere l'alpinismo lo fa a proprio rischio e pericolo ed è comunque tenuto a rivolgersi a personale qualificato. Gli itinerari descritti sono tra l'altro soggetti a modifiche causate dall'ambiente di cui NESSUNO, nella qui presente disamina, è tenuto in alcun modo a risponderne. Le informazioni qui hanno solo fine illustrativo e NON sono esenti da errori.
Le torri del Sengio Alto viste dal Baffelàn
Indice
1) Gruppo della Carega
GRUPPO DELLA CAREGA
La descrizione dettagliata è nella pagina relativa "a proposito del Carega..." a cui rimando per i dettagli della morfologia di questo vasto massiccio montuoso.
Punto di partenza per la zona nord comprendente Fumante e Nodo Centrale è il Rifugio Toni Giuriolo a Campogrosso (1446 m), che si raggiunge in macchina da Recoaro Terme seguendo le indicazioni.
Punto di partenza per la Catena delle Tre Croci è invece la baita la Gabiola, anch'essa raggiungibile in macchina da Recoaro prendendo la strada dietro alla seggiovia e poi svoltando a sinistra per una stradina dissestata dopo un km circa (Strada delle Casere).
SASSOLUNGO DI CAMPETTO
Massiccia pala rocciosa che svetta sopra la baita Gabiola. Su questa parete esistono due vie classiche dimenticate, una via di Paolo Dani (7c o A1, 180 m) e tre vie moderne sul lato sinistro. Una è stata risistemata in occasione della ripetizione che io e co. abbiamo fatto in luglio (vedi pagina restauri), un'altra è aperta a sinistra e l'ultima è stata aperta da Camposilvan e Gemo nel 2017.
Accesso: dalla Gabiola per strada verso Recoaro Mille e poi deviare a destra nella radura alle Casere Asnicar per andare a prendere il sentiero dei grandi alberi. Al primo di questi imboccare una traccia a bolli gialli e rossi che si fa largo nella vegetazione e dopo un tratto disagevole arriva alla base della parete (20 min.).
IL SEME DELLA FOLLIA
Moreno Camposilvan e Bruno Gemo nel 2017
Attacco alla base della parete (bollo rosso) seguendo i fix che piegano a destra lungo la placca grigia.
- 6c, 25 m.
- 6a+, 25 m.
- 5b, 6 m.
- 6b+, 15 m.
- 6a+, 25 m.
- 6b, 25 m.
- 6a+, 30 m.
Discesa: in corda doppia lungo la via.
DARK ANGELS
Moreno Camposilvan e Bruno Gemo a più riprese fino al 2020 (leggi il racconto della salita).
Attacco alla base della parete sotto una placca gialla. con bollo giallo e chiodo con cordino. Se il Seme piega a destra sulla placca grigia, Dark va a sinistra verso una fessura.
- 6c; 30 m. Strapiombo a cui segue una micidiale placca bianca, poi lama verticale e faticosa.
- 5c e 1 pp 6b; 25 m. Serie di svasature tecniche con rientro nel diedro di equilibrio.
- 6a+; 15 m. Muro verticale a tacche e lame.
- 5b e A1; 20 m. Placca appoggiata e poi pancia in artif.
- 7a/A0 e 6b; 25 m. Muro verticale a tacche minuscole, molto intenso.
Discesa: in corda doppia lungo la via.
La prima difficile placca della via
LA CORDA SPEZZATA
Ultima nata sulla parete del Sassolungo di Campetto, che segue una bella linea logica di diedri e fessure nel lato destro della parete. Aperta da me, Moreno Camposilvan e Bruno Gemo e terminata il 16/5/2021, doveva essere la via di media difficoltà della parete, facile e ben protetta; è diventata alla pari delle altre due e con tratti ancora più duri per la distanza della chiodatura e l'obbligo di proteggersi anche su gradi elevati. La discesa poi è un po' meno agevole rispetto alle altre due vie. Per la ripetizione occorre una serie di friend da 0.5 a 4 e qualche cordino per spuntoni e clessidre, oltre a 10 rinvii (leggi il racconto della salita).
Accesso: da Recoaro per strada fino alla Gabiola, dove la parete è già ben visibile. Seguire la strada delle Malghe fino alla diramazione del sentiero dei Grandi Alberi e al primo grande faggio inoltrarsi per traccia segnalata nel bosco, disagevole, che porta alla base della parete (20 min.). L'attacco è posto alla base del diedro giallo che piega a sinistra, accanto ad uno sperone erboso e boscoso (cordino viola in alto).
- 5c (da proteggere); 25 m. Bella fessura obliqua a lame; roccia da saggiare.
- 6b con traverso a sinistra; 20 m. Placca verticale a buchi svasi, molto difficile.
- Traverso su roccia polverosa a sinistra e poi rampa; 4a, 20 m.
- 6a; 8m. Diedro a lame e tacche che porta sotto il grande tetto.
- 6a+/6b (da proteggere); 10 m. Uscita dal tetto a destra e poi diedro strapiombante.
- 7b/A0 (da proteggere); 20 m. Fessura chiusa da un tetto.
- 5b; 12 m. Traverso a sinistra e fessura finale.
Discesa: a corde doppie lungo la via. E' consigliabile calarsi con una corda singola fino al tiro 5; da lì scendere fino al terrazzone con una calata unica e spostarsi alla sosta 2. Scendere direttamente a terra con una calata o dalla sosta o da albero.
Primo tiro
La seconda difficile pancia: una teoria di buchetti di dita
L'ultima difficile fessura, completamente strapiombante
CIMA CAMPODAVANTI
Rispetto alla Gabiola si mantiene a destra, in cima ad un ghiaione. E' caratterizzato da una stretta ma alta parete nord, di placche compatte incise da un canale.
Diverse sono le vie aperte su questa montagna negli anni ma sono state pressoché abbandonate da molto tempo. Negli ultimi anni però l'infaticabile Moreno ha aperto due nuovi itinerari, uno nel camino, ex via Beltrami di Bepi Magrin e l'altro sulle placche immediatamente a sinistra
VIA SUSPIRIA
M. Camposilvan e D. Zena nel 2010, ex via Beltrami di Magrin e Mascella. La via presenta roccia a tratti detritica e un po' rotta, a tratti solida ma molto levigata e lavata dall'acqua, con tratti muschiati che richiede attenzione. Attrezzata interamente a chiodi normali. Portare 5 chiodi a lama sottile e a punta, un set di friend, 10 rinvii, eventualmente cordini d'abbandono per rinforzare le soste.
Accesso: andare fino in centro a Recoaro Terme e girare a sinistra prima della ZTL a orario verso la vecchia funivia. Andare a destra e salire dopo a sinistra dopo 2 km per la Strada delle Casare che sale a tornanti fino al ristorante la Gabiola. Un centinaio di metri prima del ristorante prendere una strada sterrata a destra, oltrepassare il parcheggio e continuare fino alla Baita Morando, dove si svolta a sinistra parcheggiando dopo 200 m.
Seguire la stradina che oltrepassa una catapecchia in muratura e diventa il sentiero 120 che prosegue verso il Rifugio Battisti. Insistere lungo il sentiero per 2 min. fino a quando piega a destra e scende in un avvallamento del bosco sempre fangoso, presso un masso con segnavia evidente sopra. Girare a sinistra nel bosco per traccia dapprima evidente, poi molto imboscata ma segnalata da evidenti tagli che porta al margine inferiore del poderoso ghiaione che scende dalla Cima Campodavanti. Cominciare a risalirlo andando a sinistra (qualche ometto) e mantenendo il bordo sinistro dove qualche traccia nella vegetazione laterale aiuta a salire. Giunti alla base di un torrioncino con frana, traversare la colata a destra e seguire delle labili tracce per erba e mughi fino alla base del grande canale-camino che scende dalla montagna (ore 1,30, il ritorno è decisamente meglio). Inoltrarsi nel canale superando alcuni salti (II e III) fino ad una nicchia sotto un ben visibile tettino con chiodo di sosta; attacco.
Discesa: per mughi e prati scendere verso sud fino ai prati sopra il sentiero che proviene dal Rifugio Bertagnoli e volgere a sinistra per salire al Passo Rodecche donde si scende verso nord per ritornare alla Gabiola (1,30/2,00 ore). Alternativa è la discesa con corde doppie lungo la via di salita.
VIA SUPER-CAMPODAVANTI
Aperta da M. Camposilvan e B. Gemo a più riprese intorno al 2013. Via estremamente difficile, di carattere prettamente alpinistico e tra le più dure delle Tre Croci, malgrado la presenza di fix nella seconda parte che restano piuttosto distanziati, tanto da rendere obbligatori tutti i passaggi. La roccia è in parte friabile e richiede sempre un'attenta valutazione, malgrado vi siano tratti molto solidi e di grande soddisfazione. Per la ripetizione portare una decina di rinvii, 4-5 chiodi a lama sottile e a punta per rinforzare la prima parte e/o eventualmente proteggere meglio la seconda.
Accesso: andare fino in centro a Recoaro Terme e girare a sinistra prima della ZTL a orario verso la vecchia funivia. Andare a destra e salire dopo a sinistra dopo 2 km per la Strada delle Casare che sale a tornanti fino al ristorante la Gabiola. Un centinaio di metri prima del ristorante prendere una strada sterrata a destra, oltrepassare il parcheggio e continuare fino alla Baita Morando, dove si svolta a sinistra parcheggiando dopo 200 m.
Seguire la stradina che oltrepassa una catapecchia in muratura e diventa il sentiero 120 che prosegue verso il Rifugio Battisti. Insistere lungo il sentiero per 2 min. fino a quando piega a destra e scende in un avvallamento del bosco sempre fangoso, presso un masso con segnavia evidente sopra. Girare a sinistra nel bosco per traccia dapprima evidente, poi molto imboscata ma segnalata da evidenti tagli che porta al margine inferiore del poderoso ghiaione che scende dalla Cima Campodavanti. Cominciare a risalirlo andando a sinistra (qualche ometto) e mantenendo il bordo sinistro dove qualche traccia nella vegetazione laterale aiuta a salire. Giunti alla base di un torrioncino con frana, traversare la colata a destra e seguire delle labili tracce per erba e mughi fino alla base del grande canale-camino che scende dalla montagna (ore 1,30, il ritorno è decisamente meglio). Inoltrarsi nel canale superando alcuni salti (II e III) fino ad una nicchia sotto un ben visibile tettino con chiodo di sosta; attacco.
- Scalare le rocce a sinistra del tettino (un po' rotte e umide, 4 ch.) per poi traversare al solco principale, stretto e liscio (ch. e cl.) che, con passaggi non facili adduce alla nicchia di sosta. 30 m; V+; sosta su 2 chiodi con cordone.
- Innalzarsi nel diedro di sinistra, dapprima facile (ch.), poi più strapiombante (VI; ch. e cl.) uscendo su un comodo terrazzo. 15 m; IV e VI; sosta su 2 chiodi con cordone.
- Proseguire per la canaletta che sbuca su una grande rampa detritica. Salire per salti sotto un'altra canaletta. 20 m; IV; sosta su 3 chiodi con cordone; si può concatenare al successivo.
- Superare la canaletta e la successiva terrazza ingombra di detriti e ghiaia (2 ch.), vincendo un muretto a destra e montando su una comoda cengia erbosa con una sosta a chiodi. Spostarsi a sinistra a un fix anellato di sosta con cordone. 25 m; IV e III; Suspiria va a destra, Supercampodavanti va a sinistra.
- Attaccare la placca sovrastante seguendo i fix prima a sinistra e poi a destra (VI), poi proseguire per roccia più facile alla cengia di sosta. 20 m; VI e V; sosta su 2 fix con cordone).
- Tiro tremendo, chiave della via: obliquare a destra in placca fin sotto una svasatura (fix) che si segue verso sinistra fin sotto una placca strapiombante (molto friabile; ch. e fix) che si vince direttamente (fix) per poi tornare ad obliquare a destra per lama alla cengia di sosta. 25 m; VI e VII la placca, poi V+; sosta su 2 fix con cordone.
- Dritti nel centro della placca continuando lungo la svasatura, la cui roccia migliora decisamente (fix). Dopo un tratto liscio, si traversa in piena placca a destra (ch. e fix) montando su una cornicetta di sosta. 20 m; VI e VII-; sosta su 2 fix con cordone.
- Altro tiro difficile: salire la placca levigata a destra della sosta (VI; fix), proseguire poi per roccia più articolata ma delicata fin sotto una pancia che va superata direttamente (A0 o VII, fix)). Continuare per la placca verticale e molto levigata (fix) fino ad uno spuntone sopra cui si sosta. 30 m; VI e VII-, 1 pp VII; sosta su 2 fix con cordone).
- Partire a sinistra della sosta e alzarsi 4 m su roccia delicata obliquando a destra (fix), poi traversare nettamente a sinistra ad una svasatura con roccia un po' articolata (ch.) e proseguire dritti fino alla scomoda sosta su una cornicetta, appena sotto i mughi. 15 m; VI e VII-; sosta su 2 fix con cordone.
Discesa: corde doppie lungo la via. Da S9 a S7 con 60 m; da S7 a S3 con 60 m; da S3 a terra con 60 m.
Schema originale della via
GUGLIA GEI
E' la torre più famosa (Giovani Esploratori Italiani) del circo del Fumante e anche la più frequentata, malgrado la roccia rotta. Molto gettonata dai corsi CAI per la facilità di uno dei suoi itinerari che ho descritto anche nei post.
VIA DIRETTA
Menato e Pamato nel 1932. Attrezzata a chiodi e anelloni cementati alle soste (vedi il racconto).
Accesso: da Campogrosso scendere per un centinaio di metri lungo la strada che porta a Obra, lato trentino, girare a sinistra per il sentiero che porta alla Bocchetta dei Fondi e al Rifugio Fraccaroli che va seguito per tutto il bosco deviando a sinistra proprio sotto le guglie e risalendo il pendio di blocchi fino alla base della torre (40 min.).
- Si sale per la fessurina con visibile un chiodo 6 m a sinistra della galleria. Si sale per detta fessura per 10 m e poi si traversa a destra fino ad un cordone, poi per gradoni si arriva in sosta. 40 m, IV l´attacco e poi III);
- si sale per le roccette a sinistra della sosta fin sopra il pilastro con lo strapiombo di prima con il nuovo punto di fermata. 15 m, II;
- si scalano le placchette sopra la sosta per 15 m e poi si piega a sinistra nel caminetto che porta dopo altri 20 m alla sosta in una stretta nicchia. 35 m, III+;
- dalla nicchia si superano le roccette sulla destra per giungere alla terrazza sotto la testa della guglia. 20 m, II;
- dalla sosta si supera direttamente lo strapiombo sovrastante con 4 chiodi e per roccette si arriva in cima. 15 m, V e A0, passo unto dalle innumerevoli ripetizioni; volendo evitarlo si può uscire traversando a sinistra e superando una nicchia, poi per roccia facile alla vetta (IV).
Discesa: con una doppia da 20 m si scende sul lato opposto e si sale per roccette in cima alla Guglia Negrin, da questa con 30 m di doppia sul lato opposto si riguadagna il Giaròn dea Scala e per questo al sentiero di andata.
La parete della GEI, la via si svolge sul lato destro dove si nota una riga nera.
GUGLIA NEGRIN
Gemella della GEI e ben riconoscibile da lontano per la forma appuntita è però composta da roccia friabile. L'unica via degna di interesse, secondo me, è la Soldà sulla verticalissima parete est.
VIA SOLDA'
G. e I. Soldà nel 1933. Attrezzata a chiodi resinati ma da integrare con cordini e friend. Accesso come per la precedente ma attacco al centro della parete est (vedi il racconto).
- Dall´anello alla base salire in obliquo a destra per qualche metro fin sopra uno scaglione (chiodo) salire ancora poco a destra e vincere direttamente una verticale placca grigia molto liscia (chiodi per azzerare) ed arrivare verticalmente alla sosta su un´esile cengetta. 25 m, III+ e V/A0 la placca;
- Dalla sosta 3 m a destra per una fessura con lame e poi dritti per la parete gialla ben appigliata fin sotto il tetto a mezzaluna, obliquare a sinistra per gradoni verso lo stretto foro a sinistra del tetto ed uscirne per giungere alla sosta. 45 m, IV;
- La via originale di Gino Soldà a questo punto attraversa a destra su cornicione posto dritto sul ciglio del tetto e continua per una decina di metri fino a giungere in centro alla parete. A questo punto si sfrutta la fessurina a strapiombo ben visibile anche dall´attacco che porta alla fessura-diedro terminale con chiodi per uscirne in orizzontale a sinistra sullo spigolo 7 m sotto la cima. 55 m; da V a VI+, tiro molto lungo e confuso, ci sono chiodi sia presso lo spigolo che al centro. Variante: salire con due tiri di III lungo lo spigolo e su roccia molto friabile (Spanevello).
Discesa: come la via precedente.
La parete est: la via si svolge al centro, evita il tetto a sinistra e sale per la fessura.
SOGLIO SANDRI E MENTI
E' la punta più a sinistra del Piazzale SUCAI ed è dedicata a Bortolo Sandri e Mario Menti, periti sull'Eiger nel 1938. Ci sono tre vie su questa cima, tutte e tre su ottima roccia e meritevoli di ripetizione, anche se corte.
ANTONELLA
F. Spanevello nel 1991. Bella via a fix, facile e chiodata il giusto, su roccia ottima, i gradi sono in scala francese perché è sportiva.
Accesso: dalla base delle guglie precedenti si traversa tutto il Piazzale SUCAI fino all'estrema sinistra e si attacca un po' a sinistra dello zoccolo grigio alla base dello spigolo.
- Si sale fino ai resinati passando leggermente a destra eppoi dritti per delle rigole, superando una pancia (4c, spit) e giungendo ad una sosta con anello di calata. Non fermarsi qui (scomodissimo) ma salire altri 10 m per giungere ad una sosta comoda con spit vecchi e cordone. 35 m, 4b e 4c.
- Per il diedro a sinistra, all´inizio facile, poi più verticale fino a dove diviene una lama strapiombante (ignorare le 2 soste che s´incontrano), traversare con decisione a destra su roccia liscia (ch. in una crepa, stare a livello dei resinati) fino alla sosta. 30 m, 4c.
- Superare lo strapiombino a sinistra (ignorare il cordone a destra) e superare un secondo rigonfiamento di roccia fino ad una gradone (possibile sosta). Continuare verso il ben visibile intaglio soprastante superando gradoni di roccia levigata ed un caminetto per giungere in cima. 50 m, 4b.
Discesa: due doppie facili e veloci in via.
Il Soglio Sandri e Menti, la via è al centro della placconata accanto allo spigolo destro.
CIMA CENTRALE
Punto culminante del Fumante e toccata dal sentiero della cresta dellObante, bello e panoramico. Nessun interesse alpinistico estivo ma d'inverno la musica cambia.
VAJO DAL CENGIO
Dedicato a Ruggero dal Cengio, forte alpinista della zona e autore di belle scalate nel gruppo del Carega, è il canalone centrale che s'inoltra nel versante nord, tra la Guglia Berti e la Guglia Cesareo (vedi la pagina "a proposito del Carega"). Non so chi l'abbia aperto, probabilmente avvenne già mezzo secolo fa e poi fu ribattezzato.
Accesso: seguendo il sentiero che porta alla Bocchetta dei Fondi, passare nella galleria della Guglia GEI e risalire il pendio fino alla base del Vajo vero e proprio (ore 1,00 da Campogrosso).
Salita: si percorre il fondo del canalone, esposto alla caduta sassi, o il suo immediato lato destro, fino a dove si restringe a imbuto tra le pareti del Sasso delle Frane e della Guglia Cesareo. La pendenza qui aumenta e, se l'innevamento è scarso, occorre superare una strozzatura fatta di massi incastrati (III, cordini in posto). Si sbuca su un intaglio qualche metro sotto e a nord della Cima Centrale (45° di media, un tratto a 60°; PD+).
Discesa: scavalcare a sinistra la Cima Centrale e scendere interamente il Giaròn dea Scala fino al sentiero di approccio (con ghiaccio bisogna arrampicare al contrario, 45°).
L'imbocco del Vajo
Il tratto chiave
CIMA CAREGA
Il punto più alto dei Monti Lessini e delle Piccole Dolomiti, servita da una mulattiera di arroccamento e dal Rifugio mario Fraccaroli (2239 m).
VAJO DEI COLORI
Uscita che risale ai tempi del corso CAI ma che è ancora viva nella mia mente. E' un'ascensione molto remunerativa dal punto di vista paesaggistico. Alpinisticamente parlando il canale ha riacquistato difficoltà da che il tratto attrezzato è stato smantellato per lasciare il posto ad un difficile salto. Io ne ho percorso solo la prima parte ma il suo percorso integrale, con partenza dal ponte della panoramica dei Vaji è impegnativo.
Accesso: da Campogrosso si percorre il sentiero per Bocchetta dei Fondi e lo si segue fino alla Sella dei Cotorni, donde inizia il Boale dei Fondi. Lo si attraversa completamente e si scavalla nell'impluvio del Vajo dei Colori dove comincia l'ascensione (1,20 ore dal rifugio).
Salita: si segue il fondo del canalone con pendenza costante sui 40° fino al salto che lo chiude. Con neve abbondante e compatta si forma una colata che si può scalare al centro con difficoltà, altrimenti si scala la parete a destra dove sono rimasti dei fittoni in ferro (III) e poi per cengia friabilissima a sinistra si ritorna nel solco principale. Lo si segue con la pendenza che aumenta fino alle friabili roccette finali dove si sbuca in cresta a poca distanza dal Rifugio Fraccaroli (45°, PD+ e pericolo di caduta sassi molto forte).
Discesa: si percorre la mulattiera di arroccamento verso sinistra fino ad un bivio e si risale alla Bocchetta dei Fondi donde si scavalla nell'omonimo Boale che va ridisceso sino al sentiero di andata (ore 2,00 fino a Campogrosso).
Veduta del nodo centrale con a sinistra il solco del Vajo.
AGO CASARA
Piccola ma bella guglietta dedicata a Severino Casara e posta all'imbocco del Vajo omonimo. Resta sempre ben nascosta ed è poco frequentata, malgrado poco distante passi il sentiero che collega Campogrosso al Rifugio Fraccaroli. Esistono due vie: una normale, facile ma molto estetica e divertente, assolutamente meritevole della visita malgrado la brevità, è una lungo lo spigolo, molto difficile e assassina per la roccia in parte friabile e la chiodatura a chiodi e fix molto distanziati, tanto da poter essere potenzialmente letale. Conveniente con la corda dall'alto.
Accesso: da Campogrosso imboccare il sentiero che si dirige verso il Rifugio Fraccaroli e taglia in costa tutto il versante nord del Fumante fino quasi alla Sella dei Cotorni (1,10 ore). Poco prima di iniziare a salire lungo il faticoso Boale dei Fondi, una traccia di sentiero si stacca a sinistra e attraversa sotto una parete giallo-nera molto verticale. Seguire la traccia traversando sotto tutta la parete e poi cominciare ad inerpicarsi in un ripido canale che in breve porta all'imbocco del Vajo Casara. L'ago svetta immediatamente a destra, sopra un ripido pendio di terra (ore 1,40 da Campogrosso).
VIA NORMALE
Dalla base salire o a destra o a sinistra (meglio e più divertente) fino alla forcelletta posta tra l'ago e la montagna e salire lungo l'affilato ed esposto spigolo fino all'esile vetta (20 m; IV, 2 ch.). Sosta su chiodo e fix per la calata in doppia.
VIA BISSON ALLO SPIGOLO
Dalla base attaccare la placca a destra del diedro giallo (2 ch. V) fino ad uno strapiombo marcio. Sfruttare la fessura a sinistra (friend, pericoloso, VI) e salire alla nicchia sotto la cuspide dell'ago. Qui inizia il tratto sportivo a fix: superare la nicchia a destra (VII+) e proseguire per la compattissima placca grigia (VI+) fino all'esile cima (30 m; pochi fix messi male; ottima con la corda dall'alto, molto divertente).
L'Ago Casara con lo spigolo di Gianni Bisson
SOGLIO DEI COTORNI
Massiccia mole rocciosa che delimita a nord l'omonima sella che si trova a spartiacque tra il Boale dei Fondi e il Vajo dei Colori.
SPIGOLO ELISA
Bella via su buona roccia e di moderata difficoltà aperta da Bepi Magrin e Toni Cailotto nel 1980. Segue una logica successione di fessure lungo lo spigolo sud per un totale di circa 120 m di altezza. La via è poco attrezzata, qualche cordino annerito e poco visibile e qualche chiodo segnavia. Portare circa 6 chiodi tra lama standard e U e una serie completa di friend fino al 3 almeno, oltre a cordini per le soste e gli spuntoni.
Accesso: da Campogrosso imboccare il sentiero che porta verso il Rifugio Fraccaroli e la Bocchetta dei Fondi come negli itinerari precedenti e staccarsi da esso dove piega decisamente a sinistra per salire il Boale dei Fondi, proseguendo per traccia fino alla Sella dei Cotorni (1,15 da Campogrosso). Scendere prima di un roccione nel boschetto di destra, meno ripido, poi entrare nel canale che raggiunge la base della parete e salire una rampetta che porta alla conca al centro della parete. Attaccare la seconda fessura da sinistra che si dirige verso l'alto, non il camino.
Salita: scalare la fessura talvolta umida ma di buona roccia, sempre verticale, fino ad un ripiano con una nicchietta (30 m; IV e V, qualche cordone) poi obliquare a sinistra alcuni metri verso un'altra nicchia con tracce di un franamento (cordone posto su sassi instabili). Si guadagna la base della seconda fessura-diedro, più verticale, che avvolge la parte superiore dello spigolo. Dalla franetta salire la fessura un po' strapiombante (chiodo alto) che si fa via via più verticale e dai bordi netti (40 m; V e V+, qualche chiodo) fino ad un ripiano al termine della stessa. Scalare l'ultima paretina, compatta ma appoggiata, di 20 m, fino a pervenire sulla sommità.
Variante: aperta per sbaglio di M. Camposilvan, B. Gemo e il sottoscritto nel 2021. Dalla base, invece che prendere la fessura, si scala l'ampio camino a destra fino ad una comoda nicchia oltre uno sbarramento di grandi massi (30 m; V+, vecchia sosta di qualcun altro che ha sbagliato). Salire il canale a destra e poi traversare a sinistra sotto il tetto (VII, chiodo lasciato) uscendo in un altro canale parallelo che si risale fino ad una cengia (ch. di sosta lasciato). Traversare verso sinistra fino alla base di una fessura sotto un mugo. Da qui ci si può calare a sinistra fino alla franetta, oppure salire la fessura e traversare ancora a sinistra per prendere la direttrice giusta.
Discesa: dalla vetta calarsi in doppia da mughi un po' a sinistra (faccia a valle) della via di salita fino ad un grande mugo a metà parete e da questo con un'altra doppia scendere fino alla terrazza da cui si è attaccato. Poi per il sentiero di avvicinamento si torna a Campogrosso.
Il Soglio dei Cotorni con in bianco lo spigolo Elisa e in rosso la variante
SENGIO ALTO
Questa corta catena di montagne, che si estende tra Campogrosso e il Pian delle Fugazze, è conosciuta ben al di fuori della provincia di Vicenza e del Veneto e vi sono state aperte vie su ogni singolo sasso, anche i più insignificanti. La roccia del Sengio Alto è quasi sempre ottima e le vie ivi tracciate sono sempre divertenti, gli accessi comodi e sbrigativi.
SISILLA
E' il primo grande scoglio del Sengio Alto che domina il passo di Campogrosso e il suo rifugio. Di aspetto bonario e insignificante verso nord, precipita verso sud con una parete di dolomia gialla strapiombante alta circa 120 m. Su questo muro si sono scritte grandi storie di alpinismo vicentino e non solo, grazie al facile accesso ma anche alle difficoltà bestiali che propongono i suoi itinerari (vedi il racconto sulla Sisilla).
SANDRI - CARLESSO - FORNASA
La terza via della parete e una delle prime vie veramente impegnative del Sengio Alto, in grado di reggere il confronto con molte vie dolomitiche per le difficoltà affrontate, malgrado la brevità. Venne aperta nel 1934 dalla cordata di Bortolo Sandri e Tarcisio Fornasa a cui si aggiunse anche Raffaele Carlesso, oltre a vedere la partecipazione di altri amici tra cui Piero Pozzo nella fase di preparazione. Per molto tempo è rimasta una tra le più dure vie delle Piccole Dolomiti e anche oggi, malgrado itinerari più lunghi e difficili, non sfigura affatto. Purtroppo oggigiorno la via versa in uno stato di abbandono, gli ancoraggi sono precari e i tiri sporchi di terra, muschio e sassi, malgrado la buona roccia nei passaggi difficili. Meriterebbe di essere ripresa e risistemata a dovere. Per la ripetizione portare friend da 0.2 a 1, 7-8 chiodi di cui almeno 5 a lama, martello e 15 rinvii, eventualmente staffe.
Accesso: dal parcheggio davanti al Rifugio Campogrosso prendere il sentiero subito dietro il baracchino delle informazioni e salire in direzione della parete che si raggiunge deviando a destra per un canalino sassoso dove il tracciato piega decisamente a sinistra. L'attacco è all'estremità destra della parete, sotto un diedro giallo che forma un robusto avancorpo con sotto una grotta con lapide ai partigiani (10 min.).
- Scalare il diedro giallo più facile di quello che sembra ma comunque fisico (ch. resinati e cl.) e uscire su una comoda cengia (friabile) che va seguita a destra fin sotto la colata nera (20 m; V; sosta su anellone di calata e spit).
- Tiro molto impegnativo: innalzarsi sopra la sosta facendo attenzione a lamette friabili (ch.) e salire su un gradone, poi seguire la fessura che fiancheggia il colatoio (ch.) e vincere uno strapiombo fessurato brutale e con sasso incastrato (diversi chiodi e 1 cuneo, non tutti buoni). Montare a sinistra sul pilastro nero e affrontare il colatoio, spesso bagnato ma non difficile (ch.) uscendo sulla cengia su terra, muschio e sassi. la sosta è a sinistra su terrazzo comodo (25 m; VII o A2/VI lo strapiombo e V+ il colatoio; chiodatura precaria; sosta su anellone di calata).
- Obliquare a destra sul muro giallo (ch. e spit) e alzarsi su belle lame fino al tetto che si supera direttamente (ch. e spit), poi per diedrino e un gradone raggiungere la cornice di sosta (17 m; A1 o VIII; sosta su 4 chiodi).
- Tiro chiave della via: spostarsi a sinistra e scalare il gradone strapiombante (ch.) montando su una cengetta che si segue 2 m a destra a un diedrino biancastro. Salire il diedro fino al tettino e traversare a destra salendo su un'altra cengia dove converrebbe sostare per ridurre gli attriti (ch. malridotto e spit, rinforzabile con chiodo in un buco). Proseguire a destra in traverso tosto per 4 m e montare su un gradone, poi obliquare a sinistra per fessure strapiombanti (ch. precari) fino ad una cengetta in mezzo all'erba da cui si sale alla cengia principale con difficoltà e disagio, su terra e roccia rotta (35 m; VI/A0 o VI+/VII-; chiodatura incompleta e precaria; sosta su golfaro).
- Si prosegue per gli ultimi due tiri della Diretta Soldà lungo il diedro un po' a sinistra (chiodatura a resinati, fino al VI+) e si arriva in cima, oppure si scende a corda doppia.
Discesa: se si è arrivati in vetta si segue il sentiero sul versante opposto che scende a destra fino al tratturo principale un po' a monte di dove lo si è abbandonato in salita (20 min.) e per questo alla macchina. Altrimenti con una doppia si ripercorre il tiro 4 e poi con una doppia da 60 m si rientra alla base.
Il tracciato della Sandri-Carlesso
DUE SORELLE
Tozzi torrioni che si trovano sul sentiero che sale da Campogrosso al Passo del Baffelan, sulle loro pareti è stata aperta una falesia con difficoltà medio alte (6b-6c).
CAMINO SOLDA'-BERTOLDI
E' il camino tra le due torri, salito per il lato più interno da G. Soldà e F. Bertoldi nel 1928. Attrezzato con fix alle soste e qualche chiodo lungo i tiri.
Accesso: da Campogrosso imboccare il sentiero subito dietro il capanno turistico e salire verso il Passo del Baffelan raggiungendo, dopo 20 minuti, le due Sorelle che si stagliano sulla sinistra. Conviene non piegare subito verso esse ma salire fino all'altezza della base e poi traversare per traccia, evitando così i mughi. Aggirare la base verso sinistra fino al camino.
- Percorrere l'interno del camino superando una strozzatura e pervenendo ad un pianerottolo sulla destra. Non sostare ma proseguire oltre il blocco fino alla base della spaccatura divisoria. 25 m; III+.
- Partire per la placca a destra e poi portarsi nel camino da salire in spaccata con faccia alla sosta e poi spostarsi sul muro sinistro (sempre guardando il compagno) per raggiungere il terrazzo di sosta. 15 m; IV.
Discesa: con una doppia si torna alla base.
Il pilastro della Prima Sorella
BAFFELAN
E' una montagna che non ha bisogno di presentazioni, scalata nel XIX secolo per la via normale e poi nel 1908 per la sua parete est dai coniugi Carugati e Antonio Berti. Oggi è la palestra degli alpinisti vicentini ed è interamente percorso da vie, in ogni cm quadrato tanto che a volte è difficile persino distinguere le varie vie.
I tracciati del baffelan
bianco: Spigolo Casara
azzurro: Casetta-Carlesso
rosso: Soldà
arancio basso: raccordo Escondido
arancio alto: Vicenza
tratto verde: spigolo del Primo Apostolo
VIA SOLDA'-BERTOLDI
G. e A. Soldà e F. Bertoldi nel 1928. Una delle grandi classiche della montagna, e anche una delle mie prime vie in montagna. Attrezzata con chiodi e anelli cementati alle soste, da integrare con friend e cordini (vedi il racconto).
Accesso: dal Rifugio Campogrosso percorrere la Strada del Re verso il Pian delle Fugazze fino al cospetto della grande parete est. Abbandonare la strada e seguire il sentierino nel prato e poi nel boschetto fino alla base della parete, traversare a destra fino alla lapide commemorativa a Ugo Furlani (scarsa mezz'ora dal rifugio, divieto di transito e sosta). Salire interamente il canalone ormai levigato dagli innumerevoli passaggi ma con ancora del detrito e, giunti alla cengia sotto il muro verticale traversare a destra fino ad un anellone di sosta (I e II, 80 m).
- Si attraversa in direzione dello spigolo per evitare un risalto strapiombante, lo si oltrepassa e risalgono le facili roccette fino ad una cengetta, la sosta con golfaro è nella crepa a destra. 30 m, III.
- Si sale la placca sovrastante la sosta per 2 m e poi si attraversa altri 2 metri a destra per imboccare una poco marcata fessura con buchi che si segue fino in sosta, sotto la parete strapiombante. 35 m, IV.
- Dalla sosta si sale il caminetto a destra uscendone a destra con lunga spaccata, segue una paretina e poi una facile rampa fino alla comoda sosta. 35 m; IV il camino, poi II.
- Si sale in Dulfer la fessura a destra della sosta per giungere alla prossima fermata dopo pochi metri sopra lo spuntone a picco sulla parete nord. 15 m; IV+.
- Si sale la fessura a sinistra, lisciata dall´acqua fino ad un terrazzino, si prosegue sulle roccette in obliquo a sinistra fin sotto una placchetta strapiombante con 2 chiodi, che va superata direttamente, poi per una paretina verticale si giunge su un´esile sosta con golfaro. 30 m; IV+ continuo e atletico lo strapiombo.
- Si sale la rampa sopra la sosta e si piega a destra verso un canalino che si segue lungamente fino alla sosta con golfari in cima al pilastro nord. 40 m; III+.
- Salire nell´umido camino e vincere direttamente la fessura diedro fin sotto il grande strapiombo che la sormonta, passare a destra con passo molto delicato in un grande camino per giungere alla sosta su 2 chiodi. 45 m; IV.
- Superare direttamente lo strapiombo sopra la sosta e raggiungere così la cresta sommitale (III+, 10 m); seguirla per roccette e sassi ed arrivare in cima.
Discesa: Scendere verso il lato opposto a quello di salita, lungo la cresta sud-ovest, superando con attenzione alcuni salti rocciosi levigati e raggiungendo il Passo del Baffelan. Volgendo a sinistra si percorre il sentiero di arroccamento fino al Passo di Gane da cui si devia a sinistra scendendo direttamente fino a Campogrosso (1 ora dalla cima).
VIA CASETTA-CARLESSO
Per giustizia la segno come Casetta-Carlesso avendo il primo svolto la funzione di capocordata lungo tutto il percorso ma oscurato dalla fama del secondo. Aperta nel 1935 è un'altra super classica della montagna, molto (troppo) frequentata. Attrezzata a chiodi e anelli cementati lungo i tiri. Richiede cordini per le clessidre e friend per integrare.
Accesso: come per la via precedente solo che invece di traversare a destra al termine del canale si sosta direttamente alla base di un profondo camino.
- Si sale sopra il golfaro di 2 m e si attraversa a sinistra difficilmente, per poi salire un canaletto, attraversare nel camino principale a sinistra sfruttando un chiodo e salire lungamente nel camino fino alla sosta su un buon terrazzo. 35 m, IV, roccia unta.
- Si sale verticalmente sopra la sosta puntando al ben visibile caminetto in alto. Giunti su una cornice di roccie sfasciate si entra nel camino, ci si alza sulla destra e dopo 3 m si esce a destra (si può anche andare direttamente nel camino lottando coi mughi). Si sale per roccette fino alla Grande Cengia con la sosta. 35 m, III, IV.
- Dalla sosta si sale verticalmente una placca levigata fino ad un grosso cordone, si sale leggermente a sinistra su una placca verticale ma ben manigliata puntando ad un diedrino visibile anche dal basso. Si sale il diedrino con passo atletico e per roccette si arriva al terrazzino di sosta a destra, sotto un tetto. 30 m, V sostenuto ma ben chiodato.
- Si esce dal tetto a destra con passo atletico e si percorre il successivo bellissimo diedro fino al suo termine, indi si obliqua a destra per roccia più facile fino al terrazzino di sosta. 25 m, V poi IV.
- Si sale in obliquo a destra fino ad un cordone, si traversa in orizzontale a destra fino ad un diedrino con chiodo e si sale in obliquo a sinistra fino all´esile cornice di sosta. 15 m, IV+, V.
- Si attacca direttamente la placca sopra la sosta su esili appigli, si entra in un diedrino e si obliqua a sinistra su uno spigoletto con un passo molto atletico ma con buone lame per giungere al termine di un diedro parallelo dove si sosta scomodamente. 20 m, V sostenuto.
- Si sale obliquamente a sinistra sotto un tetto e si traversa sempre a sinistra fino alla sua fine. Si affronta di petto lo strapiombo con appigli minuti e tirandosi su di peso su uno spuntone si riesce ad afferrare due ottime lame a sinistra. Poi sporgersi a destra ed alzarsi per rocce più facili fino ad una cornicetta con la sosta, tutta spostata a destra. 35 m, V+ e A0 o VI, tiro chiave della via.
- Dalla sosta si sale a sinistra verso un canalino ben visibile, poi si obliqua a destra fino a montare su una cengetta con la sosta in esposizione impressionante. 30 m, IV.
- Si sale la fessuretta sopra la sosta e si obliqua a sinistra per roccia piena di sfasciumi e mughi, dopo 40 m si giunge sulla cresta sommitale con la sosta. 50 m, IV e III.
Discesa: come prima.
Al cospetto della parete est. La Carlesso passa a destra del tetto giallo.
Il pilastro nord-est: la Soldà si mantiene vicina allo spigolo a destra, la Carlesso al centro delle placche a sinistra.
Subito dopo la cengia
Il tiro della Carlesso che aggira lo strapiombo
SPIGOLO CASARA
E' la via più lunga del Baffelàn e la seconda via aperta sulla montagna dopo la Berti-Carugati nel 1909. La via segue il lungo spigolo che precipita sulla Strada del Re, ben visibile anche dalla pianura e venne scalata nel 1926 da Severino Casara, R. Maltini, G. Cabianca e G. Priarolo. Agli inizi, la sua difficoltà di V grado lo pose tra gli itinerari più severi delle Alpi ma nel tempo venne ridimensionato e progressivamente abbandonato.
Nel 2019 è cominciata la sua risistemazione da parte di Mario Brighente e amici ma il lavoro non è ancora stato terminato e la salita pone grandi difficoltà a causa dell'erba e dei mughi che infestano ogni singola porzione vagamente orizzontale di roccia.
Per la ripetizione occorrono circa 10 rinvii, friend da 0.75 a 3, dadi, chiodi e martello; la parte superiore non è ancora stata identificata con chiarezza e pertanto sono possibili diverse uscite. Quando verrà ripristinato del tutto seguiranno correzioni.
Accesso: dal Rifugio Campogrosso percorrere la Strada del Re verso il Pian delle Fugazze fino al cospetto della grande parete est (20 min.). Lo spigolo scende fino ad una cinquantina di metri dalla strada. Scavalcare un fossato di sassi e salire il solco ghiaioso del Vajo Baffelàn fino alla scritta "indiretta" e spostarsi a destra in un canalino secondario che costeggia la parete sud. Scalare roccette friabili ed erbose fino ad un golfaro.
- Percorrere il canalino terroso e friabile superando un primo salto (fix) e poi un secondo (attenzione al masso incastrato) uscendo su un pendio ghiaioso. Continuare nel canale terroso (fix) fino ad una paretina. A destra c'è il golfaro di sosta (30 m; III; 5 fix).
- Scalare la paretina a sinistra (ch.) e continuare nel canale che si impenna, completamente erboso (cl.) e dove si apre spostarsi a sinistra sfruttando la roccia fino ad una cornice sopra un mugo. Traversare a destra fino al camino dove si sosta (40 m; III; sosta su chiodi).
- Scalare il camino e poi spostarsi a destra su roccia friabile ed erbosa (3 ch.) imboccando una cengetta completamente di erba fino al terrazzino con mugo. Scavalcarlo e sostare (20 m; V la partenza, poi IV e facile; sosta su enorme clessidra e chiodo).
- Tiro chiave storico: salire sul macigno di sosta e afferrare l'enorme chiodo anellato. Traversare a destra (Strapiombo Casara, V) stando un po' bassi rispetto al chiodo (altro ch.) e continuare a destra girando lo spigolo. Si è al cospetto di una parete a gradini, la Parete Maltini. Scalarla seguendo i chiodi anellati (molta erba, difficile) e montare su un terrazzo terroso molto inclinato sostando alla base di un camino (30 m; V, poi IV+ sostenuto; con l'erba è ben più difficile; sosta su 3 ch.).
- Salire il camino (ch. a sinistra) molto disturbato dalla verdura e accanirsi sul doccione a sinistra al suo termine. Montare su un terrazzino e salire una bella placca fessurata fino ad una grande clessidra. Stare a sinistra e per placca salire a un terrazzino e spostarsi a destra alla sosta (30 m; IV; sosta su mugo).
- Traversare a destra per traccia (ch.) e poi per paretina da percorre in lieve discesa fino ad una rampa di mughi che si segue fino ad un albero dove si sosta (15 m; IV; sosta su albero).
- Variante Brighente-Castagna: arrampicare la costola rocciosa fino ad un chiodo ben visibile, poi obliquare a sinistra ad una clessidra e da qui in obliquo a destra per placca fessurata (occorre chiodare) fino sotto un pilastrino. Girare a sinistra e arrivati sotto ai mughi sostare (30 m; IV+; varie possibilità di sosta).
- In obliquo per terreno erboso e roccette a sinistra fino ad un albero sul filo dello spigolo dove si sosta (30 m; III; sosta su albero).
- Salire direttamente il filo dello spigolo (cl.) e poi per roccia più facile ed erbosa raggiungere una zona più inclinata sotto la balza superiore dello spigolo, alla Forcella del Baffelàn (40 m; IV e III; sosta su spuntone)
Da qui non è facile capire dove prosegua la via originale e con quali difficoltà. E' conveniente spostarsi a destra fino ad intercettare la via "i segreti del Baffelàn" e con questa proseguire fino in cima. 4 tiri, IV/IV+.
Discesa: Scendere verso il lato opposto a quello di salita, lungo la cresta sud-ovest, superando con attenzione alcuni salti rocciosi levigati e raggiungendo il Passo del Baffelan. Volgendo a sinistra si percorre il sentiero di arroccamento fino al Passo di Gane da cui si devia a sinistra scendendo direttamente fino a Campogrosso (1 ora dalla cima)
Il lungo Spigolo Casara, inconfondibile. La via si svolge sul filo o nei pressi.
La cengia che dall'Indiretta porta allo spigolo
Strapiombo Casara
La parete Maltini
Camino e poi sezione sullo spigolo
Variante Castagna-Brighente
RACCORDO ESCONDIDO + VIA VICENZA
Bella combinazione che permette un buon sviluppo di arrampicata con stili diversi: sportivo il raccordo e alpinistico la via. La via Vicenza è stata aperta da G. Bortolan, A. Rossi e la guida F. Padovan nel 1927 ed è stata la terza tracciata sul Baffelàn, la prima a violare la parete nord. Il Raccordo Escondido è invece stato aperto nel 1995 dalla guida Franco Spanevello con F. Busato e scala le rocce alla base del Boale del Baffelàn e porta direttamente alla base della parete nord, evitando la risalita del faticoso ed infido canale.
La variante di raccordo è chiodata a fix, talvolta parecchio distanziati, la roccia è ottima nei primi due tiri e delicata sul terzo. La via Vicenza ha praticamente solo le soste su grossi golfari e qualche chiodo sparso. Necessita assolutamente di essere integrata. Per la ripetizione portare 10 rinvii, friends da 0.5 a 2, cordini e dadi (vedi il racconto).
Raccordo Escondido:
Accesso: dal Rifugio Campogrosso percorrere la Strada del Re verso il Pian delle Fugazze fino al cospetto della grande parete est. Abbandonare la strada e seguire il sentierino nel prato e poi nel boschetto fino alla base della parete, traversare a destra fino alla lapide commemorativa a Ugo Furlani (scarsa mezz'ora dal rifugio, divieto di transito e sosta). Proseguire lungo il sentierino che porta verso il Boale del Baffelàn risalendo il canalino detritico che porta al Figlio del Baffelàn, la struttura rocciosa che sorge alla base del boale prima di arrivare al Primo Apostolo. L'attacco è posto subito a destra del camino con masso incastrato che taglia la parete (sosta a fix di partenza e scritta sbiadita; 40 min. dal rifugio).
- 20 m; 6a; roccia ottima e sosta su fix.
- 15 m; per me 6b+ o 5c/A0; chiodato male e con ingresso lungo e sprotetto in placca. Sosta a fix.
- 15 m; trasferimento, sosta su fix da collegare.
- 30 m; 5b; roccia ottima in basso e poi molto rotta, chiodatura distanziata e sosta su fix.
Via Vicenza:
Accesso: dal raccordo salire brevemente la crestina erbosa e poi superare i fitti mughi giungendo alla base delle rocce sotto l'incombente testone grigio. Traversare a destra alla base della parete fin sotto una ben visibile linea di diedri che piega a sinistra. In alto si nota il grande golfaro della prima sosta.
In alternativa, per chi non avesse fatto il raccordo, dalla base dello stesso traversare a destra ad una briglia di contenimento attrezzata con catena; vincerla e seguire faticosamente la traccia ghiaiosa fino alla base della parete nord (ore 1,15-1,30 dal rifugio).
- Vincere la pancetta basale e poi continuare per una lama a sinistra ad una cengetta (ch.). Traversare a sinistra a un diedro e scalarlo (2 ch.) uscendo a sinistra al ripiano di sosta (30 m; IV+ la partenza e poi IV sostenuto; 3 ch. sparsi e sosta su golfaro).
- Salire alla cengetta sovrastante e traversare a sinistra ad una fessura (ch.) che si segue fino alla cengia successiva da cui si traversa a destra ad un caminetto (ch. nascosto). Risalirlo (ch.) e sostare su bel terrazzo (30 m; IV e poi III+; 3 ch. sparsi e sosta su golfaro).
- Andare a destra alla grande rampa che cinge il pilastro nord sulla destra e seguirla fino ad un camino (ch.) che va scalato fino all'ampio terrazzo di sosta (25 m; III; tiro in comune con la via Verona; sosta su golfaro).
- Spostarsi un poco a destra e salire per una scanalatura verticale che diventa una fessurina marcata, montando su una cengia. Traversare a destra e superare un gradino molto friabile (ch. nostro lasciato) e sostare su bella cengia sotto una nicchia scura (20 m; IV e passo di IV+ marcio; sosta su golfaro).
- Traversare a destra e salire su un macigno. Scalare verticalmente la placca compatta sovrastante che poi si apre a stretta fessura (ch.) che va scalata, superando un tratto stretto e strapiombante (V) e sostando al suo termine (35 m; V sostenuto; 4 ch. sparsi; sosta su golfaro).
- Superare le roccette aggirando a destra il doccione sovrastante e proseguendo poi per terreno detritico (1 cl.) fino alla cresta. Sosta su un masso con golfaro (30 m; III).
Discesa: Scendere verso il lato opposto a quello di salita, lungo la cresta sud-ovest, superando con attenzione alcuni salti rocciosi levigati e raggiungendo il Passo del Baffelan. Volgendo a sinistra si percorre il sentiero di arroccamento direttamente fino a Campogrosso (1 ora dalla cima).
Primo tiro del Raccordo Escondido, visibile a sinistra il pilastrino del secondo tiro
Quarto tiro del Raccordo Escondido
Attacco via Vicenza
Secondo tiro
Camini
La bellissima fessura di uscita
FIGLIO DEL BAFFELAN
Il Figlio del Baffelàn è una piccola struttura rocciosa contraddistinta da una torrettasommitale molto aguzza, posta tra il Baffelàn vero e proprio e il Primo Apostolo allo sbocco dell'omonimo Boale. Acquisisce un senso alpinistico solo in virtù delle vie sportive aperte dalla guida Franco Spanevello negli anni '90 del secolo scorso. La roccia è a tratti ottima e a tratti buona, alcune lamette sottili richiedono attenzione. L'arrampicata è molto tecnica e la chiodatura, tutta a fix, non è regalata, anzi talvolta risulta distanziata. Le vie qui tracciate sono molto brevi e combinabili tra loro.
Accesso: da Campogrosso seguire la Strada del Re oltre la sbarra fino al cospetto della parete est del Baffelàn. Imboccare il sentiero che porta verso il Boale del Baffelàn (indicazioni) fin quasi alla briglia di contenimento. Poco a sinistra si nota una piccola traccia che si stacca a sinistra e si porta sotto la parete del Figlio del Baffelàn dove attaccano le vie.
Il Figlio del Baffelàn
arancio: Altea
viola: Solo
ALTEA
E' la penultima via sulla destra della parete, che sale il pilastro che fiancheggia a destra il camino che solca la parete sotto la cuspide. Aperta nel 1995 da F. Spanevello e F. Busato; completamente chiodata a fix, per la ripetizione portare solo una decina di rinvii.
Attacco: nome sbiadito e sosta alla base.
- 5c; la lama è un po' inerbata. 20 m.
- 5a, 1 pp. 6a da capire, fix lontani a sinistra. 20 m.
- 6a+, chiodatura distanziata. 20 m.
- 4c, roccia rotta sul pilastrino. 30 m.
Discesa: corde doppie lungo la via.
Primo tiro di Altea
Passaggio in fessura al secondo tiro
Placca chiave al terzo tiro
SOLO
Ultima via a destra, lungo lo spigolo che guarda verso il Boale. Aperta nel 1995 da F. Spanevello e chiodata a fix. Bastano 10 rinvii.
Attacco: è la prima che si incontra sul sentiero, nome sbiadito alla base e sosta a fix.
- 6a; strapiombo a metà breve ma da capire. 20 m.
- 5c; l'uscita è più facile stando a destra. 15 m.
- 5a; stare un po' a sinistra nel canalino. 30 m.
Discesa: corde doppie lungo la via.
Partenza di Solo
PRIMO APOSTOLO
E' la più meridionale delle tre punte a nord del Baffelàn. Come vette di per loro i Tre Apostoli sono insignificanti, coperti di mughi, solo il Primo presenta una paretina anche verso ovest ma sulla Strada del Re essi protendono dei pilastri su cui si sviluppano vie molto belle e su ottima roccia.
SPIGOLO EST
Aperto da O. Faccio e Snichelotto nel 1936 è la via più classica al pilastro est, ormai unta dalle innumerevoli ripetizioni (non come la Valle del Sarca ma si difende). Attrezzato a anelli cementati alle soste e pochi chiodi lungo i tiri. Necessari i cordini per integrare e qualche friend (vedi il racconto).
Accesso: dalla Strada del Re deviare per il sentiero nel pratone alla base del Baffelan e percorrerlo seguendo le indicazioni Passo del baffelan attraverso l'omonimo Boale. Arrivati all'attacco del canalone, dove c'è una briglia di contenimento con catena, attaccare la paretina a destra dove si vede un chiodo con cordino (10 min. dalla sbarra).
- Attaccare la paretina di 4 metri rinviando sul chiodo con cordino, salire verticalmente fino ad una placchetta grigia che si aggira a sinistra verso un caminetto; vincere il caminetto e puntare alla nicchia gialla con anello di sosta. 45 m, IV e passo di IV+.
- Dalla nicchia si passa a sinistra nel camino, salire fino alla terrazzetta di destra e poi proseguire per la facile placconata sovrastante fino all´anello di sosta su un terrazzino sul filo dello spigolo. 35 m, IV e III.
- Portarsi, attraverso le facili placchette fino alla nicchia sotto il naso. 45 m; III+.
- Aggirare il naso sulla destra sfruttando le fessurette e prendere i maniglioni in alto, appena aggirata la cornice, salire poi per la fessura sovrastante in lieve strapiombo (mantenersi a destra). Poco oltre c´è il terrazzo con l´anello di sosta. 15m, V.
- Ignorando il chiodo a destra si sale la paretina sovrastante tenendo la sinistra fino ad una cengia; pochi metri a sinistra sulla parete e poi salire per una rampa a gradoni che porta in cima. 35m, IV.
Discesa: percorrere la cresta verso ovest superando due piccoli intagli e con molta attenzione (II esposto). Raggiungere il sentiero di arroccamento e a sinistra si ritorna al rifugio.
Lo spigolo del pilastro est, la via corre sul filo
In arrampicata lungo le placche
Sotto il naso
DAGMY
Via sportiva aperta da Franco Spanevello nel 1996 lungo la parete ovest del Primo Apostolo. La roccia in via è ottima, a parte qualche lametta sull'ultimo tiro in prossimità della vetta (come è neormale); la chiodatura è a fix sui tiri e golfari alle soste, bastano 10 rinvii.
Accesso: dal rifugio Campogrosso imboccare la stradina subito dietro il capanno delle informazioni che sale verso la Sisilla e seguirla lungamente mentre contorna verso ovest il massiccio di Cima Ofre, tralasciando due bivi sempre verso la Sisilla. Dopo circa 20 minuti, ad un bivio nel bosco, svoltare a destra in salita seguendo le indicazioni per il Baffelàn. Il sentiero sale con moderata pendenza tra mughi e rado bosco fino ad un bivio dove passa il sentiero di arroccamento, svoltare a sinistra e arrivare al Passo del Baffelàn (1660 m) donde imboccare una piccola traccia che si stacca sulla sinistra e porta dritta alla base della parete ovest del Primo Apostolo. L'attacco è al centro della parete dove è presente una sosta a golfari (nome sbiadito; 1 ora dal rifugio).
- Scalare uno speroncino e la successiva placca verso destra. 5a; 15 m.
- Stare a destra della sosta e salire passando diretti un mugo e una cornice. 5a; 10 m.
- Dritti per placca e strapiombo (sosta intermedia) poi obliquare a sinistra a un canalino che porta alla sosta sotto una fascia strapiombante. 6a, poi III. 30 m.
- Vincere lo strapiombo dritti e poi spostarsi a destra vincendo un altro strapiombetto. 5c; 10 m.
- Scalare lo spigolo sopra la sosta fino in cima. 4c; 25 m.
Discesa: in doppia lungo la via di salita. Consigliabile usare una corda sola per evitare incastri.
Il tracciato di Dagmy dal sentiero
Primo tiro
Fuori dallo strapiombo del terzo tiro
Strapiombo del quarto tiro
FERRO DA STIRO
E' lo sperone del Secondo Apostolo, più nascosto all'interno di un canalone ma di ottima roccia e con placche appoggiate. Valorizzato dall'instancabile Eugenio Cipriani.
UNA PLACCA PER FIORENZA
Via sportiva piuttosto facile ma divertente, chiodata completamente a fix che si svolge lungo lo spigolo dello sperone.
Accesso: come per il Primo Apostolo deviare dalla Strada del Re seguendo le indicazioni per il Passo del Baffelan e, giunti alla briglia di contenimento, deviare a destra lungamente attraversando tutto il Primo Apostolo. Continuare per la traccia che va verso il Terzo Apostolo e attaccare la paretina bianca che segna l'inizio della cresta del Ferro da Stiro (15 min. dalla sbarra).
- Salire la cresta sul filo fino ad una fascia di mughi da attraversare per raggiungere la comoda cornice di sosta. 30 m; II+ .
- In verticale lungo il filo di cresta fino ad un grosso mugo da aggirare a destra per raggiungere una cornice di sosta. 25 m; 3b.
- Salire verso destra e superare uno strapiombo; continuare per il canalino articolato spostandosi a destra alla sua fine e scalare articolatissime placche fino alla scomoda sosta sulla cresta. 30 m; 4a.
- Salire il filo di cresta e poi piegare a destra aggirando un mugo (si può anche proseguire dritti ma senza protezioni) fino alla sosta sul roccione sommitale. 30 m; 3a.
Discesa: corde doppie lungo la via.
La cresta del Ferro da Stiro immersa nella nebbia.
In discesa dalla cima
FALESIA PICCOLE DOLOMITI
E' un macigno che emerge dal Sentiero dell'Emmele e su cui ci sono diversi monotiri di una certa difficoltà. Sulla cresta Arturo Franco Castagna ha tracciato un itinerario a più tiri molto facile, ideale per ripiego quando il tempo è poco e si è già giunti in zona.
VERSO IL GIARDINO INCANTATO
F. Castagna e G. Roncolato nel 2009. Facile, attrezzata con qualche cordino nelle clessidre e fix alle soste. Portare solo qualche cordino per spuntoni e arbusti, inutile il resto.
Accesso: dal Pian delle Fugazze salire verso l'Ossario del Pasubio e parcheggiare poco oltre Malga Cornetto, quindi proseguire lungo la Strada del Re in direzione di Campogrosso fino al bivio del Sentiero dell'Emmele che va seguito per alcuni tornanti fino ai pressi della falesia, ben visibile e con indicazione. Attacco a sinistra alla base della cresta (20 min.).
- Salire il filo della cresta fino ad un risalto che si aggira a destra per buone maniglie. 30 m; IV.
- Proseguire lungo il filo, ora più abbattuto e facile e sostare su pianta nel tratto più piatto. 30 m, II.
- Continuare lungo il filo e sostare su pianta appena prima del risalto successivo. 15 m, I e II.
- Salire dietro l'albero e traversare a sinistra a un diedro che va risalito fino a sbucare su un pianoro. 20 m; III.
- Ancora lungo il filo della cresta superando un ultimo risalto e poi scendendo sul lato opposto. 20 m, II.
Discesa: per sentiero molto ripido a sinistra si ritorna alla base della falesia.
La cresta del primo tiro
Lo sviluppo della cresta dalla vetta.
PILASTRO EST DEL VAJO STRETTO
E' l'enorme scheggione roccioso sulla sinistra di chi sale che forma lo stretto intaglio del Vajo Stretto, ben visibile dal Pian delle Fugazze. Da questo si è staccata l'enorme frana che per poco non spazzava via Malga Cornetto.
SPIGOLO NOARO
E' la via più ripetuta del pilastro e ne sale lo spigolo nord. Roccia ottima ma chiodatura minima con soste su anelli cementati. Aperto nel 1957 da G. Cavion e A. Pojer e dedicato a Mario Noaro, artista e alpinista che nel 1949 ha perso entrambi i piedi per congelamento mentre ripeteva da solo e d'inverno la dirimpettaia via del Gran Solco sul Pasubio. Necessita di cordini per gli arbusti e qualche friend.
Accesso: dal Pian delle Fugazze dirigersi verso l'Ossario del Pasubio e parcheggiare a pagamento poco dopo Malga Cornetto. Imboccare il sentiero nel prato e dirigersi verso destra coi segnavia bianchi e rossi sbiaditi (ora ripristinati) nel bosco. Giunti all'imbocco del canalone aggirarne la base a destra per traccia (corde nuove), superare un tratto molto ripido (catene) e dopo un foro naturale pervenire alla conca alla base dello stretto canale. Attaccare a sinistra presso una lapide (40 min. dal parcheggio). Traversare per cornice erbosa a sinistra e sostare su mugo, sul filo dello spigolo.
- Salire lungo il filo dello spigolo superando facili risalti fino ad un tratto più appoggiato. Sostare su mugo a sinistra su terrazzino. 35 m, III.
- Salire fino ad un risalto verticale che si aggira a destra e seguire ancora l´affilato filo dello spigolo fino ad un ampio terrazzo con la sosta. 30 m, III e II.
- Salire a sinistra della sosta per entrare in una svasatura di rocce ben gradinate che si segue fino alla sosta accanto ad un caminetto. 25 m, III.
- Superare il camino a destra della sosta abbastanza atletico e dove si chiude con uno strapiombo uscire a sinistra. Salire in linea retta le placche verticali sopra il camino e raggiungere la sosta in una stretta nicchia. 30 m, IV sostenuto e chiodi un po' nascosti dentro dei buchi.
- Uscire dalla nicchia a destra e percorrere una leggera svasatura verso sinistra per poi superare una placca verso destra ed entrare in una nicchia sotto il tetto finale. Superare il tetto nel suo punto più debole grazie ad un grosso spuntone e poi salire le facili roccette fino alla sosta alla sommità dello spigolo. 35 m, fino al V, tiro ben chiodato.
Discesa: conviene in corda doppia lungo la via a meno che non si voglia concatenare ad esso qualche itinerario sulle torri a monte del pilastro. In questo caso il sentiero di discesa parte direttamente dietro l´ultima sosta, salendo verso la cima del Pilastro Est e successivamente arrivando ad uno stretto foro (bolli rossi). All´uscita scendere la placchetta delicata (II) per raggiungere un ancoraggio di calata. Una corda doppia da 15 metri deposita in un intaglio.
Scendere qualche metro e traversare a sinistra su delle cornici erbose molto esposte che permettono di aggirare un pinnacolo ( 2 cl. e 1 ch.), al termine superare una placca ben ammanigliata e raggiungere un grosso mugo (eventuale sosta). Dopo pochi metri un´ulteriore corda doppia di 15 m deposita all´uscita del Vajo Stretto. Salire il ripido pendio sovrastante per tracce e sbucare sul sentiero dell'Emmele che verso sinistra riporta alla Strada del Re (2,00 ore).
Nota: si può anche partire dalla base del pilastro, prima delle corde fisse, seguendo la Variante Castagna che aggiunge 5 tiri alla via: il primo di circa 25 m di IV+; poi quattro tiri discontinui di III fino al ricongiungimento con la via originale.
Il pilastro con al centro lo spigolo della via.
Lungo le placche al centro.
Il tettino all'uscita.
PILASTRO OVEST DEL VAJO STRETTO
Come da nome, si tratta del dirimpettaio del ben più distinguibile Pilastro est, meno appariscente in quanto caratterizzato da una parete liscia e impervia solo sul lato rivolto al canale, mentre il resto è uno spallone ammantato da mughi. Malgrado questo, vi sono state tracciate alcune vie meritevoli di interesse.
CRESTA DELLE EMOZIONI
Bella via di cresta che percorre l'avancorpo del pilastro, con alcuni tiri caratteristici che richiamano in piccolo la Cresta della Tartaruga del Furka o altre famose creste. Aperta nel 2007 da A. F. Castagna e G. Roncolato, è una via discontinua ma su roccia solida e a tratti piuttosto aerea. E' attrezzata a chiodi normali e cordoni in clessidra (pochi), facilmente integrabili. Per la ripetizione servono 10 rinvii, una scorta di cordini per spuntoni e clessidre, eventualmente dadi (inutili i friend).
Accesso: dal Pian delle Fugazze dirigersi verso l'Ossario del Pasubio e parcheggiare a pagamento poco dopo Malga Cornetto. Imboccare il sentiero nel prato e dirigersi verso destra coi segnavia bianchi e rossi sbiaditi nel bosco (attualmente rimarcati). Dove il sentiero comincia a salire ripido nel bosco verso la base delle rocce, occorre uscire dal sentiero e traversare a destra ad un crinale che delimita il canale sassoso che scende dal Vajo Stretto. Salire lungo esso scrutando il lato opposto (tra le fronde appare l'avancorpo) fino ad individuare una traccia ben marcata che si dirige a destra alla base dello spigolo (poco visibile). Percorrerla giungendo in breve alla base della cresta (cl.; 30 min. dal parcheggio).
- Dalla clessidra salire obliquamente a destra ad una paretina gialla con scanalature che va superata direttamente (3 ch. e cl.) e, dopo pochi metri di cresta si raggiunge la sosta (25 m; IV e IV; sosta su mugo).
- Dopo un gradino erboso, scalare lo spigolo molto aereo sulla sinistra (cl.) e raggiungere un camino sbarrato da una pancia. Superare lo strapiombo (2 ch. con cordone) e continuare per il camino uscendo a destra ad una cornice di sosta (20 m; 1pp. VI- o A0 e poi V; sosta su 2 ch. e spuntone).
- Verticalmente su per spigolo (cl.), poi attraversare a destra in parete e salire a raggiungere la cengia di sosta (15 m; IV; sosta su ch. e cl.).
- Proseguire dritti per il filo dello spigolo (cl.) sbucando su un gigantesco macigno piatto. Proseguire per la cresta a blocchi aggirando a destra una torretta (cl.) e scalando direttamente a destra per spuntone e placca il risalto successivo (35 m; IV e V; sosta su 2 ch.).
- Seguire il filo della cresta prima a sinistra (2 ch.) e poi scavalcarlo andando a destra fino al punto massimo e scendere (ch. e sp.) all'intaglio successivo dove si sosta (20 m; IV+; sosta su spuntone e cl.).
- La successiva torretta si può vincere direttamente (cl.) o aggirare più brevemente a sinistra sostando nell'intaglio successivo (18 m; IV; sosta su spuntone).
- Spostarsi a sinistra (ch. e cl.) per scalare l'ultima torre e sostare proprio sulla cima (10 m; IV; sosta su ch. con anelli di calata).
Discesa: Scendere con una doppia da 20 m appena a destra (faccia a valle) della cresta finendo su una forcellina dove finisce l'avancorpo. Seguire il sentiero a sinistra che si reimmette in quello di andata del Vajo Stretto che si segue a sinistra e si rientra al parcheggio.
Il tracciato della cresta
Primo tiro
Fessura chiave
Il tratto più caratteristico della cresta
SOJO DEL FOGO (O PUNTA CASSA DA MORTO)
Formazione rocciosa su cui sorge la falesia Montagna Viva, che è la falesia di Malga Cornetto. Sorge all'estremità sinistra (est) del gruppo di vette sovrastante il Pian delle Fugazze e vi sono state tracciate alcune vie molto carine e di media difficoltà. Quando ci sono andato se ne conosceva soltanto una, adesso ce ne sono parecchie.
Il Sojo del Fogo:
rosso: Le do more
giallo: senza chiodi
LE DO MORE
Via facile, ben chiodata a fix e clessidre e su roccia ottima, ideale per un pomeriggio afoso, visto anche il corto avvicinamento. Aperta da M. Cignacco e V. Soranzo prima del 2010. Portare solo i rinvii e qualche cordino per integrare.
Accesso: dal parcheggio dopo Malga Cornetto imboccare il sentiero a bolli gialli e rossi che s'inoltra a sinistra nel bosco passando la recinzione su un cavalletto. Salire fino al bivio per Vajo Tricorno e andare a sinistra alla falesia. Traversare tutta la falesia fino ad un canalino all'estrema sinistra (20 min.).
- Salire la fessura-diedro fino ad un pilastrino triangolare, montare sul masso che lo precede e salire la placchetta e raggiungere la stretta sosta. 20 m, III e IV.
- Superare il crepaccio sotto la sosta e raggiungere la roccia dirimpettaia poi superare il pilastrino sovrastante appena a sinistra dello spigolo per una svasatura verticale che poi s´abbatte e raggiungere la sosta. 20 m, IV.
- Traversare a destra superando un altro crepaccio poi salire subito la crestina fino ad un pianerottolo, non andare a destra ma salire subito la prosecuzione del pilastrino e poi traversare un poco a destra per montare su una larga terrazza. 35 m, III.
- Raggiungere la parete a dirimpetto e salire verso una nicchietta, da qui si può o traversare a destra ad un terrazzo e poi tornare a sinistra verso la fessura soprastante che incide la placca, a sinistra del caminetto con masso, oppure si può proseguire direttamente fino a tale fessura (in entrambi i casi IV), superarla e raggiungere la sosta. 35 m, IV.
- Imboccare la fessura un po´ a destra (IV+) superarla e raggiungere la cima. 8 m.
Discesa: Sul versante opposto calarsi per 30 metri fino al fondo di una spaccatura, poi aggirare un masso a sinistra (faccia a valle) calandosi per 10 m con una corda fissa per raggiungere il fondo del canalone che si segue fino alla falesia (10 min.), poi come per l´andata.
Attacco
Parete sommitale
SENZA CHIODI
Tracciata da A. F. Castagna e F. Stefani nel 2014. Il nome della via deriva dal fatto che i primi salitori hanno usato solo clessidre e spuntoni durante l'apertura, per l'appunto senza chiodi. La roccia è ovunque ottima e ben ripulita dalle ripetizioni, protetta il giusto da dei cordoni ormai vecchi ma ben integrabili con kevlar sulle varie clessidre e spuntoni presenti (talvolta mughi). Per la ripetizione bastano una decina di rinvii e un assortimento di cordini e fettucce.
Accesso: dal parcheggio dopo Malga Cornetto imboccare il sentiero a bolli gialli e rossi che s'inoltra a sinistra nel bosco passando la recinzione su un cavalletto. Salire fino al bivio per Vajo Tricorno e andare a sinistra fino ad una paretina con bollo rosso dove il sentiero svolta e sale ripidamente alla falesia. Non salire ma traversare a sinistra tra i macigni reperendo una traccia a ometti che porta alla base dello zoccolo. Al centro della parete, un bollo rosso indica l'attacco, sotto una fessura umida (30 min. dalla macchina).
- Scalare la fessura spesso bagnata e un po' fangosa (2 cl.) e poi lo spigolo sovrastante (2 cl.) fino ad un grande spuntone con clessidre dove si sosta (20 m; IV e III; sosta da rinforzare con fettucce).
- Spostarsi un po' a destra e scalare la fessura strapiombante ma ben ammanigliata (2 cl.) uscendo su terreno più facile. Continuare per gradoni più facili (cl.) uscendo sulla cengia sopra lo zoccolo in una zona di spuntoni presso l'attacco di "Le do more" (30 m; V+ poi III; sosta da fare su spuntone).
- Salire la svasatura dritta sopra la sosta (2 cl.), a sinistra del canalino di "Le do more" e sostare su spuntone prima di un intaglio (15 m; III+).
- Scendere lo spigoletto sotto la sosta e attraversare l'intaglio per poi superare una ripida paretina e la successiva rampetta sostando sotto la successiva placca svasata, in comune con "Le do more" (10 m; IV+; sosta da attrezzare su spuntone o su grossa clessidra con cordone).
- Superare la placca svasa e lisciata (cl.) piegando un po' a destra e sostando su comodo terrazzo (15 m; IV+; sosta su fix).
- "Le do more" piega a destra sullo spigoletto. Spostarsi a sinistra per rampa ad una placca nera e liscia con cordoni. Scalarla in obliquo a sinistra per prendere un pilastro più facile che si segue fino ad una zona di terrazze (30 m; V poi III+; sostare su spuntoni o su mugo all'intaglio).
- Dopo un macigno si trova il blocco di sosta col libro; proseguire lungo lo spigolo sovrastante stando un poco a destra e raggiungere la cengetta di sosta (25 m; IV; sosta su clessidre).
- Superare un breve saltino e poi seguire la piatta cresta fino in cima (15 m; facile; sosta su fix in vetta).
Discesa: Sul versante opposto calarsi per 30 metri fino al fondo di una spaccatura, poi aggirare un masso a sinistra (faccia a valle) calandosi con una corda fissa per 10 m per raggiungere il fondo del canalone che si segue fino alla falesia (10 min.), poi come per l´andata.
V TORRE OCCIDENTALE DEL TRICORNO
E' la torre che sorge alla sommità del Vajo Tricorno e che presenta una bella parete verso sud alta un centinaio di metri, con lisce placche. Su di essa partono due vie dell'accademico Arturo Castagna che poi proseguono verso la Punta Tricorno, una via lungo lo spigolo destro detta "Predoni e Balossi", di Pilati, Filippi e Bertolotti e poi una al centro della parete, la Martin-Mietto, mia, dedicata agli amici Piero Martin e Gregorio Mietto. Necessari i friend e i cordini per le clessidre, soste a fix e una a chiodi (vedi il racconto).
MARTIN MIETTO
Itinerario diretto del 2020 che mantiene la sua indipendenza su questa piccola torre e vince direttamente la liscia placca centrale. Roccia solida e compatta, attrezzata con parsimonia.
Accesso: dalla Malga Cornetto seguire l'avvicinamento per il Sojo del Fogo e la falesia Motagna Viva imboccando il sentiero che sale direttamente nel bosco verso sinistra, fino alla diramazione del Vajo Tricorno. Seguire questa e risalire tutto il ripido canalone fino alla base della torre (ore 1,15 da Malga Cornetto, molto faticoso).
- Attaccare esattamente al centro della parete, superare roccette facili e un caminetto per montare su una cengia. (25 m; IV, 2 fix).
- Salire la fessurina sopra la sosta (V+) e al fix piegare a destra per imboccare la fessura principale che va risalita fino ad un terrazzino, superarlo e sostare poco oltre su cornice (20 m; V+ e poi IV+; 4 fix).
- Salire verso il pino mugo su rocce facili e passarlo a destra per raggiungere il terrazzo sotto la cuspide (15 m; III).
- Salire il pilastro che separa i due camini vincendo un tratto liscio e un po' forzato a causa di una lama crepata (A0 o VI) e uscire sullo spigolo che si segue fino in cima (25 m; VI o A0 poi IV+; 4 fix).
Discesa: ci sono diverse possibilità. Si può tornare in doppia per la stessa via o calarsi dall'altra parte con una sola doppia di 40 m e poi rientrare alla base e ripercorrere il Vajo (anche con alcune doppie, lasciati dei fix) in discesa. E' possibile scendere sul lato opposto per un sentiero o percorrere una delle vie che vanno in vetta alla Punta Tricorno e poi scendere per traccia ripida ma segnata fino al sentiero dell'Emmele.
La torre dove al centro della placca corre la via
Dalla placca del secondo tiro
AVANCORPI NORD DEL CORNETTO
Trattasi di una serie di corpi rocciosi senza una designazione precisa e scoperti solo di recente (ultimi 10 anni). La roccia è ottima ovunque, lavorata e ricca di clessidre e le vie sono discontinue, corte e divertenti. Alcuni di questi itinerari sono stati letteralmente strappati alla vegetazione e risultano un po' sporchi, decisamente problematici in presenza di nebbia fitta perché diventano molto umidi e viscidi.
UNA ROSA PER ELISA
Dal parcheggio di Malga Cornetto si nota uno di questi avancorpi tagliato da una stretta fessura in placca, proprio al centro della parete. Lungo lo spigolo sinistro di questa torre è stato tracciato l'itinerario in memoria di Elisa Nalesso da Dario De Rossi e Marco Canova, il 27/06/2021. E' una delle vie più facili del Sengio Alto, assieme a "verso il Giardino Incantato". Malgrado sia discontinua, interrotta a metà da dei canali terrosi, presenta dei tiri divertenti lungo dei pilastri di roccia molto solida e lavorata. Per la ripetizione basta portare 10 rinvii e qualche cordino per rinforzare le soste.
Accesso: raggiungere il parcheggio di Malga Cornetto come per tutti gli itinerari del versante nord del Sengio Alto. Imboccare il sentiero per la Sella dell'Emmele che porta al Vajo Tricorno, scavalcare un cavallo di frisia nella recinzione e dopo pochi minuti il sentiero ha una biforcazione. Seguire gli ometti verso destra in ripida salita nel bosco fino alla base dell'avancorpo. Salire brevemente a sinistra sotto lo spigolo (cordoni, 15 minuti dal parcheggio).
- Seguire i cordoni superando un primo gradone fino a un terrazzo e spostarsi a destra salendo un secondo gradone più ripido fino alla sosta su chiodo e clessidra (20 m; III).
- Scalare tutto il successivo pilastro su roccia lavorata (diverse clessidre) fino al terrazzo di sosta con chiodo e clessidra da collegare (20 m; III e IV).
- Superare il muretto sovrastante (cl.) e per facile boscaglia sostare su clessidra sotto un ulteriore pilastro (10 m; IV e poi facile).
- Spostarsi un po' a sinistra verso un canaletto e seguire il filo del pilastro su roccia sempre lavorata (clessidre) fino a un ripiano. La sosta è su due clessidre piuttosto magre, appena prima ci sono degli spuntoni più robusti (25 m; III).
- Traversare a sinistra effettuando una spaccata tra due lastroni (III, clessidre) e proseguire verso sinistra scendendo un gradino viscido. Sostare su albero alla base di un altro pilastrino nel bosco (30 m; 1 pp. III e tracce).
- Salire il pilastrino lungo il filo (clessidre), poi scendere su sentiero a un canale terroso che va risalito fino a una cengetta sotto lo spigolo finale. Sostare a destra su clessidra e mughi (40 m; 1 pp. II e tracce).
- Scalare tutto l'aereo spigolo (clessidre) fino alla stretta cima dell'avancorpo dove si sosta su cordoni (20 m; IV).
Discesa: doppia da 25 m lungo l'ultimo tiro fino alla traccia di sentiero prima del canaletto terroso (ometto). Imboccare il sentierino che sale per alcuni metri e poi scendere a sinistra sbucando nel Vajo Tricorno. A sinistra, per sentiero ripido si ritorna al parcheggio (30 min.).
Attacco
Bello spigolo del secondo tiro
Cuspide terminale
KAMASUTRA AL PILASTRO DALAI LAMA + KORA ALTA
Kamasutra è una via sportiva del 2016 di Mario Brighente e Silvio Scandolara che sale grossomodo l'arrotondato spigolo destro del Pilastro Dalai Lama, tozzo avancorpo che fiancheggia a sinistra (est) il Pilastro del Vajo Stretto e chiamato così dopo la prima salita del 2009 (Kora). Si tratta di una bella via, ben chiodata e molto impegnativa, anche se corta. Kora alta, o meglio Cavalcata Alta del Kora è il proseguimento di Kora, sul medesimo pilastro ma più a sinistra di Kamasutra, che prosegue con due guglie di una sessantina di metri ciascuna, insignificanti fine e se stesse e di faticoso accesso, ma costituenti una bella prosecuzione della via. Se si è veloci è possibile completare la cavalcata col Costòn del Cornetto con "Logica classica" o altre vie sul medesimo ottenendo così un concatenamento di discreto sviluppo. Per la ripetizione bastano giusto i rinvii e qualche cordino. Avevamo dei friend ma ne abbiamo usato uno solo per scaramanzia. Kamasutra è totalmente a fix, Kora alta a clessidre e mughi e qualche chiodo.
Accesso: dal parcheggio subito dopo Malga Cornetto imboccare il sentiero che sale per i prati e prendere quello a bolli rossi che piega a destra in piano verso il Vajo Stretto, fino a un masso con frecce e croce. Da questo piegare a sinistra per il sentiero a bolli che in ripide svolte porta alla base dell'avancorpo. Seguendo fedelmente i bolli si arriva esattamente alla base di Kamasutra (K in rosso alla base; 20 min. dal parcheggio).
- 6b+/A0 la fessura strapiombante (per me un 6b onesto e fisico), poi 5c. 25 m.
- 5c (in traverso, ci sta) e poi tettino, 6a per la roccia rotta, poi 5a. 15 m.
- 6b la partenza (confermo) e poi 6a+ sostenuto (confermo). 25 m.
- 5c ma più facile se si sta a destra e poi 5a. 25 m.
- Verso destra per facile cresta fino ad un anellone. 4a, 20 m.
- Facile cresta a roccioni fino alla vetta dove c'è il libro di via. 30 m.
Si scende dietro al libro per traccia di sentiero e da ultimo per dei gradoni fino alla forcella dietro il pilastro. Seguire a sinistra il sentiero a bolli rossi che sale ripidamente nel bosco fino a un crinale e poi piega a sinistra nel fino del canalone arrivando alla base della prima guglia (10 min. freccia rossa).
- Salire il camino, spesso umido (3 cl. e 1 ch.) e, giunti sotto una strozzatura strapiombante uscire a sinistra (cl.) su terrazzo erboso e salire fino allo spuntone di sosta (25 m; IV+).
- Salire il diedrino a destra (ch. e cl.) fino al termine e poi l'aereo spigolo fino alla sosta su mugo (30 m; IV).
Scavalcare la piccola cima e calarsi 30 m in doppia sul lato opposto. Dove termina la doppia inizia la seconda guglia.
- Per la fessura (cl.e 3 ch.) indicata dalla freccia fino ad una rampa e piegare a destra fino ai cordoni di sosta (25 m; III+).
- Salire ancora un po' e poi prendere il caminetto (ch. e cl.) che piega a sinistra per raggiungere la spalla mugosa sotto il pinnacolo terminale sostando su mughi (30 m; IV+).
- Salire la parete del pinnacolo terminale fino in vetta dove c'è la sosta di calata (15 m; IV).
Discesa: con due doppie sul lato opposto, la prima ad una spalla e la seconda fino a terra dove si intercetta nuovamente il sentiero a bolli rossi che ritorna indietro e che va seguito lungo il ripido canalone (impressionante visione della frana del Pilastro Est del Vajo Stretto) fino ad arrivare nuovamente alla base delle vie. Poi come all'andata (40 min.).
I tracciati del Pilastro Dalai Lama
giallo: Aum
rosso: Kamasutra
L'ostico tratto di 6b+ all'inizio di Kamasutra
Traverso al secondo tiro di Kamasutra
Impegnativa placca del terzo tiro di Kamasutra
Camino sulla prima guglia
Spigolo aereo
AUM AL PILASTRO DALAI LAMA
Aperta da Mario Brighente e Paola Bottegal nel 2013, segue una placconata presso lo spigolo sinistro dell'avancorpo su medie difficoltà. Via a mio giudizio non molto interessante ma adatta ai principianti, ben attrezzata e su roccia ottima. Per la ripetizione mi sono bastati 8 rinvii ma si può integrare ulteriormente con qualche cordino su spuntoni e clessidre (tracciato vedi poco sopra).
Accesso: dal parcheggio subito dopo Malga Cornetto imboccare il sentiero che sale per i prati e prendere quello a bolli rossi che piega a destra in piano verso il Vajo Stretto, fino a un masso con frecce e croce. Da questo piegare a sinistra per il sentiero a bolli che in ripide svolte porta alla base dell'avancorpo. L'attacco è appena a sinistra del canale-diedro al centro della parete, su una cengetta sotto lo spigolo (AUM in rosso alla base e ch. con cordino; 20 min. dal parcheggio).
- Salire dritti la placca inframezzata da cornici di erba, seguendo il pulito e non andando verso i cordoni a sinistra. La sosta, abbondante, è un po' nascosta ed è in cima ad un aguzzo spuntone triangolare (25 m; III+; 3 cl. con cordini; sosta su spuntoni e chiodi).
- Superare la placchetta sovrastante (ch.) e poi dritti per la fessurina che segue (cl.), poi per placca raggiungere l'evidente e scomoda sosta (20 m; 2 pp IV e poi III; sosta su cl.).
- Tiro bello: scalare la placca lavorata obliquando a destra e poi vincere uno strapiombino a sinistra, ben ammanigliato, giungendo alla stretta sosta al termine della parete rocciosa (20 m; IV+ sostenuto; circa 10 protezioni da cl. e ch.; sosta su robusto spuntone).
- La relazione originale qui segna tre tiri per un totale di 75 m; in verità sono 55 m un po' tortuosi: conviene accorpare i due seguenti. Salire nel canalino terroso, strappato alla vegetazione ad un camino (10 m, cordoni) che va salito (III+; ch.) per raggiungere un comodo terrazzo di sosta (20 m; sosta su clessidra, eventualmente mughi).
- Traversare a destra i mughi e girare lo spigolo salendo poi la cresta ripulita fino ad una sosta in cima ad uno spuntone (30 m; III; alcune cl.; sosta su spuntone robusto).
- La via è praticamente finita e si può anche procedere slegati: oltre lo spuntone traversare a destra alla cresta principale sbucando poco sotto la vetta del pilastro dove c'è il libro delle firme (20 m).
Discesa: si scende dietro al libro per traccia di sentiero e da ultimo per dei gradoni fino alla forcella dietro il pilastro (eventualmente doppia di 25 m). Volgersi a destra verso il piccolo vajo ed effettuare una doppia di 35 m fino al termine dell'erba. Scendere un po' attaccati alla parete su terreno franoso e collegarsi al sentiero a bolli rossi che riporta all'attacco (eventualmente breve doppia da una sosta nascosta a destra, guardando in su nel vajo).
La placconata dove in linea retta si svolge la via
Terzo tiro
Dall'ultima sosta verso il basso
DIVINA PROVVIDENZA
Bella via sportiva di Mario Brighente, assieme a Valentina Quargentan e Denis Beltrame, aperta nel 2018 a destra dello spigolo di Kamasutra. Chiodatura ottima a fix e difficoltà non troppo intense, a parte un paio di passaggi decisamente fisici. Per la ripetizione portare 12 rinvii.
Attenzione: in un prossimo futuro il primo tiro potrebbe essere soggetto a modifiche. In ogni caso usando i fix dei monotiri si passa lo stesso.
Accesso: dal parcheggio subito dopo Malga Cornetto imboccare il sentiero che sale per i prati e prendere quello a bolli rossi che piega a destra in piano verso il Vajo Stretto, fino a un masso con frecce e croce. Da questo piegare a sinistra per il sentiero a bolli che in ripide svolte porta alla base dell'avancorpo. L'attacco è un poco in su nel canale ghiaioso a destra, all'inizio di una cornice (D.P. alla base).
- 5c, lungo traverso a sinistra fino alla fine dello strapiombo, poi dritti alla sosta. 25 m.
- 5a+, bel diedro e poi placca (più facile del 5c dichiarato). 25 m.
- 6a, due pance da capire, al secondo fix andare a sinistra. 10 m.
- 6a+, placca a destra del canale e poi duro strapiombo. 30 m.
- 4a, facile cresta fino in cima.
Discesa: si scende dietro al libro per traccia di sentiero e da ultimo per dei gradoni fino alla forcella dietro il pilastro (eventualmente doppia di 25 m). Volgersi a destra verso il piccolo vajo ed effettuare una doppia di 35 m fino al termine dell'erba. Scendere un po' attaccati alla parete su terreno franoso e collegarsi al sentiero a bolli rossi che riporta all'attacco (eventualmente breve doppia da una sosta nascosta a destra, guardando in su nel vajo).
Le vie del versante ovest
arancio: Divina Provvidenza;
verde chiaro: Nirvana
Primo tiro in traverso
Secondo tiro
Quarto tiro
NIRVANA
Altra via di Mario Brighente assieme a Silvio Scandolara, aperta nel 2016 lungo la parete ovest di questo pilastro. Via continua e impegnativa, con passaggi molto belli e roccia ottima; completamente chiodata a fix. Per la ripetzione bastano 12 rinvii.
Accesso: dal parcheggio subito dopo Malga Cornetto imboccare il sentiero che sale per i prati e prendere quello a bolli rossi che piega a destra in piano verso il Vajo Stretto, fino a un masso con frecce e croce. Da questo piegare a sinistra per il sentiero a bolli che in ripide svolte porta alla base dell'avancorpo. Andare a destra nel canale franoso che si risale fin sotto una parete gialla e strapiombante con bollo rosso e N alla base.
- 6a+, sostenuto e da capire. 20 m.
- 5a, facile diedro e poi placca appoggiata. 25 m.
- 6a+, traverso a destra facile e poi lunga placca tecnica. 30 m.
- 6b, strapiombo molto intenso, poi facile cresta. 40 m.
Discesa: si scende dietro al libro per traccia di sentiero e da ultimo per dei gradoni fino alla forcella dietro il pilastro (eventualmente doppia di 25 m). Volgersi a destra verso il piccolo vajo ed effettuare una doppia di 35 m fino al termine dell'erba. Scendere un po' attaccati alla parete su terreno franoso e collegarsi al sentiero a bolli rossi che riporta all'attacco (eventualmente breve doppia da una sosta nascosta a destra, guardando in su nel vajo).
Primo tiro
Secondo tiro
La placca del terzo tiro
Il difficile 6b del quarto tiro
PASUBIO
E' l'enorme massiccio che si estende a nord del Pian delle Fugazze, tra questo e il Passo Borcola e che comprende l'Alpe di Cosmagnon al centro, il Monte Forni Alti e le Cinque Cime ad est. Per approfondire vedere la pagina "a proposito del Pasubio".
SOGLIO D'UDERLE
Bellissima montagna formata da un massiccio corpo arrotondato sostenuto da un gigantesco pilone, la cui vetta forma due minuscole alture che gli valgono il nome alternativo di "orecchie del gatto"; domina con la sua mole gialla la strada che sale da Valli al Pian delle Fugazze. Il suo versante sud-est è verticale e sbarrato da grandi strapiombi, quello ovest impervio e ricoperto da mughi e larici. Sulle sue pareti ci sono alcuni tra gli itinerari più difficili delle Piccole Dolomiti. Malgrado la grande comodità di accesso e i rientri relativamente facili (a parte la discesa dalla vetta per il sentiero del Voro, un po' noiosa) è poco frequentato e le sue vie stanno venendo progressivamente abbandonate.
Accesso: dalla strada che da Valli del Pasubio sale al Pian delle Fugazze svoltare a destra a Ponte Verde in direzione di Colle Xomo e, dopo 1 km, svoltare a sinistra per la mulattiera di Raspanche, seguendo la strada che va più a monte (diverse deviazioni ma intuitivo) e poi tenendo la sinistra in direzione dei Sogli. Si può parcheggiare subito in ampi spazi o più avanti lungo la strada, l'avvicinamento varierà di circa 10 min.
Sogli del Pasubio:
rosso: Relax
azzurro: Diedro Pozzo + variante
RELAX
Bella e difficile via di Tranquillo e Placido Balasso del 2006, scala l'arrotondato pilastro al margine sinistro della parete sud per una serie logica di fessure. La via è completamente attrezzata a chiodi normali, distanziati, l'arrampicata è sempre faticosa e atletica, su grosse prese e continui strapiombi; nel complesso la via è assai impegnativa. Per la ripetizione portare 10 rinvii circa, una scelta di friend piccoli ed eventualmente chiodi e martello per ribattere quelli presenti o integrare se ce ne fosse bisogno (per i tracciati vedi poco sopra).
Attacco: seguire la mulattiera fino a ridosso al Soglio d'Uderle (due recenti macigni franati sbarrano la strada alle macchine) e salire la traccia che in qualche minuto porta alla parete. Attacco all'estrema sinistra della stessa, sotto la verticale di un camino formato da una grande lama staccata (5 min. dalla strada).
- Salire una placchetta inclinata (cl.) ad un muretto giallo che si supera direttamente (2 ch., 1 ballerino) e poi per rampetta erbosa alla base del camino. Scalarlo sul fondo (1 ch. attenzione alla roccia) fino a un tettino che si evita a destra (ch.) e poi ancora per camino atletico si arriva alla sosta su cengia (40 m; V e VI; chiodi e clessidre; sosta su chiodi).
- Traversare per cengia a sinistra a una fessura che si scala direttamente (ch. e cl.) per obliquare a sinistra su una rampa e poi traversare decisamente a destra al terrazzo di sosta (30 m; VI+ e V; qualche chiodo e 1 clessidra; sosta su 5 chiodi).
- Superare un gradone (ch.) e vincere lo strapiombo aggettante a sinistra (3 ch., tratto più tecnico) per raggiungere un mugo dove si sosta scomodamente (15 m; VI/A0 o VII; chiodi; sosta su mugo con cordoni).
- Dritti per la concavità a placche erbose (2 ch.) e poi per rampa alla cengia sotto la strapiombante parete gialla (30 m; III e 1 pp. VI-; 3 chiodi in tutto; sosta su clessidra).
- Vincere direttamente la sovrastante fessura strapiombante gialla, dapprima facile e poi molto faticosa (2 ch.) uscendo a destra per cornicetta (ch.) fino alla stretta cengia di sosta (20 m; VI+; 3 chiodi; sosta su 3 chiodi).
- Tiro chiave della via: spostarsi a destra sullo spigolo in grande esposizione sulla verticale parete e vincere un tratto cervellotico verso sinistra (ch.) superando poi due gradoni lisci e strapiombanti (ch.) fino a una cornicetta. Obliquare a sinistra alla cengetta con grande albero dove si sosta (30 m; VI e VI+; qualche chiodo lontano; sosta su albero).
- Dritti sulla parete sovrastante (2 ch. lontani) con un passo faticoso e poi per terreno più gradinato ed erboso alla sosta (15 m; 1 pp VI e poi V+; 3 chiodi in tutto; sosta su chiodi).
- Tiro un po' forzato; entrare nel caminetto e salirlo fino al tetto che lo chiude (ch. e mugo); uscire a sinistra con difficoltà (ch.) e poi affrontare direttamente il nasetto fortemente strapiombante e molto faticoso (ch.) per uscire su rampa erbosa molto brutta e ripida, prima di pervenire a un discreto terrazzo sulla cresta (25 m; VI/A0 o VII-; diversi chiodi; sosta da attrezzare su spuntone o piante nelle vicinanze).
Discesa: ci sono due possibilità; una è di seguire gli ometti in traverso a sinistra per bosco molto ripido ed entrare nel Vajo Sospeso (non verificato e all'apparenza disagevole) oppure in corda doppia lungo la via; traversando 10 m a sinistra all'albero con cordoni e maglia rapida. Le calate corrette sono: S8-S6 (40 m); S6-S4 (30 m); S4-S2 (40 m); S2-terra (60 m esatti).
Attacco
Secondo tiro
Fessura gialla del quinto tiro
Uscita sul nasetto
DIEDRO POZZO-PADOVAN + VARIANTE D'USCITA
Via del Soglio d'Uderle dalla storia lunga e complessa. Si tratta del solco centrale della parete sud-est che parte dallo zoccolo verde e sale dritto fino in cima con un unico balzo senza soluzione di continuità. Esso venne scalato la prima volta nel 1935 da Piero Pozzo, forte sestogradista della zona, e dalla guida Francesco Padovan, altrettanto nota per le numerose vie aperte sulle Piccole Dolomiti. Fu una grande impresa per quei tempi ma non raggiunse la degna fama del camino adiacente che porta invece la firma di Raffaele Carlesso, pur essendo tecnicamente di gran lunga più difficile. I primi salitori però seguirono solo in parte il grande diedro-camino, cercando nei lateralmente la via più facile e per questo venne rettificato da Mario Boschetti e Cesco Zaltron nel 1954, aumentandone notevolmente le difficoltà. La venne in seguito ripetuta sporadicamente e poi definitivamente abbandonata fino al 2024 quando io, con Moreno e Bruno, l'abbiamo ripresa totalmente tracciando delle varianti per seguire il percorso più scalabile sempre all'interno del diedro e poi uscendo diretti sulla costola divisoria tra i due camini per evitare dei tratti così lerci da essere diventati invincibili. La via attende una pulizia radicale in quanto ancora piena di lame precarie e molta vegetazione ma di questo se ne parlerà forse in futuro; attualmente risulta chiodata ma è difficoltosa, fastidiosa e con pericoli oggettivi (per i tracciati vedi poco sopra).
Attacco: seguire la mulattiera fino a ridosso al Soglio d'Uderle (due recenti macigni franati sbarrano la strada alle macchine) e salire la traccia che in qualche minuto porta alla parete. Salire per traccia a destra passando sotto lo zoccolo fino ad una rampetta che interrompe la continuità della parete sovrastante (cordone ben visibile su albero, 10 min. dalla strada).
- Salire fino al tronco con cordone (III) e poi piegare a sinistra per gradoni fino ad una cengia alberata che si segue a sinistra ad un albero con cordone giallo ben visibile (40 m; sosta su albero).
- Traversare a sinistra per evitare un salto e poi salire in obliquo a destra per terreno molto ripido ed erboso fino al catino alla base dei pilastri dove si staccano le diverse vie (40 m; terreno insidioso ma facile; sosta su uno spit o su alberi).
- Qui inizia la via vera e propria: portarsi sotto il diedro centrale e salirlo nel fondo per roccia gialla fino ad un tetto che si supera direttamente e sostare appena al di sopra su stretta cornicetta (25 m; sosta su 2 golfari).
- Continuare nel diedro ora grigio e con una larga fessura fino ad una nicchia sotto un pilastro da cui si esce a sinistra sostando in un'altra nicchia gialla poco sopra (20 m; sosta su 2 golfari).
- Doppiare la costola a destra e salire la fessura-camino verticale e impegnativa che si approfondisce fino ad una nicchia spiovente (25 m; sosta su 2 golfari).
- Continuare nel fondo del camino sfruttando la bella crepa formata da un pilastro incastrato e passare poi a destra nella fenditura principale, larga e strapiombante, per entrare in una grotta buia e umida sotto un grande tetto formato da enormi blocchi incastrati e solidi; sosta stretta (25 m; sosta su 2 golfari).
- Scalare la fessurina di sinistra portandosi sotto al tetto che si vince direttamente al centro, poi brevemente per fessura ad uno spiovente terroso dove si sosta (20 m; sosta su 2 fix).
- Tiro terribile, chiave della via: proseguire per la sovrastante fessura verticale che forma un primo strapiombo, poi si appoggia e nuovamente si verticalizza formando un altro strapiombo molto difficile che adduce ad un terrazzino di sosta sotto la costola divisoria tra il camino originale sinistro e il destro della direttissima (40 m; sosta su 2 fix).
- Qui inizia la variante d'uscita: traversare per cornicetta a sinistra (vari fix) portandosi sotto un tettino a mezzaluna alla sosta molto scomoda su cornice appesa (10 m; sosta su 2 fix).
- Spostarsi 2 m a sinistra e proseguire per placca verticale e lavorata (fix) fino ad un terrazzino appena a destra del camino originale (15 m; sosta su 2 fix).
- Obliquare a destra portandosi al centro della placca del pilastro (fix) e sostare in una nicchietta molto scomoda (20 m; sosta su 2 fix).
- Vincere uno strapiombo e obliquare a destra (fix) superando il bordo del pilastro e uscendo su terreno erboso appena sotto mugo. Continuare brevemente per erba e sostare sotto un altro mugo enorme (20 m; sosta su 2 fix).
- Seguire la crestina aggirando il mugo e imboccare la canaletta a destra, rasente la parete fino al termine (5 fix), poi salire a sinistra per erba ripidissima fino al mugo di cresta dove si sosta (60 m; terreno infido ma non difficile; sosta su mugo robusto).
Discesa: seguire la debole traccia verso destra che sale qualche metro e poi si inoltra nei mughi e si mantiene in quota. Aprendosi un varco con grossa fatica si raggiunge Bocchetta d'Uderle donde si imbocca il sentiero del Voro d'Uderle a destra (un tratto attrezzato e delle roccette di I e II a cui stare attenti più in basso) che riconduce alla mulattiera di Raspanche (ore 2,00 dall'uscita).
E' anche possibile la discesa in doppia a patto di rifare il traversino al contrario (non difficile).
CIMA CAMPIGLIA
Altura che sorge appena a ovest della malga omonima, valorizzata da Tranquillo Balasso. Offre due itinerari vari e su buona roccia.
FACILE E BELLA
Itinerario di Balasso che, come da nome, sale alla vetta cercando il facile assecondando grossomodo lo spigolo sud. Itinerario strappato letteralmente all'erba e che ha richiesto un enorme lavoro di pulizia da parte degli apritori. Riserba qualche passaggio interessante, portare cordini per soste e arbusti.
Accesso: da Valli del Pasubio salire verso il Pian delle Fugazze e girare a destra seguendo le indicazioni per Colle Xomo. Raggiuntolo girare a sinistra per Bocchetta Campiglia, ora con la strada risistemata e ampli parcheggi. Da qui salire a destra per la Strada degli Scarrubbi che sale verso il Rifugio Achille Papa e, dopo il secondo tornante, individuare una traccia con ometti in salita a sinistra su un pendio ripido in mezzo ai pini ma con parecchi tagli di albero. Al termine della traccia ignorare il primo chiodo che si incontra sotto la parete e attaccare a sinistra presso delle rocce appoggiate (30 min.).
- Salire obliquando a sinistra (cordone) per un ripido muro fino ad una nicchia. Superare la nicchia (IV+) e poi rocce facili ma terrose fino al piccolo terrazzo di sosta su mugo. 30 m; IV e IV+.
- Salire il diedrino sopra la sosta per 4 m (III+) poi uscire verso sinistra per zolle di terra instabili fino ad una cengia erbosa. Traversare a sinistra (ch.) fino ad un mugo tagliato ed inerpicarsi su di esso ad una rampa terrosa dove si sosta scomodamente su radice secca. 25 m; III+.
- Salire fin in una nicchia (6 m) ed uscire a destra imboccando un bel diedro con strapiombo iniziale (2 ch., V) che si sale con arrampicata atletica (cordone, da integrare) fino alla sosta stretta e scomoda su mugo con cordone. 25 m; V poi IV.
- Superare tutto il bel diedro sopra la sosta facendo attenzione in alto alla terra che ricopre in appigli ed arrivare alla comoda sosta sotto un pilastrino sostando su mugo. 20 m; IV.
- Salire al pilastrino e traversare 2 m a sinistra, issarsi sul grosso mugo segato e poi sulla roccia (cordone) a destra e proseguire fino in cima allo spuntone. Proseguire fin sotto un secondo risalto e vincerlo per diedro terroso fino alla larga terrazza superiore e sostare su mugo. 35 m; III+.
- Salire il gendarme successivo senza toccarne la cima ma scendere verso sinistra fino a dove si può passare sulla parete opposta su cui ci si issa tramite mughi (da integrare) e si continua per un diedro terroso fino alla stretta sosta sullo spigolo su mugo e chiodo. 25 m; IV poi III.
- Per rampetta portarsi sotto lo strapiombo dello spigolo e vincerlo tramite una lama strapiombante (2 cordoni, V) da cui ci si sposta a sinistra per salire sul filo fin sotto uno spigolo secondario. Passare a sinistra in un diedro e salirlo sbucando in cresta donde in breve si perviene in cima sostando su radice. 40 m; V, poi IV e III.
Discesa: seguire la traccia tra i mughi che segue il crinale e riporta alla Strada degli Scarrubbi. Per questa scendere nuovamente al parcheggio (40 min.).
La Cima Campiglia dalla Strada degli Scarrubbi.
Secondo tiro...sporco.
Il bello spigolo finale
FRATON DI SORAPACHE
Meraviglia alpinistica e geologica del Pasubio, che sorge in un angolo selvaggio e dimenticato sul lato nord del massiccio, la Val Sorapache, boscoso impluvio che si diparte da Posina e arriva alle Porte del pasubio ove sorge il Rifugio Achille Papa. Per altre note vedi la pag "a proposito del Pasubio".
EL DURO DEL FRATON
Probabilmente la via più bella alla guglia, aperta da Tranquillo Balasso e A. Cadorini nel 2006, chiodata con parsimonia, con molti passaggi obbligatori, oltre ad avere una lunghezza importante per le Piccole Dolomiti. Necessita di friend, eventualmente un paio di chiodi a lama. Da affrontare dopo un periodo secco (vedi il racconto).
Accesso: come per la via precedente solo che si segue la Strada degli Scarrubbi fino al terzo tornante dove una lieve traccia si stacca a destra e traversa lungamente per mughi e canaloni fino a una forcelletta poco a monte della Punta del Vecio e del Fratòn. Scendere il canalone fino alla base della parete e costeggiarla a destra scendendo ancora e aggirandone lo spigolo per attaccarla sopra una specie di avancorpo erboso, esattamente al centro (2 ch. con cordino; ore 1,30 da Bocchetta Campiglia).
- Salire la paretina verticale e superare uno strapiombetto e piegare un poco a sinistra fino al terrazzo si sosta sotto un pilastro e sostare su mugo. 30 m; IV e 1 pp V.
- Scalare il pilastrino fino a dove si fa verticale e liscio e se ne esce atleticamente a sinistra, poi per roccia più facile e articolata si arriva alla comoda sosta su chiodi sul filo del pilastro. 30 m; IV e 1 pp. V+.
- Brevemente lungo la crestina si arriva ai mughi della terrazza dello zoccolo dove si sosta. 10 m; III.
- Salire verso la parete e attraversare a destra fino ad un camino a campana con cordoni, ignorarlo e traversare ancora a destra fino ad un pilastrino fessurato, un chiodo con cordone e la clessidra in alto segnano la ripartenza in placca. 80 m.
- Cominciano i tiri difficili: salire la placca strapiombante e povera di appigli per 2 m (VII-) poi piegare a destra più facilmente lungo una cornicetta per montare sul pilastrino alla base della grande fessura che taglia la parete nord dove si sosta su clessidre. 8 m; VII- poi V.
- Salire per le lame sopra la sosta fino ad un cordone e vincere lo strapiombo formato da due lame parallele (VI+ o A2) e insistere lungo la fessura fino ad un altro ch. Da qui traversare a destra per prendere la grande lama che va seguita lungamente fino al terrazzino di sosta su chiodi. 40 m; 1 pp. VI+ o A2 e V+.
- Superare la placchetta sopra la sosta e seguire il diedrino giallo e un po´ friabile a sinistra (VI o A1) fino a dove si stringe a fessurina (V+), vincere la crepa aggettante e da proteggere (VII, ch. alto) e raggiungere la cengia di sosta su chiodi. 25 m; da V+ a VII.
- Spostarsi a sinistra e scalare il lungo camino fino alla base della parete grigia e aggettante, spostarsi a sinistra e sostare sotto la fessura centrale e più stretta delle due. 20 m; IV+.
- Scalare la fessura sovrastante di ottima roccia e aggettante (VII-) che via via diviene più facile fino all´uscita in un canale di roccia molto friabile e pieno di detriti (attenzione!!!) che porta ad una spalla con mughi e sostare su di essi. 30 m; VII- o A1 su friend, poi V e III.
- Si è al cospetto della cuspide: traversare in placca verso destra alla base di un diedro fessurato verticale, girarne a destra lo spigolo (da V+ a VII-), alzarsi un poco e traversare a destra in parete fino ad una sosta intermedia (20 m; 3 ch.); ignorare la sosta e proseguire per il canaletto sovrastante che porta direttamente in vetta. Tot, 35 m; da V+ a VII- con chiodi e clessidre, tiro faticoso e difficile; sosta su mugo.
Discesa: Scendere per la via di salita: buttare la 1a doppia verso nord lungo lo spigolo fino alla spalletta della sosta 9; con una calata molto lunga (50 m) scendere alla sosta 7 (attenzione a posizionare la corda ben verticale e fare scorrere un po´ in basso il nodo onde evitarne l´incastro; c´è la possibilità di calarsi da un mugo più basso ma che non ha un bell´aspetto); con una calata più corta si ritorna alla sosta 6 e da questa giù direttamente fino alla terrazza, volgere a destra (faccia a valle) e al termine della terrazza calarsi per 40 m da un mugo fino a terra. Alternativamente è possibile scendere lungo la Via del barba in parete est che dovrebbe essere lineare e intuitiva.
Il Fratòn dalla terrazza mediana
Sempre sua maestà il Fratòn visto da est.
Secondo tiro
Sul traverso del tiro cinque
Sulla fessura al centro della parete
Magnifico tiro nove.
TORRE GABRISA
Aguzzo dente che si staglia sopra l'alta Val Sorapache, visibile anche dal fondovalle. E' la vetta più elevata del piccolo gruppo di torri. Estremamente selvaggia.
DIRECTA DEA GABRISA
Probabilmente la via più bella alla torre, ben chiodata a chiodi normali e su roccia buona. Aperta da Tranquillo Balasso, Sergio Antoniazzi e M. Benetti nel 2006, incrocia la via classica Binotto all'altezza del diedro sullo spigolo. Qualche friend e cordini (vedi il racconto).
Accesso: salire la Val Posina fino a Contrà Doppio dove c'è una diga dell'Enel e parcheggiare. Salire lungo il sentiero della Val Sorapache fino ai grandi massi del fondo del torrente e imboccare il secondo vajo che scende dalla Torre Gabrisa, sempre ben visibile. Salire tutto il canalone, ripido ma non difficile fino ad uno sbarramento che si aggira a destra per parete erbosa (III). Si perviene alla terrazza alla base della guglia (ore 2,30 dal parcheggio).
- Ignorare il chiodo con cordino a destra (attacco della Binotto) e attaccare la parete un po´ a sinistra presso lo spigolo, salendo una lama erbosa e portandosi a destra in placca. La placca strapiombante è il passo chiave della via ed è ben chiodato ma molto faticoso (VII/VII+ o A0). Spostarsi in obliquo a sinistra e imboccare un diedro strapiombante sul filo dello spigolo, all´inizio difficile (VI-) poi più facile e meno aggettante che porta con aerei passaggi al terrazzo di sosta. 30 m; VI/A0 o VII, tiro chiave.
- Aiutarsi con la lama a destra e vincere la placca verticale molto impegnativa per entrare in una nicchia (VI); passare il tetto della nicchia a destra e salire per un diedro verticale fino a raggiungere una cornice sotto un altro diedro che porta a sinistra, ignorarlo e traversare poco a destra fino alla sosta. 30 m; VI poi V/V+.
- Traversare facilmente a destra ad un verticalissimo diedro che va risalito fino al tettino che si supera direttamente (VI+); traversare a destra fino alla stretta cornice di sosta. 25 m; V+ e VI+; sosta in comune con "the bOVEST" che prosegue a destra.
- Traversare a sinistra per prendere una verticalissima fessura netta che adduce ad un terrazzino con mugo di sosta. 20 m; V+ atletico ma con roccia friabile.
- Alzarsi sopra il mugo e traversare a sinistra (occhio al pilastro instabile) superando facili roccette e raggiungere la vetta. 15 m; III+.
Discesa: Effettuare una prima calata da 55 m il linea retta lungo il fianco ovest (attenzione alle grosse scaglie rotte proprio sul bordo) per raggiungere la sosta su 4 ch. Effettuare una seconda calata da 35 m fino al vajo sottostante e poi scendere alla terrazza di partenza. Portarsi nel canale parallelo superando una roccetta e scendere il vajo (il primo incontrato in salita) molto ripido e franoso fino a quando a sinistra riprende il bosco. Per una vaga traccia scendere per la dorsale boscosa, lottando con la vegetazione e raggiungere nuovamente il fondo della Val Sorapache (ore 2,30/3,00 dalla cima).
La torre durante l'avvicinamento
Primo tiro col passo chiave
Il bellissimo diedro del terzo tiro
MONTE NOVEGNO
Massiccio montuoso in prevalenza erboso che sorge appena sopra Schio, che parte dal Colle Xomo e raggruppa il Caliano, il Novegno, il Summano e la Priaforà. Bello dal punto di vita escursionistico, molto meno da quello alpinistico, anche se presenta un paio di belle strutture rocciose. Zona selvaggia.
MONTE CALIANO
L'ultima altura rocciosa prima del Colle Xomo, che presenta una bella paretina verso sud. E' percorso da alcune vie ormai completamente dimenticate e comunque non ripagano del lungo accesso. Più interessante il vicino Monte Riòn su cui Diana Sbabo ha tracciato tre difficili itinerari sportivi.
SPIGOLO OVEST
La via più logica al Caliano, lungo l'affilato spigolo ovest, ma non la prima aperta (vai al racconto). Primi salitori ignoti, 4 chiodi in via. Portare cordini e friend, i chiodi non sono necessari.
Accesso: da Schio seguire le indicazioni per il Monte Novegno e seguire la stretta strada a tornanti in terra battuta che si inerpica lungo le sue pendici e termina ad un parcheggio presso le Pozze, luogo del momento decisivo della Strafexpedition nel 1916. Proseguire lungo la stradina e al bivio girare a sinistra, sorpassare lo steccato e proseguire per il comodo sentiero pianeggiante fino ad un altro bivio. Scendere a sinistra per alcuni tornanti, passare sotto la parete strapiombante del Monte Riòn e poi abbandonare il sentiero per tagliare in diagonale verso l'alto fino ad una colata ghiaiosa che va risalita per montare sui resti di una vecchia mulattiera militare. Seguirla a sinistra, doppiare uno sperone del monte e continuare per prato inclinato sotto la parete del Caliano fino al suo margine sinistro. Attaccare alla base dello spigolo (chiodo con cordino, ore 2,00).
Salita: salire le roccette sopra la sosta e proseguire per le rocce delicate sulla parete destra di un diedro fino ad uno strapiombo che si aggira a sinistra per entrare in un camino che porta ad una vecchia sosta (25 m, IV e V, 2 ch. di sosta). Salire la placca sopra la sosta e seguire la scanalatura di destra lungamente fino a sbucare sulla cresta sommitale (IV, 2 ch.) che si segue fino a uno spiazzo (30 m). Proseguire per la cresta mugosa fino alla vetta del Caliano (II). Roccia friabile.
Discesa: la croce di vetta e a dei grossi blocchi scendere un po' a sinistra cercando un'esposta traccia che li aggira fino a raggiungere una forcella. Da questa scendere a destra in un canale erboso ripido fino ai resti di un camminamento militare. Seguirlo a destra e poi scendere a sinistra nel bosco tagliando ad un certo punto in diagonale a sinistra fino al ghiaione salito in salita. Per questo si riapproccia il sentiero (2,00 ore).
Il pilastro del Monte Riòn
Primo tiro
Secondo tiro
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