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VAL D'ADIGE

 VAL D'ADIGE


Lunga da Verona a Bolzano, ricca di settori diversi e con un microclima gradevole in inverno, è la moda del momento, molto frequentata ma non in tutti i settori, con alcune pareti storiche e altre di recente scoperta. Secondo me non tutti i settori sono belli e meritevoli ma costituiscono un ottimo ripiego quando altrove è bagnato o troppo freddo.

L'alpinismo su roccia e ghiaccio è un'attività potenzialmente pericolosa, con rischi ANCHE MORTALI se non praticata con adeguata prudenza e cognizione di causa. Ciò che è descritto più avanti è frutto di considerazioni personali che non hanno alcun valore giuridico, morale, educativo, SI DECLINA OGNI RESPONSABILITA' dell'uso che ne venga fatto. Chi decidesse di intraprendere l'alpinismo lo fa a proprio rischio e pericolo ed è comunque tenuto a rivolgersi a personale qualificato. Gli itinerari descritti sono tra l'altro soggetti a modifiche causate dall'ambiente di cui NESSUNO, nella qui presente disamina, è tenuto in alcun modo a risponderne. Le informazioni qui hanno solo fine illustrativo e NON sono esenti da errori.

Il Trapezio con in alto gli Spalti di Tessari del Cordespino


Indice


TESSARI

Con questo nome intendo tutte le pareti che sormontano la zona di Tessari, un minuscolo abitato di agricoltori che però in questi anni sta avendo un vero e proprio boom grazie alla comodità delle vie e alla saldezza della roccia che vi si trova.

TRAPEZIO

E' la struttura più famosa e più solida di Tessari ed è costituita da una parete inclinata e boscosa appena sopra il paese, ben in vista dall'autostrada. Su questa parete ha aperto per la maggior parte Eugenio Cipriani, vero scopritore di questa zona, con una serie di itinerari facili e su ottimo calcare a buchi. Io ho percorso solo una via su questa parete, la più famosa e probabilmente più interessante, le altre sono più o meno simili, più interessanti geologicamente che alpinisticamente.

Accesso: da Affi seguire per Brentino e raggiungere il piccolo abitato di Tessari scavalcano l'autostrada e il canale Biffis e parcheggiare a sinistra in un campo davanti a una casa in costruzione. Salire la stradina sterrata che sale in mezzo ai campi per un centinaio di metri fino a quando un sentiero ben marcato si stacca a destra e percorre tutta la base della parete del Trapezio.


In arancio la marmitta dei giganti, in rosso il Cappuccio del Fungo

CAPPUCCIO DEL FUNGO

E' la via più ripetuta della parete, ben individuabile grazie al pilastrone grigio che svetta in cima e si attacca sulla sua verticale. Aperto negli anni '80 da Eugenio Cipriani. Portare cordini per le clessidre, molte già col cordone, inutile altro materiale.

Accesso:  seguirlo il sentiero per un centinaio di metri fino all'attacco posto sotto una placca con tettino (10 min.).

  1. Salire la placchetta fino al tettino che si supera direttamente e proseguire per placche bucherellate fino ad un terrazzino di sosta (30 m; III+, sosta su clessidre).
  2. Proseguire lungo le placche tendendo un poco a destra fino ad un altro terrazzino di sosta (25, III, sosta su golfaro).
  3. Ancora lungo la placca più facile fino ad un boschetto sotto il pilastro terminale che da il nome alla via (20 m; II, sosta su albero).
  4. Salire verticalmente e dove la placca si fa liscia spostarsi lievemente a sinistra (fix) e proseguire lungo le rigole fino ad uscire dal tratto più pendente, per facili rocce salire al terrazzo sommitale e sostare (40 m; IV e III, sosta su clessidre).
Discesa: salire brevemente per tracce e imboccare il sentiero ben marcato che a sinistra riporta nuovamente al parcheggio. 

Attacco della via

Placca che segue

Pilastro finale

MARMITTA DEI GIGANTI


Via poco frequentata e dalla roccia ancora ruvida, anche se bene attrezzata, aperta nel 2012 da Eugenio Cipriani e Claudio Tessarolo. E' meno bella del vicino Cappuccio del Fungo ma interessante per la formazione geologica che si incontra lungo l'ultimo tiro: un anfiteatro a semicerchio, perfetto, scavato dall'erosione del ghiacciaio delle ere glaciali. Anche lungo la via la roccia ha una formazione a rigole più accentuata che sul vicino Cappuccio. La via presenta un tiro più duro di tutto il resto della via, ben attrezzato a fix ma piuttosto forzato, anche se divertente. Per la ripetizione bastano 6 rinvii e qualche cordino per le soste e gli arbusti.

Accesso: l'attacco è posto prima del Cappuccio del Fungo al di sotto di un pronunciato tettino e a destra del canale della Cipriani-Sitta, altra via famosa e ripetuta della parete.
  1. Salire al tettino ed evitarlo a destra con movimenti di aderenza (fix), poi per il diedro rotto raggiungere il terrazzo di sosta (10 m; V, sosta da attrezzare su clessidre).
  2. Obliquare in placca a sinistra fino ad uno strapiombino a lame che va oltrepassato per raggiungere una piccola marmitta dove si sosta su fix (30 m; III+).
  3. Continuare ad obliquare un poco a sinistra e passare nel corridoio tra due macchie di vegetazione molto fitte, poi obliquare a destra (cordone verde) e infilarsi tra le piante per raggiungere una comoda terrazza di sosta (25 m; II+).
  4. Salire il pilastrino a sinistra della sosta (a dx c'è la via del Porce) e sostare su albero nella marmitta (15 m; III+).
  5. Salire a destra della marmitta per un diedrino e da qui ci sono due possibilità: a) a destra seguire la lama e poi vincere una pancetta per raggiungere roccia più appoggiata e sostare su un golfaro appena sotto il ciglio della parete (25 m; III); b) salire dritti lungo le rigole verso la macchia di vegetazione e aggirarla a sinistra per sostare su albero fuori dalla parete (30 m; III+).
Discesa: dritti tra la vegetazione e uscire sul sentiero principale che si segue a sinistra fino al parcheggio (10 min.).

L'attacco della via è sopra il bollo rosso aggirando a destra il tetto

Vista dal secondo tiro

L'uscita dalla marmitta gigante

Conformazioni


RODA DEL CANAL


E' la parete più bella e comoda dei Tessari ma ha itinerari sportivi più ardui del vicino Trapezio. Alcune vie sono diventate giustamente molto frequentate, altre sono state un po' abbandonate. Tutte le vie si svolgono su ottima roccia e sono molto divertenti, meritevoli di ripetizione, chiodati a fix lungo i tiri e alle soste. Le vie sono opera di Eugenio Cipriani e Mario Brighente.

Accesso: da Affi seguire per Brentino e raggiungere il piccolo abitato di Tessari scavalcano l'autostrada e il canale Biffis e parcheggiare a sinistra in un campo davanti a una casa in costruzione.

La Roda del Canal.
Verde: Alalazo
Rosso: Fessura Kiki
Giallo: via del Bafo
Azzurro: lungo il fiume sull'acqua
Arancio: Pensieri nell'aria
Viola: Varo, redde mihi legiones

VIA ALALAZO


E' con la vicina Fessura Kiki la più ripetuta della Roda, ben attrezzata a fix e su roccia stupenda. Aperta dall'infaticabile Eugenio Cipriani, per ripeterla bastano solamente i rinvii.

Accesso: dal parcheggio davanti alla casa in costruzione salire leggermente la stradina e poi deviare a sinistra sopra il vigneto per aggirarlo e raggiungere la base della parete. Infilarsi nella fitta vegetazione seguendo i sentierini e cercare l'attacco a destra del grande diedro giallo ben visibile al centro della parete. Attacco a sinistra della seguente Fainomena kai Dosemeia (nome alla base, 5 min.).
  1. Salire per roccia ammanigliata ma verticale verso sinistra non facendosi tentare dai fix che deviano verso il diedro a destra e raggiungere la sosta su terrazzino (20 m; 4b).
  2. Salire verticalmente lungo la placca fino ad un terrazzino con albero (20 m; 4a).
  3. Ancora verticalmente per roccia bucherellata fino alla grande cengia mediana (30 m; 4a).
  4. Ignorare il diedro che si alza a destra e salire verso lo strapiombo rigato da fessure e superarlo direttamente con passo non facile, poi continuare per la placca a rigole seguente e raggiungere la sosta posta alla sommità (25 m; 5b/5c poi 4c).
Discesa: salire le roccette a sinistra e raggiungere un prato, infilarsi nel boschetto in salita e andare a sinistra per sentierino fino ad una ben marcata traccia segnata da due robusti ometti. Seguirla e al primo bivio tenere la destra e continuare a scendere fino al parcheggio (15 min.).

La Roda del Canal

Primo tiro

Lo strapiombo chiave della via


FESSURA KIKI


Bellissima e logica via di Brighente che sale la fessura giallognola al centro della parete. Malgrado le numerose ripetizioni la via ha ancora un tiro friabile che richiede attenzione. Chiodatura generosa, bastano solo i rinvii.

Accesso: come per Alalazo ma spostandosi a sinistra fino sotto la verticale del diedro (nome alla base).
  1. Salire una prima placca grigia appoggiata e sostare sotto la partenza del diedro giallo vero e proprio (15 m; 4c).
  2. Salire la fessura gialla verso sinistra con un solo passo da capire e raggiungere la scomoda sosta su un pulpitino dove il diedro si divide in due. 15 m; 5b e 1 passo 5c.
  3. Salire per la fessura di destra su roccia un po' friabile ma sempre ben chiodata e ammanigliata fino alla sosta scomoda sopra un albero. 20 m; 5b.
  4. Superare il caminetto a destra e sbucare sulla grande cengia e si sosta alla base della parete successiva, falesia Rotaryrampega. 20 m; 5a e poi facile.
  5. Salire la placca direttamente sopra la sosta (freccia) con un passo impegnativo al centro e poi facilmente fino alla spaziosa sommità. 30 m; 1 passo 5c poi 5a.
Discesa: salire per sentierino nel boschetto e percorrere la traccia verso sinistra fino a due ometti che segnano la partenza del sentiero che riporta alla base (15 min.).

Attacco

Secondo tiro

Terzo tiro

VIA DEL BAFO


Linea di Mario Brighente del 2016, su ottima roccia e con una linea che va alla ricerca dei punti deboli dei gialli sovrastanti, conta ormai un'infinità di ripetizioni, tanto che la prima placca, passaggio chiave della via, ha ormai gli appoggi lucidati e scivolosi. Tutta la via è attrezzata a fix, soste incluse. Per la ripetizione portare 10 rinvii e un paio di fettucce per attrezzare le soste nei boschetti.

Accesso: dal solito parcheggio nel vigneto portarsi sotto la parete della Roda, proprio al centro, dove la parete superiore è tagliata da un grande diedro giallo obliquo ben riconoscibile (decisamente a sinistra della Fessura Kiki e a destra della via seguente; 5 min., nome alla base).
  1. Scalare la placca facendo attenzione agli appoggi lucidati e spostarsi verso sinistra a una paretina fessura verticale. Superarla e raggiungere il minuscolo gradino di sosta. 25 m; 6a sostenuto.
  2. Obliquare a sinistra ad un grande spuntone che suona a vuoto; toccarlo il meno possibile e innalzarsi verticalmente per uno strapiombino ammanigliato, poi nel fondo del diedro giallo fino alla scomodissima sosta in placca. 20 m; 5b.
  3. Traversare a destra su una minuscola increspatura per i piedi fino ad uno spigolo (cl.); rimanere un po' alti e continuare a traversare a destra fino al terrazzino di sosta. 25 m; 6a o 5c/A0.
  4. Superare il diedro sopra la sosta e poi le rocce facili uscendo sulla terrazza erbosa. 20 m; 5a, sosta da attrezzare su albero.
  5. Trasferimento: attraversare il boschetto fin sotto la successiva parete Rotaryrampega. 20m.
  6. Dritti per roccia bucherellata ma sporca con alcuni movimenti un po' fisici (cl. e fix) e sbucare sulla sommità. 30 m; 5b, sosta da attrezzare su albero.
Discesa: salire in mezzo ai cespugli per tracce senza farsi tentare da quelle che portano subito a destra in discesa e individuarne una segnata da due robusti ometti che si inoltra nel bosco. Seguirla e al bivio tenere la destra e raggiungere di nuovo il parcheggio.

Il primo tiro dall'alto

Il secondo tiro

Dal traverso del terzo tiro


LUNGO IL FIUME SULL'ACQUA

E' la prima via aperta sulla Roda del Canal da Eugenio Cipriani in stile alpinistico e poi richiodata a fix dallo stesso. Se non fosse che soffre la vicinanza di vie più pubblicizzate e ripetute, per il suo ordine di difficoltà, incluso il superamento diretto del tetto, potrebbe essere candidata a più bella della Roda, ma purtroppo è sporca di erba e arbusti che la penalizzano. Malgrado ciò la via si lascia arrampicare bene e regala bei passaggi di ragionamento. La via è attrezzata a fix lungo i tiri e alle soste, portare 10 rinvii e cordini per attrezzare le soste finali.

Accesso: dal parcheggio davanti alla casa in costruzione salire la stradina e traversare a sinistra per evitare il campo di proprietà privata portarsi al centro della parete della Roda lungo il canale Biffis e individuare la grande placca tagliata da una sottile fessura obliqua da sinistra a destra di "pensieri nell'aria". La via segue le placche grigie immediatamente a destra (il tetto non è subito visibile). Imboccare la traccia a ometti nel boschetto e raggiungere l'attacco (5 min., nome alla base).
  1. Alzarsi verso l'albero con cordone a destra superando un muro molto sporco, poi proseguire verso il tetto. Qui ci sono 2 opzioni: superarlo a destra facilmente ma con un passo atletico oppure vincerlo direttamente al centro (fix e cl. in entrambi i casi). Continuare per crestina fino alla sosta. 25 m; 5a.
  2. Proseguire lungo il muro grigio verticale impegnativo e con un paio di passi non facilmente intuibili per piegare un po' a destra alla stretta sosta sotto un albero. 20 m; 5c+.
  3. Alzarsi sul murettino bianco e piegare a destra per evitare l'albero, poi inerpicarsi alla stretta sosta in una nicchia. 10 m; 4c, tiro molto sporco.
  4. A destra, salire la placca appoggiata e delle roccette erbose per sbucare sulla cengia sotto la falesia Rotaryrampega. 30 m; 4a, altro tiro sporco, sosta da attrezzare su albero.
  5. Ci sono varie possibilità. Si potrebbe seguire il facile ultimo tiro di Pensieri nell'aria (freccia e nome) ma ritengo sia meglio spostarsi sulla linea di fix appena a sinistra. Tale tiro risale una placca verticale a lame e rigole fantastica ed è il tiro che da solo vale la via. Dopo il risalto verticale si obliqua a destra e si sosta in comune con pensieri. 30 m; 5b, sosta su clessidra.
Discesa: salire in mezzo ai cespugli per tracce senza farsi tentare da quelle che portano subito a destra in discesa e individuarne una segnata da due robusti ometti che si inoltra nel bosco. Seguirla e al bivio tenere la destra e raggiungere di nuovo il parcheggio.

Lungo il fiume sull'acqua 1
La bella placca del secondo tiro

lungo il fiume sull'acqua 5
Vista dall'alto sul quinto tiro

PENSIERI NELL'ARIA


Aperta nel 2016 da Brighente e Confente, la via, tra le più belle della Roda e della zona, vince direttamente la placca giallo-grigia tagliata da una fessura posta al centro della bastionata. La via presenta due tiri piuttosto impegnativi in libera ma sempre ben chiodati a fix. Portare solo i rinvii.

Accesso: dal parcheggio davanti alla casa in costruzione salire la stradina e traversare a sinistra per evitare il campo di proprietà privata portarsi al centro della parete della Roda lungo il canale Biffis e individuare la grande placca tagliata da una sottile fessura obliqua da sinistra a destra. Imboccare la traccia a ometti nel boschetto e raggiungere l'attacco (5 min., nome alla base).
  1. Obliquare a sinistra su una placca bucherellata fornita di buone lame, con qualche ciuffo d'erba, fino alla sosta su un minuscolo gradino. 20 m; 5a.
  2. Salire in verticale e sostare immediatamente sotto la placca su una cornice. 10 m; 4a.
  3. Superare lo strapiombo sopra la sosta (più facile stando a sinistra) e seguire il diedro svasato ma con ottime maniglie che obliqua a destra fino a una concrezione che richiede un po' di ragionamento. Pervenire alla scomodissima sosta su scaglia. 20 m; 6a.
  4. Innalzarsi a destra con difficoltà su appigli minuscoli e traversare a destra ad una fessura svasata e strapiombante che si risale fino alla grande cengia. 15 m; 6c+/7a o A1.
  5. Percorrere la grande terrazza evitando un grosso blocco con fix sulla destra (diretto: 6a) e portarsi fino alla parete terminale, lato destro della falesia Rotaryrampega. 30 m.
  6. Salire la placca rigole per uno dei tiri anche se la via andrebbe nel caminetto sulla destra, le difficoltà rimangono sempre le stesse. 30 m; 4b/4c.
Discesa: salire in mezzo ai cespugli per tracce senza farsi tentare da quelle che portano subito a destra in discesa e individuarne una segnata da due robusti ometti che si inoltra nel bosco. Seguirla e al bivio tenere la destra e raggiungere di nuovo il parcheggio.

Primo tiro

Il bellissimo terzo tiro

Tiro chiave

VARE, REDDE MIHI LEGIONES


Bella linea di Eugenio Cipriani lungo un pilastro panciuto sito all'estrema sinistra della Roda. Purtroppo la via è poco frequentata, è sporca di erba e presenta lastre instabili al terzo tiro, qualcuna di notevole dimensione. Meriterebbe più cura e attenzione in quanto più bella e logica di Alalazo. Bastano solo i rinvii e qualche cordino.

Accesso: come alla via precedente solo che occorre traversare più a sinistra e individuare la fascia di rocce grigie con al centro una grossa pianta che la taglia in due. Entrare nel boschetto alla sua base e cercare in alto due tetti sovrapposti (5 min., nome alla base).
  1. Alzarsi un po' a sinistra in placca e traversare a destra portandosi sulla verticale dei tetti (erba fastidiosa) salire e superare direttamente il primo tetto (molto bello) e di lato il secondo arrivando alla sosta su buon terrazzo. 25 m; 5a e 5b.
  2. Salire la crestina di rocce un po' a sinistra fino alla bella terrazza alla base della grande placca destra del pilastro. 20 m, 3c.
  3. Traversare a destra fino al bordo di una nicchia, innalzarsi con cautela a causa della roccia rotta e superare un tratto liscio tendendo un po' a sinistra e salire a un terrazzino con golfari. Non sostare ma salire ancora su roccia molto rotta per pochi metri fino alla grande cengia e si sosta su pianta. 30 m; 4c.
  4. Traversare a destra fino alla base della falesia Rotaryrampega dove si legge "Zig Zag". 30 m.
  5. Salire liberamente la placca sovrastante ma è bello se ci si tiene a destra sul liscio, dove ci sono le rigole e sostare alla sommità. 30 m; da 4a a 4c a seconda del tiro.
  6. Traversare la terrazza e salire la paretina (eventualmente slegati) per arrivare alla sommità della Roda. 20 m; II.
Discesa: da qui semplice e intuitiva, seguire il sentierino nel bosco fino ad intercettare la traccia principale con ometti che porta alla base, come negli itinerari precedenti.

Primo tiro dal basso

Placca del terzo tiro

NOTA: sulla sommità si vedono sbiaditi segni rossi e ometti che portano subito in discesa a destra ed è molto facile imboccarli perché estremamente intuitivi. E' una discesa più rapida ma decisamente disagevole perché si butta in un ghiaione di grossi blocchi dove è facile farsi male. Da evitare!!


MONTE CORDESPINO


E' la lunga bastionata che sovrasta Tessari e che è sormontata da una possente fortezza militare austroungarica. Sebbene a prima vista le pareti non siano di grande ispirazione su di essa sono state tracciate alcune vie sportive molto belle e su ottima roccia che però hanno richiesto un lungo lavoro di pulizia.

LEONE DI NEMEA


E' la via più lunga della bastionata, terminata nel 2019 da Brighente e co. Bella salita su ottima roccia, a parte un tiro, non difficile e chiodata alla perfezione. Assolutamente meritevole perché "plaisir" nel senso stretto del termine.

La via

Accesso: dal parcheggio davanti alla casa in costruzione di Tessari salire la stradina sterrata che ben presto diventa buon sentiero. Al bivio seguire a destra e dopo alcuni tornanti e dopo una colata ghiaiosa, individuare una traccia a bolli rossi che sale ripida nel bosco (occhio a non confondersi col sentiero di discesa che si incrocia poco prima, recentemente segnato a bolli rossi). Seguirla ma a pochi metri dalla parete traversare a sinistra ad una piccola vecchia cava. L'attacco è proprio al centro di essa (nome alla base, 20 min.).
  1. Scalare il diedrino e piegare a destra per placche fino a un colatoio che si risale fino alla sosta posta sotto un risalto. Conviene non sostare ma salire ancora fino alla scomoda sosta su albero posta sotto una placca verticale. 35 m, primi due tiri concatenati, 5a e 1pp 5b.
  2. Salire la placca sovrastante uscendo poi a sinistra con un traverso difficile, poi per roccia più facile alla sosta. 30 m; 5c+.
  3. Scalare la placca ammanigliata sopra la sosta fino in cima a un pilastrino e sostare alla base del diedro obliquo a sinistra. 25 m; 5b; concatenabile al precedente con un tiro molto lungo.
  4. Proseguire nel fondo del diedro per buone maniglie e dove strapiomba traversare a sinistra fino alla costola del diedro (passo chiave 6a+) e proseguire in placca lungo essa per piccole tacche fino alla sosta a metà del diedro. 25 m; 6a e 6a+(A0).
  5. Ancora nel fondo del diedro e poi per roccia più abbattuta fino all'ampio terrazzo sopra la prima grande bastionata. 20 m; 5a.
  6. Salire la placchetta friabile dritta e poi piegare a sinistra in obliquo saggiando accuratamente gli appoggi fino all'albero sotto un ben visibile diedro pulito, tutto spostato a sinistra. 30 m; 4a; molto friabile.
  7. Salire il bel diedro non facile sopra la sosta e sostare comodamente su albero appena usciti fuori. 15 m; 6a.
  8. Andare sotto la parete sovrastante e traversare a destra fino ad una sosta su due clessidre e la scritta "Leone di Nemea" che indica la prosecuzione. 15 m.
  9. Proseguire lungo la parete sovrastante, abbastanza impegnativa e sfruttare le lame dello strapiombo per obliquare a sinistra via via più facilmente fino all'ampia cengia di sosta con cavo metallico. 20 m; 6a.
  10. Traversare a sinistra fino a una spaccatura che taglia la parete sovrastante e che va risalita con difficoltà per sostare poi su albero in cima. 15 m; 5c.
Discesa: seguire il sentiero con segnavia giallo-blu-rosso a sinistra che percorre la dorsale. Giunti alla sella a metà strada col forte militare ben visibile, scendere per una traccia a sinistra segnata a bolli rossi e ad un bivio all'altezza della falesia a destra scendere verso sinistra seguendo ometti e bolli rossi onde evitare tratti molto ripidi. Dopo alcuni minuti si torna al sentiero d'attacco e per questo di nuovo al parcheggio. Mezz'ora.

Prima lunghezza

Placchetta del secondo tiro

Il bellissimo diedro grigio, chiave della via

Nel tiro 6 il diedro da la direzione della via.

Ultima difficile placca

ROSSO KORA

Una delle ultime vie  nate sulle bastionate di Tassari, ad opera di Mario Brighente, D. Beltrame e C. Gotter nel Febbraio 2021 e si propone nella prima parte di esplorare i grandi strapiombi rossastri con una linea che ricerca roccia più solida possibile. La parte superiore invece si destreggia su placchette e rocce rotte fino alla cima del Cordespino. La chiodatura è ottima a fix ma la roccia in via richiede attenzione perché è in parte friabile. Per la ripetizione sono sufficienti 12 rinvii e fettucce per attrezzare l'ultima sosta.

La via

Accesso: dal parcheggio davanti alla casa in costruzione di Tessari salire la stradina sterrata che ben presto diventa buon sentiero. Al bivio seguire a destra e dopo alcuni tornanti e dopo una colata ghiaiosa, individuare una traccia a bolli rossi che sale ripida nel bosco (occhio a non confondersi col sentiero di discesa che si incrocia poco prima, recentemente segnato a bolli rossi). Giunti sotto la parete percorrerla verso destra fin sotto la verticale dei grandi rigonfiamenti rossi. Nome alla base di un diedro giallastro (25/30 min. dal parcheggio).
  1. Scalare il diedro strapiombante superando un tettino a sinistra (roccia rotta) e poi un altro strapiombo a destra per raggiungere la comoda sosta . 25 m; 6a.
  2. Alzarsi per delle roccette e per sentiero traversare a destra alla base dei grandi strapiombi. 20 m; facile; sosta su alberi o su fix a sinistra.
  3. Entrare nella placca rossastra da sinistra su una cornicetta e poi innalzarsi direttamente per strapiombo faticoso (roccia un po' rotta); traversare a destra e per parete verticale e biancastra raggiungere una sosta stretta ma comoda. 25 m; 6a+.
  4. Tiro chiave: traversare 2 m a destra su un macigno e innalzarsi lungo lo strapiombo biancastro e levigato (roccia rotta) con movimenti da capire, poi proseguire per un bel diedro fino al pulpito di sosta. 20 m; 6b e 6a.
  5. Ancora a destra per imboccare un bel diedro superando uno strapiombo (attenzione al pilastro che si tira che alla sommità risulta un po' malfermo) e uscire dagli strapiombi. 20 m; 6a.
  6. Traversare a destra obliquando per roccia rotta fino ad una marmitta alla base di una placca lavorata. 25 m; 4a.
  7. Superare direttamente la placca per belle maniglie e ottima roccia lavorata, poi via via più rotta fino ad un ampio terrazzo di sosta. 30 m; 5b e 4c.
  8. Scalare direttamente la placchetta a buchi e poi il muro inclinato lavorato fino alla sommità dello spalto, in un boschetto. 30 m; 5a, poi facile; sosta su albero.
Discesa: continuare a salire per le roccette del crinale deviando poi a sinistra per tracce (ometti) fino a raggiungere la sommità del Monte Cordespino ove si incrocia il sentiero della cresta (segnavia blu, giallo, rosso). Seguirlo verso sinistra fino ad una forcella dove si incontra un sentiero a bolli rossi che riporta a valle (molto ripido; 1 ora dalla cima).

Primo tiro

Terzo tiro

Il passaggio di 6b al quarto tiro

Ultimo tiro


PACE SENZA CONFINI


Finita a inizio 2022 da Mario Brighente e Toni Zanetti, è una delle vie più lunghe del settore, insieme al Leone di Nemea. Arrampicata piacevole e mai difficile, con due tiri finali sostenuti, secondo me i tiri chiave della via. La roccia, lungo la fascia grigia che contorna i grandi strapiombi, richiede attenzione, malgrado la frequentazione elevata abbia ripulito abbastanza da detriti vari l'itinerario. La via è completamente attrezzata a fix e qualche chiodo sui tiri e le soste, bastano 12 rinvii.

Il tracciato della via


Accesso: dal parcheggio davanti alla casa in costruzione di Tessari salire la stradina sterrata che ben presto diventa buon sentiero. Al bivio seguire a destra e dopo alcuni tornanti e dopo una colata ghiaiosa. Proseguire oltre fino ad una radura posta su una specie di spallone (circa in corrispondenza del Trapezio), continuare lungo il sentiero ancora un centinaio di metri, superando un'altra piccola colata ghiaiosa con traccia e trovando poco oltre un sentiero segnato da ometti e bolli rossi che sale a sinistra nel bosco. Seguirlo fino sotto una paretina rocciosa da cui si traversa a destra il canalone e si raggiunge un'altra paretina rocciosa posta poco più in alto. Appena a sinistra, sotto un diedrino, inizia la via (nome sbiadito alla base; 30 min. dal parcheggio).
  1. Per roccette e facile diedrino montare su un'ampia cengia di sosta. 20 m; 4a.
  2. Alzarsi 1 m a sinistra e traversare su roccia gialla ad un camino sotto cui si sosta. 10 m; 4a.
  3. Scalare il camino di buona roccia superando un primo strapiombo e, dove si stringe nuovamente a strapiombo, uscire a sinistra sullo spigolo facendo attenzione alla roccia (possibile anche diretto ma più difficile e sprotetto, ma su roccia migliore), poi piegare a destra alla sosta. 25 m; 5a/5a+ (5c se diretto).
  4. Dritti per placca a tacche alla sosta successiva. 25 m; 5a.
  5. Superare un diedrino e poi per placca stando leggermente sulla sinistra (a destra è più facile ma un po' rotto) raggiungere la sosta. 25 m; 5b.
  6. Innalzarsi per la rampa stando un po' a sinistra e facendo attenzione alle lame rotte, poi vincere uno strapiombetto verso destra e uscire su comoda cengia. 20 m; 5a, 1 pp. 5c.
  7. Seguire la traccia a destra per le roccette fino alla base di una paretina. 20 m; facile.
  8. Scalare la paretina uscendo su una nuova cengia boscosa. 30 m; 4a.
  9. Trasferimento: prendere il sentiero a destra che con ripide svolte su un ghiaione porta in un boschetto alla base di una placca parabolica. 100 m.
  10. Superare la placca a forma di parabola sullo spigolo destro e sbucare su un'altra cengia, alla base della falesia del Babo, sotto una fessura. 20 m; 4a.
  11. Scalare la fessura obliqua a sinistra e poi traversare a destra per placca rigata da cornici, doppiando uno spigoletto, poi in verticale fino alla cengetta di sosta. 25 m; 5c pieno e sostenuto.
  12. Spostarsi a destra e vincere direttamente il tettino (5c/6a), poi seguendo il pilastro uscire in cima al Cordespino. 25 m; 5c.
Discesa: percorrere lungamente il sentiero a sinistra che percorre la dorsale stando sopra le pareti fino alla sella che precede il forte San Marco (piazzola con numerosi ometti), continuare ancora alcuni metri nel bosco fino a un sentiero ripido a bolli rossi che scende verso sinistra e che riporta a Tessari (1,00 ora dalla cima).

Secondo tiro

Placca del quinto tiro

image of the parabolic rock plate at tenth pitch
Placca parabolica

Undicesimo tiro, stupendo

TRE PILASTRI

Bella e non difficile via che sale lungo il marcato sperone che sorge tra le bastionate e il forte San Marco. E' stata percorsa e ripulita in più riprese da Mario Brighente, Silvio Scandolara, Marco Canova e Matteo Marchette nel 2019 ed è molto ripetuta. La chiodatura è mista a fix, chiodi e clessidre, posizionati sempre dove serve. Per la ripetizione bastano 10 rinvii e qualche cordino, i friend noi non li abbiamo usati ma potrebbero essere utili a qualcuno poco esperto. Soste tutte su fix eccetto due.

Il tracciato della via

Accesso: dal parcheggio presso il rustico di Tessari salire la stradina bianca tra i vigneti deviando a sinistra al primo bivio per un nuovo sentiero diretto a bolli e frecce gialle che porta direttamente alla congiunzione col sentiero CAI 71. Nei pressi della congiunzione trovare un ometto di sassi che segnala la partenza della traccia che si addentra in un piccolo ghiaione fino alla base dello sperone, presso una vecchia cava (20 min. dal parcheggio, lo sperone resta sempre ben visibile).
  1. Partire da destra del grande strapiombo e obliquare a sinistra superando una rigola un po' liscia (5 fix), poi aggirare a sinistra lo strapiombo a mattonelle uscendo su terrazzo presso il grande albero. 20 m; 5c+ o 5a/A0.
  2. Obliquare per paretina a destra (fix) fino ad un albero (cordone), oltrepassarlo e continuare fino alla sosta sotto un tratto più appoggiato. 25 m; 4b.
  3. Salire verso sinistra fino ad una fessuretta che si supera direttamente, continuare verso sinistra fino ad una sosta intermedia che conviene saltare se non c'è affollamento e scalare direttamente il bel pilastro sovrastante (fix e clessidre) fino alla sosta sullo spallone. 35 m; 4c. 
  4. Traversare verso destra nel bosco per roccette e tracce fino sotto il secondo pilastro e sostare su albero. 30 m; III.
  5. Salire dapprima verticalmente fino al chiodo e spostarsi a destra ad una clessidra, innalzarsi di forza sulla sovrastante rigola (cl.) e poi a destra fino ad un chiodo, proseguendo poi verticalmente per roccia lavorata fino alla comoda sosta sulla seconda spalla. 30 m; 5b, possibile integrare con friend.
  6. Per tracce e roccette portarsi sotto il terzo pilastro. 25 m; facile.
  7. Partire a destra della sosta e poi attraversare la placca liscia (1 cl., 1 ch., 1 arbusto) per spostarsi a sinistra nella rigola ben ammanigliata che si segue fino a un chiodo. Proseguire lungo il diedro ad arco (numerosi fix) che piega gradatamente a sinistra alla scomoda sosta. 25 m; 1 passo 6a (A0) e poi 5c (A0).
  8. Traversare la placca liscia a sinistra (A0 o 6c) e poi continuare lungo la placca sotto il tetto (molti fix) uscendo dal suo bordo sinistro e continuare a traversare a sinistra su lame fino alla sosta alla base di un canalino. 35 m; A0 e 5c.
  9. Salire a destra la placca e poi il canalino superando a metà uno strapiombo (ch. e fix) arrivando alla base della falesia Placca d'argento. Non sostare ma proseguire lungo lo speroncino subito oltre per sostare poi su clessidre in cima. 40 m; 5a, poi 4a.
Discesa: per tracce scavalcare il dosso di pietroni e scendere poco sul lato opposto fino ad intercettare il sentiero del Cordespino che si segue a destra per 5 min. fino ad un'ampia sella con in vista le bastionate. Prendere la traccia a bolli rossi immediatamente a destra e dopo un salto con corda fissa scendere a sinistra per traccia ripida che conduce al bosco e quindi al sentiero CAI. Non seguirlo ma scendere alcuni metri verso sinistra in direzione di un grande ometto per beccare la strada bianca che porta al parcheggio (50 min.).

Lo sperone su cui si svolge la via. Al centro tra gli alberi la cava dove si parte.

Il primo tiro nel passo della rigola

Il terzo tiro con la bella placca.

La bellissima placca del secondo pilastro

Il settimo tiro, il primo sul terzo pilastro



Lungo il traverso del tiro 8.

L'ATTIMO FUGGENTE


L'ultima nata ad opera di Mario Brighente e Daniele dal Ceré il 4 gennaio 2023; sale una parete a sinistra dei Tre Pilastri su roccia sostanzialmente buona, ancora un poco da ripulire. La chiodatura è completamente a fix; per la ripetizione bastano 10 rinvii e fettucce per la sosta d'uscita su albero.

La parete col tracciato della via

Accesso: dal parcheggio presso il rustico di Tessari salire la stradina bianca tra i vigneti deviando a sinistra al primo bivio per un nuovo sentiero diretto a bolli e frecce gialle che porta direttamente alla congiunzione col sentiero CAI 71. Nei pressi della congiunzione, sulla destra, trovare un ometto di sassi che segnala la partenza della traccia che si addentra in un piccolo ghiaione fino alla base dello sperone dei Tre Pilastri. Traversare a sinistra nel boschetto (nastri e ometti) e tagliare in orizzontale un'altra lingua ghiaiosa fino ad un altro boschetto, poi salire a destra per tracce fin sotto la parete (20/25 min. dal parcheggio, nome alla base).
  1. Per uno speroncino verticale e poi per rocce facili pervenire ad un terrazzino di sosta. 15 m; 5a.
  2. Obliquare a sinistra lungo una bella placca grigia verticale per sostare in una nicchia gialla sotto un robusto strapiombo. 25 m; 5c.
  3. Traversare per bella lama a destra fin dove lo strapiombo si esaurisce e risalire le rocce articolate (attenzione che a destra, presso l'albero, la roccia è marcia) piegando a sinistra ad una placca inclinata dove si sosta. 20 m; 5b.
  4. Traversare a sinistra con attenzione fino a un pilastro (attenzione, spaccato). Scalare la placca bucherellata sovrastante e obliquare a sinistra al gradino di sosta. 30 m; 5b.
  5. In obliquo a sinistra vincendo poi una placchetta liscia con buchetti, poi per roccia facile ma molto rotta si perviene sulla sommità. 20 m; 6a, sosta su albero.
Discesa: andare a sinistra in leggiera salita, seguendo la traccia a bolli rossi, poi scendere per un ripido canalone boscoso che porta ad un marcato sentiero proveniente dalla Roda del Canal. Da qui a sinistra si rientra a Tessari (30/40 min.).

Bellissima placca del secondo tiro

Traverso del terzo tiro

Traverso del quarto tiro

CAI 100/30


Itinerario sportivo aperto su un grigio pilastro appartato, sito proprio sopra la Roda del Canal. Tracciato da Cristian Confente, Giuliano Gallerani e Giovanni Preghiera nel 2018, è una via divertente e ben chiodata a fix e clessidre, su roccia squadrata e ben ripulita. E' un buon proseguimento per le corte vie della Roda oppure combinata con la vicina "l'attimo fuggente". Per la ripetizione bastano 12 rinvii, soste a fix.

Accesso: dal parcheggio presso il rustico di Tessari salire la stradina bianca tra i vigneti deviando a sinistra al primo bivio per un nuovo sentiero diretto a bolli e frecce gialle che porta direttamente alla congiunzione col sentiero CAI 71. Girare a sinistra per andare in cima alla Roda del Canal fino a notare sulla destra un cavo in ferro da cui diparte una traccia. Seguirla prima nel boschetto e poi su un ghiaione ripido fino alla base del pilastro grigio. Spostarsi a destra qualche metro e trovare l'attacco, nome alla base (20 min.).
  1. Salire per facile rampa verso sinistra e poi montare su una cengia traversando a destra qualche metro. 25 m; II+.
  2. Alzarsi su parete lavorata e obliquare a sinistra su placca portandosi sul filo del pilastro e vincere due placchette un po' atletiche e sostare un un'alcova giallastra. 30 m; 5b.
  3. Dritti per placca lavorata su spigolo e poi traversare a destra su placca con clessidre fino ad una scomoda sosta. 15 m; 5a.
  4. Salire dritti il muro appoggiato ma un po' sporco di vegetazione (fix e cl.) e raggiungere un bel terrazzo. 20 m; 4a.
Discesa: salire le roccette erbose seguendo la traccia tra la vegetazione e arrivare sulla sommità dello spalto dove si rinviene il sentiero di discesa che si segue a sinistra per canale fangoso (molto ripido, corde fisse) e che in breve riporta all'attacco.

cai 100/30 tiro 2
Il bel secondo tiro

cai 100/30 tiro 3
Placca del terzo tiro


CHIUSA DI CERAINO

La Chiusa di Ceraino è il profondo canyon in cui scorre l'Adige prima di tuffarsi in pianura. Buona parte delle pareti della gola sono percorse da vie di arrampicata, soprattutto sportive, ma anche alcune alpinistiche. Posto romantico e appartato in cui gli itinerari sono tutti difficili.

Accesso: l'accesso alle vie dipende dai settori. Il settore della Falesia di Ceraino si raggiunge dal centro di Rivoli Veronese, poco dopo la chiesa (o poco prima provenendo da nord) e svoltando in via Martiri del Lavoro per poi imboccare in discesa via Battello che va seguita fino alla fine, anche dopo lo stretto ponticello e il lungo sterrato. Essa termina in un vigneto. La sponda opposta della gola ha come base di partenza il Bar Trattoria alla chiusa, lungo la statale che da Verona Nord sale verso Trento.

FALESIA DI CERAINO


E' il settore più a nord, dove termina via Battello (dal fatto che ai primi del '900 un battello permetteva l'attraversamento del fiume). Formato da placche grigie e da grossi tetti che lo chiudono in alto.

CARMINA BURANA

Bellissima via alpinistica che segue una logica serie di fessure e di placche cercando i punti deboli del cuore della bastionata aggirando i tetti in maniera astuta. Aperta Bruno Bettio e Michele Maccrì nel 1984 e successivamente restaurata senza alterare il suo carattere alpinistico. Portare cordini per le clessidre e un set di friend da 0.5 (o anche più piccoli) fino al 3, eventualmente un paio di chiodi e martello (ma non indispensabile, vedi il racconto).

Accesso: dallo spiazzetto dove si può parcheggiare proseguire per traccia di sentiero che costeggia il fiume fino a dove si interrompe, presso l'attacco di "una faccia, una razza". Salire lo spigoletto con fune metallica e attaccare poco più in alto dove piega a destra e sinistra (nome alla base).
  1. Alzarsi per rocce erbose fino ad un leccio e traversare a destra al terrazzino di sosta su fix alla base di un grande camino (15 m, IV+). Variante: seguire la prima lunghezza di "una razza, una faccia" lungo una placca, abbastanza forzata e piuttosto viscida, fino alla base di un diedro. Scalare lo spigolo a destra e raggiungere una sosta da cui si traversa a destra alla sosta originale (30 m; VII bello pieno ma azzerabile).
  2. Salire il camino superando una strozzatura (1 ch. a destra sullo spigolo) e raggiungere due chiodi vicini da cui si traversa a destra su buone prese ma piccoli appoggi fino alla nicchia di sosta su fix, sotto il camino parallelo (20 m; IV+ e V+).
  3. Salire il colatoio rossastro sovrastante (1 fix a dx) e immettersi nel seguente profondo camino (1 cl.) che si presenta viscido e con appoggi arrotondati (1 ch.). Salirlo tutto e vincere lo strapiombo che lo chiude con arrampicata molto faticosa (VI+ tosto, A0 su friend e 6 clessidre)) da cui pendono i cordoni delle clessidre. Alla fine traversare a sinistra (2 cordini, IV) ad una buona cornice di sosta su fix (30 m; V+ il colatoio, poi VI e VI+/VII il resto).
  4. Il tiro più bello della via: scalare il diedro sopra la sosta superando un blocco squadrato a sinistra (VI) fino ad 1 cl. con filo di ferro. Traversare sotto il tetto a sinistra (1 cl.) fino allo spigolo e percorrere il seguente diedro (1 ch. a sinistra in basso). Vincere il tettino sovrastante a sinistra (1 cl.) pervenendo ad una scomoda sosta sul bordo del tetto su fix (20 m; VI sostenuto).
  5. Tiro chiave: alzarsi su buone lame fino al tetto (1 ch.) e traversare a destra a 2 chiodi con cordino da cui si scende 2 m e si traversa ad altri 2 chiodi vicini (conviene pendolare, sia al primo che ai secondi). Percorrere la placca bianca sovrastante (fix poco utile in alto a dx) fino alla stretta sosta accanto al tetto (15 m; V e VI).
  6. Salire in obliquo a destra su lame (1 fix in alto a sx) e superare un tettino con buone lame fino ad una cengetta. Traversare a destra e scalare un diedrino (friabile) per uscire sul pianoro sommitale (15 m; V e IV).
Discesa: seguire la traccia a ometti verso destra che dopo una traversata comincia a scendere in direzione della spiaggetta sull'Adige sempre più ripida. Ad un certo punto una piccola ferrata aiuta a scendere una difficile cresta, che richiede attenzione. Arrivati al termine del cavo scendere a destra nel bosco e arrivare esattamente al parcheggino (20 min.).

La linea della via coi due camini in primo piano

Il secondo tiro nel primo camino, poi si traversa in quello di destra

Il difficile camino del terzo tiro

Il tiro che serpeggia tra i tetti

PARETE TENG

TENG

La prima via della parete della centrale elettrica che sorge sull'ansa dell'Adige. La via è stata aperta da Emanuele Perolo nel 2012; il nome deriva dal rumore dei sassi sul corrimano della centrale. Si tratta di un itinerario sportivo, non molto ripetuto e chiodato completamente a fix, su ottima roccia a gocce e concrezioni tranne al primo tiro che ha scaglie mobili. La chiodatura è messa male, spesso posizionata in punti illogici accanto alla zona che presenta la naturale sequenza di prese e questo rende scomodo a tutti i componenti della cordata concatenare bene i movimenti. Per la ripetizione abbiamo usato 12 rinvii e 2 friend piccoli, sullo 0.5 e o.75 (vedi il racconto).

Accesso: dal centro di Rivoli Veronese dirigersi a sud e imboccare via Vigo e poi svoltare in via Rocca. Al primo bivio tenere la sinistra la strada che diventa anche posta ciclabile (attenzione!!!) che va seguita a lungo fino ad un altro bivio con paletto per la pista. Qui c'è un piccolo parcheggio, altrimenti bisogna vedere lungo la sterrata più avanti. Seguire la ciclabile per 200 m fino ad una curva a gomito a destra con panchina e tabellone, poi imboccare il sentiero che scende a sinistra presso la panchina e inoltrarsi nel bosco. Al primo bivio a sinistra e al secondo a destra fino ad una cava. Andare immediatamente a destra per trovare una traccia a bolli rossi che scende il conoide detritico molto ripido fino al limite della parete, dove inizia una ferratina che scende a sinistra in una forra carsica. Seguirla, con passi atletici fino al fondo della gola, sulla riva dell'Adige. Andare per la traccia a destra, sepolta dai pungitopo e dalle ortiche e percorrere un altro pezzo di ferrata fino alla centrale elettrica. La via è proprio l'ultima prima dell'edificio, nome alla base (30-40 minuti dalla macchina).
  1. Attaccare un po' a sinistra e scalare lo spigoletto di roccia un po' rotta e terrosa fino a un tetto che si supera direttamente (lama instabile, attenzione) pervenendo al gradino di sosta molto scomodo (15 m; 5c e 1 tratto 6b).
  2. Salire la difficile placca sopra la sosta stando a destra dei fix dove si trovano degli appigli e vincere una difficile pancia molto tecnica per raggiungere la stretta sosta su gradino (20 m; 6b).
  3. Traversare facilmente a destra e seguire le scanalature sulla placca stando a sinistra dei fix fino ad una lama diedro che va vinta tenendosi un po' a destra su gocce, anche se i fix sono tutti a sinistra. Si finisce su una terrazza dove non si sosta ma si segue il diedro marrone atletico e chiodato lungo fino alla cengia di sosta, stavolta comoda (30 m; 6a e 6b la lama).
  4. Traversare a destra e passare direttamente il tetto (6a+ o A0) salendo per roccia più facile ad un caminetto che conviene superare al centro e non a destra dove ci sono i fix e si giunge sulla sommità e si sosta su albero (20 m; 6a+ e poi 5b; se si seguono i fix in placca a dx del camino 6b).
Discesa: seguire la traccia un po' a destra lungo il bordo della parete e poi cominciare a salire per vaga traccia inerbata nel bosco fino alla sommità della parete, poco a monte della panchina (10  min.).

La parete Teng con la centrale

Primo tiro della via

Difficile placca del secondo tiro

Il bel terzo tiro su placca liscia

CANALE

La parete di Canale è la prima che si incontra entrando in Val Lagarina, sovrastata dal Forte San Marco. Malgrado a prima vista non gli si darebbe nemmeno un centesimo per l'apparenza erbosa e frantumata (dove non è ripulito è davvero brutto a vedersi) vi sono stati tracciati degli itinerari belli, su placche ottime e di accesso abbastanza comodo. E' divisa in due settori: la parete di Canale vera e propria, su cui è posta la falesia storica del Cubo, che è il settore sinistro e la fascia più alta; la Rupe di Santa Barbara che è lo sperone giallastro a destra, poco prima delle colate ghiaiose.

RUPE DI SANTA BARBARA

MAMMA LI TURCHI

Bella via ben ripulita di Confente, Gianesini e Leorato, aperta nel dicembre del 2016. Presenta 5 lunghezze di roccia ottima e con alcuni tratti caratteristici come il secondo tiro o la placca parabolica dell'ultimo. La via è attrezzata con fix dove serve e qualche cordone in clessidra, per la ripetizione bastano 10 rinvii e qualche cordino per gli arbusti.

ATTENZIONE: a seguito di atti vandalici è in corso la risistemazione della via

Accesso: bisogna uscire dall'autostrada del Brennero ad Affi e seguire le indicazioni prima per Caprino Veronese, poi per Brentino e Val d'Adige svoltando a destra al semaforo di Zuane. Dopo i tornanti si arriva a Canale che è il primo paese che si incontra, girare a sinistra e parcheggiare nel posteggio prima della salita di via Chiesa. Percorrere via Chiesa fino ad una piazzetta dietro la chiesa, da cui si prosegue dritti seguendo il sentiero per il Monte Cordespino. Dopo 50 m lungo il sentiero una traccia a ometti si stacca a sinistra e risale il ripidissimo ghiaione che porta alla parete sotto un gran diedro. L'attacco e a destra dello stesso (scritta alla base, 15 min. dal parcheggio).
  1. Scalare dei facili gradoni e poi una placchetta nera e con dei bombamenti, poi ancora per gradoni montare sull'ampio terrazzo di sosta, posta al di sopra di grossi macigni (20 m; 1 passo 5b+/5c con fix, poi II/III).
  2. Superare lo strapiombo sopra la sosta (5c) e superare la bellissima placconata ricca di lame che porta verso sinistra alla sosta su un misero terrazzino su uno spigolo (30 m; 5c e poi 5a).
  3. Spostarsi a destra oltre l'alberello e proseguire lungo le placche sempre solide e appigliate piegando a sinistra fino a un terrazzo con clessidra (cordone blu); non fermarsi ma proseguire ancora qualche metro in obliquo verso sinistra per arrivare alla sosta (40 m; 4c).
  4. Proseguire dritti per gradoni erbosi fino alla cengia che taglia la parete e sostare sotto una placca con tettini (20 m, facile).
  5. Altro tiro bello: salire la placca con movimenti atletici (eventualmente integrare sugli alberelli) fino ad un tettino che forma una fessura, sfruttarla pe spostarsi a destra su placca levigata e poi per un diedrino (attenzione ai detriti) alzarsi fino alla sosta (20 m; 5b, forse 5c un passo).
  6. Per rocce facili portarsi alla placca parabolica, che da sola vale la via. Salirla al centro sfruttando delle belle lame e per rocce più facili (occhio ai sassi) pervenire alla sosta col libro delle firme (25 m; 5b).
Discesa: se non c'è nessuno dietro meglio in corda doppia lungo la via, predisposta allo scopo, con doppie facili e veloci. 
In alternativa: salire verticalmente per una ventina di metri fino ad un albero robusto con ometto di sassi (è abbastanza ovvio, qui finisce il disboscamento). Andare a destra seguendo le tracce rimanendo sempre allo stesso livello fino ad un costone panoramico. Scendere verso il paese fino a intercettare un buon sentierino segnato a bolli blu che porta ad un ghiaione verso sinistra. Non andare sul ghiaione ma continuare per un paio di svolte a destra nel boschetto (ometti e segni) fino a due alberi con cordone di calata. Effettuare una breve doppia attraverso un caminetto (10 m, meglio continuare la calata fino ad esaurire la corda per agevolarsi su una traccia molto ripida) e pervenire al ghiaione inferiore. Scenderlo seguendo le tracce e gli ometti (molto ripido e mobile) fino al sentiero CAI utilizzato in salita (30 min.).

Il tracciato della via sulla Rupe di Santa Barbara

Placca iniziale

Secondo tiro

La placca del penultimo tiro

La placca parabolica

VENTO DELL'EST

Bella via aperta da Mario Brighente nel 2017 che attacca direttamente lo strapiombo nerastro che caratterizza il pilastro della Rupe di Santa Barbara e percorrendo un diedro strapiombante con una roccia conformata a mattonelle, un po' crostosa ma ben ripulita. La via è ben attrezzata a fix lungo i tiri e alle soste anche con anello di calata. Per la ripetizione bastano 10/11 rinvii.

Accesso: come per la via precedente, dalla chiesetta di Canale imboccare il sentiero CAI e svoltare a sinistra al primo grande ghiaione che si risale faticosamente fin sotto la parete. Quando la traccia a ometti piega a sinistra verso "Mamma li turchi" in un piccolo boschetto, piegare destra per una cengia a lastroni (ometti e bolli rossi) e poi per sentierino raggiungere l'attacco di Catullo V (nome alla base). Qualche metro oltre, in basso a destra c'è il blocco col nome della via (20 min.).
  1. 20 m; 4a/b.
  2. 15 m; concatenabile col precedente ma non ci si sente per il gran rumore dell'autostrada; II.
  3. 20 m; 6a con 1 fix lontano a metà diedro. Roccia solida e con grip ma occhio alle croste.
  4. 15 m; 6a sostenuto con passo da capire per entrare in sosta, tra l'altro scomodissima.
  5. 20 m; 6b/A0 e 6a, di fiducia sulle croste (ben solide), poi fessura verticale.
  6. 40 m; in linea retta superando 2 balze di roccette cercando di non smuovere materiale; sosta da attrezzare su un albero.
Discesa: per tracce verso destra cercando di evitare il più possibile le successive roccette fino a salire su una balconata ghiaiosa, posta più in basso rispetto all'uscita della via precedente. Andare a destra individuando un bel sentiero a bolli blu che aggira un costone e conduce a sinistra ad un ghiaione.  Non andare sul ghiaione ma continuare per un paio di svolte a destra nel boschetto (ometti e segni) fino a due alberi con cordone di calata. Effettuare una breve doppia attraverso un caminetto (10 m, meglio continuare la calata fino ad esaurire la corda per agevolarsi su una traccia molto ripida) e pervenire al ghiaione inferiore. Scenderlo seguendo le tracce e gli ometti (molto ripido e mobile) fino al sentiero CAI utilizzato in salita (30 min.).

Il tracciato della via lungo la parete strapiombante

Primo tiro

Terzo tiro lungo il diedro

Quarto tiro

SERPELE-CUBO

E' la parete principale di Canale che ospita due falesie e alcune vie a più tiri sportive. Vi si accede dal versante opposto per comoda mulattiera. La via più lunga del settore, November Rain, ha un accesso scomodo fatto di calate in doppia e un sentiero molto disagevole in quanto le proprietà private a ridosso della parete non consentono l'accesso diretto dal paese.

NOVEMBER RAIN

Via dal nome poetico aperta nel 2016 da C. Confente e M. Leorato ma decisamente disagevole come approccio e scalata a causa della scarsa frequentazione. Allo stato attuale la traccia di discesa è stata inghiottita dalla vegetazione e l'erba ha ripreso possesso dei buchi e delle fessure. A meno di una pulizia radicale e una sistemazione è al momento poco consigliabile. Per la ripetizione bastano 12 rinvii e qualche cordino per le soste e le clessidre; la via è semi-alpinistica.

Accesso: dall'uscita di Affi prendere la prima uscita a destra alla rotatoria poi al grande incrocio tenere la sinistra per Caprino Veronese. All'Osteria Zuane, dove c'è il sembaforo, svoltare a destra per Brentino e Tessari ma, dopo circa 100 m, imboccare la strada a sinistra che porta al Bici Grill. Ignorarlo e proseguire lungo la strada che diviene sterrata fino alla sbarra dove si parcheggia. Seguire la strada per 13 tornanti fino a notare un sentierino a destra che sale sopra un muro di roccia rotta scavata (ometti e segno rosso). Seguirlo in lieve salita e poi in piano lungo una cengia fino al cospetto della falesia del Cubo (nomen omen). Sul cocuzzolo appena davanti alla falesia individuare verso Canale la sosta della prima calata in doppia da fare tenendo la sinistra verso il paese (40 m; sosta in una grossa nicchia con albero). Effettuare una seconda calata di 20 m ad una grande cengia ghiaiosa e seguire in basso a sinistra una traccia che all'inizio presenta dei segnavia azzurri (vegetazione fitta). Dove questa si perde in una radura in forte pendenza andare a destra e scendere un ripido canale fangoso in mezzo al bosco che termina a destra di un ghiaione e per questo giù fino a un traliccio della linea elettrica. Reperire un sentiero a destra a bolli rossi e seguirlo fino ad una grata in ferro dove questo svolta a destra. Ravanando tra i pungitopo e le ortiche si raggiunge l'attacco alla base di un diedro (ore 1,30; nome alla base).
  1. Scalare il diedro erboso e umido (albero e 2 fix) e proseguire per roccette appoggiate aggirando la vegetazione prima a sinistra e poi a destra (35 m; V e III; sosta su un chiodo e clessidra da collegare o alberi).
  2. Andare un po' a destra per gradini erbosi e poi dritti facendosi strada nella vegetazione fino ad una placca adagiata e terrosa (cl.) che si risale arrivando sotto il grande risalto del pilastro. Si va un po' a intuito seguendo il pulito (40 m; II e III; sosta un po' a sinistra su 2 fix da collegare).
  3. Tiro chiave: continuare per placca erbosa (fix) ad una cengetta sotto una nicchia gialla. Vincere lo strapiombo sovrastante seguendo i fix un po' a sinistra e proseguendo su placca molto bella ma sporca, verticale (cl.) facendo attenzione al marcio in uscita (25 m; VII-; sosta su 2 fix con cordone).
  4. Andare sotto al successivo risalto e salirlo lungo lo spigolo (fix) facendo attenzione ad un blocco instabile all'uscita, poi sostare sulla grande cengia (15 m; V; sosta su 2 fix).
  5. Trasferimento: rimontare la grande cengia portandosi sotto l'asse delle due calate effettuate in precedenza (15 m; sosta su 2 fix con cordone).
  6. Scalare le rocce appoggiate e più solide di quel che sembra (fix e cl.) sfruttando delle belle placchette nel finale per entrare nella nicchia, oppure aggirarle a sinistra (20 m; IV e 1pp IV+; sosta su 2 fix).
  7. Obliquare a sinistra portandosi sullo spigolo della nicchia e salire per rocce adagiate e rotte cercando il solido fino ad una terrazza. Si può andare dritti o per il più facile e divertente diedro a destra e per questo nuovamente alla sommità (40 m; IV e III; sosta su 2 fix e clessidra con cordone).
Discesa: come per il sentiero di avvicinamento.

November Rain tiro chiave
Placca chiave

November Rain 4
Quarto tiro

November Rain 6
Sesto tiro

November Rain 7
Settimo tiro


CA' DI SOPRA

Piccola scarpata rocciosa a ridosso dell'autostrada, bene in vista dal paesello di Tessari verso nord, che prende il nome dalla tenuta agricola sottostante. Su questa parete sono state aperte una serie di corte e divertenti vie che possono servire da "ascensore" per la bastionata sovrastante, il Salto del Faraone.

POISON IVY

Aperta nel maggio del 2020 da Manuel Leorato e Christian Confente in stile tradizionale lungo la rampa più evidente della parete. E' una via piuttosto corta ma molto divertente che può essere abbinata ad altre sulla stessa parete o nel circondario. Per la ripetizione bastano una decina di rinvii. 

Accesso: parcheggiare a Tessari, o nel parcheggio del solito rustico o in qualche spiazzo nelle vicinanze e tornare indietro fino al ponte sul canale Biffis. Subito dopo girare a sinistra lungo la stradina sterrata che segue l'argine del canale, evitando così i vigneti, fino al boschetto alla base della parete. Un sentiero segnato a bolli rossi e ometti conduce dritto alla base della parete. Poison Ivy attacca sopra una colata di ghiaia nel punto in cui il sentiero svolta a sinistra e si accosta alla parete (intuitivo, 20 min. , nome alla base).
  1. Dalla targhetta seguire un lastrone appoggiato che porta ad una grotta formata da un masso appoggiato, passarci dentro e sbucare alla prima sosta (15 m; II; sosta su fix).
  2. Salire il bel diedro (chiodi) fino al tettino che si aggira a sinistra per poi giungere alla stretta sosta al centro della rampa (20 m; IV e 1 pp V; sosta su fix).
  3. Spostarsi a destra nel diedro (chiodi) e seguirlo fino ad una placca verticale (fix) e si sosta molto scomodamente accanto a un tetto (25 m; IV e V+; sosta su fix).
  4. Vincere la placchetta sopra la sosta (cl.) e sbucare in cima alla parete (10 m; V, sosta su fix e libro di via).
Discesa: in doppia lungo la via di salita oppure inoltrarsi nel bosco per traccia, prima un po' a sinistra e poi piegando a destra, fino a incrociare un sentiero segnato a bolli rossi che si segue a sinistra per rientrare a Tessari (25 min.).

Attacco

Il bel diedro del secondo tiro

La placca verticale del terzo tiro

Placca d'uscita

NE VALE LA PENA


Una delle ultime nate sulla parete di Ca' di Sopra, aperta nel 2022 da Mario Brighente, M. Canova e D. dal Cerè, che si svolge lungo placche e diedrini, ottimamente attrezzata a fix e qualche chiodo, dal caratterete sportivo e plaisir. La roccia è solida lungo tutto il percorso e per la ripetizione bastano una decina di rinvii, tutte le soste sono su fix e golfaro.

Accesso: parcheggiare a Tessari, o nel parcheggio del solito rustico o in qualche spiazzo nelle vicinanze e tornare indietro fino al ponte sul canale Biffis. Subito dopo girare a sinistra lungo la stradina sterrata che segue l'argine del canale, evitando così i vigneti, fino al boschetto alla base della parete. Un sentiero segnato a bolli rossi e ometti conduce dritto alla base della parete, che va costeggiata lungamente a destra per ghiaioni e fitto boschetto fino in corrispondenza della casa sottostante, nel punto in cui la traccia più si accosta alla parete (nome alla base, 15 min. da Tessari).
  1. Scavalcare il murettino sopra il nome un po' a destra e montare su un terrazzino. Non sostare sul primo albero con cordone ma spostarsi qualche metro a sinistra ad un altro albero con cordone sotto un camino con buco. 15 m; III.
  2. Innalzarsi poco sullo spigolo a sinistra del camino e traversare a sinistra con passo scorbutico a un diedro che si risale fino alla sosta. 20 m; 5b e 5a.
  3. Traversare a destra ed entrare in un diedro appoggiato facile che si segue fino ad un gradino sotto una grande placca. 20 m; 4a.
  4. Tiro molto bello: obliquare a sinistra lungo la placca che richiede qualche passo di aderenza fino ad un grande strapiombo sotto cui si traversa a sinistra con un passo in discesa e si obliqua a sinistra alla sosta. 30 m; 5a.
  5. Per breve placchetta strapiombante si esce dalla parete. 10 m; 4c.
Discesa: in doppia lungo la via di salita oppure inoltrarsi nel bosco per traccia, prima un po' a sinistra e poi piegando a destra, fino a incrociare un sentiero segnato a bolli rossi che si segue a sinistra per rientrare a Tessari (25 min.).

L'inizio del secondo tiro

La bella placca del quarto tiro che vale la via


SALTO DEL FARAONE

Propaggine a nord del Cordespino, caratterizzata da un lungo tetto che la taglia poco sopra la base. La parete è di roccia ottima ed è stata vinta già nel 1982 lungo una via recentemente ripristinata. Successivamente sono stati ricavati sulla medesima molti altri itinerari sportivi di difficoltà variabile. La roccia è sempre ottima.

BALLA SUI BUCHI


Itinerario sportivo aperto da Mario Brighente e Denis Beltrame nel 2017 e deve il suo nome alla roccia bucherellata che si incontra lungo i tiri che permette di arrampicare in rilassatezza. Contrariamente a quanto dicono altre relazioni, la difficoltà è obbligatoria, anche se non elevata. Portare una decina di rinvii.

Accesso: da Tessari è necessario procedere verso nord e conteggiare il vingeto fino ad una stradina e ad un box in lamiera. Costeggiare ancora il vigneto per 150 m fino ad un sentiero che entra nel bosco e porta verso le pareti. Seguire lungamente il sentiero lasciando a sinistra la Parete Rigata e anche la Grattugia fino, all'incirca, a sormontare Ca' di sopra, dove si incontra una radura con delle scritte su un sasso. Andare verso sinistra alle pareti (ma la zona è piena di tracce diverse e l'importante è dirigersi verso la parete) seguendo i segnavia fino ad arrivare al punto in cui il sentiero costeggia il salto ed è visibile il grande tetto. La via attacca all'estremità sinistra del grande tetto (30 min. , scritta BsB sulla roccia).
  1. 35 m; 4a e 1pp 5b; lungo traverso a sinistra.
  2. 20 m; 6a; diedro strapiombante e placca, obbligatorio.
  3. 20 m; 6a+; diedro, obbligatorio.
  4. 30 m; 5a; traverso a destra.
  5. 15 m; trasferimento a destra per sentiero, alla base di una placca.
  6. 30 m; 5a; placca a rigole e buchi.
  7. 25 m; 4a; placca a rigole e buchi.
Discesa: seguire la traccia a bolli rossi superando una paretina a rigole e poi un pendio di roccia rotta per andare ad intercettare il sentiero CAI che si segue a sinistra fino al parcheggio di Tessari (30 min.).

Primo tiro

Terzo tiro

Quarto tiro

Placca del sesto tiro

DOLCE SORPRESA


Itinerario semi-alpinistico che esplora lo spigolo poco marcato che chiude a destra il grande tetto del Salto del Faraone. Aperta da Mario Brighente nel 2017. La roccia è buona ma certi appigli richiedono attenzione e le difficoltà sono moderate, secondo me da abbinare a qualche altro itinerario dato l'avvicinamento noioso e la brevità della via stessa. L'itinerario è attrezzato a chiodi, clessidre e qualche fix, tutte le soste sono a fix con golfaro. Per la ripetizione portare 10 rinvii, cordini e giusto un paio di friend piccoli.

Accesso: da Tessari è necessario procedere verso nord e conteggiare il vingeto fino ad una stradina e ad un box in lamiera. Costeggiare ancora il vigneto per 150 m fino ad un sentiero che entra nel bosco e porta verso le pareti. Seguire lungamente il sentiero lasciando a sinistra la Parete Rigata e anche la Grattugia fino, all'incirca, a sormontare Ca' di sopra, dove si incontra una radura con delle scritte su un sasso. Andare verso sinistra alle pareti (ma la zona è piena di tracce diverse e l'importante è dirigersi verso la parete) seguendo i segnavia fino ad arrivare al punto in cui il sentiero costeggia il salto ed è visibile il grande tetto. Continuare per il sentiero che diviene sempre meno battuto fino a quando si accosta molto alle rocce della parete. Una evidente traccia (ometto) porta a sinistra all'attacco, posto a sinistra di "giocando tra i diedri" (nome alla base; 40 min. da Tessari).
  1. Innalzarsi sfruttando l'albero e facendo attenzione al marcio dei primi due metri (fix), vincere uno strapiombo direttamente (fix e cl.) e spostarsi a sinistra ad un diedro (ch.) che si risale fino al buon pianoro di sosta (20 m; VI- e V).
  2. Obliquare a sinistra superando due pancette (fix e ch.) e poi ritornare a destra sopra la sosta (cl.) e proseguire dritti per placca appoggiata andando a sostare su gradino scomodo un po' a sinistra (30 m; V e IV+).
  3. Traversare a sinistra ad una irregolare fessura che taglia la placca superando al centro uno strapiombo (ch.) e per un diedrino (ch.) salire alla stretta sosta (30 m; IV+ e 1 pp V).
  4. Vincere il pilastrino a destra (2 ch.) e sostare subito dopi su comodo terrazzo (10 m; IV).
Discesa: la via non sarebbe finita ma seguono solo delle roccette appoggiate che si possono salire slegati (eventualmente 2 tiri corti, soste e cordoni presenti) cercando il percorso più facile (circa 50 m di II e 1 pp. III). Dalla cima seguire la traccia a bolli rossi che a sinistra si immette nel sentiero principale che sale dalle bastionate. Per questo a sinistra si rientra a Tessari (30 min.).

Primo tiro

Secondo tiro

Terzo tiro



MONTE CIMO - MONTE BALDO

PALE BASSE - MAMMA OLGA

Come da nome, è la più bassa delle fasce rocciose del Monte Cimo, che incombe poco sopra i vigneti di Brentino ed è caratterizzata da un grande tetto a forma di mezzaluna (il tetto dove passa Aurin). Questo settore è noto anche col nome di Mamma Olga, dalla prima via che lo ha solcato. I suoi itinerari sono brevi e ben si prestano ad essere concatenati tra loro o con quelli della balza soprastante.

Accesso: da Affi verso Caprino fino a Zuane Osteria e al semaforo seguire a destra la strada che passa per Tessari e si dirige verso nord ad Avio fino al paese di Brentino. Girare a sinistra poco prima del paese e parcheggiare nell'ampio spiazzo presso il cimitero.

PARADISO ARTIFICIALE


Bella via sportiva, corta ma con passaggi intensi e su roccia magnifica, purtroppo poco frequentata e pertanto sporca di erba e terra. Aperta da Giarola e Salvaro nel 2000. La via è ottimamente attrezzata a fix; per la ripetizione bastano 12 rinvii.

Le Pale Basse col tracciato della via

Attacco: dalla curva presso il ponte imboccare la stradina sterrata che attraversa i campi verso il monte e imboccare un ben marcato sentiero che con ripide svolte si dirige ripido verso l'alto. Arrivati presso un canalone roccioso si abbandona il sentiero seguendo un altro sentiero in piano a sinistra (indicazioni Mamma Olga) fino sotto le Pale Basse. Le vie sono numerate e, prendendo a riferimento Aurin che sale al centro del tetto, si attacca due linee di fix a sinistra (40 min.).
  1. Alzarsi lungo una placca e andare nella nicchia di destra. Superare lo strapiombo a sinistra e poi tornare a destra per placca fino alla sosta su cornice boscosa. 40 m; 6a.
  2. Dritti sopra la sosta per placca verticale e aggirare a sinistra una macchia d'alberi (molto sporco), poi piegare a destra sempre per placca verticale fino alla cengia di sosta. 35 m; 6a.
  3. Obliquare a destra su placca liscissima fino ad un tettino che si vince a destra e poi per diedro fino alla canaletta in cima alla parete. Non salirla ma traversare a destra per lame e poi per placchetta raggiungere la sommità della parete (tratto molto sporco). 40 m; 6b.
Discesa: in doppia lungo la via.

Primo tiro

Secondo tiro

Parte superiore del secondo tiro

Vista dal terzo tiro


AURIN


Itinerario prevalentemente artificiale aperto dalla guida Diego Filippi con Sabrina Bazzanella nel 2002 e che vince il grande tetto del settore Mamma Olga. Se l'idea può sembrare buona e un po' originale, il risultato è assai deludente: la chiodatura sovrabbondante permette la ripetizione tranquilla di tiri anche in libera rendendosi presto conto che le difficoltà sono modeste e si finisce a fare artificiale sul IV e V, poi c'è il peso non indifferente di circa 20 rinvii da portare a spasso. La parte superiore è vicinissima all'uscita facile di Mamma Olga e sale per placche erbose; l'unica parte interessante è proprio il tetto che però presenta dei golfari da 8 con forellino un po' scomodo da arpionare coi fi-fi hook (specie nel recupero) e alcuni tasselli sono arrugginiti e bisogna trazionarli verso il basso (!!!). Ai futuri avventori l'ardua sentenza! Per la ripetizione portare 20 rinvii e materiale da artificiale, oltre a una chiave per i dadi da 8 che si sono allentati (noi li abbiamo stretti, però...); tutta la via è a fix da 8 e 10, soste incluse.

Accesso: dalla curva presso il ponte imboccare la stradina sterrata che attraversa i campi verso il monte e imboccare un ben marcato sentiero che con ripide svolte si dirige ripido verso l'alto. Arrivati presso un canalone roccioso si abbandona il sentiero seguendo un altro sentiero in piano a sinistra (indicazioni Mamma Olga) fino sotto le Pale Basse. La Aurin attacca su una cengetta a sinistra di Mamma Olga e a destra della nuova "il segno di Zorro" e ha la targhetta n. 6.
  1. 30 m; 5a e A1 (6a??). Tiro a gradoni con facile artificiale e ben arrampicabile, un po' sporco. All'ulivo bisogna traversare a sinistra alla comoda cengia di sosta.
  2. 15 m; A1 o 5b. Bel tiro su concrezioni e gocce, molto divertente. Sosta a sinistra alla base del tetto.
  3. 25 m; A2 e 5b. Tiro del tetto con uscita in libera su una specie di diedrino. Attenzione ai golfari con la vite arrugginita.
  4. 25 m; A1 e 4a. Tiro su placca appoggiata e un po' erbosa che piega a destra per uscire in cima alla parete.
Discesa: traversare qualche metro a destra fino all'ultima sosta di Mamma Olga (albero per la calata iniziale) da cui si effettuano 3 doppie: 25 m fino all'altezza della sosta 3; 35 m un po' a destra (viso a monte) lungo la grande placca; 50 m fino a terra.

Tracciato di Aurin sul Monte Cimo
Il tracciato della via

I tiro di Aurin
Primo tiro

II Tiro di Aurin
Tetto


PALE BASSE - GEM 85

Settore situato esattamente sopra il cimitero di Brentino, riconoscibile per due grandi soffitti gialli che racchiudono una lunga fessura. Lungo questa è stata aperta la prima via che ha dato il nome al settore, poi ne sono seguite altre, decisamente estreme. Roccia ottima e comodo accesso.

GEM 85

Storica via del Monte Cimo, aperta nel 1985 da Sergio Coltri e Carlo Laiti, che vince il grande diedro compreso tra i due giganteschi tetti che formano la parete. Si tratta di una via sportiva attrezzata completamente a fix, su roccia ottima, ma le protezioni sono talvolta un po' lontane e i passaggi richiedono decisione e sangue freddo. Qualche friend piccolo (0.2/0.3) può aiutare, oltre a 10 rinvii per la ripetizione.

Accesso: dal parcheggio del cimitero di Brentino proseguire verso il paese (N) fino alla seconda strada sterrata, presso un boschetto con panche e tavolo per picnic. Per evitare le proprietà private, salire alla panca e prendere la traccetta appena a sinistra che sale ad una stradina sfaltata che serve le vigne. Seguirla per pochi passi fino ad un muretto di sassi con ometti, dove inizia il sentiero nel bosco che porta in breve alla parete. L'attacco è nello spiazzo proprio dove il sentiero arriva contro la roccia (graffito GEM sulla roccia, leggibile con fantasia; 15 min. dal parcheggio).
  1. 30 m; 6a+, con vari tettini, di cui uno di ragionamento. Tiro molto continuo.
  2. 25 m; 6a, gradini facili e poi tettino un po' cervellotico (al centro), traverso a sinistra per arrivare in sosta.
  3. 30 m; 6b (1 pp. forse più duro), diedro svaso verso destra, oltre il fico e poi lunga serie di lame strapiombanti con chiodatura non proprio vicina, poi si passa a destra e altre lame per arrivare in sosta.
  4. 15 m; 6b, diedro-fessura molto fisico e con passi obbligati, di cui l'ultimo cervellotico.
Discesa: 3 corde doppie lungo la via di cui la prima di 15 m; la seconda di 50 m; la terza di 30 m.

Via Gem 85 a Brentino
Il tracciato della via

Primo tiro di GEM 85
Primo tiro coi tettini

Secondo tiro di GEM 85
Secondo tiro con il tettino

Diedro di GEM 85
Lame al centro del diedro

Quarto tiro di GEM 85
Difficile fessura finale


PALE BASSE - CHIARI DI LUNA

Settore che s'erge subito alle spalle di Preabocco e che prende il nome dalla prima via ivi tracciata da Lodovico Gaspari nel 2009. E' un settore poco frequentato ma molto comodo con delle vie alpinistiche.

CINGHIALI A PARTE

Bella via sita sulla parete proprio alle spalle di Preabocco, aperta nel 2020 da Lodovico Gaspari e Stefano Zampini. La linea è logica e la roccia è ottima, la chiodatura è alpinistica a chiodi con qualche fix in un paio di passaggi improteggibili, le soste sono tutte a fix. Per la ripetizione sono sufficienti 12 rinvii e alcuni friend piccoli, da 0.2 a 1.

Accesso: da Affi verso Caprino fino a Zuane Osteria e a semaforo seguire a destra la strada che passa da Tessari e si dirige verso nord ad Avio fino al paese di Preabocco. Alla piazzola con fontanella svoltare a sinistra e percorrere via Aldo Moro fino ad un'altra piazzola con fontanella dove si può parcheggiare. Imboccare la stradina in salita verso la parete, accanto alla fontanella e raggiungere una cisterna per l'acqua. A destra di essa si nota una traccia inerbata in un fossetto; imboccarla ma svoltare subito dopo il fosso a destra per notare un sentiero a ometti che si dirige verso l'alto. Seguirlo in ascesa verso sinistra fino alla base della parete. L'attacco è in una piazzola a sinistra della cengia che a destra va a "Chiari di Luna", presso un albero con tre grandi tronchi (nome alla base).
  1. Scalare il diedro superando direttamente un primo tettino (ch.) e poi un secondo (vari ch.) uscendo a destra sullo spigolo e montando poi sul terrazzo di sosta sotto un grande tetto (25 m; VI+, vari chiodi; sosta su fix).
  2. Alzarsi per placca a lame e sporgenze fino al tetto che si supera a sinistra per fessura strapiombante (vari ch.) poi scalare le balze erbose (2 ch. nascosti) stando un po' a sinistra fino all'albero di sosta sotto una cengia (35 m; VI; sosta su fix).
  3. Montare sulla cengia a un fix ben visibile e spostarsi 3 m a destra. Salire a un chiodo e poi dritti per rocce erbose e friabili alla cengetta alla base del salto verticale della parete (20 m; V; 4 ch. poco visibili; sosta su fix).
  4. Andare a destra in un diedro grigio a lame (2 ch.) e scalarlo fino ad una placca liscia che forma una lama. Alzarsi per questa fino al tetto (fix e ch.) e poi traversare in placca con difficoltà a una fessura a sinistra che si segue fino in sosta (25 m; VII; ch. e fix distanziati; sosta su fix molto scomoda).
  5. Dritti per il diedro giallo molto impegnativo fino al tetto che lo chiude (1 fix e 3 ch.) e da qui traversare a sinistra su difficile placca spiovente (3 ch.) sostando appena oltre lo spigolo del tetto (25 m; VI e 1 pp VII-; chiodatura distanziata; sosta su fix molto scomoda).
  6. Alzarsi dritti in placca (2 ch.) e poi aggirare a destra lo spigolo (ch.) pervenendo a roccia più facile e uscire in alto a destra dal tetto per raggiungere il terrazzo di sosta (15 m; VI e poi V; sosta su fix).
  7. Tiro molto sporco e brutto: andare a destra a delle lame rotte che vanno salite (ch.), poi superare uno spigolo (ch.) fino a un terrazzo terroso con pungitopo e infine una fessura verticale (2 ch.) pervenendo alla terrazza in cima alla parete (30 m; V+ con passi di A0 per lo sporco; sosta su fix).
Discesa: 4 doppie lungo la via, facili e veloci (da S7 a S6; poi da S6 a S3; da S3 a S2 e poi fino a terra).

Primo tiro di cinghiali a parte
Primo tiro

Secondo tiro di cinghiali a parte
Secondo tiro

passaggio difficile di cinghiali a parte
Quarto tiro

diedro lungo cinghiali a parte
Quinto tiro


VETTA DELLE BUSE


E' la seconda vetta che s'incontra percorrendo il crinale del Monte Baldo verso nord dal Rifugio Chierego (la prima è la Cima di Costabella) e l'unica degna di interesse alpinistico su tutta la catena. La sua parete nord guarda proprio verso il Rifugio Telegrafo ed è di un bel calcare bianco, dalle forme arrotondate e di ottima qualità. L'arrampicata è molto tecnica.

MOLINAROLI


La via Molinaroli, dedicata ad un ex gestore del Rifugio Telegrafo, sale la linea più logica della parete lungo un grande diedro che delimita un pilastro ovoidale. Aperta nel 1989 da Beppe Vidali e Franco Coltri con pochi chiodi e successivamente riattrezzata con fix lungo i tiri e golfari alle soste; la roccia è buona lungo tutto il percorso pur con alcune prese rotte verso l'uscita. Malgrado l'apparenza sportiva del primo tiro, la via è alpinisitica. Per la ripetizione portare 13 rinvii, dadi, cordini, volendo dei friend e una misura 3 per un passaggio ostico e da proteggere nel secondo tiro.

Accesso: uscire dall'Autostrada del Brennero ad Affi e seguire per Caprino Veronese, fino in centro al paese, poi proseguire secondo le indicazioni per Prada e parcheggiare presso la bidonvia. E' vivamente consigliato usarla, apertura alle ore 9,00 e chiusura alle 18,00; altrimenti raggiungere Prada Alta e in 2,30 ore per strada sterrata, assolata e noiosa, raggiungere il Rifugio Chierego. 
Dalla stazione a monte, salire in pochi minuti al rifugio e dietro questo imboccare lo stretto sentiero che taglia in costa la Cima di Costabella fino alla Bocchetta del Coal Santo dove si riprende la mulattiera del crinale (ore 0,30). Seguire la stradina fino al Passo del Camino (20 min.) e scendere sul lato opposto per sentiero fino ad una prima forcella con targa commemorativa della Ferrata delle Taccole. Ignorarla e raggiungere una seconda forcella (targa gialla e segnavia) da cui si scende a sinistra il ripidissimo ghiaione che porta alla base della parete nord della Vetta delle Buse. Traversare la base della parete fino ad individuare il pilastro strapiombante a forma di uovo, circa 150 m ad ovest della ferrata (gli attacchi sono nascosti da un piccolo zoccolo di una decina di metri; ore 1,30 dalla bidonvia). Salire lo zoccolo ad una cengetta dove si trova l'attacco (nome alla base).
  1. Dal bollo alla base (ignorare i fix più a destra) imboccare una irregolare serie di fessure (fix e ch.) che portano al diedro posto a destra del tetto alla base del pilastro e proseguire per questo fino ad un ampio terrazzo accanto al pilastro stesso, alla base di un enorme diedro (45 m; 1 pp. V+ alla partenza e poi V sost.; sosta su golfari con catena).
  2. Alzarsi a destra della fessura principale, per placche fessurate ma ben ammanigliate (fix e ch.) fino a prendere una rampetta obliqua a sinistra (roccia delicata) che riporta al fondo del diedro (fix). Scalare la fessura ostica e poco proteggibile fino al bel terrazzo di sosta a sinistra (35 m; IV+ e V; sosta su vecchi spit e un golfaro).
  3. Proseguire lungo la fessura del diedro, meno facile di quel che sembra, (fix e 1 sosta intermedia) e uscire su un colatorio erboso e friabile (fix). appena oltre questo vincere uno strapiombo e poi il successivo caminetto ostico (fix) fino alla nicchia di sosta (40 m; V sost.; sosta su golfari con catena).
  4. Alzarsi nella nicchia uscendo a sinistra dello strapiombo e continuare per il diedrino a destra (fix). Proseguire lungo il solco a gradoni che obliqua leggermente a sinistra fino ad una bella cengia erbosa posta sotto un'ultima paretina (45 m; IV+; sosta su golfari con catena, libro).
Discesa: traversare a destra fino ad un canalino che va risalito fin dove muore contro delle roccette. Senza percorso obbligato continuare a salire fino al crinale della Vetta delle Buse che va seguito a sinistra in salita e oltrepassando alcune gibbosità prima di ridiscendere esattamente al Passo del Camino. Per la mulattiera si rientra alla bidonvia (ore 1,15 dall'uscita).

Vetta delle Buse con la Molinaroli
La vetta delle Buse con la Molinaroli

Attacco Molinaroli
Attacco della Molinaroli

Primo tiro di Molinaroli
Primo tiro

Grande diedro di Molinaroli
Grande diedro del secondo tiro



ROMAGNANO


PILASTRO CENTRALE


E' il torrione centrale della falesia, poco frequentata, che si eleva a ridosso delle case del piccolo paese ed è bordato da tre vistosi tetti di cui il primo piuttosto grande.

VIA DEI TETTI


Via prevalentemente artificiale che vince direttamente i tre tetti del pilastro, aperta negli anni '60 da Bepi Loss, fortissimo scalatore trentino perito nelle Ande. La via conserva ancora molto del materiale originale a cui bisogna affidarsi ma è ancora abbastanza solido. Piccolo gioiello della Val d'Adige. Portare 15  rinvii, staffe e un paio di friend piccoli per il primo e secondo tiro.

Accesso: uscire dall'autostrada a Trento sud e dirigersi a Romagnano superandolo. Circa 1 km a sud della rotatoria dopo il paese parcheggiare ad uno spiazzo sulla destra dove c'è un ponticello sul torrente e l'ingresso dell'azienda "Gamma scavi e costruzioni". Prendere la stradina che s'inoltra nei campi fino al boschetto. Alla prima radura imboccare la traccia a sinistra che sale ripida fino alla falesia, superare una roccetta e salire sulla cengia che fascia la base del pilastro centrale. Attacco alla base del primo grande tetto dove una fila di fix e chiodi a pressione lo supera direttamente (10 min.).
  1. Superare faticosamente il grande tetto e uscire in libera con su placche appoggiate e friabili che si seguono in obliquo a sinistra fino alla sosta su un gradone sotto il secondo tetto. 25 m; A2 e IV.
  2. Vincere una paretina fessurata con passo impegnativo (V+, ch.) e attaccare il secondo tetto e poi il diedro strapiombante che ne segue che da solo vale l'intera ascensione. Sostare appesi al di sotto del terzo tetto. 20 m; V+ e A2.
  3. Superare direttamente il terzo tetto con un passo un po' lungo tra i chiodi e raggiungere la sosta appesa in cima al pilastro. 15 m; A2 e A1.
Discesa: doppia da 55 m nel vuoto fino a toccare il bordo della cengia basale.

Primo grande tetto

Il diedro strapiombante 

Il terzo tetto

La doppia nel vuoto.


GOLA DEL RIO NERO


E' una stretta forra rocciosa scavata del Rio Nero nel porfido che si apre sopra Egna-Ora, nei pressi di Bolzano. Vi sono state tracciate alcune vie artificiali da Diego Filippi con vari compagni, semplici, didattiche e pressoché identiche. Sono interessanti come soluzione di ripiego per non perdere la giornata se ci si trova in zona. Particolarmente fredda d'inverno.

ATTENZIONE: l'accesso alla gola è stato recentemente vietato per la preservazione dell'ambiente a causa di una mozione degli ambientalisti e non si sa quale sarà il futuro della forra. 

VIA MICROCLIMA


E' la prima via che si incontra sul settore destro della parete e che non richiede l'attraversamento del torrente, a volte davvero impetuoso. E' una via artificiale che affronta delle pance sempre bene attrezzata a fix. Bello l'ambiente, la via è senza infamia e senza lode. Portare staffe e rinvii, non occorre altro.

Accesso: dall'autostrada del Brennero uscire a Egna-Ora e seguire le indicazioni per la Val di Fassa fino alla rotatoria tra le due gallerie della circonvallazione. Non proseguire ma prendere la strada che scende ed entra in paese imboccando subito dopo Via della Cascata e seguirla fino ad una piazzola presso un convitto. Oltrepassare il convitto e seguire un sentierino che scende all'interno della gola, sempre sul lato destro (sx idr.) e proseguire fino a quando è sbarrata da dei blocchi e da una cascatella abbastanza rumorosa. L'attacco è a destra, presso un diedro (10 min.).
  1. Salire il muro verticale completamente liscio e sostare a destra sul terrazzino alla base del pancione. 40 m; A1.
  2. Salire direttamente lo strapiombo e sostare dopo una placchetta un po' a destra. 20 m; A1.
  3. Scalare a sinistra una placca e poi piegare a destra alla sosta. 20 m; A1.
  4. Continuare a destra fino ad una placca che adduce alla sosta. 15 m; A1.
  5. Salire lo spigolo arrotondato a sinistra e poi riportarsi a destra con alcuni passi in libera sempre con fix. 25 m; A1 e II.
  6. Salire l'ultima placca e raggiungere il bosco per sostare su pianta. 15 m; A1.
Discesa: Dal terrazzino di sosta imboccare la debole traccia verso destra che, guadagnando quota, consente di raggiungere un comodo sentiero (al suo fianco corre una condotta). Seguirlo verso destra prestando molta attenzione a dei cavi di ferro che tengono ancorata la condotta alla parete. Raggiunto un bivio seguire verso destra il sentiero n. 3 che scende ripido al convitto e quindi al parcheggio (20 min.).


CIME DI VIGO - MEZZOCORONA

Si tratta del gruppo montuoso che sorge a nord della Paganella, ben delimitato dalla Val d'Adige a est e dalla Val di Non a ovest. E' un gruppo dalla quota modesta, più rinomato per le escursioni, i picnic le ferrate facili che salgono lungo le bastionate e il Teroldego che per le arrampicate. Malgrado ciò presenta delle belle pareti, alcune con sviluppo notevole come il Pontàl e la Cima Cornella o le Pale di Mezzocorona e altre più piccole adatte alla stagione invernale, col meteo giusto. Nel tempo sono state esplorate e un po' valorizzate da alcuni alpinisti locali tra cui l'accademico Franco Sartori che qui ha aperto diversi itinerari, tutti molto interessanti e ben attrezzati.

AVANCORPO DI CIMA CORNELLA

E' la parete triangolare ben visibile dal bar la Rocchetta, tagliato in due da una vistosa rampa gialla. Su di essa salgono dei begli itinerari, di cui proprio lungo la rampa.

TITANIC

E' la via che sale la lunga rampa-diedro gialla al centro della parete, aperta da Franco Sartori da solo e terminata nel Dicembre del 2021. Bella via, di accesso abbastanza comodo e soprattutto comoda discesa, chiodata a fix e con un solo breve tratto da proteggere. La roccia è generalmente buona, tuttavia richiede sempre un po' di attenzione a causa della presenza di concrezioni inconsistenti. Per la ripetizione portare 13 rinvii, qualche cordino, un friend 0.75 e un 4.

Accesso: dall'austostrada del Brennero uscire a Mezzocorona e, seguendo le indicazioni, attraversare il paese di Mezzolombardo in direzione della Val di Non e parcheggiare al parcheggio la Rocchetta presso l'omonimo bar. Attraversare lo svincolo in direzione della parete per prendere una stradina chiusa sulla destra e poi immediatamente il sentiero che sale nel bosco a sinistra. Seguire il sentiero largo e dolce fino ad una traccia a bolli gialli e ometti che si stacca a destra a una curva. Seguirla lungamente fino ad arrivare proprio sotto le pareti (30 min.). L'attacco della via è poco in alto a sinistra, sotto un caratteristico pilastro grigio, spostato a destra rispetto alla grande rampa (fix con cordone all'attacco).
  1. Salire sopra il fix per roccia terrosa ad un terrazzino, 7 m, III.
  2. Affrontare la placca grigia rimanendo rigorosamente in linea coi fix (attorno ci sono delle scaglie rotte), la placca presenta un gradone a circa metà abbastanza tecnico e poi un tettino faticoso, con uscita su prese svasate, sosta comoda. 30 m; 6a e 1pp. 6b (A0).
  3. Innalzarsi un po' a sinistra su roccia polverosa e con minuscole scagliette per poi traversare decisamente a sinistra, dapprima lungo belle lame, poi su placca con piccoli appigli fino a un terrazzino all'inizio dei gialli. 30 m; 5c.
  4. Obliquare a sinistra su roccia un po' rotta ma non problematica fino alla sosta al centro della rampa gialla. 20 m; II+.
  5. Scalare una placca grigia bella solida e poi obliquare a sinistra per roccia gialla e crostosa fino ad uno strapiombino sopra cui c'è la sosta. 25 m; 5c.
  6. Obliquare a sinistra per una placca molto liscia e proseguire in obliquo a sinistra per la svasatura fino a delle lame delicate che vanno risalite per raggiungere il terrazzo di sosta. 30 m; 6a+ (A0).
  7. Proseguire per lo scaglione a sinistra e poi per cengia fino alla sosta in aperta placca su terrazzino. 30 m; III e II.
  8. Dalla sosta traversare a sinistra per bella placca e poi scendere ad una cengetta che va seguita verso sinistra fino alla sosta nel grande diedro. 30 m; III.
  9. Abbassarsi verso sinistra e traversare lo strapiombo giallo impegnativo e innalzarsi a sinsitra in una fessura che va risalita fino ad albero sotto un tettino giallo (integrare friends e cordini sugli alberi). Traversare a destra sotto il tettino e aggredire lo strapiombo grigio su prese piccole e piatte per uscire al terrazzo in cima alla parete. 30 m; 6a+/6b la partenza, poi 5c il resto.
Discesa: dall'ultima volgersi alla fessura da cui si è venuti e effettuare una doppia da 50 m scendendo in un canalino alberato e terroso e fermandosi all'ultimo albero (cordone). Da qui una doppia di 30 m stando un po' a destra (faccia a valle) e poi un'ultima doppia di 30 m fino a terra. Costeggiando la parete si rientra all'attacco e poi come all'andata.

Titanic sull'avancorpo della Cima Cornella

Il secondo tiro in placca

Il grande traverso

Lungo la rampa


VIA ATTRAVERSO IL BOOMERANG

Via aperta dall'amico Franco Sartori e terminata nell'inverno del 2023, si snoda lungo la parte più alta dell'avancorpo, sotto la Cima Cornella vera e propria ma termina comunque sulla grande cengia mediana. Salita di stampo alpinistico-sportivo, per la ripetizione portare 15 rinvii e una serie di friend medio-piccoli.

Accesso: dall'austostrada del Brennero uscire a Mezzocorona e, seguendo le indicazioni, attraversare il paese di Mezzolombardo in direzione della Val di Non e parcheggiare al parcheggio la Rocchetta presso l'omonimo bar. Attraversare lo svincolo in direzione della parete per prendere una stradina chiusa sulla destra e poi immediatamente il sentiero che sale nel bosco a sinistra. Seguire il sentiero largo e dolce fino ad una traccia a bolli gialli e ometti che si stacca a destra a una curva. Seguirla lungamente fino ad arrivare proprio sotto le pareti (30 min.). Raggiunto un bivio con un grosso masso con la scritta in vernicie rossa Cima Cornella a sinistra salire in vista ormai del grosso Boomerang di qui prende il nome la via seguire ancora i bolli gialli e poco sopra abbandonarli per seguire degli ometti verso sinistra ed in breve all’attacco (50 minuti circa dalla macchina).

Discesa: in corda doppia lungo la via e poi per il sentiero di andata

Il tracciato della via

Lo schema della via


CIMA CORNELLA

Poderoso pilastro d'angolo che chiude a sud le Cime di Vigo e che rappresenta anche le attrattive arrampicatorie maggiori. La montagna è infatti percorsa da numerosi itinerari, anche di notevole sviluppo (fino a 450 m) e ha due avancorpi: uno verso sud descritto prima e uno verso ovest, la Tor di Visione. Accesso comodo per sentieri non faticosi e facile parcheggio presso il bar La Rocchetta.


IL CIELO DI MEZZOLOMBARDO


Altra creazione recentissima di Franco Sartori, ultimata a fine marzo 2023, sulla parete di Cima Cornella che sovrasta la Tor di Visione. Roccia e chiodatura ottima; per la ripetizione portare 14 rinvii, 4 moschettoni piccoli, una serie completa di friend e staffe per il tratto artificiale.

Accesso: Da Mezzolombardo in vista della parete proseguire in direzione Val di Non per 2 km circa raggiunta una galleria parcheggio sulla sinistra. Visibile dal parcheggio una vecchia strada asfaltata sbarrata da una stanga imboccare il sentiero segnato 516B per malga Bodrina salire mantenendo il sentiero per circa 45 minuti raggiungendo un punto panoramico con panchine (chiamato Tor di Visione). Proseguire per un sentierino sulla destra che porta in breve alla falesia Tor di Visione. Ora proseguire inizialmente in discesa per una traccia segnata con vernice rossa raggiunto il punto dove la traccia sale in prossimità della parete seguire gli ometti verso destra in vista della linea di salita in breve si giunge all’attacco (ore 1.10 circa).
E’ possibile munirsi di permesso in forma gratuita contattando antecipatamente il signor Marco Endrizzi cell 338 3974862 per raggiungere in auto Tor di Visione salendo per una forestale dal paese Masi di Vigo seguendo i cartelli segnavia del Cai per Tor di Visione. In breve all’attacco (20 minuti circa).
Attacco sotto la verticale dei tiri finali che seguono la colata di roccia nera a destra di uno strapiombo, individuando una specie di diedrino chiodo con cordone a pochi metri da terra.

Discesa: In leggiera salita verso nord (libro di via) si raggiunge in breve il sentiero che percorso in discesa porta a Tor di Visione.

Il tracciato della via

Schizzo della via



Indice






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