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VALSUGANA

 VALSUGANA


Per descrivere nel dettaglio la Valsugana occorrerebbe un libro. Col tempo è diventata un po', solo un po' il mio regno, in quanto ho cominciato a frequentarla quando era completamente abbandonata e si ripetevano solo 2/3 vie di tutta la valle (che ne conta più di un centinaio). Con la pazienza mia, di Marco Bressanini e con l'opera di Ermes Bergamaschi e compagni sta ricominciando (poco per volta) a tornare a vivere. Alcune vie sono nella sezione "vie nuove e restauri", altre le elenco brevemente nel seguito.

L'alpinismo su roccia e ghiaccio è un'attività potenzialmente pericolosa, con rischi ANCHE MORTALI se non praticata con adeguata prudenza e cognizione di causa. Ciò che è descritto più avanti è frutto di considerazioni personali che non hanno alcun valore giuridico, morale, educativo, SI DECLINA OGNI RESPONSABILITA' dell'uso che ne venga fatto. Chi decidesse di intraprendere l'alpinismo lo fa a proprio rischio e pericolo ed è comunque tenuto a rivolgersi a personale qualificato. Gli itinerari descritti sono tra l'altro soggetti a modifiche causate dall'ambiente di cui NESSUNO, nella qui presente disamina, è tenuto in alcun modo a risponderne. Le informazioni qui hanno solo fine illustrativo e NON sono esenti da errori.


Indice


COL MOLTON

E' la grande parete che sorge appena dietro al paese di Cismon, ospita la prima via ufficiale della Valsugana: la Zonta-Gnoato-Bertan, via bellissima e su roccia eccellente. Accesso comodissimo, pochi minuti dal parcheggio al bar Pescatore, rientro veloce.

VIA ZONTA-GNOATO-BERTAN

Tolta la via sulla dirimpettaia parete di Collicello, aperta da Ottorino Faccio nel 1936 e un tentativo sulla medesima nel 1962, questa è la prima via della Valsugana, aperta in due riprese tra il 1968 e il 1970 dai tre suddetti con un gran lavoro di chiodi a pressione, cunei e staffe su strapiombi. Via riattrezzata da Ermes Bergamaschi nel 2013 con l'aggiunta di fix lungo i tiri e soste di calata (vedi il racconto della salita).

Accesso: il bar "il Pescatore" (o ristorante Val Goccia) è il primo che si incontra provenendo da Bassano entrando a Cismon (seconda uscita Cismon venendo da Trento). Parcheggiando lì si percorre la strada che va in paese fino ad una stazione con antenne, si passa il ponte sul rio Goccia e si svolta a destra fino ad una radura. Salire le ghiaie a destra per raggiungere la base della parete dove una traccia porta al ben visibile camino d'attacco con bolli gialli (10 min.).

  1. Salire il camino all'inizio molto sporco di terra e di erba, poi più pulito e verticale (fix e chiodi) ed affrontare poi una seconda strozzatura con massi incastrati per raggiungere la rampa erbosa che porta ad un forcellino con la comoda sosta (45 m; V e V+; chiodatura un po' distanziata).
  2. Scalare direttamente la placca sovrastante con numersi fix e chiodi a pressione e roccia compattissima fino alla cornice di sosta, scomoda (25 m; VI e A1 o VII; passi obbligati tra i fix).
  3. Ancora in verticale lungo la placca atletica con fix e chiodi a pressione fino ad una fessura a lame sulla sinistra che va scalata per raggiungere la cengia di sosta (30 m; VI e A1 o VII, V lungo la fessura da proteggere a friend).
  4. Traversare a destra e salire il caminetto per sostare sotto il grande strapiombo poco oltre (15 m; V).
  5. Attaccare direttamente lo strapiombo a tetto con fix e molti chiodi normali (A1) e poi uscire a destra su un nasetto affrontando un diedro strapiombante molto impegnativo con protezioni aleatorie e difficoltà obbligata (VI) fino alla stretta cengia di sosta (25 m; VI e A1 o VIII+ il tetto e poi VII; fix integrati da chiodatura originale, cunei inclusi).
  6. Vincere il pilastrino sopra la sosta, strapiombante, e poi il diedro, sempre strapiombante e non del tutto azzerabile (friend) fino ad una zona grigia e più verticale dove le difficoltà calano. Sosta su un gradino molto scomoda (25 m; VI e A2 o VII+; tiro chiave, molto faticoso e difficile, chiodatura lunga).
  7. Continuare lungo la fessura del diedro che si apre a camino e uscire a sinistra fino alla comoda cengetta di sosta (15 m; V; ch. e fix).
  8. Direttamente lungo la verticale fessura sopra la sosta con chiodi a pressione e poi per il camino seguente, sporco ma più facile, raggiungere così il prato sommitale (25 m; V+; vari chiodi).
Discesa: in doppia lungo la via rinviando gli ancoraggi a causa degli strapiombi e dei tiri obliqui.

La Zonta è la linea rossa, le altre sono: verde Emilio Rizzon, blu: Enrico Ferrazzuto

immagine del camino della via Zonta
Camino d'attacco


immagine delle placche nere della via Zonta
Sulle placche nere

immagine del terzo tiro della via Zonta
Ancora placche nere nella parte bassa

immagine del tetto sotto gli strapiombi della via Zonta
Il tetto a metà parete

immagine del diedro strapiombante lungo la via Zonta
Il grande diedro strapiombante


GUSELA DI VAL GOCCIA


E' la splendida torre che s'innalza alle spalle del paese, lungo la mulattiera di Val Goccia, sempre ben visibile ma che si confonde con le rocce del Saccon alle spalle. Di tre vie aperte su questa cima solo una una è stata risistemata e ripetuta.

PAOLO DE TUONI


E' la prima via aperta sulla Gusèla e anche la prima via di Umberto Marampon, nel lontano 1976. Riattrezzata da Ermes Bergamaschi nel 2011-2012 a fix sia lungo i tiri che alle soste. Bella via di soddisfazione, decisamente più facile della vicina Zonta ma sempre impegnativa anche perché più sporca di erba. Roccia sempre ottima.

Accesso: sempre dal bar "al Pescatore" seguire la strada fino in centro a Cismòn e alla piazza con la fontana chiusa passare sotto un arco a destra (indicazioni per Cima Grappa) salendo la mulattiera lastricata fino a un bivio. Tenere la destra e salire nel bosco fino alla madonnina alla base della guglia. Scendere per traccia evidente a destra e, dove questa compie una curva a 90° a destra, girare a sinistra per raggiungere l'attacco (bollo rosso alla base, circa mezz'ora dalla macchina).
  1. Percorrere la cengia a destra e aggirare a destra una lama, salire per 2 m il diedro verticale e traversare in placca a sinistra, poi verticalmente fino ad una cornice che riporta al diedro, dopo una lama si perviene al comodo pulpito di sosta (30 m; IV+; sosta su catena di calata).
  2. Vincere la difficile placchetta sopra la sosta (2 m, VI+), poi verso destra ad uno strapiombo che si vince facilmente un po' a sinistra e ancora per placca erbosa ad una cornice che si segue a destra al terrazzo di sosta (20 m; IV+, 1 pp. VI+; sosta su catena di calata).
  3. Scalare il diedro a destra (difficile e friabile) e poi traversare in obliquo a sinistra per una decina di metri fino a doppiare uno spigolo, stare bassi e obliquare a sinistra fino alla sosta (30 m; V poi IV/IV+ erboso ma di ottima roccia).
  4. Traversare a destra e riattraversare lo spigolo stando alti (molta erba e terra), scendere un poco e traversare a destra fino ad un diedro (delicato per le zolle d'erba) che va scalato per giungere in sosta (25 m; IV e pp. V-, sosta su catena di calata).
  5. Traversare a sinistra per pendio erboso e scalare al centro il colatoio erboso non difficile (2 fix un po' nascosti) per raggiungere la comoda sosta alla base del grande diedro (20 m, sosta su fix e cordone).
  6. Salire la fessura friabile a sinistra fino all'albero con rovi, affrontare la sprotetta placca a destra (pericoloso ma non difficile) e rientrare nel diedro che ora diviene camino; superare vari strapiombi ed uscire a sinistra sullo stretto terrazzo di sosta (35 m; V+ fino all'albero, poi V sostenuto; sosta su catena e libro di via).
  7. Spostarsi a destra ed affrontare la placca dapprima adagiata e con appigli (VI) poi in artificiale dove essa si raddrizza ma con ancoraggi distanziati (A2 o VII+ continuo) fino alla crestina sommitale, sostare a sinistra sotto la croce (45 m; A2 o 6c [VII+] continuo e con appigli da saggiare; sosta su cordone sotto la croce, stretta).
Discesa: per cresta verso est superando con attenzione le roccette molto esposte (possibile calata in doppia dalla cima, ancoraggio anche più un basso) e restando sempre sul filo fino al bosco dove si ritrova la mulattiera, a sinistra si rientra in paese (1,00 ora fino alla macchina).

In giallo la Paolo de Tuoni, le altre in rosso: 23 Smarzo, verde: Alì Babà e i 40 sassoni

immagine del secondo tiro della via Paolo de Tuoni
Secondo tiro

immagine del terzo tiro della via Paolo de Tuon
Terzo tiro

il diedro marcio del quarto tiro
Il diedro marcio

immagine del camino della via Paolo de Tuoni
Camino del penultimo tiro

la cuspide sommitale della Gusela di Cismon
La cuspide

VIAGGIO IMPERMANENTE


Via sportiva nuova, piuttosto tecnica e continua, aperta da Ermes Bergamaschi e terminata nell'autunno del 2023 e che si sviluppa indipendentemente a sinistra della classica Paolo de Tuoni. La roccia in via è ottima ma con qualche appiglio che richiede attenzione perché è ancora poco frequentata. L'itinerario è completamente attrezzato a fix non lontani ma che rendono le difficoltà obbligatorie, alle soste sono presenti anche delle catene per la calata. Per la ripetizione portare circa 13 rinvii, soprattutto per la placca finale, eventualmente qualche cordino per gli arbusti ma non è necessario.

Accesso: sempre dal bar "al Pescatore" seguire la strada fino in centro a Cismòn e alla piazza con la fontana chiusa passare sotto un arco a destra (indicazioni per Cima Grappa) salendo la mulattiera lastricata fino a un bivio. Tenere la destra e salire nel bosco fino alla madonnina alla base della guglia. Scendere per sentiero evidente a destra e deviare poi subito a sinistra per traccia ad ometti fino all'attacco della via. I fix sono un po' nascosti da un alberello (nome poco leggibile alla base, 30 min.).
  1. Issarsi sull'alberello e proseguire per placca verticale portandosi a sinistra in diedro un po' giallastro e salire sulla cengia di sosta. 15 m; 6a.
  2. Obliquare un paio di metri a destra per erba e poi scalare la placca molto tecnica e con roccia un po' friabile al centro sbucando su un pendio erboso (corda). Salire fino alla cengia sotto strapiombi. 25 m; 6a+.
  3. Traversare 2 m a destra e vincere lo strapiombo molto tecnico e la seguente placchetta, poi dopo una balza erbosa (corda) continuare per muro concavo impegnativo. 30 m; 6b.
  4. Tiro chiave: traversare a destra per aggirare un grande pilastro e portarsi sotto una placca molto liscia e molto difficile che va risalita, facendo attenzione all'uscita un po' friabile. 25 m; 6c+.
  5. Continuare in verticale per uno strapiombo faticoso e poi per un caminetto aggettante con passaggi da capire. 20 m; 6b+.
  6. Seguire la facile cresta fino alla sosta sotto la cuspide, con libro di via. 10 m; 4a.
  7. Scalare verticalmente tutta la grande placca romboidale della cuspide spostandosi un po' a destra verso la fine. Conviene evitare di spostarsi a sinistra e salire direttamente alla croce (roccia rotta) ma uscire direttamente in cresta e poi raggiungere la sosta. 40 m; 6b+.
Discesa: per cresta verso est superando con attenzione le roccette molto esposte (possibile calata in doppia dalla cima, ancoraggio anche più un basso) e restando sempre sul filo fino al bosco dove si ritrova la mulattiera, a sinistra si rientra in paese (1,00 ora fino alla macchina).

Gusela con Viaggio Impermanente
La Gusèla con la via

Primo tiro di viaggio impermanente
Primo tiro

Terzo tiro di viaggio impermanente
Strapiombo del terzo tiro

quarto tiro di viaggio impermanente
Placca chiave dall'alto

quinto tiro di viaggio impermanente
Spigolo del tiro 5


COVOLO DI BUTISTONE


E' la parete per eccellenza della Valsugana, comoda compatta e strapiombante, con itinerari sportivi in libera particolarmente duri e vie artificiali che non scherzano. Prende il nome dal Forte, il Covolo di Butistone, antica fortezza romana incastonata nella roccia (detta anche Parete del Forte). Tutte le vie sono a fix e chiodi a pressione non sempre ravvicinati.

DIEDRO DEI GAROFANI


E' la grande classica del Forte che ne segue la linea più logica. Aperta in artificiale nel 1976 da Franco Gessi e Carlo Zonta ora è una via sportiva in arrampicata libera, ben chiodata a fix (per questo do i gradi in scala francese). I friend potrebbero tornare utili in un paio di passaggi con chiodatura lunga.

Accesso: procedendo in direzione Trento, dopo Cismòn del Grappa, parcheggiare nella piazzola con sbarra appena prima dello svincolo per Arsiè. Pochi metri più avanti lungo la vecchia strada c'è l'attacco, sulla verticale del diedro (nome alla base).
  1. Superare il primo pilastrino (5b) e a un chiodo con cordino girare a sinistra e scalare la fessura verticale fino al terrazzo di sosta. 40 m; 5b e 5c.
  2. Continuare lungo la fessura del diedro ora strapiombante fino alla sosta spostata a sinistra. 25 m; 6a continuo.
  3. Ritornare nel diedro e scalare la fessura strapiombante che ora si allarga con passo molto faticoso (A1 o 6b+) poi sempre nel diedro atletico raggiungere la sosta sulla destra. 20 m; 6a e 6b+.
  4. Per placca appoggiata raggiungere un nuovo strapiombo da cui si esce a sinistra e per la fessura del diedro si supera un'altra pancia difficile per arrivare al terrazzo sotto l'ultima parete. 30 m; fino al 6a+, chiodatura un po' lunga.
  5. Ancora lungo una fessura sopra la sosta e per gradoni erbosi sbucare in cima alla parete. 30 m; 5a.
Discesa: fino alla sosta 4 in doppia lungo la via; dalla cima andare a sinistra per traccia di sentiero a bolli rossi e al bivio girare a destra fino a sbucare su Via Venezia a San Vito d'Arsiè. Seguirla a sinistra e, al rudere presso una presa dell'acqua, attraversare il campo fino alla scarpata e rintracciare il sentiero che porta allo svincolo. Attraversarlo e tornare alla macchina (45 min.).

immagine del Diedro dei Garofani col tracciato della via
La Garofani è la linea verde, in viola Nico e Nico

immagine del secondo tiro del Diedro dei Garofan
Lungo il secondo tiro

immagine del passaggio chiave del Diedro dei garofan
Passo chiave


FALESIA DEL FORTE


Serie di monotiri di arrampicata mista libera-artificiale, alcuni notevolmente difficili (e=espansione, ossia artificiale su ancoraggi fissi come fix e chiodi a pressione). Da destra:

1) Sergio Lovadina: primo tiro dell'omonima via, richiodato da me e Bressanini. 30 m; 5a e A2e.
2) Monotiro segnato a bolli gialli con alcuni passi in obliquo molto lunghi su chiodi. 15 m; A2e.
3) Variante Week-end: tiro in libera con chiodatura lunga che supera il tetto basale. 15 m; 7a??
4) Roberta dalle Feste: primo tiro dell'omonima via, richiodato da me e Bressanini. 15 m; A1e.
5) Monotiro artificiale richiodato da Franco Sartori. 15 m; A2e.
6) Nico e Nico: primo tiro dell'omonima via. 15 m; A1e.
7) Bianco: tiro mio e di Bressanini, artificiale moderna. 15 m; A1+.
8) Monotiro 6: tiro con chiodi a pressione distanti. 10 m; 5a e A2e.
9) Monotiro 7: come quello precedente ma più atletico. 10 m; A2e.
10) Variante Clif-Clof: vecchia variante alle Traversate, 2 chiodi sul tiro. 30 m; 6b.
11) Monotiro moderno di Bressanini e Tonietto, 2 fix. 15 m; A3.
12) Matteo Marcolin: primo tiro della via mia e di Bressanini. 15 m; 6b+ o A2.

NICO E NICO


Itinerario storico aperto da Nicola Bottazin e Nicoletta Tacchetto nel 1992. In parte riattrezzato in occasione dell'apertura della Marcolin. Attrezzatura vecchia e precaria, con alcuni passi in libera, ci sono delle soste intermedie appese molto scomode, quelle da me indicate sono le più indicate in ripetizione.

Accesso: come prima, nome alla base.
  1. Salire il muro in artificiale e superare il tettino per raggiungere la sosta sulla cornice. 15 m; A1.
  2. Superare il seguente tetto con passi lunghi e chiodatura mista, piegare poi a sinistra per un vago diedro strapiombante e uscire con difficoltà su un terrazzo erboso. 20 m; A2.
  3. In verticale lungo la grande placca centrale fino alla sosta su cornice in comune con la Marcolin. 40 m; A1.
  4. Dritti per placca fin sotto al grande tetto quadrato che si supera nel punto più sporgente, poi per spigolo erboso raggiungere la cengia di sosta. 40 m; A1 e A2.
  5. Superare il muro verticale sopra la sosta con passi in libera fino ad un'altra cengia. 30 m; V e A1.
  6. Dopo un ultimo muretto uscire sul pendio boscoso e raggiungere la cima della parete. 30 m; A1 e III.
Discesa: come per il Diedro dei Garofani. 

MATTEO MARCOLIN


Itinerario misto libera-artificiale che si insinua nel tratto di parete tra Nico e Nico e Corso Augusto, formato da placche liscissime. Terminato nel 2019 (vedi il racconto) ed attrezzato con numerosi fix e chiodi a pressione, sia lungo i tiri che alle soste, attende ancora una libera integrale, visto anche le alte difficoltà della placconata centrale. Per la ripetizione portare circa 15 rinvii, 2 grappling hook, un ballnut medio, materiale da arrampicata artificiale.

Accesso: procedendo in direzione Trento, dopo Cismòn del Grappa, parcheggiare nella piazzola con sbarra appena prima dello svincolo per Arsiè. Pochi metri più avanti lungo la vecchia strada c'è l'attacco (nome alla base).
  1. Dopo un muro iniziale molto liscio si scala un diedrino che termina su una cengetta sotto grandi soffitti. 15 m; 6b+ o A2 e 4a.
  2. Spostarsi a destra e seguire la fessura a S che dapprima piega a sinistra fin sotto un grande tetto, poi consente di traversare a destra ad una sosta scomoda fuori dai grandi soffitti. 10 m; 6a o A1.
  3. Vincere la placca sovrastante piegando a sinistra fino all'incrocio con le Traversate e piegare a destra fino ad un grande terrazzo alla base delle grandi placche. 15 m; 6b+ o A1.
  4. Salire in verticale per roccia gialla friabile e poi per una placca nera molto levigata, piegando a destra alla fine per evitare uno strapiombo e sostare in comune con Nico e Nico. 35 m; A1.
  5. Alzarsi sui primi chiodi di Nico e Nico e poi piegare in obliquo a sinistra su una bella placca grigia con minuscole tacche per sostare scomodamente in un diedro a sinistra del grande tetto. 30 m; 7a o A2.
  6. Salire il diedro che poco dopo si abbatte e raggiungere la sosta in comune con Nico e Nico che proviene dal tetto. 20 m; A1 e 4a.
  7. Salire il muro verticale sovrastante con passi in libera fino ad un boschetto sotto un ultimo muro. 30 m; A1 e 3c.
  8. Vincere l'ultimo muro e salire per erba ripida fino alla sommità della parete. 20 m; A1 e 3c. 
Discesa: in corda doppia lungo la via oppure percorrere a sinistra il sentiero nel bosco raggiungendo via Venezia di San Vito che si percorre a sinistra fino ad un rudere presso una sorgente. Attraversare il campo (proprietà privata) ed imboccare il sentiero a bolli rossi che riporta alla galleria (45 min.).

Via Matteo Marcolin
Il tracciato della via Marcolin

Tiro 2 della via Marcolin
Uscendo dai tetti del secondo tiro della Marcolin

Grande placca della via Marcolin
La grande placca del quarto tiro

ROBERTA DALLE FESTE


E' la seconda via aperta sulla parete del Covolo di Butistone, giusto due anni dopo il Diedro dei Garofani, ossia nel 1978 da Umberto Marampon, il maggior promotore dell'arrampicata in Valsugana, con Paolo Visentin e Gianmarco Rizzon. La via segue la direttrice di una specie di spigolo molto arrotondato, caratterizzato da bombamenti, un tetto e una serie di fessure nella parte finale. Due anni dopo i due tiri finali della via diventeranno l'uscita della via delle Traversate dello stesso Marampon. La roccia è ottima e molto compatta lungo tutta la salita, che è in arrampicata mista libera-artificiale senza presentare difficoltà disumane. Abbiamo rinforzato la chiodatura della via a più riprese, all'inizio nel 2017, poi in inverno 2023-2024 che si presentava piuttosto posticcia e malridotta, con un tiro veramente pericoloso. Adesso è una salita divertente ben protetta da ottimi fix lungo i tiri e alle soste ma con molti passaggi su materiale originale. Per la ripetizione portare 12 rinvii, materiale da artificiale, 3 chiodi a lama e martello, un paio di friend 0.2-0.3 per l'uscita dal diedro rovescio. Vista l'attrezzatura varia in via, i gradi sono quelli per le vie alpinistiche (vedi il racconto della salita).

Accesso: procedendo in direzione Trento, dopo Cismòn del Grappa, parcheggiare nella piazzola con sbarra appena prima dello svincolo per Arsiè. Pochi metri più avanti lungo la vecchia strada c'è l'attacco (nome alla base).
  1. Si può partire sia in libera che in artificiale, salendo una placca fino al tetto (VI o A1), lo si supera direttamente con un passo lungo all'uscita e si procede lungo la placca molto liscia fino alla stretta nicchia di sosta su cengetta. 20 m; VI o A1 e A2.
  2. Spostarsi un po' a destra e salire un grigio rigonfiamento in artificiale, obliquando poi a sinistra e superando uno scalino con chiodo lontano, dunque salire in una piccola marmitta dove si sosta. 10 m; A1 e 1pp. V+.
  3. Alzarsi in obliquo a destra seguendo i chiodi e rimontare lo spigolo molto arrotondato che contorna la grande marmitta della parete con alcuni passi molto lunghi fino alla scomoda sosta appesa. 20 m; A1.
  4. Traversare a sinistra su una lama un po' friabile (occhio a non scaricare sassi) fino a un boschetto molto fitto (vecchia sosta). Qui probabilmente la via originale saliva un po' a destra per una rampetta appoggiata, molto sporca. Conviene invece continuare a traversare nella fitta vegetazione a sinistra per qualche metro e raggiungere un comodo terrazzo in comune con le Traversate e sostare. 15 m; IV+.
  5. Non seguire il diedro ma la variante a fix più bassa a destra che sale il filo del pilastrino panciuto e porta ad una stretta sosta sulla sommità dello stesso, su enorme spit e resinato (bolli gialli); eventualmente concatenabile col precedente gestendo gli attriti. 10 m; VI e V (si può seguire anche il diedro delle Traversate, VI+).
  6. Salire un dritti lungo lo spigoletto liscio e strapiombante, con passi lunghi e uscita in cengia da capire. Sosta su cornice, comoda. 10 m; A2 e V+.
  7. Continuare per bella placca verticale fin sotto una fascia friabile; piegare a sinistra e salire una balza fino a piegare a destra ad una marmitta superficiale di sosta, sotto un diedro rovescio. 15 m; A2 e V.
  8. Vincere tutto il bel diedro rovescio, fortemente strapiombante e con uscita su lama faticosa e di ragionamento, poi piegare a destra alla sosta su bel terrazzo in comune con le Traversate. 15 m; A2.
  9. Alzarsi sopra la sosta fino a prendere una bella lama con cui si obliqua a sinistra oltre un albero in una grande svasatura a guisa di diedro. Si sosta a sinistra presso degli alberelli, sotto un muro fessurato. 20 m; V+ e VI+.
  10. Salire la placca fessurata sopra la sosta obliquando a destra per giungere sotto un muro biancastro con segni giallo-rossi. Scalare anche l'ultima fessurina e raggiungere il bosco sommitale dove si sosta su alberi con cordone. 20 m; VI.
Discesa: ci sono due opzioni: scendere in doppia con una 1a) calata fino alla sosta 8; una 2a)  fino alle Traversate, spostandosi a sinistra in una zona gialla dove si trova la sosta con catena e anello di calata, oppure a destra alla base del diedro; una 3a) di 60 m precisi fino a terra.
Altra opzione è di scendere a piedi. Percorrere le balze erbose all'uscita (frecce) e raggiungere il sentiero a bolli rossi che si segue a sinistra il sentiero nel bosco raggiungendo via Venezia di San Vito, che si percorre a sinistra fino ad un rudere presso una sorgente. Attraversare il campo (proprietà privata) ed imboccare il sentiero a bolli rossi che riporta alla galleria (45 min.). 

Roberta dalle Feste
La via Roberta dalle Feste

Tetto del primo tiro sulla Roberta dalle Feste
Il tetto del primo tiro

Roberta dalle feste 2
Secondo tiro

Roberta dalle feste 3
Terzo tiro

Roberta dalle feste 6
Sesto tiro

Diedro strapiombante della Roberta dalle Feste
Diedro strapiombante

PARETE DI SAN VITO D'ARSIE'


E' la parete che sbuca dal bosco dopo la galleria, formata di placche molto compatte. Riporto anche qui più in dettaglio la via Battaglia già presente nella sezione "vie nuove e restauri".

VIA EUGENIO BATTAGLIA


Di Carlo Zonta e A. Segalin nel 1976 è la classica e più ripetuta via della parete, segue Koyaanisqatsi appena a sinistra. Le vie col tempo sono in corso di risistemazione. Completamente attrezzata a fix e spit come via sportiva, portare solo rinvii, eventualmente staffe.

Accesso: parcheggiare nella piazzola prima dello svincolo per Arsiè andando verso Trento. Seguire la vecchia statale e attraversare con molta attenzione l'imbocco della galleria. Proseguire su ciò che rimane della vecchia strada e dopo 100 m entrare in un foro a destra tra la fitta barriera di vegetazione e seguire la traccia a bolli rossi fino alla parete. Attaccare al bollo rossi di sinistra (15 min.).
  1. Superare 5 m in libera su buoni appigli e poi proseguire in artificiale in obliquo a destra fino al comodo terrazzo di sosta (15 m; 5a e A1 o 6c+ in libera).
  2. Salire il gradone sopra la sosta e mantenersi al centro della levigata placca (5a) per raggiungere un terrazzino da cui si traversa a sinistra fin sotto una fila di chiodi che si seguono in artificiale fino alla stretta sosta sopra l'albero (25 m; 5a e A1 o 6b+ in libera).
  3. Salire la placca sovrastante fino ad un vago diedro con due chiodi ravvicinati da cui si prosegue in libera lungo solide lame per raggiungere il boschetto soprastante. Sfruttare la sosta sopra la placca (20 m; A1 e 4b o 6b in libera; sosta su fix e cordone).
  4. Spostarsi a destra per lame un po' erbose e vincere una vaga fessura in artificiale (A2, chiodi molto distanziati) fino ad una lama che va seguita in stupenda arrampicata libera fino alla comoda sosta (25 m; A2 e 4c o 6a in libera; varie possibilità di sosta su fix e cl. o alberi).
  5. Tiro di trasferimento: salire dritti nel bosco per raggiungere il muro terminale e traversare a destra fin sotto uno spigolo strapiombante (40 m; varie possibilità di sosta).
  6. Salire direttamente i primi salti verticali fino sotto allo spigolo strapiombante, spostarsi verso sinistra ad un diedro strapiombante e salirlo direttamente superando lo strapiombo che lo chiude sulla destra (molto faticoso, 5a e A2); quindi per placche verticali si guadagna l'uscita (30 m; 5a e A2 o 6a+; sosta su alberi).
Discesa: andare verso destra per tracce seguendo il ciglio della scarpata fino ad un rigagnolo (attenzione proprietà privata) e poco oltre si trova il sentiero che scende giù allo svincolo (30 min.).

La via Battaglia è segnata in rosso.

La placca del secondo tiro

Placca del terzo tiro

Quarto tiro

PARETE FREDDA


Piccola parete sita sopra l'abitato di Tezze che è diventata una falesia di dry tooling. Malgrado questo ci sono anche quattro belle viette a più tiri di stili differenti: due artificiali e due sportive, di cui una rimessa a posto da noi.

In rosso Nostalgia dei Rossi Tramonti, in rosa Jolanda, in blu Febbre da cavallo, in giallo Giazz


NOSTALGIA DEI ROSSI TRAMONTI


Bella vietta del Daniele Lira che l'ha aperta nel 1984, giusta per fare allenamento quando il tempo fa schifetto o c'è il ghiaccio in valle. Richiodata da me e Bressanini nel 2017, vedi la sezione "vie nuove e restauri" e il racconto della scalata. Attrezzatura mista tra chiodi e fix nuovi, arrampicata artificiale.

Accesso: percorrere la statale della Valsugana fino a Tezze ed entrare in centro al piccolo paese, la parete è sempre ben visibile. Percorrere via Nazionale fino a poco prima del piccolo bar dove si svolta a destra in salita fino a quando la strada, presso un giardino privato, diventa cementata (domandare il permesso). Salire per la strada fino ad un sentierino a bolli gialli che a sinistra porta in breve alla parete. Attaccare nel fondo della grotta (nome alla base, 10 min.).
  1. Percorrere verso sinistra tutto il soffitto della grotta con fix distanziati, poi risalire il muro (attenzione ai chiodi vecchi) fino ala sosta alla base del tetto successivo. 35 m; A2.
  2. Superare il tetto e la placca successiva e salire sul terrazzino di sosta. 8 m; A2.
  3. Obliquare a destra su placca e vincere un ultimo piccolo tettino fino alla sosta di calata posta sullo spigolo della parete. 15 m; A1.
Discesa: in doppia lungo la via.

immagine del superamento della grotta di Nostalgia dei Rossi Tramonti a Tezze
Primo tetto nella grotta

Terzo tiro

VIA JOLANDA FURIOSA


Via artificiale aperta da Diego Filippi e Fabrizio Rattin nel 2017, chiodata completamente a fix. La via è adesso affiancata da alcuni monotiri di dry tooling che vanno a formare una falesia. Per la ripetizione portare rinvii e materiale da artificiale.

Accesso: come per la via precedente, appena a destra nella caverna gialla, nome sbiadito alla base.
  1. Superare la volta del cavernone rossastro verso destra e poi salire dritti in placca. Traversare brevemente a destra fino al terrazzino di sosta. 45 m; A1.
  2. Proseguire lungo placche compatte (con 1 passo lungo, eventualmente gancio) fino alla base di un diedro grigio. 30 m; A1.
  3. Continuare sullo spigolo a destra del gran diedro e uscire in cima alla parete sostando su alberi. 30 m; A1.
Discesa: come per la via successiva traversando a destra oppure con una doppia da 30 m fino alla seconda sosta e poi con una doppia da 55 m fino a terra.

VIA DEL GIAZZ


La via più frequentata della parete, ben chiodata a fix come una via sportiva, di difficoltà moderate ma roccia di qualità alterna, sebbene ormai ripulita il giusto. Bastano solo i rinvii.

Accesso: all'estremità destra della parete, bolli giallo fosforescente e visibili i primi fix (10 min.).
  1. Salire verticalmente aggirando a sinistra uno strapiombo e immettendosi in un canale fin sotto uno strapiombo marcio che si supera per la fessura a destra e montare in sosta. 30 m; 5a.
  2. Traversare a sinistra con un tratto su roccia molto friabile e poi risalire alla piazzola sovrastante. Proseguire per il diedro successivo fino alla scomoda sosta. 20 m; 4c.
  3. Superare un difficile passaggio sopra la sosta e superare il successivo diedro uscendo a destra al tetto che lo chiude, traversare a destra fino alla sosta. 25 m; 5b e 4a.
  4. Dritti per belle lame e poi traversare sotto gli strapiombi a destra fino ad un diedro liscio e verticale che si supera. Allo strapiombo finale traversare a destra e superarlo nel punto più debole per uscire dalla parete. 35 m; 5b, sosta su albero.
Discesa: salire qualche metro e prendere il sentiero a destra che passa su una cengia sopra la parete e, ad un canale erboso, girare a destra, superare un breve salto (II) e prendere la traccetta che costeggia la parete fino all'attacco della via (10 min.).

immagine delle placche centrali della via del Giazz a Tezze
Lungo la parte alta della via

immagine del tiro chiave della via del Giazz
Il bellissimo tiro chiave


TORRIONE DI PIANGRANDE


Bella e massiccia torre che sorge sulla strada che da Valstagna sale a Foza. Fu scalata la prima volta nel 1981 da Lorenzo Massarotto e Mauro Moretto lungo la via che chiamarono Delinquenza Minorile perché in quell'anno mergeva il problema dei bambini arruolati dalla Camorra nei quartieri degradati di Napoli. Dopo quella storica prima salita nacquero Furto con scasso nel 1984 e Il destino gioca con noi nel 2017 dello stesso Moretto con altri compagni. Malgrado la roccia ottima e l'avvicinamento comodo la torre è rimasta dimenticata e poco frequentata.

DELINQUENZA MINORILE


E' la via della prima ascensione alla torre. La roccia è ottima ma con alcuni blocchi instabili perché scarsamente frequentata. La via è poco chiodata ma ben proteggibile a friend, chiodi e cordini sugli arbusti (vedi il racconto della salita).

Accesso: da Valstagna salire la stretta strada a tornanti che porta a Foza fino ad una vecchia cava di marmo. Oltrepassarla e parcheggiare 1 km oltre in un grosso spiazzo presso una madonnina con ruscello. In discesa da Foza verso Bassano dopo pochi tornanti si perviene allo stesso spiazzo con ben visibile la torre. Scendere lungo la strada fino a 100 m prima della ex cava dove è presente un tombino con bollo rosso e un ometto. Superare la scarpata della strada e risalire il pendio per tracce fino a beccare un sentiero con ometti (occhio a non far cadere sassi). Seguirlo aggirando una parete rocciosa a sinistra e poi piegare a destra in orizzontale fino alla base della torre. Salire un po' a destra e attaccare in uno spiazzo sotto una nicchia gialla sulla verticale del marcato diedro in alto che solca la parete sud (20-30 min. dalla macchina).
  1. Attaccare un po' a destra su un albero per montare su una cengetta che si segue a sinistra fino alla nicchia (cl.). Obliquare a sinistra e vincere una difficile placca e poi un tettino (2 ch., A0 o VII) per montare su una cengetta. Traversare poco a sinistra (ch. a sinistra) e salire un diedrino che porta dritto al terrazzo di sosta (ch. con cordino, uscita scorbutica, V) con 2 ch. distanti da collegare. 20 m.
  2. Salire tutto il magnifico diedro verticale e atletico (ch. e pianta) uscendo poi su gradoni e sostando su una robusta pianta con cordone. 20 m; V+.
  3. Portarsi sotto lo strapiombo e traversare a sinistra uscendo sullo spigolo con un brutto passaggio erboso (A0, ch. con cordino). Percorrere poi il bel diedro seguente (IV+) e uscire su cengia alberata a sinistra dove si sosta su albero. 25 m.
  4. Traversare per 6 m a destra lungo una cornice fino ad una possibile sosta con chiodo e carpino, molto aerea, traversare ancora a destra e salire un gradone con buoni appigli per poi obliquare a sinistra lungo lo spigolo della torre fino ad una placca (2 ch., V) che va superata per raggiungere un tettino. Vincerlo direttamente (ch. con fettuccia, A0 o VII) e pervenire all'ampio terrazzo di sosta su alberi. Variante consigliata nostra: dalla sosta non traversare al carpino ma salire direttamente una svasatura e superare a destra lo strapiombo sovrastante per montare sulla cengetta sottostante la placca sopracitata (lasciati 2 ch., VI+ o A0). 25 m.
  5. Dal culmine della terrazza salire il diedro fino al termine e poi a destra per rocce facili alla cima della torre. 20 m; IV+.
Discesa: in corda doppia lungo la via, almeno tre calate. Attenzione alla prima dalla cima in cui le corde si incagliano. Possibile calarsi anche con due doppie lungo il canale nord della torre.

La Torre di Piangrande dalla strada

immagine della partenza di Delinquenza Minorile alla Torre di Piangrande
Primo tiro

immagine del secondo tiro della Delinquenza Minorile alla Torre di Piangrande
Diedri del terzo tiro


FAUSTO CONEDERA "BRACCO"


Itinerario sportivo attrezzato da Ermes Bergamaschi e Mario Carollo nel 2023 che corre in una striscia di parete libera e fortemente strapiombante accanto alla Delinquenza Minorile. La via è dedicata a Fausto Conedera detto "Bracco", talentuoso rocciatore agordino e autore di numerose vie sulle Pale di San Lucano e Moiazza. La roccia è ottima lungo tutto l'itinerario ma con qualche appiglio da verificare e con uscite su cenge erbose un po' fastidiose. Tutta la via è a fix e con soste a catena da falesia, per la ripetizione portare 15 rinvii.

Accesso: da Valstagna salire la stretta strada a tornanti che porta a Foza fino ad una vecchia cava di marmo. Oltrepassarla e parcheggiare 1 km oltre in un grosso spiazzo presso una madonnina con ruscello. In discesa da Foza verso Bassano dopo pochi tornanti si perviene allo stesso spiazzo con ben visibile la torre. Scendere lungo la strada fino a 100 m prima della ex cava dove è presente un tombino con bollo rosso e un ometto (palo per livello neve). Superare la scarpata della strada e risalire il pendio per tracce fino a beccare un sentiero con ometti (occhio a non far cadere sassi). Seguirlo aggirando una parete rocciosa a sinistra e poi piegare a destra in orizzontale fino alla base della torre. Attaccare sul lato sud, un poco a sinistra della nicchia della Massarotto (20-30 min. dalla macchina, bollo e nome sbiadito).
  1. Alzarsi su un gradone e traversare 2 m a sinistra, poi proseguire verticalmente per roccia stratificata e con passi atletici fino alla cengetta di sosta. 25 m; 6a.
  2. Dritti sopra la sosta vincendo due strapiombi e poi obliquando a sinistra su splendida placca a gocce per aggirare un tettino e salire poi in obliquo a destra fino alla larga cengia di sosta. 25 m; 6b.
  3. Tiro chiave: salire un diedrino e poi spostarsi sulla placca a destra che, dopo qualche metro, presenta delle concrezioni lisce e strapiombanti. Continuare sulla placca vincendo un tettino direttamente e arrivare sotto un altro tetto, sotto cui si traversa a sinistra e si sale direttamente alla sosta col carpino legato. 30 m; 6a/A1, passi fino a 7a/A0.
  4. Vincere un gradone molto tecnico e sostare sulla cengia seguente. 10 m; 6a+.
  5. Andare a sinistra in una svasatura e raggiungere un grande strapiombo. Traversare a destra e vincere direttamente il forte bombè e la successiva placca per arrivare in cima allo spallone. Sostare a sinistra. 20 m; 6b+.
  6. Traversare il bosco fino all'ultima torre. 20 m.
  7. Salire direttamente la placca finale con vari strapiombini e raggiungere la vetta. 20 m; 6b.
Discesa: corde doppie lungo la via.

Bracco a Torre di Piangrande
Tracciato della via Bracco

Primo tiro di Bracco
Primo tiro di Bracco

terzo tiro di bracco
Terzo difficile tiro di Bracco

Strapiombo di Bracco
Strapiombo finale di Bracco

MONTE PUBEL


Complesso di pareti che domina la strada che da Valstagna sale a Foza. Esso si compone di tre settori distinti per conformazione e tipologia di arrampicata, che sono: la Parete del Sole Nascente, più a sud, la Parete dell'Edera, l'anfiteatro posto al centro e la Parete del Generale, la punta più elevata che culmina con la panchina del Generale  e più oltre la Croce di San Francesco. Questa montagna è stata eletta dall'accademico del CAI Francesco Leardi come suo luogo ideale in cui esprimersi, tracciando itinerari sportivi logici e atletici, quasi sempre su ottima roccia e di varia difficoltà, iniziando l'opera di attrezzatura nel 2017. Prima di allora non risultano altre salite alle pareti.

IL MONDO PARALLELO DI AKI


Aperta nel 2021 da Leardi e Fausto Maragno e dedicata a Jacopo Guderzo. Questa via sale al centro del grande anfiteatro detta Parete dell'Edera (a causa di una grande edera che sormonta il sentiero), su difficoltà sostenute ma con tiri corti. La chiodatura è ottima, posizionata con cura, la roccia è buona ma purtroppo la via è sporca, con blocchi in bilico ed erba nelle uscite sulle cenge, segno di una certa incuria da parte degli apritori, fatto che penalizza parecchio l'itinerario, altrimenti una piccola perla. Per la ripetizione portare 13 rinvii e un paio di friend piccoli.

Accesso: il punto di partenza è Foza, precisamente dal centro si imbocca via Generale Euclide Turba e si prosegue per Contrà Pubel fino al termine della strada giusto un centinaio di metri prima della Croce di San Francesco, dove si parcheggia. Oltre la croce imboccare il sentiero Pierino della Zuanna che scende per il crinale del Pubel con un paio di semplici tratti attrezzati arrivando dritti nell'anfiteatro della Parete dell'Edera (20 min. dalla macchina). L'attacco è proprio al centro della parete, sotto gli strapiombi gialli (targa).
  1. Partire su rocce appoggiate e poi dritti per placca gialla lavorata, superando un tettino e traversando a destra su cornice. 15 m; 6b e 6a.
  2. Traversare a destra facilmente per cornice e alzarsi fino al tetto che si evita a destra, poi attraversare a sinistra su blocchi malsicuri alla sosta. 12 m; 5c e 1pp. 6a.
  3. Salire dritti per la bellissima lama e poi per il muro bianco a svasi piegando a destra alla sosta (occhio a un blocco instabile sotto un fix). 15 m; 5b /A1 o 7a+.
  4. Alzarsi dritti sopra la sosta per muro verticale a svasi, poi piegare a sinistra ad una sosta; ignorarla e proseguire prima su per un gradone e poi traversando a sinistra (marcio! A0) fino alla sosta sotto un tetto. 20 m; 6a+ e vari passi in A0 (o 7a).
  5. Vincere il tetto a sinistra e obliquare a destra su roccia grigia e atletica per uscire sulla grande cengia a metà parete. 15 m; 6b.
  6. Traversare a destra ignorando una sosta e salire il bellissimo diedro con strapiombo iniziale che porta ad un'altra cengia. 20 m; 6a+ e 5c.
  7. Scalare le pance sovrastanti e uscire in libera a sinistra su cornice erbosa. 10 m; A1 e 5b.
  8. Dritti sul muretto strapiombante sopra la sosta e obliquare a destra in una canaletta superando un passaggio fastidioso per l'erba. 10 m; 6b+ e 6a.
  9. La via originale forza delle pance a sinistra con molto A0. Conviene uscire dritti per la variante "i cachi di Aki", una brutta forzatura su placca per evitare un semplice canaletto erboso ma che permette di raggiungere il bosco in sveltezza. 10 m; 6b.
Discesa: risalire lungamente il canale ripido all'uscita fino ad intercettare una buona traccia di sentiero a frecce rosse che verso destra riporta alla Panchina del Generale e di qui alla macchina (30 min.).

Aki secondo tiro
Traverso sotto al tetto al secondo tiro

Aki terzo tiro
Lama al terzo tiro

Aki sesto tiro
Diedro del sesto tiro



MONTE CAINA

E' la prima altura dell'Altopiano di Asiago e che incombe sul paesello di Campese. Proprio sopra questo il monte presenta degli affioramenti rocciosi attraversati dal sentiero Giorgio Chemin, il quale porta a delle postazioni della Grande Guerra scavate proprio in tali affioramenti. Sulle pareti rocciose erano stati in passati tracciati degli itinerari da falesia, di media difficoltà, oggi in completo stato di abbandono. Lo stesso sentiero, malgrado risulti segnalato, versa in uno stato di semiabbandono. Il luogo, malgrado la vicinanza alla civiltà, risulta decisamente selvaggio e silenzioso, animato solo dal suono delle campane della vicina chiesa di Campese.

PER QUALCHE RIVETTO IN PIU'


Bella intuizione di Marco Bressanini che, nel Dicembre 2021 è riuscito a tirar fuori dalle rocce vegetate e abbandonate della Parete di Campese un bell'itinerario di arrampicata artificiale moderna, riuscendo a dare nuova vita al luogo. L'esposizione è a nord-est ma, trattandosi di artificiale, non causa problemi nemmeno col freddo invernale; la roccia è buona ma presenta dei tratti molto friabili e detritici e occorre prestare attenzione agli ultimi due tiri, dopo l'incrocio col sentiero Chemin, perché in presenza di animali è facile incappare in scariche di sassi, anche se si resta abbastanza riparati dagli strapiombi. Per la ripetizione portare un seti di friend da 0.1 a 2 (il 3 non è indispensabile), 15 rinvii, un hook Cassin da reglette e due nut per strozzare i rivetti per ciascun componente.

Accesso: sulla strada della desta Brenta, parcheggiare accanto alla chiesa di Campese (campi da calcio e cimitero), poi ritornare sulla strada principale, attraversarla e imboccare la stradina subito di fronte che si segue fino a un torrente. Piegare a sinistra costeggiando il torrente e oltrepassando una chiusa fino a un campetto ben tenuto. Andare a destra per una traccia tra i rovi e incrociare il sentiero Chemin che viene da destra (si evitano pe proprietà private). Seguire il sentiero a sinistra fino a un pianoro (ometto) e tenere la traccia bassa (bolli rossi) che conduce alla base della parete attraversando 2 ghiaioncelli. Attacco alla base del diedro centrale (bollo rosso; 20 min. dalla macchina).
  1. Scalare tutto il lungo diedro (diedro Burlini)e saltando la sosta intermedia con diversi passaggi su friend e rivetti fino ad una vecchia catena. Scalare la fessura a sinistra e uscire su un comodo pulpito. 40 m; A2, sosta su fix con cordone.
  2. Spostarsi a destra oltre lo spigolo e vincere una placchetta (Pilastro Braga, 2 friend o cliff) per guadagnare una rampa detritica che si segue a destra fino a un caminetto, oltre il quale si sosta su cengia. 25 m; A2 poi II/III, sosta su fix.
  3. Traversare brevemente a destra (traverso Bonardi) su chiodi a pressione e rivetti. 6 m; A1, sosta su fix.
  4. Scalare la liscia placca sovrastante (placca Gaibotti) su rivetti e superare un disagevole tratto vegetato e friabile (corda) per raggiungere il bosco. 30 m; A1, sosta su alberi.
  5. Trasferimento. Seguire la traccia verso destra verso una galleria dove si incrocia il sentiero Chemin che va seguito ancora qualche passo fino sotto una placca liscia. A destra della placca si vedono dei fix in un diedro strapiombante. 70 m.
  6. Scalare il diedro strapiombante (diedro Gallinaro) su rivetti, fix e friend fino a un gradino di sosta. 15 m; A1+, sosta su due fix.
  7. Spostarsi a destra e superare la placca (placca Filippi) su rivetti e 1 passo su gancio uscendo su una cengia boscosa molto rotta e detritica, sostando alla base di una placca appoggiata. 15 m; A1+, sosta su fix con cordone, libro di via.
Discesa: calarsi con una doppia al sentiero Chemin facendo attenzione ai sassi e alla presenza di animali. Poi seguire il sentiero verso Campese, non sempre evidente e attraversando una galleria fino a ritornare sopra il campetto accanto al torrente. Scendere ancora lungo la traccia a destra per raggiungerlo e da qui tornare alla macchina come per l'andata (20-30 min.).

La parete di Campese col tracciato della via

immagine del diedro Burlini
Il diedro Burlini, primo tiro

immagine della Placca Gaibotti
Placca Gaibotti, quarto tiro

immagine dall'alto della parte superiore di Per qualche rivetto in più a Campese
Dalla placca Filippi verso il sentiero, sotto il diedro Gallinaro

IL VECIO, IL BOCIA E IL FRANCO


Via nuova sul pilastro sinistro della Parete di Campese, sotto il Monte Caina, aperta in due riprese da me medesimo e M. Bressanini tra il 1/04 e il 10/04 del 2023, in artificiale moderno, sfruttando un sistema di fessure e forando il meno possibile. Purtroppo l'idea di salire l'intera parete raccordandosi a "Per qualche rivetto in più" è sfumata al terzo tiro vedendo come nella parte alta anche la natura si diverta a giocare a Tetris. Non è da escludere che, con la sistemazione della falesia, possa nascere un ulteriore sviluppo.
Per la ripetizione sono necessari, oltre alla NDA:
  • 3 Bird Beak di cui 1 grande (3) e 2 medi (2);
  • 4 Grappling Hook BD, 1 Talon BD, 1 Hook Goutte d'Eau Petzl (rosso);
  • 1 serie di friend da 0.2 a 4, eventualmente raddoppiando le misure medie;
  • Dadi per strozzare i rivetti;
  • 1 serie di Ballnut; 
  • Alien usati ma non indispensabili;
  • Martello e staffe.
Accesso: sulla strada della desta Brenta, parcheggiare accanto alla chiesa di Campese (campi da calcio e cimitero), poi ritornare sulla strada principale, attraversarla e imboccare la stradina subito di fronte che si segue fino a un torrente. Piegare a sinistra costeggiando il torrente e oltrepassando una chiusa fino a un campetto ben tenuto. Andare a destra per una traccia tra i rovi e incrociare il sentiero Chemin che viene da destra (si evitano pe proprietà private). Seguire il sentiero a sinistra fino a un pianoro (ometto) e tenere la traccia bassa (bolli rossi) che conduce alla base della parete attraversando 2 ghiaioncelli. Traversare a sinistra per tracce fino al pilastro sinistro della parete; attaccare appena a destra dello spigolo da un albero che sbuca dalla parete rocciosa (20 min. dal cimitero).
  1. Placche della Sicuressa: issarsi sull'albero e scalare la placca verticale rigata da una crepa da cui sbucano 2 chiodi. Dove finisce uscire un po' a destra e poi portarsi a sinistra al terrazzino di sosta sullo spigolo (12 m; A4, Beaks, friend e 1 hook; sosta su fix).
  2. Obliquare a destra seguendo la marcata fessura che in alto diviene una serie di misere crepe (saggiare la roccia) e montare su una stretta cengetta (20 m; A2; hook e friend; sosta su fix).
  3. Traverso del Brivido: traversare orizzontalmente verso destra per placche lisce fino all'angolo del diedro. Traversare ancora a destra oltre lo spigolo e sostare in una comoda conchetta (15 m; A4; hook, friend e ballnut; sosta su fix).
Discesa: con una doppia di 30 m si rientra alla base della via.

Tracciato della via



immagine della partenza di il vecio, il bocia e il franco a Campese
Il primo difficile tiro

immagine dall'alto del secondo tiro di il vecio, il bocia e il franco a Campese
Secondo tiro

immagine del traverso di il vecio, il bocia e il franco a Campese
Terzo tiro

 

PARETE DI COLLICELLO

E' la più grande parete della Valsugana che guarda dritta in faccia a Cismòn del Grappa, a forma di grandioso anfiteatro. E' la propaggine orientale dell'altura detta Col di Chiòr, tra i colli alti di Enego e prende il nome dal paesello che sorge alle sue pendici (noi lo abbreviamo in Collicello e basta). E' stata la prima muraglia ad interessare gli alpinisti ancora nel lontano 1936 anche se non si sa nulla di quella audace e storica impresa, seguita da altre tre vie nel corso del secolo passato fino al 2024, anno in cui la parete viene vinta direttamente da una via nuova proprio nel tratto di maggior sviluppo. La parete è impressionante e opprimente e di morfologia molto complessa, che alterna grandi strati di selce e compatti calcari grigi, una mecca per la scalata, ad altri di arenaria sedimentata in sottili lamelle, di qualità molto varia anche nello spazio di qualche metro (talvolta centimetro). La Parete di Collicello è la "big wall" della Valsugana e sono ancora possibili nuovi itinerari molto impegnativi lungo le due grandi pale rocciose che chiudono l'anfiteatro.

GLI EROI DI CHERNOBYL


Via nuova, moderna e alpinistica, la più lunga della Valsugana, terminata nel 2024 con gli ultimi ritocchi (vedi il racconto). La roccia è tipica dell’Altopiano, a strati molto spessi e con una grande quantità di selce che la rendo molto squadrata e compatta ma anche molto liscia per lunghi tratti. La sua qualità è per ¾ eccellente, fino a circa 30 m sotto la ben visibile cengia del “Rosso Ammonitico”, poi diventa molto delicata ma è resa sicura da un grande lavoro di disgaggio da tutti i blocchi pericolanti e da una meticolosa chiodatura. La via può essere affrontata in giornata da una cordata ben allenata e affiatata, con la furbizia di organizzare l’uscita con 2 veicoli: il primo posto sulla strada di Valgoda (vedi in seguito) proprio allo sbocco della via e l’altro alla base a Collicello; in caso contrario contare dalle 2 alle 2,30 ore di discesa per sentiero (2 opzioni disponibili). Potrebbe darsi che in futuro la traccia veloce per Val Barbamarco venga ripristinata onde poter permettere di effettuare una discesa più rapida (sentiero non segnato e selvaggio, da NON intraprendere col buio incombente). Una cordata che intendesse provare tutti i passaggi della via in libera o organizzarsi per il rientro a piedi, dovrebbe prendere in considerazione un bivacco, ci sono un paio di opzioni comode adatte allo scopo ed evidenziate nel seguito.
NON INTRAPRENDERE l’ascensione immediatamente dopo un periodo di maltempo in quanto i boschetti sospesi tendono a generare violente scariche di sassi, i tiri 3, 4 e 5 sono i più esposti al pericolo, poi la via segue sempre il percorso più riparato e sicuro. L’attrezzatura dell’itinerario è varia: fix, chiodi e chiodi a pressione, soste su fix ma senza cordoni. Per la ripetizione portare 15 rinvii (anche se un tiro ne richiede circa 23 ma non serve moschettonare tutti gli ancoraggi), un set di friend da 0.2 a 3 camalot, dadi, cordini sciolti, 4 - 5 chiodi a lama e martello, eventualmente staffe e materiale da artificiale.
Difficoltà obbligatoria: VI+/A1.

Accesso: dalla statale della Valsugana, per chi proviene da Bassano uscire a Costa, passare il ponte e seguire la destra Brenta in direzione nord fino a Collicello e parcheggiare in un grande spiazzo davanti a una piccola cava (un po’ a destra delle ultime case, impossibile sbagliare). Incamminarsi sul ciottolato in salita tra le case e, in un piccolo cortile, prendere il vicolo immediatamente a destra (segni rossi) che va seguito a lungo puntando ai tralicci. Attraversare verso nord un orticello e nel suo angolo estremo imboccare una traccia a bolli rossi che porta a un macereto sotto il traliccio più alto. Sulla destra entrare nel bosco seguendo un sentiero a ometti e bolli rossi che si inerpica fino all’attacco della via sotto un diedro, a monte e a sinistra di una caratteristica torretta staccata, visibile anche da Cismòn (20-30 min. dalla macchina).

Il punto di uscita, dove conviene lasciare la seconda macchina, è raggiungibile da Enego andando prima verso il cimitero e poi svoltando a destra in via Murialdo che, poco oltre, diventa via Coste di Qua e porta a località Val Dicina. Svoltare a sinistra per Valgoda fino al parcheggio sull’ampia curva un centinaio di metri prima della stretta galleria. 
  1. Alzarsi lungo il diedro verticale e atletico (ch. pr. e fix) e, dove questo si adagia a sinistra e si inerba, superare la placchetta verso destra e salire alla stretta sosta (30 m; sosta su 2 fix).
  2. Traversare a sinistra ad un diedro svaso e arrampicare la faccia liscia di sinistra fino ad uno strapiombo (ch. pr.). Traversare 2 m a sinistra e salire per rocce più articolate ma un po’ rotte verso la stretta cornice di sosta (25 m; sosta su 2 fix).
  3. Le “torrette”: alzarsi dritti sopra la sosta su un gradone (ch. pr.), poi per parete strapiombante e successivamente stare un po’ a destra dei chiodi in un diedro biancastro (ch. pr. e fix) per salire sulla prima torre. Vincere direttamente lo strapiombo liscio sovrastante della seconda torre e raggiungere il gradino di sosta (25 m;  sosta su 2 fix).
  4. In verticale per placca articolata ma solida (ch. pr.) che si trasforma in cresta e va a morire contro la parete principale su una comoda cengetta (20 m; sosta su fix; tiro esposto alle scariche dall’alto).
  5. La “passeggiata”: traversare a sinistra per cornicetta e poi per placca (ch. pr.) entrando un una comoda conca al riparo di grandi strapiombi (15 m; sosta su fix).
  6. Traversare ancora a sinistra aggirando uno spigolo arrotondato (ch. pr.) e obliquare verso sinistra a una nicchia sotto una parete strapiombante (20 m; sosta su 2 fix).
  7. La “carta da musica”: alzarsi lungo la parete strapiombante formata da vari tettini, prima in artificiale (ch. pr.) e poi in libera (ch. e fix) piegando a sinistra su una lista che adduce ad una comoda e morbida cengia, la “foresta rossa” (30 m; sosta su 2 fix). Qui termina la prima parte della via e inizia il Grande Pilastro. Nota: verso sinistra sulla cengia si entra in un boschetto che offre un comodo posto da bivacco, appena oltre un canale di scolo. Continuando a sinistra sulla cengia è possibile uscire dalla parete ma è pericoloso per il terreno mobile e le scariche di sassi.
  8. Dalla cengia obliquare un po’ a sinistra seguendo la roccia ripulita e scalare un paio di alti gradoni (ch. e ch. pr.) fino a un terrazzino sotto un diedro. Continuare nel diedro verticale (ch. pr.) entrando in una stretta nicchia (30 m; sosta su chiodo e 2 chiodi a pressione da collegare).
  9. Continuare lungo il diedro che si chiude a volta, vincere lo strapiombo e proseguire su placca adagiata alla cornice di sosta (30 m; sosta su 2 fix).
  10. A sinistra attaccare il doccione strapiombante per evitare un pendio di erba ripida (ch. pr.) e montare su un terrazzo. Obliquare a sinistra per gradoni ed entrare in un’altra stretta nicchia sotto una lama triangolare (15 m; sosta su fix e chiodo alto).
  11. Innalzarsi sulla lama di destra fino alla sommità e proseguire per una svasatura strapiombante e bucherellata (ch. pr.) fino a quando la roccia diviene rotta. Traversare a destra su placca liscia (ch. “traversino”) e sostare in una scomoda nicchia (20 m; sosta su 2 chiodi a pressione e 1 chiodi da collegare).
  12. Proseguire nella svasatura sovrastante e poi attaccare la liscia placca di destra, superando 2 tettini (molti ch. pr.), poi traversare a decisamente a sinistra per arrivare a un terrazzo sotto un grande diedro (30 m; sosta su 2 fix).
  13. Scalare il diedro fino a dove diventa giallo e uscire a sinistra sullo spigolo che si segue (ch. pr.) fino ad una cengetta inclinata con alberello, culmine del Grande Pilastro (30 m; sosta su 2 fix). Qui termina la seconda parte della via.
  14. Alzarsi direttamente sulla placca del grande “Specchio” grigio per una rigola (ch. e ch. pr.) sostando in piena parete su una lieve sporgenza (30 m; sosta su 2 fix).
  15. Obliquare a sinistra per una rigola e poi per fessurine nel centro della grande placca (ch. e ch. pr.) portandosi sopra i grandi strapiombi del centro della parete quindi traversare orizzontalmente a sinistra per 15 m portandosi a ridosso della grande fascia stratificata del “Piccolo Cengio” su un gradino molto stretto (60 m; sosta su 2 fix).
  16. Continuare direttamente sulla placca liscia (ch. pr.) portandosi sotto gli strapiombi stratificati che si vincono lungo una svasatura aggettante (ch. e ch. pr.) per poi approdare a una comoda cengia erbosa (50 m; sosta su 2 fix).
  17. Traversare a sinistra lungo la cengia (ch. pr.) e dove si interrompe scendere qualche metro per poi risalire una breve svasatura (ch. pr.) sostando in una grande nicchia detta “Hotel Collicello”, buon posto da bivacco (30 m; sosta su 2 fix).
  18. Affrontare la volta della nicchia sfruttando delle lame (ch.) e per diedro verticale sempre a lame pervenire a un terrazzino inclinato e fangoso (ch.). Traversare a sinistra portandosi sotto un altro lungo diedro e sostare (25 m; sosta su 2 fix).
  19. Scalare tutto il lungo diedro di roccia compatta (ch.) evitando a sinistra uno strapiombo e pervenendo ad un altro terrazzino erboso dove si sosta (30 m; sosta su 2 fix).
  20. Continuare lungo un terzo diedro, appoggiato e gradinato (ch.) che adduce alla ben visibile cengia del Rosso Ammonitico dove termina anche il Piccolo Cengio. Questa lunghezza ha richiesto un lungo lavoro di disgaggio dai macigni pericolanti; roccia buona ma da saggiare (25 m; sosta su 2 fix).
  21. Traversare a sinistra lungo la cengetta terrosa e friabile (fix) e superare un breve tratto a carponi (roccia rotta) prima della nicchia di sosta (15 m; sosta su 2 fix).
  22. Obliquare a sinistra per il muro di arenaria rossastro ricco di appigli (ch. pr.) portandosi in un piccolo colatoio. Arrampicare alla sua destra (ch.) per gradoni e poi affrontare un breve diedro dalle pareti lisce (ch. pr.) per salire sulla cengia di sosta (25 m; sosta su 2 fix).
  23. Tiro molto marcio: entrare nel primo camino e scalarlo nel fondo dove la roccia si presenta compatta, facendo molta attenzione a ciò che si tocca (la parete destra è solida) e, dove si apre a imbuto su un macereto, attaccare una fessura strapiombante a destra (ch. pr. e fix, roccia rotta) salendo su un pulpito alla base del grande camino finale (30 m; sosta su 2 fix; prestare molta attenzione anche in sosta a non scaricare sassi).
  24. Il “camino di Cismòn”: entrare nel grande camino e, quasi al fondo, cominciare a risalirlo facendo attenzione a qualche lama rotta sulla parete sinistra (ch. pr. e fix sulla parete destra, molto compatta) fino al soffitto che lo chiude, da cui si esce per cengetta a sinistra e sostando su terrazzino appena oltre lo spigolo (40 m; sosta su fix e ch.; esposizione impressionante).
  25. Scalare la breve paretina strapiombante sovrastante uscendo con disagio su erba (ch. pr.) e terra e sostare in una bella nicchia gialla “un posto al sole”, fuori dalla parete (10 m; sosta su 2 fix e libro di via).
Discesa: dal posto al sole imboccare il canale terroso a sinistra aiutandosi con una catena prontamente posizionata (attenzione alle scariche di sassi) e vincendo un’ultima paretina marcia, sempre con catena. Segue una breve corda fissa che porta al bosco. Da qui salire circa 7 m e poi volgere a destra per traccia a bolli rossi e risalire una crestina ripida (I e II) che termina direttamente sulla strada per Valgoda (15 min. dal termine delle corde).
Se non si disponesse di un veicolo da lasciare qui esistono 2 opzioni:
  • Proseguire verso Valgoda, attraversare la galleria e giungere nella piccola località. Il sentiero di discesa comincia presso le case poste prima della chiesetta di Valgoda (pannello), scendendo a sinistra al limite dei prati e reperendo le indicazioni per Costa. Lungo il tragitto si trova la deviazione per Barbamarco ma il sentiero è dismesso e in qualche punto facile da perdere, meglio attenersi a quello principale. Da Costa poi si percorre la strada fino a Collicello (2,30 ore circa).
  • Andare a destra e seguire le indicazioni per Enego (il sentiero accorcia un poco la strada asfalto) e poi percorrere via Coste di Qua fino all’intersezione con via Murialdo dove si devia a destra e si cercano le indicazioni per il Cornale e il Forte Tombion. Dapprima si scende per bosco lungo il sentiero 791B e poi ci si congiunge col il sentiero 791, detto della Piovega di Sotto che scende diretto al ristorante Cornale, donde poi, per strada asfalto, si rientra a Collicello (3 ore circa).
Eroi di Chernobyl a Collicello
La Parete di Collicello vista dal paese

Lama del tiro 11 su Eroi di Chernobyl a Collicello
La lama del tiro 11

Camino di Cismon
Il Camino di Cismòn

Lo Specchio sul Collicello
Lo Specchio visto dall'alto


CIME DI RAVA

Gruppo di vette granitiche molto aspre e frequentate solo da escursionisti con la gamba tenace che si eleva a nord di Borgo Valsugana e che tende a sfuggire all'occhio poco attento di chi percorre la statale di fondovalle. Questo gruppo divide la Val Malène di Cima d'Asta dalla Valsugana vera e propria e ai suoi piedi sorgono anche i paesi di Pieve e Castello Tesino. Il massiccio presenta una catena centrale con numerose formazioni rocciose di dimensioni non trascurabili, quali la Cima Brunella, la Cima Trento, le Torri di Segura e altre, alte fino a 300 m, e altre di più modeste prominenze ma non per questo meno aspre, come la foresta di guglie in Val Fierollo. Il granito che vi si incontra è di ottima qualità ma a volte sporco di erba e muschio e gli avvicinamenti alle pareti piuttosto faticosi ma le vie ivi tracciate sono molto belle e impegnative. E' un gruppo da scoprire.

TORRE DI FIORENERO - SPIGOLO


Più che una torre è uno sperone molto affilato che divide due canaloni erbosi e molto ripidi che si erge direttamente sopra Malga Fierollo di sotto. Su questa formazione è stata tracciata una via nel 2004 da Paolo Michielini, Ivan Cavasin e Roberto Favaro, proprio lungo il filo dello spigolo, ottenendo un itinerario molto bello ed estetico. La via è attrezzata completamente con fix da 10 mm sia lungo i tiri che alle soste, tuttavia sono necessari i friend per integrare alcuni passaggi, da 0.4 a 3 Camalot e 10 rinvii, oltre a qualche cordino sciolto. Malgrado l'apparenza bonaria della torre e lo sviluppo modesto, la via è molto impegnativa e con passi faticosi.

Accesso: dalla statale della Valsugana uscire a Strigno e seguire le indicazioni per Pieve Tesino, superando il centro di Bieno. Un paio di km dopo il ponte sulla Cascata di Bieno, oltre il Pub Betty's Hill, girare a sinistra per il Camping Lagorai, lungo una strada stretta e lunga 4 km. Superare il camping e prendere la seconda strada a sinistra in salita (indicazioni per Malga Fierollo) e parcheggiare appena oltre la Baita Elio (ex Spiado), pochi posti auto. Incamminarsi lungo la strada sterrata seguendola lungamente sul fianco della montagna e, dove si divide in due, prendere a destra in salita, raggiungendo Malga Fierollo di sotto dopo due tornanti (1 ora da Spiado). La Torre di Fiorenero è dritta sopra la malga e la si distingue chiaramente a cavallo di due canali. Salire nel prato passando accanto ad un gigantesco macigno a forma di divano e attraversare il boschetto portandosi alla base del canalone. Risalirlo dritti fino alla base della torre (20-30 min.).
  1. Attaccare un po' a sinistra su una lama e placca (passaggio strano) spostandosi a sinistra nel camino umido. Risalirlo brevemente e poi scalare la doppia fessura fino alla sosta. 15 m; 5b/A0 o 6a.
  2. Tiro chiodato male: affrontare il diedro molto sporco sopra la sosta con passo d'uscita di forza bruta sotto un alberello (fix a sinistra inutile) e montare su un terrazzo; proseguire in un altro diedrino che adduce ad un primo pulpito e sostare sotto un grande pilastro rossiccio. 20 m; 6a, friend grossi.
  3. Aggirare il pilastro a sinistra e attaccare la parete sinistra del grande camino con passo non facile e sostare sul grande masso incastrato. 10 m; A0 (sporco) e 3c.
  4. Tiro chiave: traversare a sinistra per lame in pieno strapiombo e raggiungere un pilastrino fessurato che si sfrutta per risalire il filo dello spigolo, verticalissimo e con passi particolarmente duri e poco intuitivi, uscendo su bel pulpito panoramico. 20 m; 6b/A0 o 6b+/6c.
  5. Trasferimento lungo la facile cresta piana fin sotto un altro risalto verticale. 10 m.
  6. Traversare a sinistra vincendo un tettino ostico, poi per bellissima placca obliquare a sinistra allo spigolo che si segue fino alla stretta sosta. 15 m; 6a+, 1pp 6c o A0.
  7. Per placche inclinate molto sporche superare due risalti: il primo diretto e il secondo a destra, sostando sulla cresta in mezzo a dei grandi macigni. 15 m; 6a (sporco).
  8. Tiro assassino: continuare lungo la cresta a grandi blocchi fin sotto l'ultimo risalto e attaccare una fessura svasata alla sua destra (2 fix), poi insistere in una fessura verticale interamente da proteggere a friend (ostico) per sbucare direttamente sulla stretta vetta. 30 m; 6b.
Discesa: effettuare una calata in doppia da 60 m verso ovest (sx faccia a monte) e ridiscendere il canalone fino all'attacco della via, poi come per l'avvicinamento.

Torre di Fiorenero
La Torre di Fiorenero con ben visibile lo spigolo

Fiorenero 2
Secondo tiro

Fiorenero 4
Il bellissimo quarto tiro

Placca del sesto tiro di Fiorenero
La stupenda placca di 6c.

Risalto finale di Fiorenero
Appicco finale della Torre di Fiorenero

PALA DEI VENEZIANI

Pala rocciosa appariscente nel sole del mattino e visibile a centinaia di chilometri nella pianura veneta, quale macchia luminosa nella scura mole del Grappa. Non fa parte della Valsugana vera e propria ma è in qualche modo affine ad essa per roccia e spirito esplorativo del suo contesto. La prima salita fu opera di Alessandro Masucci e compagni nel 1965 per lo spigolo, lungo un tracciato di moderata difficoltà, poi, l'anno successivo, sempre Masucci tracciò anche la via lungo la placca centrale superando un forte strapiombo di VI grado e che denominò Gransi come il gruppo di rocciatori veneziani. Da allora è stata scalata svariate volte da alpinisti che la sfruttavano come allenamento, vista la sua vicinanza alla pianura, per poi vivere un periodo di abbandono, prima che cominciasse l'opera di pulizia riattrezzatura e pulizia seguente all'apertura della via MDD. Ad oggi si contano circa 12 itinerari dal V+ alpinistico al 6c sportivo.

Accesso: dalla statale della Valsugana uscire a Romano d'Ezzelino e attraversare il centro del paese per salire verso Cima Grappa. Seguire in salita la Strada Cadorna oltre le antenne, superando la cava col monumento ai caduti civili del Grappa e parcheggiare presso la curva con spiazzo e sentiero didattico, all'incrocio con via Costalunga a sinistra (parcheggio "Nosellari", tabelle). Scendere a piedi per la stradina forestale che dopo 100 m finisce ad uno spiazzo. Proseguire a sinistra per una stradina più inerbata e che a sua volta porta ad uno spiazzo dove si stacca un sentiero (cartelli) che si segue in discesa fino in cima alla Pala. Da qui volgere a destra per traccia più ripida fino ad una parete attrezzata con catene e cambre che deposita alla cengia basale della parete dove attaccano le vie (30 min. dal parcheggio).


SPIGOLO OVEST

E' la prima via tracciata sulla Pala dei Veneziani da Alessandro Masucci, Ugo Pomarici e Danilo Pianetti nel 1965. Il tracciato attuale segue fedelmente lo spigolo, discostandosi da quello originale in alcuni punti che è stato inglobato in altre vie. Via bella, di media difficoltà e su ottima roccia, riattrezzata dai Gransi di Venezia a chiodi normali e cordoni in clessidra. Per la ripetizione bastano 10 rinvii e qualche cordino.

Attacco: è la prima via che si incontra appena scesi dalla ferrata (targhetta n. 1, Spigolo ovest).
  1. Attaccare a destra dello spigolo per gradoni (cl. e ch.) tendendo sempre verso sinistra restando presso il filo. Giunti ad uno strapiombo biancastro (cl. con cordone) alzarsi un po' verso destra per roccia verticale e poi traversare a sinistra nuovamente al filo per trovare la stretta sosta proprio sopra la ferrata (25 m; IV+; sosta su ch. e cl.).
  2. Continuare lungo il filo dello spigolo per gradoni ben appigliati (cl.) fino ad un risalto strapiombante che va superato direttamente (cl.). Proseguire qualche metro ancora lungo il filo per raggiungere l'ampia sosta (25 m; IV e 1 pp. V-; sosta su 2 cl. e 1 ch.).
  3. Ancora lungo il filo dello spigolo, adagiato ma molto aereo che deposita dritto sul terrazzo di sosta sotto un doccione strapiombante (25 m; III+ e 1 pp. IV+; sosta su 3 ch.).
  4. Attaccare la parete evitando lo strapiombo un po' a destra (ch.) e poi traversare nettamente a sinistra su parete strapiombante e faticosa (diversi ch.) innalzandosi per un diedrino e salendo direttamente alla sosta (20 m; VI; sosta su 2 fix).
  5. Salire la rampetta a sinistra e poi per facili gradoni arrivare sulla cresta terminale (15 m; IV).
Discesa: seguire le corde fisse che portano sotto la campanella che si scavalca su facili roccette e discendendo oltre al sentiero seguito all'andata, con cui si rientra alla macchina.

spigolo pala dei veneziani
Lo spigolo ovest della Pala

primo tiro dello spigolo Masucci
Inizio

secondo tiro spigolo Masucci
Secondo tiro

terzo tiro spigolo Masucci
Terzo tiro lungo lo spigolo, visibile lo strapiombo chiave


VIA DEI GRANSI

E' la via che affronta direttamente la grande placca centrale tramite un sistema di fessure irregolari che portano a vincere un grande strapiombo. Aperta nel 1966 da Alessandro Masucci, Ugo Pomarici e L. Tiozzo, è un itinerario corto ma di soddisfazione in un contesto alpino particolarmente tranquillo e bucolico. Merita sicuramente una visita. La via è attrezzata a chiodi normali in parte cementati e dipinti di rosso (i primi sbiaditi), qualche cordone e fix con catena alle soste. Per la ripetizione bastano 10 rinvii.

Attacco: la via dei Gransi è situata alla base di una rampa biancastra e rotta al centro della parete (targhetta n. 7, Gransi).
  1. Alzarsi con passo atletico sul primo gradone seguendo un po' lo spigolo della rampa e poi la scanalatura stessa (ch. rossi e cordoni, no fix) fino al terrazzo posto sotto un tetto arcuato (sosta possibile). Alzarsi sugli spuntoni a destra e affrontare di petto la placca difficile che porta direttamente alla sosta giusta (35 m; IV, III e 1 pp. V; sosta su fix rossi).
  2. Proseguire verticalmente sfruttando la fessura a sinistra (ch. e cl. un po' a destra) che parte dapprima facile e poi diventa sempre più verticale e si trasforma in diedro, con passaggi fisici su roccia squadrata (V+, vari ch. rossi). Dove il diedro si chiude sotto una grande nicchia, uscire a sinistra in placca (VI, ch. con cord.) e affrontare il seguente strapiombo fessurato (2 ch.) per montare sul terrazzo di sosta (25 m; da IV a VI+; sosta su fix rossi).
  3. Spostarsi a sinistra e affrontare di petto la placchetta con spuntoni (cl. con cordone e ch. rosso), passare alla parete successiva e poi nella rampa-diedro (ch. rossi) che conduce rapidamente alla sosta (20 m; IV+; sosta su fix con catena). 
  4. Continuare nel diedro fessura sovrastante che al centro presenta una placca liscia e atletica (vari ch. rossi). Dove esso termina su terrazza erbosa, non fermarsi ma proseguire per balze fino alla vetta della Pala (ch. e fix) dove si sosta sotto la campanella (40 m; IV e 1 pp V-; sosta su fix).
Discesa: qualche metro più a destra della campanella passa il sentiero di approccio che si segue a ritroso in salita (30 min.).

Pala dei Veneziani
Tracciato della Gransi

I tiro di Gransi
Rampa del primo tiro di Gransi

tiro chiave di Gransi
Vista sul tiro chiave di Gransi, al centro della Pala

camino finale di Gransi
Camino finale di Gransi

FABI-MARINA


Aperta dai Liagores di Marostica T. dal Bello e G. Gasparotto nel 1999, terza via tracciata sulla struttura. Nel corso dei lavori di risistemazione del settore è stata riattrezzata a chiodi e cordoni dipinti di giallo e fix alle soste. E' una linea molto logica e continua, che sfrutta fessurine sottili proprio nel mezzo delle grandi placche, forse la via più bella della pala. Le difficoltà sono molto continue e l'arrampicata molto atletica e faticosa. Per la ripetizione bastano 12 rinvii.

Attacco: attacca subito dopo la Gransi, dove termina la catena e la cengia si stringe (targhetta gialla).
  1. Salire un po' a destra dello spigolo della rampa biancastra della Gransi (cl.), partendo da dei macigni e vincendo una fessurina che porta a un pianerottolo (ch., qui si incrocia la Gransi che va a destra). Spostarsi a sinistra in un diedrino con prese verticali (VI-, ch.) e, dopo uno strapiombo, arrivare sotto un tetto che si evita a destra per un altro strapiombo e salire sul bel terrazzo di sosta (34 m; da IV a VI-, vari ch. e cl.; sosta su fix gialli).
  2. Dritti per circa 4 m (ch. e cl.) e traversare a sinistra su cornicette portandosi sotto una lunga fessura che taglia le placche (ch.). Scalare direttamente la fessura che a metà presenta un passo assai ostico (VI+ o A0, ch.), poi per gradoni guadagnare il terrazzo di sosta a sinistra (30 m; da IV+ a VI+; vari ch.; sosta su fix gialli).
  3. Continuare in verticale superando un gradone faticoso e la successiva fessura a imbuto, molto atletica (vari ch.), che porta al terrazzo sotto l'ultimo salto della parete (20 m; VI e VI-; sosta su fix gialli).
  4. Partire su gradoni appoggiati e poi affrontare direttamente la liscia placca sovrastante (VI, ch. e fix) da cui si esce a destra su gradoni più facili. Affrontare direttamente il pilastro sovrastante partendo da destra e portandosi al centro arrivando alla sosta stretta in cima allo stesso (30 m; VI la placca e V+ il pilastro; vari ch.; sosta su fix).
Discesa: salire in cresta e andare a destra alla campanella. Qualche metro più a destra della campanella passa il sentiero di approccio che si segue a ritroso in salita (30 min.).

Fabi Marina
Tracciato di Fabi Marina

Secondo tiro di Fabi Marina
Lo stupendo secondo tiro di Fabi Marina

Quarto tiro di Fabi Marina
Quarto tiro di Fabi Marina




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