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ALPI

ALPI


In questa pagina sono elencate vie sparse per il resto delle Alpi al di fuori dei soliti posti e dell'area dolomitica. Ogni tanto mi piace andare in esplorazione nei posti più chiacchierati. 

L'alpinismo su roccia e ghiaccio è un'attività potenzialmente pericolosa, con rischi ANCHE MORTALI se non praticata con adeguata prudenza e cognizione di causa. Ciò che è descritto più avanti è frutto di considerazioni personali che non hanno alcun valore giuridico, morale, educativo, SI DECLINA OGNI RESPONSABILITA' dell'uso che ne venga fatto. Chi decidesse di intraprendere l'alpinismo lo fa a proprio rischio e pericolo ed è comunque tenuto a rivolgersi a personale qualificato. Gli itinerari descritti sono tra l'altro soggetti a modifiche causate dall'ambiente di cui NESSUNO, nella qui presente disamina, è tenuto in alcun modo a risponderne. Le informazioni qui hanno solo fine illustrativo e NON sono esenti da errori.

Indice

Le Alpi Carniche sono la catena di montagne che chiudono a nord-ovest il Friuli Venezia-Giulia, composta di piccoli gruppi montuosi di calcare bianco, immersi in un paesaggio bucolico di prati e boschetti. Malgrado l'aspetto "umano" e "mignon" non sono assolutamente montagne da prendere sottogamba proprio a causa della roccia mutevole, da liscia, molto liscia, e compatta, a rotta e detritica. Ad ogni modo le scalate possono essere di grande soddisfazione e fuori dalle rotte commerciali.

PLACCHE DI VAL COLLINA: DE INFANTI - SIMONETTO

Bella via di placca nei pressi del passo Monte Croce Carnico, aperta da Sergio de Infanti e Roberto Simonetti nel 1979, adesso attrezzata a resinati e fix su roccia magnifica. L'ambiente è silenzioso e appartato, l'avvicinamento è comodo. Per la ripetizione basta solo una decina di rinvii.

Accesso: la strada più veloce per raggiungere il passo di Monte Croce Carnico è da Udine, in autostrada fino a Carnia per poi dirigersi a Tolmezzo tenendo la circonvallazione e seguendo dritti per Arta Terme. Continuare sempre dritti per la statale, passando i diversi paesini fino ad arrivare al passo. Per raggiungere le placche di Val Collina ci sono due possibilità:
A) lungo i tornanti, alla curva prima della cantoniera (terza curva dopo la Casetta in Canada), si incontra una stradina sterrata che si diparte a sinistra. Imboccarla e seguirla fino ai ruderi della Malga Collina (strada molto disagevole ma percorribile, attenzione ad alcune scoline profonde).
B) dalla curva all'inizio del parcheggio si stacca un sentiero che in circa 1,15 ore di percorso pianeggiante porta al medesimo punto.
Dallo spiazzo davanti ai ruderi parte una traccia che in 5 minuti porta dritta alla placconata sempre ben visibile. L'attacco della via è un po' a sinistra della base, dopo una rampetta terrosa e in corrispondenza di un robusto pino. Cordone alla base.
  1. Percorrere la fessura obliqua a destra che si raddrizza e si sosta su una cengetta (25 m; 5a).
  2. Obliquare per la placca erbosa verso sinistra montando su una cengia, sempre erbosa. La sosta giusta è quella su anelloni un po' a destra, a sinistra parte una linea a fix che presenta difficoltà analoghe e che costituisce una sorta di variante (15 m; 4a).
  3. Dritti per splendida placca a rigole tenendo la linea di resinati che scende a destra dell'alberello sovrastante. In alternativa è possibile salire anche per i fix a sinistra per belle lame e poi rigole; sostare presso l'albero (30 m; 4c).
  4. Spostarsi a destra e seguire le lame superando uno strapiombo ben ammanigliato per sbucare sul terrazzino di sosta (20 m; 5a).
  5. Obliquare facilmente a sinistra per un campo di rigole e sostare su un albero con cordone (35 m; facile).
Discesa: l'opzione migliore è di fermarsi alla sosta 4 e di scendere con delle doppie facili e veloci, magari concatenando un'altra via sulla parete. Se si scende a piedi bisogna continuare a salire le lastre a rigole fino alla sommità della struttura, un panettone erboso, poi seguire una vaga traccia a sinistra in discesa senza discostarsi mai troppo dalle rocce che alla fine scende in un canale aggirando le rocce e ripescare il sentiero che costeggia la base della parete. Per questo di nuovo all'attacco (15 min. dalla cima).

La fessura iniziale

Rigole al terzo tiro

Strapiombo del quarto tiro


GRIGNE E VALSASSINA


Le montagne che si vedono chiaramente da Milano nelle belle giornate, non c'è bisogno di aggiungere altro. Belle alternative alle Piccole Dolomiti e alle pareti di bassa quota nostrane.

ROCCA BAIEDO: VIA DELLA SOLITUDINE

Bella via, nata come alpinistica e richiodata a resinati, aperta nel 1978 dal leggendario Don Agostino Butturini, fondatore del gruppo giovani dei Condor, insieme a Paolo Galli, Giovanni dell'Era, Danilo Pernici e Michele Anghileri. La roccia è fantastica, un calcare ancora ruvido, l'esposizione a sud e la vicinanza al parcheggio ne fanno la via ideale per l'inverno, anche quando fa freddo. Per la ripetizione ho usato rinvii e alcuni cordini per le clessidre, inutili dadi e friend ma se non ve la sentite potete portare qualche misura medio piccola (1, 0.75).

Accesso: bisogna raggiungere Baiedo in Valsassina da Lecco (45 min. da Milano), attraversarlo e parcheggiare a sinistra poco prima del ponte della Chiusa, in un ampio spiazzo. Dal parcheggio andare a sinistra prima per strada sotto la rocca, poi per buon sentiero fino alla base della parete e si attacca sotto un marcato pilastro inciso a sinistra da un caratteristico camino a guisa di tubo, nome alla base.
  1. La via originale salirebbe il pilastrino per bella e facile placca a destra. E' più bello salire invece tutto il camino, uscendo a destra dove si chiude e sostando su un buon terrazzo alla base di uno spigolo liscio e verticale (20 m; IV e 1 passo V).
  2. Salire la placca liscia e verticale che nei primi metri è difficile, poi diviene via via più appigliata e porta ad una comoda sosta sotto un diedro-rampa; la difficile placca è evitabile a sinistra per facile caminetto (20 m; VII e IV+).
  3. Salire il diedro-rampa fino alla fine e poi obliquare a sinistra fino ad una sosta. Non fermarsi (scomodo) ma proseguire per roccette erbose fino ad una grande terrazza sotto la parete terminate della Rocca (40 m; IV e III).
  4. Scalare la grande placca cercando di mantenersi un po' a sinistra (a destra c'è un'altra via) e salire fino ad una marmitta dove si sosta alla base di una fessura; tiro fantastico (45 m; IV e V).
  5. Vincere la fessura a destra e, dove la parete si abbatte, uscire a sinistra in placca con un passo di fiducia per raggiungere i fittoni delle reti paramassi. Usarle per attrezzare una sosta (30 m; V e IV).
  6. Per un vago diedro-rampa proseguire verso il boschetto, facendo attenzione alla roccia un po' rotta e attrezzare la sosta su un albero (30 m; IV e III)
Discesa: continuare lungo il sentiero che si inoltra nel bosco e al bivio prendere a sinistra pervenendo alla vetta della Rocca. Da qui seguire il sentiero battuto che scende ancora verso Baiedo e che si trasforma in stradina sterrata (40 min.).

La Rocca con la via

L'attacco

La difficile placca del secondo tiro

La bellissima placca dei tiri 4 e 5.

La fessura del tiro 5

TORRIONE MAGNAGHI MERIDIONALE: SPIGOLO DORN

I Torrioni Magnaghi sono l'agglomerato roccioso più orientale della Grignetta, ben visibili anche da Lecco e che rivolgono a sud delle belle pareti rocciose con itinerari per tutti i gusti. Lo spigolo Dorn è una via di media difficoltà piuttosto famosa che sale il pilastro centrale del torrione posto più a sud che incombe sul sentiero che collega la cresta Cermenati alla Sinigaglia. Aperto già nel lontano 1901 da Giuseppe Dorn e e Friederich Reichert. La roccia in via è eccellente e l'itinerario è attrezzato a fittoni resinati con parsimonia. Per la ripetizione occorrono cordini per le clessidre e gli spuntoni, abbondanti e friend 0,75-1-2.

Accesso: raggiungere Lecco, proseguire per Ballabio e alla rotatoria all'uscita della galleria seguire le indicazioni per i Piani Resinelli lungo via Confalonieri. Andare avanti lungo la strada fino al parcheggio-piazza in centro ai Piani Resinelli. Qui si può parcheggiare, in caso di grave affollamento. Proseguire invece oltre il parcheggio, girare a destra in via Locatelli e mantenerla continuando a salire tra le villette fino alla fine dove sulla sinistra si diparte via Caimi. Cercare posteggio nelle vicinanze, con discrezione e civiltà.
All'ultimo tornante di via Caimi entrare nel bosco e prendere il sentierino che sale a sinistra lungo la costa erbosa, inizialmente ripido e poi più pianeggiante, fino a immettersi nel sentiero della Direttissima che si segue a destra fino al grande incrocio: a sinistra sale la Cresta Cermenati, dietro si va alla Direttissima, a destra si scende al Rifugio Carlo Porta (fin qui 10 min.). Andare a sinistra e percorrere la Cermenati faticosamente fino ad un bivio segnalato con indicazioni per i Magnaghi. Andare a destra in piano attraversando vari canaloni con roccette e passi esposti (I e terreno franoso) fino al Canalone Porta, proprio sotto i Torrioni Magnaghi. Seguire il sentiero che sale a destra e supera una selletta pervenendo a una piattaforma di atterraggio per elicotteri. Salire a sinistra sotto il torrione meridionale individuando un piccolo capanno di deposito barelle (a sinistra incassato contro le rocce) e andare un poco alla sua destra in un canalino che separa il torrione a destra da una guglia senza nome a sinistra (ore 1,30 dalla macchina). Salire il canalino (o le facili ma friabili rocce a sinistra) e traversare per cornice a sinistra all'intaglio per poi scendere lungo il canale opposto per circa 20 m fino ad un terrazzo con a sinistra due fittoni resinati. Attacco.
  1. Sulla parete destra scalare una canaletta (fittone ben visibile) e sostare alla sua fine a sinistra in una nicchia (15 m, III).
  2. Obliquare a destra lungo una fessura, verticale e molto esposta (spuntone e fittone) e al suo termine (fittone poco visibile) scalare la placca nerastra sovrastante verso un ben visibile spuntone (fittone) traversando poi a destra alla scomoda sosta al centro del pilastro (30 m; IV).
  3. Proseguire in verticale sopra la sosta su ottima roccia grigio-nera (fittone alto ma facile) uscendo su una cengia erbosa. Traversare a sinistra e portarsi sul filo dello spigolo dove si trova la sosta. Attenzione a non sbagliare finendo alla sosta di destra dove sale lo spigolo Antidorn, un po' più scorbutico (30 m; III+).
  4. Guadagnare verticalmente una cengetta (fittone) e traversare a sinistra a un diedro ben marcato e molto esposto, donde perviene il Canalino Albertini. Scalare il diedro o lo spigolo fino a dei chiodi da cui si supera un tratto verticale e un po' unto che porta ad una conca, dove il diedro si abbatte. Salire le rocce a sinistra (chiodi) e raggiungere la sosta esposta e scomoda (35 m; IV+ poi III).
  5. Sopra la sosta entrare nel solco di destra e montare sulla cresta che si segue fino a una sosta. Ignorarla e scavalcare un intaglio con larga spaccata per poi sostare poco oltre (fittoni o spuntoni; 45 m; II e III).
  6. Ancora lungo il filo della cresta vincendo un ultimo risalto di roccia marcia e arrivando alla vetta del Torrione Meridionale (sostare su spuntoni o cercare dei fittoni; 45 m; II).
Discesa: sulla sommità è presente un grosso masso con la scritta Lemonsoda e due fittoni. Scendere direttamente verso valle (destra) seguendo lo spigolo del camino divisore col torrione successivo (15 m, I e II o breve doppia) fino a una sosta con anello cementato. Calata di 25 m lungo il camino fino ad una grande terrazza dove si trova una catena di calata. Da qui con 4 calate da 25 m o 2 calate da 50 m in verticale si torna a terra. Poi come per l'andata.

Lo Spigolo Dorn

Primo tiro



Secondo tiro

Diedro del quarto tiro


SVIZZERA

KLEINER BIELENHORN: SHIELDKROTGRAT

Il Kleine Bielenhorn è la bastionata granitica che sovrasta la strada che sale da Andermatt al Furkapass, meta arrampicatoria a livello europeo. Esso è un promontorio proteso a sud dal ben più massiccio Gross Bielenhorn, formato da vari pilastri di granito e saldato al punto culminante, il Galenstock, tramite una lunga cresta. La via segue il crinale irto di pinnacoli che si protende verso il rifugio Sidelenhutte, aperta nel 1992 da Kari Stadler e risistemata nel 1998 dandogli l'attuale assetto. L'itinerario è completamente attrezzato a fix e la roccia in via sempre ottima, portare una decina di rinvii e qualche friend.

Accesso: Andermatt è raggiungibile dall'Italia varcando la frontiera a Chiasso, percorrendo il Canton Ticino e valicando il passo di San Gottardo (NON il traforo; più veloce e meno trafficato). Seguire le indicazioni per il Furkapass e parcheggiare al passo (possibilità di alloggiare in tenda o all'albergo Tiefenbach). Seguire le indicazioni per il Sidelenhutte che si raggiunge per comodo sentiero pianeggiante dopo 1,20 ore. Dal rifugio proseguire in direzione della ben visibile cresta (la più bassa ad est, sormontata da una torre rossa) seguendo il sentiero a bolli rossi che risale la morena (nevai) e andare ad attaccare la parete esattamente sulla verticale del canale che scende dalla forcella tra la torre rossa e il resto della cresta (ch. attacco; 20 min. dal rifugio).
  1. Superare verso sinistra un diedro a gradoni (IV) e il successivo canalino fino ad una nicchia di sosta (20 m; IV e poi III; sosta su fix).
  2. Uscire a destra e salire facilmente il canale puntando alla forcella e sostare comodamente appena a sinistra di essa (30 m; III; sosta su fix).
  3. Proseguire in obliquo a sinistra per una fessura che si allarga a diedro fino ad una nicchia (possibile sosta su fix e chiodo, comoda); proseguire lungo la lama e sostare su un bel terrazzo di cresta (35 m; III+; sosta su fix).
  4. Camminare lungo la cresta comoda portandosi sotto un risalto rossastro e sostare (20 m; sosta su fix).
  5. Vincere la paretina sovrastante e la seguente fessura per arrivare in cima al gendarme e traversare poi a destra (ch. importante per il secondo) in esposizione fino al terrazzo sotto una parete rossa fessurata (25 m; IV; sosta su fix).
  6.  Tiro chiave: vincere il muretto fessurato ben chiodato e sostare subito al di sopra (8 m; A1 o VIII; tiro evitabile per una parete a sinistra dietro lo spigolo, IV+).
  7. Proseguire lungo la cresta aggirando il gendarme della "tartaruga" (la Schildkrot), valicare un intaglio e scalare il gendarme successivo sostando in cima (30 m; III; sosta su fix).
  8. Scendere lungo il filo della cresta e sostare su terrazzino alla base dell'affilata torre rossastra seguente (30 m; III; sosta su fix).
  9. Salire lungo la torre per lame ed uscire a sinistra in grande esposizione con un passo su lama atletico e guadagnare la sommità sostando poco dopo (15 m; IV+; sosta su fix).
  10. Scendere per facile cresta ad una forcella (20 m; III; sosta da attrezzare su spuntone; possibile uscita dalla via scendendo il canale franoso a sinistra).
  11. Tiro di trasferimento in conserva: seguire il canalino e le tracce a destra che salgono aggirando un tratto di rocce sfasciate e andare a sostare ad un intaglio sotto una lama rossastra (60 m; sosta su fix).
  12. Proseguire lungo il caminetto sopra la sosta e aggirare un risalto rosso per lame a sinistra fino ad un intaglio dove conviene sostare (35 m; III+; sosta da attrezzare su spuntoni).
  13. Breve trasferimento: proseguire in piano verso l'ultima parete della cresta e sostare sotto un muro solcato da una fessura tortuosa (15 m; sosta da attrezzare a friend in una delle tante crepe o su spuntone).
  14. Rimontare la paretina sovrastante stando a sinistra della fessura, superare un intaglio e vincere il diedro verticale e biancastro per montare sulla cresta sommitale che si segue facilmente fino alla croce di vetta (35 m; IV e V; sosta da attrezzare sul palo di vetta).
Discesa: Proseguire lungo la cresta su grossi blocchi scendendo un piccolo ed esposto salto per catena, poi piegare a sinistra su grandi blocchi e morena fino al passo dove sopraggiunge anche il sentiero seguito all'andata e per questo scendere (2,00 ore fino alla macchina).

La cresta nel suo sviluppo

Lungo i pinnacoli

Cresta



Uno dei tratti più belli della via, dopo il tratto chiave



La tartaruga

VALLE DEL SARCA

Sono stato lungamente restio a arlare della Valle del Sarca, perché esistono innumerevoli relazioni in rete e tutte più o meno corrette. Ultimamente però ho notato un drastico calo del pubblico che solo una decina di anni fa sarebbe stato impensabile perciò contribuisco anche io ad aggiornare le informazioni sugli itinerari, che male non fa.

PARETE ZEBRATA (settore sportivo)

Non c'è bisogno di presentare tale parete da quanto è frequentata e famosa anche se ultimamente vi si trovano meno scalatori che nel passato. Purtroppo le vie più famose hanno persino cambiato colore da tanto è l'unto del grasso delle mani e del magnesio di generazioni di scalatori che vi sono transitati. Le vie classiche sono attrezzate a resinati mentre sulle vie sportive più recenti si trovano normali fix. Le protezioni veloci, a parte qualche cordino per gli arbusti, sono inutili, la roccia è ovunque compatta. Ho descritto le vie a partire da sinistra. I gradi sono francesi, come per le vie sportive, data la chiodatura sistematica a resinati e l'inutilità delle protezioni veloci.

Accesso: le uscite per la Valle del Sarca sono Rovereto sud e Trento sud, dall'autostrada del Brennero. Seguire le indicazioni per il Lago di Garda e poi percorrere la statale della Valle del Sarca fino al cospetto dell'imponente e gialla parete del Brento, presso il bar Parete Zebrata, storico e affollato punto di ritrovo. In direzione nord lungo la statale si trova un parcheggio, dopo circa un centinaio di metri. Da questo (indicazioni) parte un sentiero pressoché rettilineo che porta dritto alla base della parete (20 min. dalla macchina).

Discesa: per sentiero verso sud, attraversando la sommità della parete e poi per traccia ben battuta lungo un ghiaione fino agli attacchi (1 ora).

Il lato sinistro della parete: 1) 46° Parallelo; 2) Man-Ilia; 3) Cane-Trippa; 4) Amicizia; 5) Rita

VIA ZO LE MAN

Carina, facile e divertente via sportiva di moderate difficoltà, utile come ripiego quando la giornata gira male. Aperta nel 2011 da D. Pinamonti e V. Degasperi, completamente attrezzata a fix, bastano solo 10 rinvii.

Attacco: una 50ina di metri a monte di 46° Parallelo, nome alla base.
  1. Dritti per la placca ammanigliata fino ad un alberello dal quale si piega a destra attraversando delle cornici e infine vincendo un risalto e pervenendo alla cornice di sosta (35 m; 5b; tiro un po' unto).
  2. Dritti per rocce facili e abbattute fino ad una cengia di sosta (25 m; 4a).
  3. Tiro corto ma che permette di effettuarne uno solo dopo: superare un risalto stando a sinistra per poi tornare al centro e raggiungere la sosta (10 m; 4b).
  4. Ancora dritti per le svasature fin sotto una placca liscia da cui si attraversa a destra ad un terrazzo (possibile sosta su resinati). Alzarsi nella concavità soprastante e poi obliquare a sinistra in piena placca uscendone su buoni appigli (50 m; 5b; diverse soste).
Primo tiro

Terzo tiro

image of the last pitch of Zo le man
Ultimo tiro

VIA 46° PARALLELO

E' la prima via della parete, aperta da Heinz Stenkotter da solo, nel lontano 1969, completamente attrezzata a resinati, facile ma molto unta, anche se non in modo da dare fastidio. E' facilmente riconoscibile perché sale lungo il canale frastagliato sito all'estremità sinistra della parete, prima dell'ultima placca triangolare. Portare solo una decina di rinvii e quanche cordino.

Attacco: dalla base della parete salire a sinistra lungo il sentiero di discesa arrivando quasi all'estremità della muraglia e portarsi sotto uno smembramento gradinato a guisa di canalone. Non attaccare subito sotto ma qualche metro a sinistra per un canalino secondario.
  1. La via è più o meno uniforme: salire il canale gradonato con ignorando i resinati che piegano a sinistra sull'unto e sostando su terrazzino (30 m; 3c).
  2. Continuare lungo il canalino ignorando i resinati a sinistra, in questo punto ancora vicini, su gradoni usurati ma articolati e senza particolari difficoltà (30 m; 3c).
  3. Il canalino confluisce nel canale principale che arriva da destra. Dalla sosta salire al tettino e poi aggirarlo a destra entrando nel canale fino alla sosta su terrazzino (30 m; 4a; sosta su clessidre o resinati).
  4. Scalare la paretina soprastante e spostarsi un po' a sinistra dove la roccia è meno detritica e proseguire lungo il fianco del canale fino al terrazzo della sosta successiva (30 m; 3c).
  5. Continuare un po' a piacimento lungo il canale a gradoni superando dei passaggi divertenti fino alla sosta (30 m; 4a).
  6. Proseguire lungo uno spigoletto e ignorare la sosta, continuando su terreno detritico fino agli alberi presso il sentiero di discesa su cui si sosta (50 m; 3c, sosta su alberi o spit).
Partenza

Parte superiore

VIA MAN ILIA

Via decisamente unta e brutta, la descrivo solo per completezza. Portare solo 10 rinvii e qualche cordino. Ignoti i primi salitori.

Attacco: come per 46° parallelo, attaccando sotto la verticale del canale principale (nome sbiadito alla base).
  1. Salire lungo il canale deviando poi a leggermente a destra per roccia gradinata lungo il bordo fino alla sosta (30 m; 3c).
  2. Ancora lungo il canale per poi uscire a destra, proseguire in obliquo per tratti di placca e erba fino ad un traverso che porta alla sosta, sotto il tratto di placca vero e proprio (30 m; 3c).
  3. Tiro veramente unto, da farsela nei pantaloni: spostarsi in obliquo a destra girando un tettino ed entrando nel tratto di placca vero e proprio muovendosi tra le varie nicchiette erbose fino alla sosta. La chiodatura è lunga e bisogna prestare attenzione agli appoggi obbligati (30 m; 5a per l'unto).
  4. Continuare in obliquo a destra con passaggi impegnativi ma più gestibili fino alla cengia di sosta (45 m; 4c).
  5. Proseguire direttamente lungo il canale soprastante (possibilità di spostarsi a destra verso i resinati di Cane-Trippa) con alcuni tratti divertenti ma con chiodatura rada (clessidra) fino allo stretto terrazzino di sosta in comune con Cane-Trippa (40 m; 5a).
  6. Ci sono due possibilità: la totalità delle cordate segue il diedro a sinistra, facile ma unto e dove bisogna gestire gli attriti (25 m; 4a). Sulla destra c'è una placca di roccia scura con una fila di resinati che rappresenterebbe il tiro di uscita originale, impegnativo (30 m; 5c); in pochi lo affrontano.
Il traverso usciti dal canale

La placca lisciata dalle innumerevoli ripetizioni

Altro tratto liscio tra le nicchie

VIA CANE-TRIPPA


Bella via, facile e divertente, con roccia meno usurata della vicina Man-Ilia, più o meno di pari difficoltà. Portare solo i rinvii e qualche cordino per scaramanzia.

Attacco: la via attacca in corrispondenza di un canale rettilineo circa 30 m a destra di 46° Parallelo (nome alla base).
  1. Salire la placca con andamento in leggero obliquo a sinistra fino alla comoda cengia di sosta (50 m; 3c).
  2. Salire a sinistra ad un tratto ben levigato, che costituisce la sommità di un pilastro, poi si continua per roccia decisamente più facile al comodo terrazzino di sosta (45 m; 5c).
  3. Continuare lungo la placca per poi deviare a destra fino alla comoda sosta a sinistra di un albero (45 m; 4a).
  4. Scalare la placca e obliquare ancora a destra per un diedro e poi al terrazzo di sosta (40 m; 4a).
  5. Obliquare adesso verso sinistra, aggirando un alberello e portandosi alla cengia alla base del grande colatoio dove, da sinistra, converge anche la via precedente (35 m; 4a).
  6. Continuare nel canale-colatoio verso sinistra ben gradinato fino alla stretta sosta alla base del diedro di uscita (35 m; 3c).
  7. Scalare il diedro sopra la sosta, saltando la successiva appena all'uscita del diedro e porseguendo fino a quella più comoda (25 m; 4a).
Attacco

Dopo il tratto chiave

La canaletta di uscita

VIA DELL'AMICIZIA

Via belloccia, anche se dalla relazione mi sarei aspettato di più. Presenta un tiro difficile e con chiodatura quasi inesistente in mezzo a un colatoio e poi due splendidi tiri sulla grande placca con un pendolo. Meritevole di una ripetizione per i due tiri suddetti, anonimo il resto. Questa via ha il pregio di essere poco ripetuta e quindi ancora con roccia ruvida. Bastano solo i rinvii e cordini. Aperta da Marco Furlani e Tita Weiss nel 1978.

Attacco: spostarsi sotto la verticale della grande placca superiore, striata, ben riconoscibile fin dalla strada e individuare un rigonfiamento piramidale poco più un alto ben riconoscibile (Ferro da Stiro). Al di sotto di questo si vede una lunga cornice sormontata da strapiombi, questa da la direttiva logica della via (nome alla base, dietro un alberello).
  1. Salire per le placche sopra la partenza cercando i punti deboli fino al terrazzo di sosta, accanto ad un muro fessurato (35 m, 4a).
  2. Scalare il muro fessurato a sinistra, poi andare a destra fino ad un chiodo sotto gli strapiombi, aggirarli traversando per una cornice poco marcata e con erba verso destra, oltre un alberello, ad una nicchietta in cui si sosta (40 m, 4b poi 3c).
  3. Superare la placca ammanigliata a destra e continuare la traversata fino ad una placca liscia con chiodo sotto un tettino, per oltrepassarla occorre scendere 2 m, traversare a destra e risalirla su grossi buchi fino al chiodo, poi si supera lo strapiombo e la rigola soprastante fino alla sosta (40 m, 4a).
  4. Salire la rampa a sinistra su roccia erbosa ma solida fino ad un colatoio che presenta delle pance, superarle direttamente e poi seguire il diedro successivo fino alla sosta (50 m, 5a).
  5. Scalare il canale erboso sopra la sosta ed a metà uscire a sinistra superando uno strapiombo ammanigliato ed una placca che adduce ad una sosta (35 m, 4b).
  6. Superare i rigonfiamenti sempre ben appigliati a destra di un canale erboso ben marcato fino ad uno strapiombo a lame, superarlo direttamente e raggiungere uno stretto terrazzino (30 m, 4c e 5a).
  7. superare il soprastante canale erboso fino ad una nicchia al margine della grande lavagna grigia (20 m, facile).
  8. Salire la placca molto impegnativa verso una nicchietta con erba, uscirne e raggiungere un grosso chiodo anellato da cui bisogna calarsi e pendolare circa 7 m verso sinistra, verso un´altra nicchietta con una buona fessura che va risalita. Alla fine superare 4 m di placca liscia verso sinistra per giungere in sosta (40 m, 6a e A0, tiro spettacolare e molto esposto, sosta discretamente comoda).
  9. Diretti sopra la sosta, dapprima facilmente, poi su una placca liscissima e scivolosa ed uscire verso una frastagliatura con erba ed a sinistra raggiungere la sosta (35 m, tiro chiave della via, 6a/A0 o 6b+).
  10. Superare il diedrino a sinistra e proseguire verticalmente senza percorso obbligato in obliquo a sinistra per lievi diedri, puntando a degli alberi a sinistra di grandi strapiombi e raggiungere l´ultima sosta (55 m, 3c; presente una sosta intermedia).
I traversi iniziali

Lungo le canalette

Il tiro del pendolo

La liscia placca del pendolo

Tratto chiave sovrastante

VIA RITA


Bellissima via, piuttosto lunga ma facile. Le modeste difficoltà rendono sopportabile l'unto davvero notevole di migliaia di alpinisti che l'hanno percorsa in 50 anni. Aperta da Andrea Andreotti e Marcello Rossi nel 1971, completamente riattrezzata a resinati è una delle vie più ripetute della valle e presenta nella parte alta un caratteristico camino, entusiasmante. Portare solo i rinvii, circa 10.

Attacco: bisogna montare su una piccola dorsale ghiaiosa che sorge alla base della parete, cumulo dei detriti che arrivano dall'alto. A destra c´è un´immensa placca triangolare grigia, a sinistra si nota un pilastrino sporgente a forma piramidale. Andare a sinistra e risalire la dorsale fino in cima dove c´è una lapide commemorativa, poco a sinistra delle scritte indicano l´attacco (nome alla base).
  1. Dalla scritta "Rita" salire verso destra (2 ch.) il primo gradone e traversare sempre verso destra fino al terrazzo di sosta (30 m; 3c).
  2. Salire per gradoni verticalmente sopra la sosta e poi piegare a destra fino ad un terrazzino sotto dei mughi (30 m, 3c).
  3. Salire verticalmente sopra la sosta superando uno strapiombo dalle prese lisciate ed il diedrino successivo e poi piegare a destra, superare un gradone levigato ed andare alla sosta a destra di un grosso tetto (35 m, 4a).
  4. Obliquare verso destra fino ad un fittone, salire poi in verticale fino ad un secondo fittone e superare un muretto di 2 m (tratto untissimo), salire dritto fino ad un terzo fittone e poi traversare lungamente a sinistra doppiando una crestina, puntare infine a sinistra all´ampio terrazzo alla base di un diedro canale (45 m, 5a per l'unto).
  5. Salire lo spigolo del diedro fino a dove diventa una fessura, poi andare dritto fino ad un terrazzo di sosta sotto un gradone (30 m, 3c).
  6. Superare il gradone sopra la sosta e giungere al terrazzo sotto un altro diedro (10 m, 3c).
  7. Non salire il diedro ma superare la placchetta sopra la sosta ed entrarci traversando a destra e percorrerlo fino dove termina. Traversare lungamente a destra fino a vedere un fittone nel punto più logico dove superare lo strapiombo sovrastante, salire quindi nel diedrino ed al suo termine traversare una placchetta a sinistra (40 m, 3c).
  8. A sinistra della sosta superare delle belle e facili placche fino ad un gradino (possibile sosta), proseguire per placche erbose ed un muretto a buchi un po´ levigato (si può anche aggirare a sinistra per un canaletto) ed il successivo strapiombo fino alla larga e comoda sosta alla base del camino (55 m, 4a, 1 pp 5a).
  9. Salire nel sovrastante camino superando 3 strapiombi e sostando sullo spigolo a sinistra (35 m, 4b e 5a).
  10. Proseguire a destra nel camino fino ad un muretto di 4 m, liscio, che adduce alla sosta (30 m, 4a e 1 pp. 5a).
  11. Superare lo strapiombo sopra la sosta ed il successivo canalino a salti con bei passaggi fino alla sosta dove si restringe (30 m, 4b).
  12. Superare il canale diedro usufruendo della lama sul fondo, tiro che da solo vale la via (25 m, 4a).
  13. Salire per roccia rugosa a destra della sosta fino ad un fittone, poi traversare a sinistra fino ad un comodo terrazzo (15 m, 3c).
  14. Salire in obliquo a sinistra superando uno strapiombo (ch.) poi obliquare a sinistra senza percorso obbligato puntando agli alberi in alto ed arrivando ad una grande terrazza (40 m, 3c).
  15. Traversare a sinistra verso un´altra sosta e quindi: o salire la fessura spaventosamente unta sopra di essa o molto più agevolmente le rocce alla sua sinistra (20 m; 4c per l'unto).
Lungo le placche, circa a metà via

Lungo il tratto che porta al camino

Ingresso del camino

Lungo il toboga

VIA TERESA


Malgrado le numerose parole di elogio che si trovano in rete, per me resta una via bruttina, compressa e forzata alla ricerca del facile lungo uno stretto corridoio tra due linee naturali più vecchie e senza presentare i bei passaggi dell'adiacente Luna '85. A ciò va aggiunto che la chiodatura è assassina, vietato distrarsi. Aperta nel 1979 da Marco Furlani e Roberto Bassi. Bastano 12 rinvii circa.

Attacco: nel fondo del canalone ghiaioso formato dal conoide detritico, a destra della via Rita (nome alla base).
  1. Salire dritti lungo la placca (25 m; 4a).
  2. Continuare in verticale e poi piegare a destra alla sosta (35 m; 4a).
  3. Proseguire dritti superando un diedrino e arrivando alla sosta sotto uno strapiombo (25 m; 4a).
  4. Traversare a sinistra sotto al tetto fino a dove è rotto da un diedrino e passarlo facilmente fino alla sosta (35 m; 4a).
  5. Scalare la placca sovrastante prima verso sinistra e poi verso destra fino alla sosta sotto un risalto verticale (30 m; 4b).
  6. Scalare una specie di spuntone ed usare una sottile fessura per traversare a destra a rocce più articolate, poi innalzarsi alla sosta (40 m; 5c e 5b).
  7. Salire il diedro obliquo a sinistra (40 m; 4b).
  8. Ancora verticalmente e poi traversare a destra (35 m; 4a).
  9. Superare un caminetto e poi la placca stando a sinistra (35 m; 4a).
  10. Salire fin sotto uno strapiombo e poi traversare a sinistra per roccia arrotondata fino alla sosta situata un poco più in basso (40 m; 5b).
  11. Aggirare lo strapiombo traversando con difficoltà a sinistra, poi vincendo una placca e il successivo diedro (40 m; 5c e 5b).
  12. Spostarsi a destra ad un diedro. Al suo termine spostarsi a sinistra, salire qualche metro ed andare a destra alla sosta (30 m; 4a).
  13. Obliquare leggermente a sinistra per placche articolate (30 m; 4a).
  14. Continuare in obliquo a destra per roccette facili fino alla sosta (25 m; 3c).
  15. Proseguire verticalmente fino a un tetto e imboccare un diedro sulla destra che porta all'uscita della via (35 m; 4b).
Partenza

Inizio del traverso

Tratto sovrastante

VIA CLAUDIA


Bella via, con alcuni tratti caratteristici ma purtroppo unti fino all'inverosimile dalle innumerevoli ripetizioni. Malgrado le difficoltà siano modeste, la chiodatura molto distanziata e la patina sulla roccia rendono alcuni passaggi insidiosi e necessitanti di molta attenzione. A parte questo la via è tutta attrezzata a resinati e bastano 10 rinvii e qualche cordino per la ripetizione. Aperta da R. e A. Bertoldi, R. Zeni e C. Colpo nel 1978.

Attacco: al fondo del canalone ghiaioso alla base della parete, sulla placca levigata accanto a rocce articolate sopra uno spiazzo, a destra di Rita e Teresa (nome alla base).
  1. salire la placca partendo dalla nicchietta un po´ a destra e poi superare direttamente il muro liscio stando appena a destra dei fittoni fino a raggiungere delle lame che facilmente portano alla sosta (25 m, 5c, molto unto).
  2. Si sale lungo le rocce erbose sopra la sosta cercando i punti migliori fino ad una sosta in vista di un tetto (50 m, 3c).
  3. Salire verticalmente verso il tetto che si supera facilmente a destra per rocce erbose eppoi si punta alla sosta un po´ a sinistra (35 m, 4a).
  4. Ancora verticalmente sopra la sosta per uno spigolo di roccia solida e compatta e poi entrare nel canaletto a sinistra che va seguito fino alla placca che lo chiude. Salire la bellissima placca a buchi che conduce alla sosta (40 m; 4b).
  5. Verticalmente sopra la sosta piegando leggermente a destra per rocce facili fino a raggiungere la sosta (30 m, 3c).
  6. Si sale per roccia solida ma erbosa verticalmente sopra la sosta superando una placca con clessidra, poi piegare a destra per raggiungere la sosta (35 m, 4a).
  7. Breve tiro di trasferimento: salire il canalino erboso fino alla sosta sotto un diedro (20 m).
  8. Scalare il diedro a sinistra che adduce ad una placca fessurata. Superare direttamente la placca lungo la fessura unta e raggiungere il terrazzo di sosta (35 m, 5a).
  9. Salire il canale erboso sopra la sosta ed uscire a sinistra superando una placca bucherellata e poi traversando un´altra placca compattissima verso sinistra fino alla sosta (35 m; 5a).
  10. Un altro breve tiro di trasferimento: si sale la rampa erbosa per alcuni metri fino alla sosta all'inizio di un´altra placca (20 m, 3c).
  11. Tiro da farsela nei pantaloni da quanto è unto: si effettua un traverso verso sinistra lungo una placca levigata poi su sale un diedro erboso e si scala la levigatissima breve placca d´uscita, infine per roccia facile si raggiunge la sosta (35 m, 5b per l'unto).
  12. Salire verticalmente sopra la sosta, ignorando i resinati che a sinistra affrontano la placca, per roccia verticale ma ben appigliata fino a raggiungere la sosta successiva (30 m, 4a).
  13. Superare la placca a sinistra della sosta e per roccia sempre verticalmente raggiungere una bel terrazzo ingombro di sassi (25 m, 4a).
  14. Salire il muro sovrastante a zig zag per logiche fessure fino in cima (35 m, 4a).
Partenza

Parte mediana

Placche dei traversi

Tratto unto dei traversi


PALA DELLE LASTIELE

E' uno scudo roccioso che chiude a destra (nord) la Parete Zebrata. Una volta famoso per la bellezza degli itinerari ivi tracciati è adesso caduto nel dimenticatoio. Vi sono sia vie sportive molto difficili che vie tradizionali molto belle e logiche.

Accesso: a nord del bar Parete Zebrata (direzione Trento) parcheggiare ad una pescicoltura cercando di lasciare libero il passaggio (parcheggio stretto). Eventualmente si può parcheggiare al parcheggio della Parete Zebrata, seguire il sentiero che porta alla parete e poi seguire la strada sterrata (ciclabile) che si incrocia, verso nord. 
Dal parcheggio attraversare la statale e entrare nella stradina dell'Agricampeggio Paolino e proseguire in salita nel bosco fino ad un bivio con la ciclabile (qui arriva la stradina che proviene dal parcheggio delle Zebrate). Seguire la sterrata a sinistra in salita proseguendo poi verso destra (nord) che si porta sotto la Pala delle Lastiele fino ai tornanti, dove gli alberi si diradano. Continuare lungo la stradina forestale per i tornanti fino a dove piega decisamente a sinistra (ovest) e oltrepassa un canale pietroso e franoso. Salire dritti il pendio sempre più boscoso fiancheggiando a destra il canale (tracce) e raggiungere la base della parete (30/40 min. dalla macchina).

ISOLA DI NAGUAL

La Pala delle Lastiele col tracciato della via

Definita una delle più belle vie di Arco, aperta nel 1982 da Fabio Giacomelli e Fabio Stedile. La roccia, a parte il primo tiro, è ottima lungo tutta la via, bella ruvida e con prese taglienti; la chiodatura è ridotta al minimo essenziale. Purtroppo bisogna prestare attenzione ad alcune prese e spuntoni rotti rimasti sulla via data la sempre più scarsa frequentazione. Per la ripetizione portare 13 rinvii, cordini, friend Camalot da 0.2 a 3.

Attacco: al centro della parete, su uno spiazzo dove parte una logica e facile rampa verso destra, bloccata da un alberello.
  1. Scalare la rampa verso destra, su roccia gradinata ma rotta e con blocchi malfermi (ch.) fino alla cengetta di sosta sotto un diedro strapiombante biancastro (30 m; IV; sosta su chiodi).
  2. Vincere il diedro strapiombante su chiodi (A0/A1) e dall'ultimo chiodo traversare a sinistra ad una grande clessidra (possibile sosta scomodissima). Continuare lungo lo spigolo sovrastante (3 ch.) uscendo a sinistra dove strapiomba per poi montare su un bel terrazzo a destra (30 m; A0 e V+; sosta su chiodi).
  3. Spostarsi a destra e salire un primo gradone molto liscio che adduce ad un bel diedro che obliqua a destra. Al suo termine traversare per placca verticale ad un albero a sinistra e poi raggiungere la bella cengia di sosta sotto i gialli (25 m; V+ poi IV+; sosta su albero).
  4. Attaccare la parete gialla davanti alla sosta per lame robuste fin sotto un tetto (diversi ch.) per poi traversare a sinistra lungamente e con difficoltà (eventuale sosta intermedia) fino ad un diedro poco accennato obliquo a sinistra. Salirlo (gestire gli attriti, ch.) e raggiungere il terrazzo di sosta (30 m; VI sostenuto; sosta su chiodi).
  5. Per un diedro appoggiato portarsi alla sosta su esile cornice (15 m; V; sosta su chiodi).
  6. Tiro chiave della via: spostarsi a destra e vincere uno strapiombo che immette nel diedro principale (2 ch.). Seguire la fessura sul fondo (1 ch.) fino a delle lame che permettono di uscire a destra alla sosta appesa, sotto lo strapiombo (30 m; V+ sostenuto; sosta su chiodi scomodissima).
  7. Un po' a sinistra nel fondo del diedro dove si vince lo strapiombo ben chiodato e poi una strozzatura atletica che adduce alla stretta cornice di sosta (15 m; A0 o VII-, poi V+; sosta su chiodi).
  8. Aggirare a sinistra lo strapiombo sovrastante e continuare per la fessura del diedro fino a un tetto da cui si esce a destra (ch.) fino all'ampia cengia di sosta (20 m; V e V+; sosta su albero o chiodi).
A questo punto la via è praticamente finita, mancherebbero solo due tiri di II e III erbosi e rotti (prima un diedrino e poi stando a destra su rocce coricate) per raggiungere la cima della parete, ma si impiegherebbero poi quasi 2 ore per tornare a valle. Meglio da questo punto scendere in doppia.

Discesa: dalla sosta di uscita effettuare una calata di 55 m fino alla sosta 5; dalla sosta 5 calata di 40 m alla sosta 3 (ci sono più soste; noi ci siamo calati da quella sullo spigolo, non bella ma solida); calata di 60 m fino a terra.
 
Il primo tiro friabile

Strapiombo del secondo tiro

Passo duro sul secondo tiro

Il VI sul quarto tiro

Quinto tiro, inizio del grande diedro

Il tiro chiave della via

Secondo strapiombo in A0

Uscita

CIMA ALLE COSTE

Inconfondibile altura che unisce il Monte Brento alle Coste dell'Anglone, caratterizzata da un enorme diedro che solca uno scudo di lisce placche sormontate da grandi strapiombi giallastri. E' detta anche Gran Diedro di Dro per la sua inconfondibile forma.

Accesso: dipende da quale settore si vuole frequentare. Per le vie sportive del lato sinistro conviene andare a parcheggiare al campo sportivo Oltra di Dro (via Cesare Battisti). Da qui imboccare la stradina che si inoltra tra gli uliveti e al bivio girare a destra (nord) continuando fino ad una sbarra. Salire la traccia evidente a sinistra segnalata a ometti che sale per bosco e colate di ghiaia fino a un ghiaione che va risalito tutto fino alla sommità (o per bosco subito a destra). Continuare a destra superando la Parete Sherwood (attacchi di Little John, Fra Tac, ecc...) e insistere fino alla base di una seconda parete più inclinata dove si trovano tutti gli attacchi (30/40 min. dal parcheggio).

Un'alternativa valida per le vie del centro della parete è quella di parcheggiare presso l'Oasi Lago Bagatol (svoltare a sinistra 50 m prima della Floricultura Bontadi Luciano), salire una breve stradina e imboccare a sinistra la stessa forestale citata prima che stavolta si segue verso sud fino a un sentiero a ometti che comincia a salire nel bosco ripido (più in basso rispetto alla traccia precedente) fino ad una zona di lastroni inclinati che si salgono senza difficoltà alla lunga cengia posta sotto lo scudo di Cima alle Coste (da 40 min. a 1 ora dalla macchina, più diretto del precedente, però il ritorno si allunga).

GIURO CHE E' L'ULTIMA

Recente realizzazione (2019) di Luca Pilati, assieme ad Albeto Melati, che sale logiche fessure a sinistra di uno spigolo sul lato sinistro della parete. La via è divisa in due parti: un primo zoccolo appoggiato con due tiri interessanti, ghiaioso ma su tratti di roccia molto bella e ruvida, poi una lastra verticale incisa da crepe nella parte superiore, con difficoltà continue, sostenute e obbligate. Il tutto misura 450 m, uno sviluppo importante. La via è completamente attrezzata a fix sui tiri e alle soste; per la ripetizione bastano 14 rinvii, tuttavia qualche friend medio-piccolo potrebbe tornare utile negli ultimi 3 tiri in cui la chiodatura è un po' lunga.

La via è la linea azzurra (foto modificata da Planetmountain.com)


Attacco: nome su uno spigoletto di roccia, lungo il sentiero.
  1. Su per la placchetta tra gli alberi e poi per traccia e roccette. 30 m; 4a, sosta su pianta.
  2. A sinistra per traccia e superando due placchette fino ad un canale. 30 m; 3c.
  3. Su a sinistra per gradoni e macigni fin sotto una placchetta fessurata. 50 m; 5a.
  4. Scalare la placchetta e per traccia portarsi sotto una paretina con un'arcata. 20 m; 4a.
  5. Alzarsi alla cornice sotto l'arco, traversare a destra e poi strapiombetto tecnico. 30 m; 5b.
  6. Trasferimento: salire qualche metro e poi traversare a sinistra per tracce oltre un canale fino a una conca sotto la parete fessurata (dei cordoni segnano il percorso, visibili i fix). 50 m.
  7. Forse il tiro più bello: placca fessurata e ammanigliata. 30 m; 6a.
  8. A sinistra per roccia rotta, poi strapiombo scomodo e ancora rampa terrosa. 25 m; 5a.
  9. Partenza su lama (più facile a destra sul giallo) e poi muro panciuto con lame con tacche e lame, molto tecnico. 15 m; 6a/A0 o 6b; sosta scomodissima appesi.
  10. Fessura obliqua a sinistra con movimenti tecnici e poi grossa lama molto faticosa e con ciuffi d'erba pungente. 15 m; 6a+/6b; sosta appesa, indefinibile.
  11. Traverso a sinistra su muro liscissimo (A0) poi uscita su gradoni con appigli da verificare. Per montare sul terrazzo di sosta o ci si aggrappa alle frasche o si traversa a sinistra (ch. con cordino), moschettonaggi scomodi. 20 m; A0 e 6a (6c??).
  12. Dritti per la logica lama che taglia la paretina finale e spostarsi a destra vincendo uno strapiombo molto liscio; poi paretina corta ma tecnica; i fix sono posizionati un po' fuori asse rispetto agli appigli e ciò rende il tiro faticoso. 30 m; 6a.
Discesa: dall'ultima sosta andare verso sinistra seguendo la traccia ben marcata da ometti, salendo per 5 minuti in una zona di grandi blocchi e poi raggiungendo una zona a lastroni inclinati. Andare sempre verso sinistra scendendo i lastroni e prestando attenzione agli ometti, prendendo a riferimento una grande falesia liscia e obliqua (guardando leggermente a destra verso monte). A circa metà strada tra voi e questa, scendere a sinistra verso il bosco individuando un buon sentierino che vi si inoltra e, dove la traccia si perde, tenere la destra ribeccando il sentiero che porta ad un canale ghiaioso. Scenderlo con attenzione e riprendere il bosco, adesso per buon sentiero sempre un po' ripido, fino alla congiunzione col Sentiero delle Cavre. Seguirlo in discesa fino a tornare al campo sportivo (1 ora circa dall'uscita).

L'attacco

Il terzo tiro

Quinto tiro

Il settimo tiro

Il 6b sul nono tiro

La bellissima fessura obliqua del decimo tiro

Uscita


PIRAMIDE LAKSHMI

E' il nome dato ad una specie di cupola rocciosa che sorge a sud della Cima Alle Coste, assai frequentata grazie a dei begli itinerari aperti da Heinz Grill e soci di moderate difficoltà ma buon sviluppo.

Accesso: percorrere la statale della Valle del Sarca uscendo per Ceniga (ponte romano) e proseguendo poi fino a Dro e al parcheggio presso il campo sportivo Oltra (via Cesare Battisti), proprio a ridosso delle pareti dell'Anglone. Prendere la stradina forestale verso nord tra gli uliveti fino a un bivio con stanga da cui si imbocca un sentiero a ometti che sale nel bosco e per ghiaioni portando alla base della parete.

LA BELLEZZA DELLA VENERE

E' la via più facile del settore e una delle più facili dell'intera Valle del Sarca, aperta da Heinz Grill e Florian Kluckner nel 2008. Presenta alcuni passaggi carini nella parte alta mentre quella inferiore è un po' forzata. Attorno alla scia di passaggio la roccia è molto rotta ed erbosa. Per una ripetizione portare 10 rinvii e friend Camalot da 0.5 a 2, più i soliti cordini.

Attacco: è la prima via che si incontra alla base della parete (nome alla base).
  1. Salire verticalmente per roccia a balze facile ma erbosa seguendo la scia di pulito fino alla sosta (55 m; III+; sosta su fix).
  2. Altro tiro lungo superando un muretto articolato sulla sinistra e poi rocce gradinate fino alla sosta (50 m; IV e III; sosta su fix e clessidre).
  3. Ancora dritti per rocce gradinate, cercando di mantenersi lungo la scia dei passaggi fino alla cengetta di sosta alla base di un pilastrino arrotondato (30 m; IV e II; sosta su fix).
  4. Bisogna scalare lo spigolo arrotondato del pilastro, un po' liscio (fix, non fate come me che sono andato nel canalino franoso, orrendo), per poi spostarsi a destra nel canalino che si trasforma in diedro (cl.) da cui si esce sulla destra alla sosta (40 m; IV+; sosta su fix).
  5. Tiro bello: alzarsi sopra la sosta lungo una placchetta fino ad una cengia su cui si attraversa a destra fino ad un altro diedro-lama che va risalito (cl. attenzione all'usura dei cordoni) fino alla sosta su pilastrino (45 m; IV e 1 pp. V; sosta su fix).
  6. Tiro di trasferimento verso la base di un diedro (30 m; II; sosta su fix).
  7. Seguire una bella lama netta e poi un diedro (fix e 1 sasso incastrato) che in alto diviene una rampa che piega a sinistra e che porta direttamente alla sosta (45 m; IV+; sosta su fix).
  8. Continuare per la rampa stando o sulla placca a sinistra o sfruttando la lama nel giallo (bello) fin sotto gli strapiombi, traversando da ultimo a sinistra alla sosta (40 m; III e IV+; sosta su albero).
  9. Spostarsi a destra e vincere direttamente lo strapiombo atletico ma non difficile (fix) e poi per facile rampa incisa da una fessura raggiungere la sommità della parete (45 m; IV+ e poi III; sosta su fix).
Discesa: seguendo l'evidente traccia in salita che va ad intercettare il Sentiero delle Cavre che si dirige verso sud, con tratti attrezzati (attenzione alla roccia untissima e scivolosissima, restare assicurati, io ci ho piantato le chiappe) porta alla pista ciclabile e di qui si ritorna verso il campo sportivo.

La Piramide Lakshmi dalla base

Il tratto centrale col traverso su cengia

MERCURIO SERPEGGIANTE


Bella via aperta nel 2008 da Heinz Grill, Florian Kluckner, Gabi Maichel e Sigfried Kongseder che sale la parete nella sona gialla e strapiombante compiendo lunghi traversi alla ricerca dei punti deboli. La roccia in via è pulita dalle numerose ripetizioni e la roccia è ovunque ottima. Per la ripetizione portare 10 rinvii, noi ce li siamo fatti bastare ma è consigliabile anche una scorta di cordini e qualche friend medio-piccolo. La via è attrezzata con fix alle soste e clessidre, chiodi e fix lungo i tiri, in modo ottimale.

Accesso: attacca una ventina di metri a sinistra e più in basso della Bellezza di Venere (nome alla base e bolli blu).
  1. Vincere direttamente un muretto gradinato ma atletico (IV+, cl.) e poi piegare a destra ad una piazzola con albero (possibile sosta). Proseguire in obliquo a destra (varie cl. e 1 fix) per placche solide e facili fino alla sosta sotto uno spigoletto adagiato (45 m; IV+ e III; sosta su 2 fix di cui uno anellato).
  2. Spostarsi a destra e scalare lo spigoletto (cl.) e proseguire verticalmente per rocce facili e balze erbose fino ad una placca grigia e lavorata dove si trova la sosta (50 m; IV e poi facile; sosta su clessidre o fix).
  3. Continuare sulla bella placca lavorata dapprima in verticale e poi obliquando a destra (molte cl. e 1 fix) al terrazzo di sosta (25 m; IV+; sosta su 2 fix).
  4. Proseguire lungo le rigole a destra della sosta, in verticale (cl.), vincendo poi un tratto abbastanza liscio e con movimenti obbligati (unto, cl.) e per roccia più semplice raggiungere il terrazzo di sosta (40 m; IV+ e V; sosta su 2 fix).
  5. Scalare la lama sulla destra per qualche metro (cl.) fino a dove si perde in parete e traversare a sinistra con un passo in discesa (2 cl.). Spostarsi a destra per cornice (sosta intermedia su fix anellato) e continuare il traverso a sinistra su placca adagiata e con movimenti obbligati (2 cl.) fino ad una svasatura che porta dritta in sosta (50 m; IV e V; sosta su 2 fix).
  6. Iniziano gli strapiombi. Traversare in obliquo a sinistra su roccia giallo grigia un po' unta (fix e ch.) aggirando uno spigoletto e poi salendo alla stretta sosta in una nicchia (20 m; V e V+; sosta su 2 fix). 
  7. Obliquare a destra per la lama irregolare facile fino ai chiodi e continuare a traversare in orizzontale su roccia gialla fino ad una grande nicchia scura (V, vari ch.) il cui strapiombo va vinto direttamente (VI o A0, fix con cordoni). Obliquare per lame facili a destra e guadagnare un terrazzo (40 m; V e VI; sosta su 2 fix).
  8. Continuare a salire sulla placca fessurata a sinistra (cl.) con un passo di decisione a metà e montare su una crestina sotto gli ultimi risalti della parete (30 m; IV e V; sosta su albero o 2 fix).
  9. Obliquare a destra su placca molto compatta (fix e cl.) e poi per una lama entrare in una marmitta, per fessura innalzarsi ad una cornice e poi traversare a sinistra alla sosta (25 m; IV+; sosta su 2 fix).
  10. Ancora in obliquo a sinistra per gradoni di bella roccia lavorata (cl. e ch.) e superare una pancetta difficile a metà parete (cl.); poi traversare ancora a sinistra e guadagnare un'ulteriore cresta dopo rocce facili (40 m; V e V+; sosta su 2 fix).
  11. Portarsi sotto il tettino e superarlo direttamente (fix) poi innalzarsi e traversare a destra sotto l'ultima paretina che adduce al boschetto sommitale dove termina la via (35 m; 1 pp. V+ e IV; sosta su 2 fix).
Discesa: seguendo l'evidente traccia in salita che va ad intercettare il Sentiero delle Cavre che si dirige verso sud, con tratti attrezzati (attenzione alla roccia untissima e scivolosissima, restare assicurati, io ci ho piantato le chiappe) porta alla pista ciclabile e di qui si ritorna verso il campo sportivo.

Attacco di Mercurio serpeggiante
Attacco di Mercurio Serpeggiante

Quinto tiro di Mercurio Serpeggiante
Il lungo traverso del quinto tiro

Sesto tiro di Mercurio
Il fotografato traverso del sesto tiro

Tiro chiave di Mercurio serpeggiante
Il tiro chiave

Ultimo tiro di Mercurio
Tettino finale



SASS DELA VECIA

Settore centrale delle Coste dell'Anglone, situato esattamente sopra Ceniga. Al centro sorge una parete triangolare con grandi strapiombi.

Accesso: parcheggiare in centro a Ceniga ove c'è un comodo posteggio gratuito, poi dirigersi al Ponte Romano e attraversare il Sarca. Andare verso nord al Maso Lizzone (circa 200 m) e seguire le indicazioni per il Sentiero degli Scaloni fin nei pressi delle pareti dove una traccia si stacca a sinistra e porta alla falesia degli Struzzi. Gli attacchi delle vie sono situati ancora più a sinistra.

Discesa: raggiungere per tracce il comodo Sentiero degli Scaloni e seguirlo in discesa fino a Cengia.

SCALONI REVERSI

Via artificiale seriale aperta da Diego Filippi in solitaria nel 2012 che passa attraverso i tetti al centro della parete strapiombante. Attrezzata con fix da 8 mm e chiodi a pressione artigianali, tutta roba solida. Le soste sono tutte su fix. Portare rinvii, materiale da artificiale ed eventualmente una prolunga.

Attacco: alla sommità di un avancorpo tra le vie "Traversi perversi" e "nonna Evelina".
  1. Vincere un piccolo ma ostico diedro grazie a una radice e poi traversare comodamente a sinistra sostando accanto a "Traversi perversi" (30 m; A1 e poi facile).
  2. Alzarsi qualche metro per facili rocce e riprendere a salire in artificiale la pancia a destra, incrociando ancora i Traversi e poi sostando appesi sotto al grande tetto (20 m; A1).
  3. Alzarsi al tetto e traversare a sinistra uscendo su una stretta cengetta sempre a sinistra, sotto la verticale degli altri tettini della parete (15 m; A1).
  4. Seguire i chiodi verso destra vincendo il secondo tettino e sostare sotto il terzo (20 m; A1).
  5. Scalare il terzo tettino fino e obliquare a destra alla sosta sotto lo spigolo sporgente che domina la parete (15 m; A1).
  6. Vincere l'ultimo tetto e proseguire per muro verticale fino a rocce più semplici e quindi uscire dalla parete (20 m; A1).
La serie di tetti che si vincono in successione

Pancia del secondo tiro

Da qualche parte lungo la via

Tetto del quarto tiro

PARETE SAN PAOLO

E' la parete che continua i Colodri verso nord, appena oltre il centro abitato di Arco. E' divenuta la più frequentata parete della valle grazie al faraonico lavoro di Grill e soci che hanno aperto, pulito e risistemato gli itinerari della stessa. Su questa parete si trova di tutto, dalle vie sportive alle vie alpinistiche, anche di grado elevato ma caratterizzate da una successione di balze rocciose alternate a boschetti.

Accesso: facile, conviene parcheggiare alla Lanterna onde prevenire i possibili furti nelle auto (oppure svuotare il veicolo completamente alla partenza) e da qui prendere una qualunque delle tracce che portano alla base della parete in 5 min. Le vie sono identificate dal nome alla base.

Discesa: raggiungere il sentiero del Monte Colt per tracce e seguirlo a destra fino al Ponte Romano, da cui verso sud si rientra alla macchina.

VIA DELLE AMMONITI


Via corta e carina, su roccia ottima, ideale come ripiego. Aperta da Dario Cabas e Pierangelo Masera nel 2014 e risistemata da Heinz Grill, Peter Maier, Julia Haupt und Florian Kluckner nel 2017. Presenta una chiodatura mista a fix e clessidre e necessita di qualche friend e cordino per integrare, oltre ai soliti 10 rinvii. Da evitare se è appena piovuto.

Attacco: percorrere la strada verso Ceniga fino alla rampa che porta all'eremo di San Paolo, che da il nome alla parete. Raggiungerlo e prendere le tracce che vanno a destra e seguirle fin quasi al margine nord della parete. Dopo la via Nereidi si perviene ad una rampa con clessidre che segna la partenza della via (nome alla base).
  1. Percorrere tutta la rampa fino alla cengia di sosta; in alternativa è possibile entrare da destra per terreno scosceso ma più facile ancora (30 m; III; sosta su albero o clessidre).
  2. Continuare lungo i gradoni sovrastanti fino ad una fessura (fix e cl.) che porta ad una cengetta. Traversare a sinistra (fix) fino ad uno spigolo da quale si sale alla terrazza di sosta (30 m; V; sosta su fix).
  3. Facilmente alla base di un muro bucherellato che si sale direttamente pervenendo alla successiva cengia di sosta (30 m; II e IV+; sosta su fix o alberi).
  4. Salire alla parete successiva per scomoda rampa terrosa e aggirare un risalto per guadagnare una cengetta. Traversare a destra e superare l'ultimo muro rossastro (ammoniti; fix e ch.) per uscire dalla parete (45 m; II e III; sosta su fix).
Attacco

La fessura del secondo tiro

Placchetta del terzo tiro

VIA DELLE NEREIDI

Di Heinz Grill e Florian Kluckner nel 2007; sale un bel pilastro con strapiombi all'estremità destra della parete. Meno facile di quel che sembra. Per la ripetizione portare rinvii, cordini, friend da 0.75 a 2; la via è attrezzata con clessidre e fix, in puro stile Grill.

Attacco: salire all'Eremo di San Paolo e piegare per il sentiero a destra fino a trovare una rampetta che piega a destra (nome alla base).
  1. Salire la rampa-diedro verso destra (fix e cl.) fino alla placca a buchi che la chiude. Superarla in obliquo a sinistra (cl.) e raggiungere la comoda sosta (30 m, IV, sosta su albero).
  2. Salire il muretto levigatissimo a sinistra (fix) e poi lo spigoletto fessurato appena sopra (1 spuntone, 1 cl). Spostarsi leggermente a sinistra in placca e risalire per qualche metro e tornare allo spigolo (2 cl.), poi volgere a sinistra per una placchetta più semplice che porta ad una fessura. Superarla (cl.) e raggiungere la sosta (40 m, V, sosta su clessidra e fix).
  3. Superare direttamente il muretto sopra la sosta fino ad una clessidra, traversare a sinistra verso un' evidente fessura e superarla (cl.). Salire la placchetta appoggiata per raggiungere una lama levigata con appoggi minuscoli (3 fix) che va superata in traversata obliqua a sinistra per raggiungere la sosta (25 m, V e 1pp V+, sosta su albero e spit anellato).
  4. Scalare lo strapiombo subito sopra la sosta, poi traversare a destra per circa 6-7 m fino ad un diedro che va risalito (4 cl) fino al terrazzo d´uscita (30 m, IV+, sosta su albero).

VIA SABINA

Via facile ma con alcuni passaggi caratteristici e divertenti, aperta da Dario Cabas, Pierangelo Masera e G. Gerola nel 2012, restaurata e risistemata da H. Grill, F. Kluckner e R. Franken l'anno successivo con una breve variante. La roccia è buona solo lungo la linea di salita, rotta e con blocchi instabili nelle vicinanze, la via è attrezzata con chiodi, fix e clessidre ma bisogna integrare con friend e cordini. Per la ripetizione portare rinvii, friend da 0.5 a 2 e cordini.

Attacco: per uno qualunque dei sentieri che dalla strada salgono alla parete che va percorsa verso sinistra lungamente in sali-scendi fino ad un pilastrino con il vistoso nome alla base.
  1. Contornare a sinistra i blocchi e salire una rampetta, superare poi una corta placca e raggiungere la sosta (20 m; III; sosta su fix e clessidra).
  2. Salire il diedro sopra la sosta fino sotto un cespuglio ed uscire per la placca di sinistra (4 cl.), poi superare leggermente a destra il risalto successivo fino ad un terrazzo (cl.). Continuare per qualche metro e raggiungere la sosta sotto un altro diedro (30 m, V poi III, sosta su fix e clessidra).
  3. Superare il diedro seguente entrando da destra e raggiungere un pianerottolo (IV+, 2 ch.), da qui ci sono due possibilità: a) salire il diedro a sinistra (2 ch., consigliato), superando un primo tettino e poi un secondo (VI)); b) traversare per lastre appoggiate verso destra ed aggirare il risalto arrivando ad una cengia boscosa (cl., II+)). Si sosta sotto una placca molto comodamente (35 m, IV+ poi II+, sosta su clessidre).
  4. Salire la placca sopra la sosta, poi un gradone (cl.) ed infine un pilastro triangolare (1 ch., 1 cl.) e raggiungere la sosta sotto delle placche (30 m, IV+ e III sosta su golfaro).
  5. Superare il gradone sopra la sosta (ch. e cl.), poi scalare un tettino a destra (ch.) e raggiungere una cornice. Traversare a sinistra (2 cl.) fino alla sosta sotto un tetto pronunciato (20 m, IV, sosta su golfaro e clessidra).
  6. Superare il tetto proprio sopra la sosta (ch.) e salire verso un alberello (cordone) aggirando uno strapiombo a destra. Dopo una placchetta aggirare un altro strapiombo a destra (cl.) e superare direttamente la placca a buchi (2 cl.) sovrastante fino alla "Cengia Rossa" dove termina la via (40 m, IV+ sostenuto e V+ il tetto, sosta su golfaro).
  7. Tiro facoltativo: spostarsi a sinistra e salire il diedro strapiombante su roccia a lamelle, attrezzato completamente a fix (20 m; VI+).
Discesa: percorrere la Cengia Rossa verso destra facendo attenzione ad un tratto molto esposto e si sbuca nel bosco sommitale in cima alla parete. Poi per sentiero verso il basso come descritto in precedenza.

Il diedro del secondo tiro

Il terzo tiro: sopra a sinistra parte la variante Grill

Il traverso sotto al tetto

Ultimo tiro

VIA LECCIOMANIA

Bella via, con passaggi impegnativi e chiodatura parsimoniosa. Aperta da Dario Cabas e Pierangelo Masera nel 2008 è finita per lungo tempo nel dimenticatoio, almeno fino al 2017 quando Heinz Grill, Florian Kluckner e Franz Heiss hanno ripulito, riattrezzato e tracciato delle brevi varianti per migliorare l'itinerario. La roccia è ottima lungo tutta la salita, la chiodatura è a fix, con qualche clessidra ma richiede friend da 0.2 a 1 per essere integrata e circa 10 rinvii.

Attacco: come per la Sabina, la Lecciomania si sviluppa alcuni metri alla sua sinistra (nome alla base).
  1. Si attacca un diedro verticale con passi atletici (ch.) che piega poi a sinistra, aggirando un masso strapiombante per placca liscia a sinistra (ch.) per raggiungere la sosta su terrazzino (30 m; V e 1 pp. VI-; sosta su fix).
  2. Tiro difficile: alzarsi sulla placca stando un po' a destra (2 fix) e poi obliquare a sinistra a un diedro arrotondato che richiede un'arrampicata un po' brutale (fix) e che adduce al terrazzo boscoso di sosta (25 m; VI; sosta su fix).
  3. Altro tiro molto impegnativo: scalare la placca sovrastante (fix) fino al tetto che va superato a sinistra (cl.) e per placca a rigole continuare dritti fino alla sosta (30 m; VI; sosta su fix).
  4. Continuare dritti per due muretti ben gradinati (fix) fino alla cengia terrosa sotto un ulteriore muro (30 m; V, poi II; sosta su alberi).
  5. Dritti per la placca gradinata vincendo un tetto a sinistra (fix e cl.) e proseguire per un diedro fessurato fino al terrazzo di sosta sotto una parete verticale (20 m; V+; sosta su fix).
  6. Scalare la placca (fix e cl.) piegando a destra lungo la svasatura, piuttosto impegnativa (cl.) e pervenire alla cengia di sosta (20 m; VI; sosta su fix ma è meglio sfruttare l'albero evitando attriti).
  7. Traversare in obliquo a sinistra lungo la placca (fix e cl.) e rimontarla con movimenti molto tecnici fino a una fessura discontinua che permette di traversare a desta (fix e cl.) fino a una svasatura con belle lame che porta dritta ad una cengia (30 m; VI e A0 o VI+; sosta su alberi).
Discesa: seguire la cengia verso sinistra superando un tratto esposto e molto levigato (corda), poi seguire il sentiero a sinistra che passa nuovamente sotto la parete.

Primo tiro

Secondo tiro

Terzo difficile tiro

Sesto tiro

Il bellissimo settimo tiro


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