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APPENNINO

APPENNINO

In questa sezione descrivo che ho percorso negli anni in varie zone dell'Appennino. Si tratta di piccole perle, conosciute per la maggiore dalla gente del posto ma che meritano una visita quando sulle Alpi c'è brutto tempo, altre sono ottime come mete a se stanti e meritevoli di maggior conoscenza.

L'alpinismo su roccia e ghiaccio è un'attività potenzialmente pericolosa, con rischi ANCHE MORTALI se non praticata con adeguata prudenza e cognizione di causa. Ciò che è descritto più avanti è frutto di considerazioni personali che non hanno alcun valore giuridico, morale, educativo, SI DECLINA OGNI RESPONSABILITA' dell'uso che ne venga fatto. Chi decidesse di intraprendere l'alpinismo lo fa a proprio rischio e pericolo ed è comunque tenuto a rivolgersi a personale qualificato. Gli itinerari descritti sono tra l'altro soggetti a modifiche causate dall'ambiente di cui NESSUNO, nella qui presente disamina, è tenuto in alcun modo a risponderne. Le informazioni qui hanno solo fine illustrativo e NON sono esenti da errori.

Indice

C'è poco da dire di nuovo su questa montagna unica su cui si sono scritti fiumi di inchiostro fin dai tempi di Dante Alighieri. E' un po' lontana da casa e purtroppo con le restrizioni degli ultimi due anni mi è stato difficile approfondire la visita ai suoi versanti ma, per fortuna, non scappa.

Accesso: da Reggio Emilia seguire le indicazioni per il passo del Cerreto e percorrere la lunga e trafficata strada di montagna fino a Castelnuovo ne' Monti ove, in centro, si imbocca a una rotatoria a sinistra (indicazioni) via Bismantova, che porta a Piazzale Dante.

VIA PINCELLI-BRIANTI

Una delle prime vie della Bismantova e una classica ripetuta in ogni generazione. Aperta da Olinto Pincelli e Walter Brianti nel 1940 è, nel suo percorso originale, una via facile e di soddisfazione, meritevole di ripetizione per il suo valore storico, meno come arrampicata, e costituisce un sicuro ripiego anche perché è meno frequentata di altre vie delle vicinanze. Tutta la via è attrezzata a ferle resinate, potrebbero servire un paio di friend.

Accesso: salire le scale verso l'eremo e prendere il sentiero a destra che si inoltra nel bosco verso la Ferrata degli fino ai massi sotto il caratteristico Pilone Giallo. Imboccare una traccia che si alza a sinistra nei cespugli per raggiungere l'Anfiteatro dove attacca la via, alla base di un diedro nero e appoggiato verso sinistra, invaso dalla vegetazione (10 min.). 
  1. Percorrere tutto il diedro erboso e uscirne con passo atletico per seguire poi la rampa verso sinistra fino alla sosta (25 m; IV e III).
  2. Salire direttamente il diedro successivo, verticale ma ben chiodato e sostare a destra su cornice terrosa (15 m; IV+).
  3. Salire la placca sopra la sosta tendendo a sinistra e infilare un canale terroso che porta ad un intaglio (30 m; III e II).
  4. Traversare a sinistra fino sotto la verticale di un camino. Salire il pilastrino a sinistra fin sotto un tetto che si evita a destra per prendere il suddetto caminetto, molto stretto all'inizio, che poi si allarga a diedro e porta sulla sommità (50 m; III+ il camino, poi III e II).
Discesa: seguire le tracce di sentiero lungo la piatta sommità verso destra fino al sentiero marcato in rosso che va seguito prendendo a sinistra al primo bivio. Dopo un canaletto attrezzato si compie il periplo della Pietra rientrando a Piazzale Dante.

Pietra Bismantova
Sua maestà la Pietra Bismantova, ben visibile al centro la Sfinge col tetto.

Diedro chiave Pincelli
Diedro chiave del secondo tiro

Panorama da Bismantova
Panorami appenninici


VIA DONATO ZENI

Bella via classica a torto trascurata che sale parallelamente alla Zuffa Ruggero. Aperta nel 1967 da A. Bernard, P. Baroni e P. Menozzi è oggi attrezzata con materiale vario, compresi dei vecchi spit nel tiro sotto la Sfinge che si supera in artificiale. La roccia è sempre buona ma ha un tiro pericoloso a metà, evitabile con la "Variante del Gatto" che è improteggibile per parecchi metri. Per la ripetizione portare 15 rinvii e friend da 1 a 4, per via della chiodatura spesso distanziata, tutte le soste sono su fix o spit.

Accesso: salire le scale verso l'eremo e andare a sinistra verso il Rifugio della Pietra per poi salire per tracce il ripido pendio che porta in direzione del doccione sporgente della Sfinge, ben visibile in alto. L'attacco è alla base di un marcato diedro grigio con albero a metà proprio sotto la verticale del grande tetto (5 min.).
  1. Salire tutto il diedro grigio con passi atletici (possibile integrare con friend) e raggiungere la stretta sosta in una nicchia sotto uno strapiombo (25 m; IV).
  2. Ci sono due possibilità: la prima e più logica è di vincere la verticalissima fessura sovrastante da proteggere a friend per poi pervenire a terreno più facile (V+, 1 ch. cementato); la seconda e di superare lo strapiombo a sinistra sfruttando degli spuntoni e muovendosi poi su uno spiovente di roccia marcia ma più facile (IV+). Si perviene ad una terrazza inclinata e si va a destra fino all'intaglio alla forcella della Madonnina dove si sosta alla base di una fessura arcuata a sinistra (30 m).
  3. Salire la fessura-lama che va a sinistra (improteggibile o provare ad  incastrare un friend 4) fino ad un diedro. Salirlo per atletica fessura (fix) e raggiungere una nicchia sotto grandi strapiombi (20 m; IV+ e V). E' possibile evitare il tratto con la "variante del Gatto" seguendo i chiodi a pressione sulla destra (A1).
  4. Traversare a sinistra il "Passo del Serpente" sbucando sulla parete opposta e sostando appena oltre (ca. 10 m).
  5. Salire verso sinistra facilmente, oltrepassare una sosta intermedia e salire direttamente il liscio muro verticale con numerosi chiodi a pressione e spit che adduce ad una cengia sotto il grande tetto della Sfinge (30 m; A1).
  6. Traversare il sistema di cornici verso sinistra fino alla sosta posta sotto un diedro con anello cementato (10 m; III).
  7. Salire tutto il diedro fino a sbucare sulla sommità della Pietra (20 m; V e IV).
Discesa: andare verso sinistra seguendo le tracce o il bordo della Pietra e scendere o per la traccia "azzurra" che supera un muretto di roccette e passa immediatamente sotto le pareti fino al parcheggio, o il sentiero in "rosso" che comodo e dolce compie il periplo della Pietra e riporta al piazzale (30 min.).

Attacco Donato Zeni
Il diedro d'attacco

Passo del Serpente
Il tratto centrale di parete con ben visibile il "passo del serpente".

MONTEFELTRO


Zona collinare ove sorge la Repubblica di San Marino, indipendente fin dal Medioevo (anche se la tradizione la vuole risalente all'epoca romana). E' nella più profonda Romagna e nelle vicinanze di Rimini, ragion per cui, malgrado le montagne abbiano l'aspetto bonario e innocuo, sono sferzate da temporali piuttosto violenti. E' il piano b quando sulle Alpi c'è maltempo, anche se spesso capita che piova di più qui che non altrove (provato sulla pelle).

PENNA DEL GESSO

Si tratta di una bellissima guglia immersa in uno scenario da cartolina, quello che ci è invidiato un po' in tutto il mondo: da un lato il mare, ben visibile, da un lato una serie di guglie di arenaria che si sono meritate l'appellativo di Piccole Dolomiti del Montefeltro, dall'altro San Leo con il suo castello, il tutto in un verde paesaggio collinare. La Penna del Gesso e l'adiacente Cresta dei Tausani sono una rinomata falesia della zona, valorizzata grazie all'opera di Agostino Pasquini e Leo Garattoni e altri lementi del CAI Rimini e Pietramora. Merita assolutamente una visita, malgrado le modeste dimensioni.

Accesso: la Penna del Gesso si trova a metà strada tra San Marino e San Leo sulla strada per quest'ultimo, ben visibile sopra il piccolo paese di Pietramaura (consiglio di uscire a Rimini Nord). Lungo la strada per San Leo girare a destra per una sterrata in direzione di Tausano (via Tausano) e parcheggiare in slarghi nei pressi di una villetta con giardini e della montagna sempre ben visibile.

Penna del Gesso
La Penna del Gesso

VIA DEGLI AQUILOTTI


Itinerario per principianti che più principianti non si può. Tratto in inganno da una relazione che la dava in 8 tiri corti (cosa non strana vista la Bismantova e il vicino Monte Titano) si è rivelata essere un'arrampicata su roccette con solo due tratti carucci. Simpatica se, come detto, vi si portano dei principianti che arrampicano la prima volta da primi. Da abbinare alla vicina falesia, molto carina e su roccia particolare. Tutta la via è attrezzata a fix, abbondanti, non serve altro materiale, i gradi sono sportivi.

Accesso: imboccare la stradina che porta alla montagna e seguireil sentiero che porta alla falesia, ben marcato in rosso. Alla base della parete ignorare i monotiri e attaccare nel canaletto a sinistra con visibili i fix (5 min.).
  1. Percorrere il canaletto e poi delle roccette fino alla prima spalla, non sostare ma raggiungere il seguente balzo della cresta e traversare a sinistra fino ad una sosta alla base di una bella placca inclinata (40 m; 2+).
  2. Scalare la placca, ben chiodata e divertente, fino al terrazzino di sosta con le piante (20 m; 3c).
  3. Salire per roccette la rientranza a destra senza particolari difficoltà alla seconda spalla (15 m; 2).
  4. Proseguire dritti evitando la sosta intermedia e salire il pendio ghiaioso fino alla base della cuspide. Seguire gli ometti fino in sosta (50 m, nessuna difficoltà).
  5. Altro tiretto interessante: vincere la placca verticale sopra la sosta, sempre ben attrezzata e raggiungere un terrazzo proprio sotto le rocce terminali dove si sosta (30 m; 4a).
  6. Piegare a destra verso l'albero che segna la vetta della montagna e si affaccia sul baratro della parete dalla parte opposta (7 m; 2+, libro delle firme, tiro facoltativo o da fare slegati).
Discesa: ritornare alla terrazza e percorrere il sentiero che sale da destra (faccia a valle), superare una ripida roccetta e scendere un ghiaione che riporta alla base della parete, passando sotto un altro settore della falesia.

Attacco Aquilotti
Il versante sud, lungo la cresta corre la via

Secondo tiro di Aquilotti alla Penna del Gesso
La placca del secondo tiro

Placca finale di Aquilotti alla Penna del Gesso
La placca finale

DIRETTA ALLO SPALLONE

Bella via, su roccia buona, verticale e impegnativa, difficile sia come arrampicata libera che come arrampicata artificiale. Attrezzata a ferle resinate e ben ripulita. Merita la ripetizione. Portare solo 15 rinvii ed eventualmente il materiale da artificiale.

Accesso: dal parcheggio seguire prima la stradina verso la montagna, poi il sentiero a bolli rossi fino alla falesia. Attraversare tutta la falesia fin quasi al limite, dove un avancorpo forma un canalino friabile sotto la verticale di una caratteristica macchia di alberi sullo spallone, targhetta. 
  1. Salire un primo risalto verticale stando il più possibile sulla linea delle ferle (5a) per raggiungere delle pance strapiombanti. Superarle direttamente in libera o artificiale e raggiungere la sosta su una scomoda cornice (35 m; 5a e A1 o 6a+/6b).
  2. Per una placca levigata raggiungere la prima ferla e continuare fino ad una nicchia che va superata verso sinistra per approdare alla sosta appesa (15 m; A1 e 4c o 6a+).
  3. Ancora lungo la placca verticale, più atletica in artificiale ma più appigliata, fino ad un cavo d'acciaio (se c'è ancora, comunque fix) che si segue fino alla sommità dello spallone, dove ci si ricongiunge alla via degli Aquilotti al tiro 5 (45 m; A2 o 6a/6a+).
Discesa: come all'itinerario precedente. E' possibile arrivare in vetta evitando l'ultimo tiro degli Aquilotti e percorrendo lo spigolo per la variante Super-Ago. Per imboccarla occorre prendere una stretta cengia a destra con cavetto d'acciaio, non facile da vedere. 2 tiri, 6a+ e roccette.

Primo tiro diretta Penna del Gesso
Dagli strapiombi del primo tiro

Artificiale su Penna del Gesso
Dopo il primo tiro artificiale

Terzo tiro Diretta penna del Gesso
Lungo il terzo tiro

Panorama dalla Penna del Gesso
Dalla vetta verso San Marino

ROCCA SAN LEO

E' lo scoglio di arenaria su cui è arroccato uno dei borghi medievali più belli di Italia, con il castello in cui fu rinchiuso il noto avventuriero e truffatore Cagliostro. Nel maniero, una prigione del Papato, c'è anche un museo sugli strumenti dell'Inquisizione. Sulla sua liscia parete nord sono state tracciate due vie, entrambe in artificiale, una ad opera del leggendario Cesare Maestri assieme ad Ezio Alimonta, con lo scopo di sensibilizzare l'opinione pubblica ai lavori di restauro del castello.

Accesso: il paese è facilmente raggiungibile da Rimini e le indicazioni sono abbondanti. Si può parcheggiare nell'ampio parcheggio a pagamento in centro (più comodo al ritorno) o alla base della parete, però in proprietà privata (chiedere il permesso!!!!).

VIA MAESTRI ALIMONTA


Aperta da Cesare Maestri ed Ezio Alimonta nel 1969 a suon di chiodi a pressione, è una bella scalata artificiale lungo il levigatissimo muro della Rocca. L'aggetto della parete è notevole ma la scalata è confortata da una chiodatura che non ha badato ad economia e ferle resinate. Per la ripetizione portare solamente i rinvii, 10 o 15, e il materiale da artificiale.

Accesso: se parcheggiate in paese ripercorrete la strada a ritroso fino fuori le mura, al bivio per entrare nel borgo medievale. Scendete a sinistra al bivio in Via San Leo e imboccate poi una stradina sterrata che conduce ad una casa (si può parcheggiare in uno slargo prima di essa ma chiedere al proprietario). Oltrepassare il campo e scendere dalla parte opposta per trovare una traccia a ometti che si fa strada attraverso un ghiaione e arbusti. Su terreno instabile entrare nel bosco, un vero luridume coi rifiuti tirati dall'alto e, se non vi siete beccati il tetano, arriverete alla base della parete. La via attacca sull'avancorpo a sinistra, sulla verticale della torre (40 min.- 1 ora dal parcheggio della Rocca).
  1. Salire verticalmente il muro strapiombante con numerosi chiodi fino alla sosta su enormi catene e su una stretta cornice (40 m; A1).
  2. In verticale lungo il muro liscio, con alcuni passi lunghi tra i chiodi e traversare a destra alla sosta appesa sotto un tetto, al margine del colatoio nero che scende dalla torre (30 m; A1).
  3. Tornare a sinistra e salire verticalmente ad una placca che richiede un movimento in libera (A2, attenzione a non andare troppo a destra e finire sulla via accanto che termina su un V+ di roccia marcia). Continuare verticalmente e raggiungere la sosta sulla torre (40 m; A1 e A2).
Discesa: andare a destra e scavalcare la recinzione per entrare nel piazzale della Rocca. Scendere la stradina lastricata che porta dritta al parcheggio (10 min.).

La parete della Rocca San Leo, a destra è visibile la torre.

L'orrido muro strapiombante

Il secondo tiro

Il sottoscritto mentre avanza inesorabile


ALPI APUANE


ROCCANDAGIA

Possente e articolata montagna situata esattamente al centro delle Alpi Apuane in un posto idilliaco, l'altopiano di Campocatino sopra il Lago di Vagli, meta adorata anche da David Bowie. La roccia della montagna è purtroppo molto erbosa ma, al contrario di quello che si legge in giro è anche molto compatta e squadrata, vero marmo di Carrara e quindi, a parte qualche blocco crepato qua e là che richiede un po' di attenzione, è generalmente solida. Il panorama dalla vetta è grandioso e l'attrito delle scarpette sul marmo è eccezionale, invita a cimentarsi con passaggi difficili. Tutta la parete nord è solcata da vie ma la zona più sgombra di erba e quindi arrampicabile è la Piccola Roccandagia, il pilastro est lungo la cui cresta scorre una bella e impegnativa via classica e due belle vie sportive.

La Roccandagia nella penombra della sera, da Campocatino. 
La cresta a sinistra è la classica ascensione.

Accesso: il paese che si trova sotto la Roccandagia è Vagli, diviso in Vagli di sotto, sul lago, e Vagli di sopra, posto sulla strada di Campocatino. Per chi viene da nord consiglio di percorrere l'autostrada della Cisa e uscire ad Aulla, seguire le indicazioni per Lucca superando il Passo Carpinelli e Camporgiano per 50 km (lunga e piena di curve). Da quest'ultimo prendere per Vagli e salire a Campocatino, dove si parcheggia. Da sud uscire invece a Lucca e seguire le indicazioni per Castelnuovo in Garfagnana e superarlo per 7,6 km dove ci si ricongiunge alla strada precedente.

CRESTA EST-NORDEST

La via classica più ripetuta della montagna, fu aperta in due riprese: la prima nel 1947 da N. Conti e S. Petronio fino alla Piccola Roccandagia e nel 1949 A. Nerli, I. Bertolini e G. B. Scatena superarono anche l'ultimo pilastro per raggiungere la vetta. La prima parte della via, ossia le prime quattro lunghezze, sono fortemente disturbate dall'erba, al punto da essere insidiose. Successivamente la roccia diventa monolitica, pulita e ricca di fessure, con appigli taglienti, regalando grande soddisfazione. La via è attrezzata con parsimonia fino alla Piccola Roccandagia, poi nulla da lì fino in vetta eccetto qualche chiodo nel passo chiave di A1 per giungere in cima. Vale sicuramente la pena di farla fino alla vetta anche perché la discesa è molto più semplice. Portare 10 rinvii, friends da 0.5 a 2, cordini e 4-5 chiodi a lama e V per la parte alta.

Accesso: da Campocatino seguire le indicazioni per l´eremo di San Viviano, seguire la stradina indicata per alcuni minuti superando un gruppo elettrogeno ed una casetta rosa fino a giungere ad una radura con panche e tavolo. Girare a destra per un sentiero che sale e dopo 5 minuti abbandonarlo davanti al doppio cartello e salire a destra. Ignorare la strada a destra e salire per tracce nell´erba il costone per entrare nel fitto bosco. Sempre per ben visibili tracce salire sempre lungo il dorso del costone (percorso non obbligato), lungamente fino a giungere in vista delle rocce. Seguire sempre il costone fino ad esse ed innalzarsi per erba ripida uscendo dal bosco ed arrivando, a destra ad un piccolo terrazzo, dove conviene legarsi.
  1. si sale in linea retta seguendo le rocce per evitare i tratti erbosi fino a giungere ad una sosta su spit all´inizio delle placche dello spigolo (50 m, II e molta erba).
  2. traversare in leggera salita a sinistra per entrare in un canalone e giungere comodamente alla sosta su 2 spit dove si stringe a camino, accanto allo spigolo strapiombante (30 m, II e roccette con molta erba).
  3. salire nella fenditura assai erbosa a destra (III, ch.) fin sotto uno sbarramento di blocchi. Si attaccano a sinistra e, sotto quello più grosso si passa a destra (ch.). Si scala 2 m la fenditura tra masso e placca (spit, IV) e si ritorna a sinistra. Si risale tutto il canale erboso fin sotto uno stretto camino, dove si sosta su chiodone artigianale ed uno anellato (45 m, III e IV, molto insidioso per l'erba alta).
  4. superare il diedrino sopra la sosta (ch., IV+) e poi il caminetto seguente (IV, spit) che porta ad una conca con tre diedri regolari. Si sale quello centrale (spalle sulla placca appoggiata liscia e piedi sulla volta ricca di gradini, 3 ch. V+) ed il successivo canale erboso molto viscido fino alla stretta sosta su 2 ch. a destra di un tetto (55 m, IV+ e V molto impegnativi).
  5. vincere il caminetto di 3 m sopra la sosta (ch., IV+) ed il successivo pendio erboso fino alla scomoda sosta su 2 ch. (30 m, 1 pp IV+ e poi erba ripidissima).
  6. entrare nel diedro sopra la sosta con passo non facile (IV, ch.), uscire a destra e poi traversare in diagonale a sinistra per erba fino alla comoda sosta su ch. e spit sul filo della cresta, finalmente su roccia (30 m, 1 pp di IV e molta erba ripidissima e scivolosa).
  7. inizia la parte più bella della via: proseguire per la bellissima fessura a mezzaluna sopra la sosta, andare verso un alberello secco e salire le placconate ricche di appigli dello spigolo che segue (3 ch.) fino al pianoro di sosta su 2 ch. sotto un tettino (35 m, IV e IV+).
  8. andare nel diedro a destra e salirlo quasi fino al grande tetto che lo chiude (2 ch., 1 pp A0) che si supera a sinistra scavalcando lo spigolo a sinistra per arrivare alla sosta stretta a spit, in comune con una via sportiva, accanto al tetto (15 m, IV e 2 m A0 su placca liscia).
  9. salire lo spigoletto sopra la sosta (ch.) ed entrare nel diedro a sinistra (2ch.) con qualche scaglia mobile fino alla scomoda sosta (30 m, IV e III+, sosta su 2 chiodi con cordone).
  10. vincere la placca a sinistra della sosta (4 m, V+, 2 spit) e le successive roccette fino alla sosta  su 2 spit (15 m). Superare 5 m di roccette e sbucare sulla Piccola Roccandagia, dove termina il percorso più ripetuto.
Da questo punto in avanti la salita è disattrezzata e poco ripetuta e prosegue così: 
  • seguire la cresta fino ad un promontorio e salire in diagonale a sinistra su dei macigni cercando il punto più debole per la salita (roccia solida III) fino in cima ad uno spuntone. Da qui abbassarsi per rocce erbose fino ad un profondo intaglio alla base dello spigolo finale.
  • Salire inizialmente per degli scaglioni in obliquo a destra, poi sul filo della cresta fino ad un enorme tetto che si aggira a sinistra per uno spigoletto a scaglie (IV+) che mena alla base di un muro liscio inciso da fessure che va superato con chiodi e staffe (A1, passo chiave, VI+ in libera, 10 m) fino ad un ripiano.
  • Superare un altro strapiombetto e poi la cresta di rocce più facili fino a pervenire alla sommità della Penna di Campocatino (150 dalla sella dopo la Piccola Roccandagia).
Discesa: ci sono 2 possibilità:
  1. se si scende dalla Piccola Roccandagia ci si abbassa subito per lo scosceso pendio di rocce ed erba che porta al canalone di San Viviano (ometti), molto ripido e che non va seguito fino in fondo. Giunti all´altezza di uno spallone ben visibile dalla cima si attraversa decisamente a destra e si arriva al fondo del canale (terreno infido e scivoloso). Si segue il canalone superando vari salti di roccia marcia (I), da ultimo con una doppia (cordone in loco) fino ad uno spiazzo al limitare del bosco, in cui il canalone si trasforma in una colata detritica. Da qui voltare a sinistra e per tracce poco marcate ma visibili nel bosco si perviene di nuovo all´attacco (2-3 ore dalla cima).
  2. se si è giunti sulla sommità della Roccandagia si percorre la cresta SW, facile ma molto affilata fino alla sella di Roccandagia (15 min.). Da qui per buon sentiero si aggira tutto il fianco occidentale del monte fino al Passo Tombaccia e, sempre per sentiero scendere fino a Campocatino (2,30 h).

La via della cresta

Il canale che segna la linea di salita, dietro lo spigolo

Il difficile tratto centrale dei camini

Il bellissimo tiro 7

Il sottoscritto sulla placca finale

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