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martedì 18 aprile 2023

SASSOLUNGO DI CAMPETTO - Angeli e demoni sulle Tre Croci

 SASSOLUNGO DI CAMPETTO

Via Dark Angels 


Subito dopo il Fratòn è la volta di questa montagna dimenticata che sorge alle spalle della Gabiòla, nei pressi di Recoaro Mille. Qui Moreno e Bruno hanno aperto due vie sportive che salgono dritte la lavagna posta a sinistra del grande pilastro che la contraddistingue.
Vengo trascinato in questa faccenda con fraudolenza dal solito Moreno "massì, xe fazile, tanto basta che te zeri (basta che tiri i chiodi)" perché, dopo l'apertura della seconda via c'è bisogno di una ripetizione e di darle un grado, cavare qualche scheggia rimasta in bilico ed eventualmente mettere qualche cordino.

Il caldo è ancora opprimente ma anche in questo caso la parete è rivolta a nord e le previsioni meteo annunciano un po' di nuvolosità a mitigare la crudeltà delle radiazioni solari. Come di consueto c'è il ritrovo mattutino al bar per la colazione, in centro a Recoaro, poi partiamo alla volta della Gabiòla, un bar posto all'inizio del Sentiero dei Grandi Alberi donde parcheggiamo, ci ri-fermiamo a perdere tempo e solo in seguito ci incamminiamo verso la parete (tanto è vicina...!!).
"Massì, ghe xe vinti minuti par 'rivarghe" (ci vogliono 20 min. pe arrivarci), dice Moreno all'ignaro ospite, omettendo però di dire cosa si troverà in quei 20 minuti, ossia il riassunto di tutti i terreni di montagna e relative infestazioni, meno il ghiacciaio perché siamo in stagione inoltrata (altrimenti anche il ghiaccio sarebbe stata un'opzione), con tanto di lotta coi rami e fango e relativi accidenti a chi ha avuto l'idea malsana di cacciarsi in quei posti che era meglio restassero ai leoni. 

Dopo bestemmie su bestemmie per la lotta con le frasche e il ghiaino arriviamo in una bucolica conchetta alla base della parete, che si presenta come una lavagna giallastra e compatta e che ci aspetta già sapendo i numeri da circo che di lì a poco ci appresteremo a fare.
Parte Moreno che giustamente conosce già i movimenti sul primo e strapiombante muro giallo; io lo osservo cercando di memorizzare come concatenare la sequenza di prese ma poi più in alto mi perdo, ponendo più attenzione alla sicura che sto facendo e ai grovigli di corda (ne pagherò le conseguenze di lì a poco).
Quando Moreno arriva alla sosta, l'immancabile Bruno parte tirandosi baldanzosamente sui rinvii e sale su veloce, dopo viene il mio turno: la via parte con un pronunciato pancione che supero agevolmente avendo visto come fare, poi mi innalzo senza problemi sulla successiva placchetta liscia (passaggio atletico che, verrò a sapere in seguito, ha reso la vita difficile ai primi ripetitori) e comincio ad addentrarmi nel muro giallo. I muscoli sono ancora un po' freddi e la mente non è ancora al massimo della sua concentrazione ma mi innalzo piano piano, su tacchette minuscole che sono sfuggenti anche alle punte delle dita. 
Dopo circa cinque metri di movimenti delicati con ogni fibra in tensione arrivo sotto un tettino formato da una grande lama strapiombante, qui bisogna traversare a sinistra; la corda è tesa tanto da poterla suonare e tende a sbilanciarmi, le mie fibre muscolari sono ancora più tese ma tengo duro; allungo  il piede sinistro per poggiarlo su una rugosità ma scivolo; riprovo ancora ma niente e sto per avere un crampo alle braccia, se mi lasciassi andare andrei a sbattere lungo una sporgenza sulla sinistra e mi troverei poi in difficoltà a risalire la corda. Retrocedo un poco e riprovo, questa volta incrociando le braccia per essere in assetto quando riallungherò il piede sinistro; mi tengo alle piccole tacche con tutte le forze e finalmente riesco a spostarmi a sinistra e a traversare fino a prendere la grande lama. 

Mi blocco; lo sforzo mi ha messo in crisi e mi sento stanchissimo. 
Resto per qualche minuto appeso come un salame con una vocina in testa che mi suggerisce che potrei dire agli altri due di calarmi alla base della via e me ne starei lì spaparanzato ad attendere ma alla fine l'orgoglio prende il sopravvento e riparto aggrappandomi alla lama e raggiungendo la sosta dove i simpaticoni mi aspettano.
Quando arrivo in sosta Moreno mi guarda e mi dice: "ciò 'Sandro, questo l'è almeno un 6c!". Apperò!!! Ecco perché ho avuto un momento di crisi mentre procedevo!
Le lunghezze successive si svolgono molto più tranquillamente, anche perché decisamente più facili; a mano a mano prendo confidenza con la roccia, malgrado aumenti sempre più un certo dolore ai piedi nato a forza di stare sulle punte.
All'ultimo tiro arriva anche un temporale che per fortuna non scarica nulla e alza solo il vento tenendoci finalmente un po' al fresco.
Il resto della giornata non ha storia e trascorre tra i soliti scherzi nuovamente giù verso il mondo,  nell'attesa paradossale dell'alpinismo di poter tornare ancora una volta su, fuori dal mondo.


Sassolungo di Campetto
Il Sassolungo di Campetto

partenza di Dark Angel
La terribile placca iniziale

placche al Sassolungo di Campetto

parte superiore di Dark Angel
Lungo i tiri superiori

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