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COLLI EUGANEI

 ROCCA PENDICE
e Colli Euganei

In questa pagina allego alcune relazioni delle vie di Rocca Pendice che ho avuto modo di percorrere nel corso degli anni. Le condizioni delle vie cambiano di continuo e, specie negli ultimi anni, alcune di esse sono cadute nel dimenticatoio. Per i tiri delle falesie esiste l'ottima guida aggiornata "Rocca Pendice - Arrampicata nei Colli Euganei" di Michele Chinello e Marco Simionato con ottimi schizzi e difficoltà verosimili (a parte qualche caso). In primavera la est, nel settore dello scudo centrale, è chiusa per la nidificazione del falco.

L'alpinismo su roccia e ghiaccio è un'attività potenzialmente pericolosa, con rischi ANCHE MORTALI se non praticata con adeguata prudenza e cognizione di causa. Ciò che è descritto più avanti è frutto di considerazioni personali che non hanno alcun valore giuridico, morale, educativo, SI DECLINA OGNI RESPONSABILITA' dell'uso che ne venga fatto. Chi decidesse di intraprendere l'alpinismo lo fa a proprio rischio e pericolo ed è comunque tenuto a rivolgersi a personale qualificato. Gli itinerari descritti sono tra l'altro soggetti a modifiche causate dall'ambiente di cui NESSUNO, nella qui presente disamina, è tenuto in alcun modo a risponderne. Le informazioni qui hanno solo fine illustrativo e NON sono esenti da errori.

Indice


PARETE EST

E' la parete principale del Rocca Pendice, alta circa 150 m e larga il doppio, conquistata nel lontano 1909 da Antonio Berti, il cantore delle Crode, Gino e Maria Carugati, forti coniugi milanesi autori di diverse prime salite prestigiose sulle Alpi (Baffelan, Sasso Cavallo e naturalmente Rocca) e l'amico Mariano Rossi. Da allora, per più di un secolo, la parete di Rocca Pendice è diventata LA palestra di chiunque abiti nella pianura veneta per la comodità d'accesso e i settori che propongono arrampicate molto diverse tra loro. Tutte le vie sono attrezzate con resinati, talvolta fix e a volte con chiodi. Soste cementate. I gradi sono in numeri romani anche se si potrebbe tranquillamente parlare di vie sportive.


immagine frontale della parete est di Rocca Pendice con indicati i tracciati delle vie classiche
In questa foto ci sono i tracciati delle vie (foto Andrea Losi)
Rosa: diedri delle Nebbie
Arancio: spigolo Barbiero
Rosso: Carugati
Bianco: diedri Sandi
Giallo: via Bianchini
Azzurro: via Dorna
Viola: Direttissima
Nero: Spigolone
Lavanda: diedro Carron
Verde limone: Vecchio Scarpone

Accesso: l'accesso a Rocca Pendice avviene per comodo sentiero (al bivio a sinistra) dal parcheggio del cimitero di Teolo, situato poco fuori del paese in direzione di Castelnuovo (10 minuti). Per la discesa è però comodo lasciare la macchina ai tornanti della strada, poco oltre il cimitero in quanto molto più vicina all'uscita delle vie. Per raggiungere la base si può, dopo la sbarra in legno situata oltre un campo al 6° tornante, salire alla parete delle Numerate, la falesia più frequentata, e scendere a sinistra per sentiero ripido e a volte fangoso, oppure seguire la strada con scorciatoie fino al cimitero (20 minuti).

Discesa dalla vetta: dallo spiazzo tra le mura del vecchio castello si può traversare verso destra, in direzione di Teolo, scendere un muretto ripido (scaletta) e da qui percorrere un breve tratto attrezzato per raggiungere le Numerate. Da queste continuare per il sentiero che costeggia la parete fino a tornare al cimitero (20 minuti). Se si è lasciata la macchina al tornante è più comodo e sbrigativo scendere a sinistra lungo il sentiero che attraversa la dorsale e al bivio scendere a destra fino a raggiungere il campo con la sbarra in legno (10 minuti).

Discesa dalla Punta nord: percorrere la cresta di grandi blocchi in direzione del castello, esposta (I e II), fino ad una forcella dove arriva anche il tratto attrezzato di discesa dal castello. Da qui verso la macchina a seconda di dove si è parcheggiato (20 minuti).


DIEDRI DELLE NEBBIE

Via sportiva recente, molto bella e ben attrezzata a fix che costituisce un'alternativa più impegnativa al seguente e classico spigolo Barbiero.

1) Salire lungo la placca, dapprima facilmente, poi piegare a destra lungo delle lame rovesce per prendere una rampa che conduce alla base del lungo diedro dove si sosta (30 m; V e  1 passo V+).

2)  Salire il diedro verticale superando un primo tetto (VI) e proseguendo più facilmente fino ad un tratto molto liscio (VI) che adduce ad una zona di rocce più abbattute e sostare su un terrazzino (35 m; V con passi di VI).

3) Bisogna vincere il muro sovrastante la sosta, prosecuzione del diedro sottostante e si guadagnano le rocce rosse a sinistra di dove passa la Barbiero; proseguire per un diedrino che immette direttamente sulla terrazza dello spigolo (30 m; IV+).

 4-5) Proseguire lungo i tiri 5-6 della via seguente.


Primo tiro

Il diedro


SPIGOLO BARBIERO

Dedicato a Guerrino Barbiero ma aperto da G. Scalco e L. Livotti nel 1940, è la via più ripetuta del Rocca Pendice e sale il marcato spigolo sud che delimita a sinistra la grande parete est.
Accesso complicato: dalla base della est, dove si trova il camino con lapide della via Carugati, traversare a sinistra per la cengia alla base della parete e salire per un canalino ripido e franoso fino ad un pulpito, da questo scendere 1 m e risalire un blocco fessurato per raggiungere un secondo pulpito alla base della via. E' stato spianato anche un sentierino che dal sentiero principale sale direttamente alla base seguendo sostanzialmente l'avvicinamento per i diedri delle nebbie, arrivando sostanzialmente sotto il blocco fessurato.

1) Vincere la placchetta liscia (V) e con uscita delicata nella rampa-diedro a destra risalire fino allo scomodo ballatoio di sosta, sotto un tetto (30 m; V poi IV+, diversi fittoni).

2) Uscire a destra in pieno spigolo e risalire per le lame sovrastanti fino ad un tettino da cui si esce in esposizione a sinistra risalendo poi per roccia più facile ad un esposto pulpito di sosta (20 m; IV+).

3) Salire per le fessure sopra il pulpito stando a destra del tetto ed entrare in un diedro molto arrotondato che presenta dei passi atletici lungo fessure (le Canne). Uscire lungo la placca fessurata di sinistra e sostare sul terrazzino sotto placche rosse (35 m; IV+).

4) Salire per roccia facile ed appoggiata fino ad un muro verticale che va vinto direttamente per giungere alla terrazza di sosta (20 m; III+).

5) Ci sono tre possibilità: vincere direttamente lo spigolo verticale del pilastrino e spostandosi a sinistra per guadagnare il terrazzo (15 m; V+/VI); salire la fessura con cunei appena a sinistra del pilastrino e sostare nel medesimo punto (15 m; V+, vecchia variante); aggirare il pilastrino per le rocce erbose a sinistra e per una rampa andare a sostare su anello sopra la sosta precedente (20 m; III).

6)Seguire tutto il filo dello spigolo fino alla terrazza sommitale presso il Castello di Speronella (30 m; III).


Primo tiro

Le Canne Carugati

Il pilastrino chiave

VIA CARUGATI

E' la prima via della parete ma raramente è percorsa nella sua interezza, il tratto centrale è infatti coperto di muschio e di fitta vegetazione.
Attacco alla base del grande camino che solca la parete est (lapide alla base).

1) Salire il profondo camino, dapprima facile e muschioso, poi vincendo una difficile strozzatura strapiombante ed uscire a destra ad un ripiano; sperare un gradone levigato e proseguire a sinistra ad un gradino aereo e stretto dove si sosta (30 m; IV+/V).

2) Uscire in esposizione sullo spigolo su roccia instabile e rimontare ad un ripiano con anellone di sosta, proseguire oltre per placca appoggiata un po' a sinistra fino ad un altro anello di sosta (35 m; IV).

3) Spostarsi a destra lungo la facile rampa ingombra di vegetazione fino ad un pulpito sul filo del grande pilastro al centro della parete (30 m; II).

4) Seguire la rampa-diedro verso destra superando grandi massi con arrampicata atletica e pervenire ad un pulpito sotto il risalto finale del pilastro, molto verticale (30 m; IV+).

5) Obliquare a sinistra per facili placche appoggiate di roccia un po' sporca e pervenire alla terrazza sommitale (40 m; III).


DIEDRI SANDI

Variante di B. Pertile, B. Sandi e A. Bettella del 1943 (in piena guerra), ha col tempo sostituito il pezzo di percorso corrispondente della Carugati.

1-2) come la via precedente fino a raggiungere la seconda sosta sotto un pilastro verticale (60 m; IV).

3) Salire il pilastro verticale fino ad un tratto più liscio che si traversa a sinistra per raggiungere un terrazzo alla base di un lungo diedro (25 m; IV e passo di V).

4) Scalare il diedro superando un primo strapiombo atletico, poi un ulteriore diedro con strapiombo (alberello) e, dopo un ulteriore diedro con strapiombo, montare su un terrazzo; non sostare ma proseguire nel diedro fino in cima ad un pulpito dove si sosta (35 m; V).

5) Continuare per le rocce facili ed appoggiate fino al parapetto della terrazza del castello (20 m; III).


BIANCHINI

E' la via che sale il grande pilastro al centro della parete, piuttosto trascurata e sporca di muschio e vegetazione. Aperta nel 1943 da A. Bettella e A. Bianchini è, a mio parere, la meno bella tra le vie classiche, con nessun tratto caratteristico e un'arrampicata discontinua. La chiodatura è comunque ottima.
Attacco a destra del camino Carugati, sulla verticale del bordo destro del grande tetto (bollo rosso sbiadito)

1) Salire in verticale lungo la placca puntando al soffitto gocciolante del pilastro e aggirarlo a destra per un diedrino. Continuare poi per facile rampa a gradoni fino ad un terrazzo sul filo del pilastro (30 m; IV e V).

2) Salire lungo il filo del pilastro, vincere una placca verticale (V, chiodi lontani), poi per roccia più facile raggiungerne una seconda che si supera da sinistra a destra (V+ o A0) e guadagnare un terrazzo sotto una rampa con grandi blocchi (35 m; V e passo di V+ o A0).

3) Seguire la rampa-diedro verso destra superando grandi massi con arrampicata atletica e pervenire ad un pulpito sotto il pilastro finale (30 m; IV+, tiro comune alla classica Carugati).

4) Ci sono varie possibilità: la prima è di continuare per la fessura che incide il pilastro, atletica e non difficile recentemente ripulita e da cui sbucano cordini nuovi (40 m; V); la seconda e di uscire a sinistra seguendo le placche appoggiate della Carugati (40 m; IV); la terza e più seguita è di attraversare brevemente a destra al diedro di uscita della Direttissima attrezzato a resinati.

5)  Per facili rocce appoggiate raggiungere la terrazza del castello, in vetta al Pendice (20 m; III).

Attacco, la Dorna dalla medesima partenza sta a destra

Nel tratto comune con la Carugati

DORNA

Aperta nel 1937 da F. Dorna e O. Pinotti per esplorare il centro della parete e successivamente resa più accattivante da una variante più dura di A. Bettella nel 1942. Potenzialmente avrebbe una bella linea, varia e impegnativa, ma la scarsa frequentazione in favore delle vie sportive e la chiodatura in parte originale hanno fatto si che cadesse nel dimenticatoio diventando quasi impercorribile. La mia ripetizione è molto datata e i tiri centrali erano già allora al limite della sopportazione, oggi è quasi completamente ricoperta di muschio. Merita la riscoperta. Attacco 1 m a destra della Bianchini (bollo rosso sbiadito).

1) Obliquare a destra per una lama con chiodi e spit fino a un pulpitino di sosta (15 m; IV+).

2) Obliquare per un diedro verso sinistra, con alcuni passi atletici e con chiodi e spit fino ad un terrazzino poco sotto la cornice della traversata (20 m; IV+).

3) Innalzarsi fino ad un vecchio chiodo e traversare a sinistra per cornice fino a dove muore contro un canalino. Traversare con passaggio impegnativo a sinistra e raggiungere la base del grande camino-diedro che porta sul pilastro (20 m; IV e 1 passo V+).

4) Scalare il diedro e raggiungere la sosta del tiro 2) della via precedente, poi proseguire con questa. (20 m; V, V+).


DIRETTISSIMA

Questa via ha una storia particolare: nel 1940 Emilio Comici, universalmente conosciuto dal mondo alpinistico, effettuò un tentativo sulla parete seguendo in parte quello che oggi è il primo tiro della via. Comici si promise di tornare a proseguire la via ma un mese dopo morì in Vallunga. Nello stesso 1940 A. Bettella, R. Morten e A. Bianchini terminarono quanto era stato cominciato tracciando una delle più lunghe vie del Pendice. Oggi è una via poco frequentata ma che meriterebbe molta più attenzione per l'impegno e la bellezza dell'arrampicata, oltre che per la logicità della linea seguita. Attrezzata in parte con fix, in parte con chiodi e in parte con resinati. Attacco sulla fascia basale al centro della parete (scritta "Comici", NON "Comici diretta" alla base).

1) Salire la placca fessurata con piccoli appigli fino allo strapiombo che si supera direttamente per continuare poi lungo la crepa che incide la placca fino alla cengia di sosta (18 m; VI+ e pp. VII; chiodatura a fix).

2) Traversare qualche metro a destra sulla cengia fino ad un diedro strapiombante da cui penzola un cordino consunto, vincerlo e uscire a destra su lame più facili fino al grande diedro scuro e strapiombante (ch. con cordino). Scalare il diedro molto difficile fino ad un gradino dove si interrompe,  uscire a destra in placca per 5 m fino al minuscolo terrazzo di sosta (32 m; VI e A0/A1 o VII/VII+; tiro completamente chiodato con vecchi chiodi normali).

3) Obliquare a sinistra ignorando il cordone più a sinistra in placca e continuare lungo il pilastrino sovrastante fino ad una nicchia. Superarla direttamente uscendo nei rovi (passaggio molto fastidioso, ch.) e traversare brevemente a sinistra ad una vecchia sosta su fix (20 m; V sostenuto; chiodi e clessidre).

4) Spostarsi a destra e salire la placchetta svasata e appigliata (2 fix) per poi obliquare brevemente su rampetta a sinistra fino sotto un diedrino (ch. anellato enorme). Vincerlo direttamente e sostare su comoda cengia (13 m; V+; sosta su fix).

5) Traversare tutta la cengia verso sinistra fino a sostare alla base di un altro grande diedro a gradoni (30 m; sosta comune con le vie Bianchini e Carugati).

6) Vincere un primo blocco nel diedro per la fessura a sinistra e poi scalare la difficile strombatura sovrastante (V+ atletico). Proseguire per la fessura un po´ più facile ma sempre atletica sulla sinistra e raggiungere una placca spiovente con golfari (25 m; V+; tiro attrezzato con resinati).

7) Per gradoni appoggiati raggiungere la terrazza del castello, in vetta al Pendice (20 m; V e IV, resinati).


Due immagini del difficile primo tiro

Il bellissimo diedro del secondo tiro

Il terzo tiro lungo le placche

Il difficile ma breve quarto tiro

Il diedro del sesto tiro

Sempre lo stesso diedro


LAVAGNE NERE

Via corta ma molto bella che sale al margine destro della parete est e prende il nome dalle colate che attraversa al primo tiro. E' stata aperta da Gardellin e Munaron nel 1943 a chiodi normali, impresa notevole per i tempi; oggi è attrezzata a fix come una via sportiva ma ci sono ancora dei vecchi chiodi a segnare il percorso corretto in mezzo ai monotiri. Percorrere il sentiero per la parete est e, raggiuntala, seguire la traccia a destra fino alla base di un diedro dietro un grosso albero. Nome alla base.

1) Scalare il diedro fino al tetto che lo chiude e uscire a destra con passo atletico, poi seguire le bellissime lame fino ad una placca levigata da cui sbucano due chiodi normali. Piegare a destra e vincere la placca per raggiungere una cornicetta, poi vincere la successiva placchetta liscia per raggiungere un diedro, molto impegnativo, che va salito fino a dove finisce, sotto il suo prolungamento. Seguire i chiodi che piegano a destra per una breve fessura e raggiungere la sosta su due golfari su un terrazzino, presso degli alberelli (27 m; VI+/VII-).

2) Montare sulla rampa sopra la sosta e proseguire per roccia a lame sporca di muschio verticalmente superando poi alla fine una liscia placca grigia molto impegnativa, sempre verticalmente e arrivando a sostare al margine del boschetto superiore dove termina la via (25 m; VII-).

Il primo difficile tiro delle Lavagne nere


SPIGOLONE

Altra classicissima del Rocca Pendice, nota per la bellezza estetica dei suoi passaggi, l'esposizione e l'arrampicata atletica. Aperto nel 1940 da A. Bettella e A. Bianchini. Attrezzatura ottima a resinati ma richiede un friend 3 al terzo tiro, chiodato male. Dalla base della est traversare a destra e imboccare il sentiero sotto le pareti fino al pilastro con il grande arco di tetti, la "Diavolo". Attaccare a sinistra degli strapiombi.

1) Salire la placca sfruttando la fessura e poi piegare in una svasatura a destra piuttosto liscia (V+) per guadagnare un terrazzo (possibile sosta). Proseguire a destra per la rampa, salire un muretto liscio e guadagnare un terrazzo alla base di un grande e verticale diedro (30 m; V e V+).

2) Salire lungo il fondo del diedro con arrampicata atletica fino ad un piccolo tetto che si supera sulla sinistra per guadagnare un terrazzino in esposizione impressionante (20 m; V continuo).

3) Salire per la fessura svasata a sinistra con alcuni passaggi molto atletici (V) e sbucare su un terrazzino dove si presentano due possibilità: la prima è di scalare la fessura strapiombante subito sopra (V+, friend), la seconda è di aggirarla a sinistra per un diedro nascosto. Proseguire per grandi blocchi e raggiungere la sosta in cima al pilastro (30 m; V sostenuto).

4) Proseguire per le rocce più appoggiate del pilastrino fino ad una terrazza con alberelli dove si sosta (20 m; III e IV).

5) Uscire per una traccia a sinistra nel bosco e raggiungere l´intaglio che la Punta Nord forma col Rocca Pendice, dove sbuca anche il sentiero di discesa dal castello.

La via dello Spigolone si svolge nel diedro che incide a sinistra lo spigolo

Nel diedro del secondo tiro

Esposizione dalla seconda sosta


PARETE DEL DIAVOLO

Via bellissima, audace e fortemente strapiombante, aperta da Antonio Bettella, Guerrino Barbiero e Saccardo nel 1943 attraverso una logica serie di fessure e con chiodi artigianali normali, grande esempio di audacia e di arrampicata estrema per l'epoca (e anche oggi non sarebbe da poco). Purtroppo nel tempo la via è stata sormontata da monotiri di arrampicata sportivi chiodati con arroganza e senza nessun rispetto per questo capolavoro ma che lo rendono sicuro loro malgrado. La via presenta ancora numerosi vecchi chiodi, qualcuno affidabile e qualcuno meno, ma sempre ben protetti da buoni fix; le soste hanno sempre catena e anello. Per la ripetizione portare un set di friend da 0.3 a 1, un paio di chiodi e martello per le emergenze (ma non indispensabili), eventualmente staffe e fifi, 15 rinvii e fettucce.
Attaccare a destra della grande arcata della Diavolo puntando ad un grande anellone posto dove il tetto si piega a L e comincia a salire.

In azzurro lo Spigolone;
in rosso la Parete del Diavolo;
in giallo il Diedro Carron

1) Dal sentiero salire per roccette appoggiate superando poi una facile placchetta a fix un po' a sinistra e puntando direttamente all'anellone dove conviene sostare per ridurre gli attriti (10 m; III+; fix).

2) Traversare a sinistra (2 fix) stando all'altezza del buco a goccia e uscire sullo spigolo (ch. cementato). Spostarsi a sinistra più facilmente e imboccare l'irregolare fessura strapiombante (ch.) obliqua a destra superando un'incavatura fino ad un grosso chiodo anellato. Ancora in verticale (ch. e fix) per sostare scomodamente a sinistra (25 m; A2 o VII/VII+ sostenuto; diversi chiodi e fix).

3) Salire la placca dritti sopra la sosta (fix) immettendosi in una svasatura molto difficile (ch. e fix) fino a due chiodi accoppiati da cui si esce a destra per fessura più netta e facile (friend) e da cui ci si immette in una svasatura sporca di vegetazione (ch. nostro) per raggiungere il bel terrazzino con albero sotto un tetto (20 m; A1 e V+ o VI+; fix e chiodi).

4) Tiro purtroppo molto sporco e poco ripetuto ma che potrebbe potenzialmente essere il più bello della via: salire a sinistra del tettino (ch.) e proseguire per facile fessura fino ad un gradino sotto lo spigolo sottile. Scalare tutto lo spigolo sul filo aggirando un primo tettino a destra e prendendo di petto l'ultimo per sbucare sulla terrazza a blocchi dove arriva lo Spigolone da sinistra (30 m; IV+ poi VII-; fix e chiodi).

5) Uscire come per la lunghezza 4 dello Spigolone (20 m; III e IV).

immagine della prima sosta della Diavolo
La prima sosta

immagine dall'alto del second tiro della Diavolo
Dalla seconda sosta guardando il primo tiro

immagine del terzo tiro della Diavolo
L'impegnativa svasatura del terzo tiro

Lo spigolo del quarto tiro, purtroppo sporco

DIEDRO CARRON

Una classica salita vintage degli anni '60, estremamente difficile in qualunque stile la si percorra. Aperta nel 1967 da B. Carron e Degli Adalberti con chiodi normali e a pressione e superando placche, fessure e grandi strapiombi. Attualmente la via è pulita ma dimenticata, chiodata con chiodi normali e spit molto vecchi e consunti. Le richiodature, arroganti e fatte male, dei tiri sportivi hanno in parte intaccato la seconda lunghezza che però è ancora ben percorribile. Purtroppo, nell'ignoranza di cosa avrei trovato, ho percorso solo il primo difficile tiro (e che già mi ha impegnato a fondo) della via riserbandomi però di tornare a finire l'opera. La relazione, per ora, è indicativa. Attacco a destra dell'arcata strapiombante della via precedente, piuttosto in basso sui gradoni, presso un fix.

1) Obliquare sulla placca fino all'anello (sosta 1 della via precedente) e innalzarsi sulla volta strapiombante lungo l'angolo diedro (chiodi e spit) fino ad una sosta su chiodi. Ignorarla e vincere il tetto di 2 m molto impegnativo e con chiodi precari per uscire su un secondo tettino obliquando a sinistra su un terrazzino con sosta nuova (30 m; III+, poi A2 e A3 il tetto, 2 soste intermedie).

2) Spostarsi 1 m a sinistra per imboccare la fessura irregolare (2 ch. all'inizio, non andare a sinistra verso la Diavolo) che sale verso destra ad un'altra sosta con catena. Passarla obliquando a destra per fessurina (ch. da integrare) fino a un terrazzino erboso sullo spigolo destro del pilastro (fix e vecchi chiodi). Non fermarsi ma proseguire per lame e placca un po' verso sinistra sul filo del pilastro fino a un chiodo a pressione ben visibile; passarlo immettendosi nella svasatura del tiro 3 della via precedente e raggiungere la sosta (25 m; A1 e V+ o VII).

3) Tiro purtroppo molto sporco e poco ripetuto ma che potrebbe potenzialmente essere il più bello della via: salire a sinistra del tettino (ch.) e proseguire per facile fessura fino ad un gradino sotto lo spigolo sottile. Scalare tutto lo spigolo sul filo aggirando un primo tettino a destra e prendendo di petto l'ultimo per sbucare sulla terrazza a blocchi dove arriva lo Spigolone da sinistra (30 m; IV+ poi VII-; fix e chiodi)
Volendo si può raggiungere lo Spigolone traversando direttamente a sinistra al tiro 3 di questo (IV+ e poi V+).

Il primo difficile tiro


VECCHIO SCARPONE

Non si tratta di una classica ma di una via moderna con chiodatura mista chiodi e fix e un tratto sommitale veramente orrendo su zolle di terra appese e alberi morti. Percorsa con l'illusione della via facile e veloce ormai molti anni fa ma ancora ben vivida nella mente e in cui ho cacciato anche un bel volo per la fuoriuscita di un chiodo. Meritano i primi due tiri che descrivo nel seguito, insignificante e pericoloso il resto. Attacco direttamente dal sentiero alla base delle pareti, tra il settore delle Dinamiche col paranco e la Diavolo (nome alla base).

1) Salire direttamente il pilastrino con fix che presenta bei passaggi atletici e pervenire ad un terrazzo sotto una grande placca con rigole (25 m; V).

2) Obliquare a sinistra lungo la placca verso un albero seguendo i chiodi e pervenire ad un terrazzo di sosta sotto un altro pilastro (25 m; V+).

Da qui conviene calarsi perché la via diviene sporca e con terreno instabile, assolutamente non meritevole (per pulirla si finirebbe a scavare l'intero Rocca).


DIEDRI BETTELLA

Variante notevole alla via della cresta che sale centralmente la parete delle Dinamiche per la linea più logica, non segnata sulla foto in quanto molto più a destra nel bosco. Aperta da A. Bettella, A. Bianchini, G. Scalco e B. Sandi nel 1944, periodo di licenze e fughe veloci sui colli di casa a causa della guerra. Poco frequentato e poco conosciuto è un itinerario molto bello e ben chiodato, anche abbastanza pulito, attrezzato a chiodi e resinati. Dal cimitero di Teolo percorrere il sentiero che porta alle pareti e salire sotto il paranco delle Dinamiche. Attacco 2 m a sinistra dell'evidente diedro che taglia la parete.

1) Traversare per cornice a destra nel diedro e salirlo superando una faticosa pancia strapiombante e montare sulla cengetta sotto il paranco. Non sostare ma spostarsi su rocce rotte a destra e salire in direzione del verticale diedro e sostare alla sua base (20 m; V e V+, poi III).

2) Scalare interamente il diedro quadrangolare, perfetto e ben chiodato, per guadagnare un aereo pulpito dove si sosta (15 m; V).

3) Superare una roccetta a sinistra e farsi strada per alcuni metri nella vegetazione per raggiungere lo spallone della cresta dove si sosta su uno qualunque degli alberi e si prosegue poi lungo la cresta fino in cima.

CRESTA

Altra via classica del Rocca, la più ripetuta assieme allo Spigolo Barbiero e frequentata anche dai corsi CAI per le prime esperienze su roccia. Aperta da A. Bettella, G. Bortolami, G. Scalco e L. Livotti nel 1939. Attacco sopra la paretina sul sentiero prima delle Dinamiche (La Palestrina), che si raggiunge per traccia da sinistra.

1) Superare il primo muretto obliquando da destra a sinistra (IV+, ch.) e proseguire poi per rampa terrosa aggirando a destra un pilastrino e raggiungendo una seconda placca (30 m, IV+ e poi facile, sosta da attrezzare su albero o chiodi).

2) Affrontare la verticale placca sovrastante uscendo per le rocce appoggiate a sinistra, affrontare un secondo gradone e montare sulla sommità della spalla (30 m; III+; sosta su albero).

3) Percorrere tutta la cresta piatta su grandi blocchi fino alla nicchia sotto il secondo appicco della Punta Nord (20 m; sosta su albero).

4) Salire il diedri verticale ma ben appigliato sopra la nicchia e proseguire per i grandi blocchi della cresta fino ad un terrazzo (circa 30 m; varie possibilità di sosta; III+).

5) Ancora lungo la cresta sui blocchi raggiungere la sommità della Punta Nord (15-20 m; II; varie possibilità di sosta).

PUNTA DELLA CROCE


E' la sommità intermedia del complesso di vette del Rocca Pendice ed è costituita dal due pareti di un'altezza interessante di cui una, la sud, è interdetta perché sita in proprietà privata. Sulla parete nord sono stati tracciati i tiri più estremi dei Colli Euganei tra cui "Mai più colla" che raggiunge il grado 8b+/8c (XI). 
Ci sono anche i cadaveri di alcune belle e logiche vie classiche che avrebbero delle potenzialità e di cui ho percorso solo i primi tiri per mancanza di tempo e per l'invasione della vegetazione nei tratti più appoggiati. Peccato perché meritano per eleganza e difficoltà del tracciato.
Ecco di seguito i dettagli (le relazioni complete si trovano nella guida) partendo da sinistra.
  • BETTELLA DI SINISTRA: attacca al monotiro Nemesis e ne segue la fessura per poi distaccarsene e piegare nel camino di sinistra (con rovi e chiodi) per raggiungere il pulpito di sosta (25 m; A1 o VI+ e poi V). C'è anche una bella variante di V+ a sinistra a chiodi normali. La parte superiore sembra percorribile con difficoltà ma non è impossibile, grazie alla vicina via sportiva "Evil Entity" di difficoltà medie (VI+(6a/6a+)).
  • BETTELLA DI DESTRA: è la linea più logica della parete e anche la più bistrattata. Il primo tiro è stato rimpiazzato da Tinì, completamente attrezzato a fix e non eccessivamente difficile (6a+). La parte superiore è invasa dai rovi e dalla terra ma proseguirebbe per un logico camino.
  • GARDELLIN-MUNARON: altra linea potenzialmente molto bella e tecnica che è stata nel tempo completamente schiodata. Il pilastro iniziale e sgombro e ricco di fessure che però si rivelano cieche e rendono difficile il chiodare dal basso (A2 sostenuto). E' evitabile per la vicina "Iside svelata" di 6a+ (VII-) attrezzata a fix e che la interseca anche sul pilastro in alto. Pulita e meritevole di ripetizione per allenarsi ad itinerari alpinistici molto impegnativi.
  • BETTELLA-BIANCHINI: come linea è forse la più bella della parete per logica e varietà di passaggi ma è talmente vegetata che nel diedro del secondo tiro vi sono cresciuti gli alberi. Attacca nel bel camino a destra della parete che in mezzo strapiomba (A1, chiodi) e supera il tetto che lo chiude per un foro. Il tiro è poco chiodato, la sosta da attrezzare e il resto è ingombro di vegetazione.

NUMERATE


La parete delle Numerate E' il Rocca Pendice, LA falesia dei Colli Euganei ed è anche la prima falesia che mi sono trovato a frequentare e quella su cui arrampico più volentieri per la grande varietà di conformazioni rocciose. Il nome lo si deve all'identificazione delle vie tramite numeri, in tempi ormai remoti. Nel corso degli anni ho percorso quasi tutti i tiri, eccetto alcuni della parte bassa che sono sempre sovraffollati. Per quanto riguarda il settore la guida è precisa, con alcune correzioni soltanto.

NUMERATE BASSE
  • le "Fessure di Stefy sx" sono più facili del 5c dichiarato a meno che non si faccia finta di non usare il possente albero che vi è cresciuto. Se si usa 5a. 
  • le "Fessure di Stefy dx" sono poco percorse e piene di ragnatele, spesso bagnate.
  • Soraparona ha una chiodatura un po' lunga sul passo chiave ma è da un po' che non la faccio, 5b un po' stretto.
  • "Papa Doc" è almeno 6b+ alla partenza.
NUMERATE CENTRALI
  • "nuova etica" è bellissima e con un passo molto faticoso su una fessura doppia. 6a se ci si ferma alla prima sosta, altrimenti 6b e anche di cattiveria.
  • "via Dotto" è 6c, il 6a+ sulla fessura di sinistra vale solo se ci si ferma alla prima sosta, sennò è 6b. E' il tiro più duro delle Numerate.
NUMERATE ALTE
  • "strapiombo Perlotto" è gradato 5b, forse quando ci cresceva l'albero sopra. E' un 6a+/6b con un difficile movimento centrale di dita in placca e un duro passo a incastro nella fessura di sinistra. fattibile solo con la corda dall'alto.
  • "qumram" è più facile del 5c dichiarato, almeno finché regge la lama traballante al metà tiro, un 5a+ neanche troppo di ragionamento.
  • "la 7", l'unica rimasta col numero, segue il canalino ed è ancora su vecchi chiodi, 5a+ atletico e con rovi.
  • la "via senza nome" appena a destra del Pilastro della 7 è gradato 5b ma è probabilmente un 6a+ con un duro passo di forza in strapiombo
  • "oracolo del sud" ha un passo solo di 6b per afferrare il tettino, poi forza bruta ma su buone lame. Complessivamente più facile del 6b+ dichiarato. 

SASSO DELLE GROTTE


Bella formazione geologica che testimonia la solidificazione del magma ricco di gas e che ha nel tempo lasciato i fori delle bolle. E' una struttura protetta e pertanto è vietato spittarla, ma si può arrampicare benissimo con la corda dall'alto e provare a risalire con protezioni veloci alcuni dei tiri.
  • primo tiro a sinistra è 3, da attrezzare con cordini su spuntoni.
  • appena a destra e possibile risalire i gradoni ammanigliati con alcuni passi atletici sullo spigolo, 4b, spuntoni per cordini.
  • il tiro delle nicchie è il più bello della parete, sul 5a bello atletico, fatto decine e decine di volte e sempre di soddisfazione, possono entrare i friend nella fessura che porta fuori dalla seconda nicchia.
  • tra le nicchie e lo strapiombo bucherellato c'è una placca liscia, che converge sul tiro precedente. E' un 5c onesto, improteggibile e perciò fattibile con corda dall'alto.
  • "bolle di sapone" è il tiro dello strapiombo bucherellato ed è 6a+ solo quando lo si è capito. Per me 6b e di non facile interpretazione, inoltre lo strapiombo contribuisce a buttare in fuori con la corda dall'alto.
  • "spacca dita" è un 6b onesto e con dei passi da vero tedesco. Il punto difficile è la partenza, poi ci sono ottime maniglie.


MONTE PIRIO


E' un colle che sorge a dirimpetto della parete est del Rocca Pendice e che sulla sommità presenta 4 torri rocciose. Su di esse esistono alcuni itinerari a più tiri e molti monotiri, alcuni aperti già negli anni 40. Ho cominciato la frequentazione di questa tranquilla falesia molti anni fa, quando aveva pochissimi fix e solo alcuni chiodi, il che la faceva l'ideale per arrangiarsi a piazzare protezioni e a divertirsi su tiri alpinistici. Ultimamente tutti gli itinerari sono stati sistemati a fix come una vera falesia e sono stati aperti anche dei monotiri nuovi. Ho alcune correzioni rispetto ai gradi che si trovano nella guida, in alcuni casi completamente sballati.

Da sinistra a destra le pareti sono La Piccola, la Grande, la Lama e la Gialla.

LA PICCOLA: 

  • Il tiro principale della parete viene dato 3+(3c), secondo me 4c con un passo un po' cattivello di 5a sullo strapiombo finale.
  • Il diedro all'estrema sinistra della parete, fresco nelle giornate più calde, è divertente e di recente spittato. 4a; possibile variante sullo spigolo sinistro della medesima difficolta.
  • A sinistra della parete centrale c'è un tiro storico che sale lo spigolo e ne supera direttamente lo strapiombo, 5b. E' stata spittata anche la variante facile a destra lungo lo spigolo, 4c.
  • "movimento per Sergio" di Francesco Lamo è 6a+ nello strapiombo, poi 3.
  • Lo strapiombo col fix anellato è almeno 6b.
  • Il tiro a destra dello spigolo, quello di sinistra delle "senza nome" sulla placca gialla è gradato 6a ma raggiunge il 6c nei movimenti della placca vera e propria, richiede slancio e decisione.
  • L'altro tiro "senza nome" sulla medesima placca è 6a+/6b se si sta sullo spigolo trovandosi assai scomodi a moschettonare, altrimenti è una forzatura su placca molto liscia probabilmente 7b.

LA GRANDE:

  • Lungo la parete nord ci sono due vie che fino a qualche anno fa erano dimenticate e intasate di vegetazione, ora sono state spittate e sono molto belle. La più lunga delle due, al centro della parete è la Mazzorana, 35 m; 5a.
  • Lo "spigolo" è la più classica via del Pirio, bella e di soddisfazione, recentemente spittata (ma l'ho percorsa anche quando si doveva proteggere con cordini sugli spuntoni). Consta di 3 tiri molto carini e attacca sui sassi alla base, un po' a sinistra: L1 3+ (3c) fino al primo anello; L2 4a con sosta sul terrazzo a destra; L3 4a su per il diedro e sosta in cima.
  • Lo spigolo presenta ben due varianti d'attacco, una nuova proprio sul filo di Francesco Lamo (6a) e una storica 1 m più a destra in parete (5b, chiodi).
  • A destra c'è un bellissimo diedro che con un tiro singolo di 25 m porta al terrazzo di sosta di L2 dello spigolo (4b).
  • Segue verso destra un tiro su prese piatte e reglette di non immediata lettura, storico e recentemente richiodato. 5b.
  • Nel lato destro che guarda la Lama, il tiro della fessura "Delicatina" è 5a/5a+, atletico.
  • La "via della placca" è vicinissima alla "senza nome" segnata col numero 9. Lì ci si può muovere un po' liberamente e il grado non è obbligato. La 9 ha una possibile sosta intermedia con la Delicatina e in ogni caso il 6a è nella pancia sovrastante. Ovunque 5c.

LA LAMA

  • Lo spigolo è un'altra via classica del Pirio e dei Colli Euganei. Il tiro della Lama vero e proprio, il primo, è un 4c/5a che richiede decisione ma è bene attrezzato. L1 1 m a sinistra del filo e poi lungo lo stesso fino a un terrazzo di sosta, 5a; L2 per rocce appoggiate a destra dello strapiombo, 4a.
  • la via dei Giuliani sulla sinistra è gradata 5c ma a mio avviso è un 5b con un singolo passo da capire, sullo strapiombo a campana, tra l'altro ben chiodato. La via è spezzabile con sosta intermedia.
  • A sinistra della via dei Giuliano c'è uno storico diedro attrezzato a resinati a forma di libro, è il "Diedro Bettella" degli anni '40, uno dei tiri più belli della falesia. 5b.
  • A destra dello spigolo sono stati rifatti due vecchi tiri e ne è stato cambiato il percorso. Quello di destra è il più difficile dei due, con due marcati strapiombi, 6b non continuo ma con due singoli molto duri (contro il 5c vecchio).

LA GIALLA

E' quella che ho frequentato di meno ed è anche quella più sporca delle quattro, con uno zoccolo vegetato e tedioso; al 2022 però risulta un po' più ripulita e sistemata.
  • Lo spigolo è chiamato tale ma si svolge nel diedro a sinistra dello stesso, è gradato 4c e 5a ma è 5a/5a+ nel primo tiro, con alcuni movimenti da capire. L1 su lame rovesce e movimenti da intuire, 5a; L2 attraverso due tetti di cui il secondo molto pronunciato e con fix non visibile, 5a+ quando lo si è capito.
  • lo spigolo del Puffo, in origine breve variante protetta da un chiodo e un cuneo, è gradata 5c, secondo me 5b con il passo del diedrino liscio un po' da capire.


Le torri del Pirio viste in lontananza da Rocca Pendice



La Grande con a destra l'anfiteatro



La Delicatina



Il tiro di 6b a destra della Lama



Spigolo della Gialla

BUSA DELL'ORO


Bella falesia chiodata nei primi anni 2000 all'ombra di un boschetto tranquillo, ideale per i giorni estivi di grande caldo. Ho percorso solo una parte dei tiri della falesia anche perché d'inverno e primavera è quasi sempre umida.
ATTENZIONE: a causa di dissidi con i proprietari del terreno pare che l'accesso alla falesia sia interdetto.
  • "mai più muschio" ha una placca di circa 10 m di vero 6c, con movimenti su monodita, poi alcuni metri di 5a. Ripetuta di recente, probabilmente 7a è più appropriato.
  • "ahi ahi Aigor" ha un solo movimento da capire in quanto tutti gli appigli sono in placca e facili da concatenare ma ci si trova a metà tiro con un difficile moschettonaggio e mani e piedi invertiti. Secondo me 6a+.
  • "baci a Crudelia" è simile a mai più muschio ma un pelo più facile, aderenza, punte dei piedi e dita, molto difficile, per me 6b pieno.
  • "Riccardo strascica i piedi" confermo il 6a, neanche troppo difficile, giusto un po' di dita.
  • "Mellicamente" è 5c sia se lo si prende seguendo i fix, sia seguendo la fessura ma con fix lontani, secondo me più bello e logico seguendo la fessura, anche più continuo, il 5c è lo strapiombo in alto.
  • "apnea" tiro facile eccetto lo strapiombetto in apnea appunto, un allungo micidiale che richiede forza nelle mani e nei piedi. Tiro difficile da gradare, direi 4a il tiro e 6c lo strapiombo.

SASSO DELLE ERICHE


Bella falesia invernale, recentemente restaurata e attrezzata con fix e clessidre artificiali. Ci si può muovere liberamente su su difficoltà omogenee tra il III e il IV. Ideale anche per andare da soli. Solo due appunti alla guida
  • "Fabrizio", il tiro dello strapiombo concavo è bello e atletico e un po' meno di 5b, 5a/5a+ perché ben fornito di maniglie se si sta all'esterno in spaccata.
  • "la più dura" ha un singolo movimento di 6a, ben chiodato e molto divertente, il resto è 3.
  • "la placca della tartaruga" è ben più del 5a dichiarato se la si prende frontalmente per lo strapiombetto e con chiodatura lontana, un movimento di 5c, altrimenti 4a se si sta a sinistra.


SASSO FIORINE


Piccolo macigno immerso nel bosco appena al di sotto del Passo Fiorine, appena scoperto, disgaggiato e attrezzato da Gabriele Faggin e soci. La roccia è ottima e formata da trachite con bolle di gas simile al Sasso delle Grotte di Rocca Pendice. Purtroppo ci sono solo 6 tiri, Si potrebbe forzarne un sesto ma non è da escludere che la falesia possa avere sviluppi ulteriori su massi adiacenti. Tutte le soste sono su fix con catena ma necessitano della manovra moulinette.

Accesso: dal centro di Teolo, dove c'è il bar col parcheggio, salire verso Monte Madonna fino al grande spiazzo di Passo Fiorine con ampio parcheggio. Prendere un po' a destra il sentiero che scende nel bosco e seguirlo per un centinaio di metri circa fino ad un bivio (ometto). Scendere a destra una cinquantina di metri fino a passare in prossimità del sasso che si intravede tra gli alberi. Scendere la ripida traccia a destra nel bosco e raggiungere la falesia: a sinistra si ava alla parete sud; a destra alla nord.

Parete sud

  • Il primo tiro a destra, alto circa 8 m, supera uno strapiombo atletico e con prese piatte in alto, in basso si presta a diverse soluzioni. Un solo allungo di dita ostico per uscire dal pancione. 6a (1 passo).
  • Il tiro sullo spigolo è atletico e su tacche inclinate, un po' più facile se si prende un po' a destra. 10 m; 6a/6a+.
  • Il tiro al centro della parete, che si può fare partendo dall'avancorpo, è una bellissima sequenza di movimenti su buchi in parete verticale. 15 m, 6a (per me 5b, ma forse l'ho intuito bene).

Parete nord

  • Il tiro che parte dal caminetto muschioso ha una breve sezione di serio impegno, chiodatura ravvicinata. Non immediatamente intuibile. Bello e atletico. 15 m; 6a+ (forse 6b un passo).
  • Il tiro che parte dallo strapiombo a punta è il più arduo del sasso perché ha un tratto totalmente illogico. Si parte su strapiombo atletico e bucherellato, si sale una lama facilmente e si supera una placchetta strapiombante stando sullo spigolo, molto difficile. Si può anche superare per la placca ma la corda tira male. 13 m; 6b (6b+ la placchetta).
  • Ultimo tiro a sinistra della parete: tiro brutto e assassino. Forza uno strapiombo panciuto protetto da un fix per poi attaccare una placca a tacche muschiose con secondo fix distante. Attenzione!!! Si può evitare il primo boulder per delle bugne sulla sinistra ma con primo fix molto alto. L'ultima placchetta si può aggirare a sinistra ma diretta è divertente. 10 m, da 5 a 6b+, a seconda di come si prende il passo iniziale.

La parete sud: i primi due tiri si sviluppano sullo spigolo a destra, poi c'è quello centrale sui buchi. 
Lungo lo spigolo a sinistra ci sono i primi due tiri della parete nord.


Sempre la parete sud con l'avancorpo.

MONTE CINTO

Il monte Cinto è un colle situato al margine sudoccidentale del parco dei Colli Euganei ed è uno dei più interessanti dal punto di vista geomorfologico grazie alla presenza di una grotta naturale, il Buso dei Briganti, un affioramento roccioso cospicuo ove è stata scavata la Porta dei Briganti e una cava di riolite, tipo di lava vetrosa conformata a dicchi oblunghi. La denominazione "briganti" deriva da una storia risalente al XIX secolo in cui un folto gruppo di fuorilegge trovò rifugio proprio su questo colle e scavò una porta e degli scalini nell'affioramento lavico di nordovest proprio per avere un facile accesso alla strada di collegamento tra Este e il resto dei colli. Nel 1848 l'attività dei suddetti fuorilegge fu terminata brutalmente dall'intervento di Radetzky con arresti e impiccagioni. 

CRESTA DEI BRIGANTI


Via dal carattere sportivo facile e divertente, aperta da Eugenio Cipriani e Carlo Piovan molti anni orsono e di recente risistemata con fix nuovi e golfari alle soste. Ideale per una serata di passaggio o come ripiego in caso di maltempo. La via è esposta a nordovest ma a metà mattina è già ampiamente soleggiata, a parte i primi due tiri. Per la ripetizione bastano 10 rinvii.

Accesso: è necessario prendere a riferimento il museo Cava Bomba di Cinto Euganeo, paese raggiungibile da Monselice passando per Arquà Petrarca oppure dalla Valdastico sud uscendo ad Agugliaro e poi proseguendo per Vo e per Este. Dal museo seguire la strada in direzione di Vo fino ad una diramazione per Lozzo Atestino, una settantina di metri prima dell'azienda vinicola La Spaccata. Davanti alla diramazione diparte una sterrata, via Dietromonte, che è privata. Parcheggiare nei pressi senza rompere le scatole ai proprietari dei terreni. Seguire via Dietromonte che sale verso sinistra e poi compie un ampio tornante a destra dirigendosi verso Monte Cinto (la parete è sempre ben visibile) fino al Bivio Nordovest (tabella, 10 min.). Prendere il sentiero che scende a destra e seguirlo per 2 min. fino ad un avvallamento paludoso sotto una scarpata a sinistra. Cercare una traccia non proprio visibile che supera la scarpata nel punto più vulnerabile in mezzo ai pungitopo (ometto) andando prima a sinistra e poi a destra per evitare folta vegetazione. Contornare le 
rocce muschiose verso destra fino ad uno spiazzo alla base di un camino, nel punto più basso della cresta. Attacco (20 min. dalla macchina).
  1. Salire il bel camino strapiombante con ottime lame e sostare su grande golfaro. 20 m; 5a.
  2. Superare un risalto della cresta un po' appoggiato e sostare su golfari. 15 m; 4a.
  3. Trasferimento lungo il filo della cresta, su grandi blocchi e sosta su 2 golfari. 40 m; 3c.
  4. Seguire il filo di cresta vincendo due risalti verticali e passando sopra la Porta dei Briganti. Tiro che da solo vale la via, sosta su 2 golfari. 35 m; 5a, 1pp 5b.
Discesa: si sbuca direttamente sul sentiero che si segue in leggiera salita fino a congiungersi con quello principale che, verso sinistra riporta a via Dietromonte e poi nuovamente alla macchina.

Cresta dei Briganti
La cresta dei Briganti

Primo tiro cresta dei Briganti
Primo tiro

Secondo tiro cresta dei briganti
Secondo tiro

Quarto tiro cresta dei briganti
Quarto tiro

GROTTA DEL MONTE ORSARA

Piccola falesia di recente attrezzatura che probabilmente vedrà nascere prossimamente nuovi itinerari. Si tratta di tre grossi macigni che s'ergono alle spalle della Cappella dell'Alpino sul Monte Orsara, dritto davanti al Monte Venda, nel cuore dei Colli Euganei. La roccia è la consueta trachite, ben ammanigliata e che offre movimenti atletici. Purtroppo l'attrezzatura della falesia è posticcia, segno che i lavori sono appena all'inizio, tuttavia si possono fare 4 tiri interessanti e per nulla facili, oltre ad alcuni vecchi tentativi con rugginosi tasselli da 6 mm ormai dimenticati.

Accesso: punto di riferimento per giungere a questa falesia è il Passo Roverello, che sorge tra Galzignano Terme e Faedo. Dal passo imboccare la strada per Passo Roccolo seguendo per Abano e fermarsi presso la triangolare Chiesetta dell'Alpino che occupa una piazzola da cui le rocce sono già ben visibili. Dal parcheggio imboccare una stradina sterrata e ad un incrocio seguire il sentiero ripido e scavato dall'acqua che sale diritto verso il Monte Orsara fino ai roccioni (5 min.). Per traccia tra i pungitopo aggirarli a destra arrivando ai piedi della falesia.
  • Il primo tiro che si incontra sul blocco centrale, proprio a destra della grotta, è bello ma con chiodatura un po' "allegra", anche se sempre su buone prese. Lo valuto 5c a causa dei fix distanziati che obbligano a ragionare. Sosta su fix e cordoni, che richiede la manovra moulinette in una maglia rapida.
  • Poco a destra c'è un'altra bella linea di fessure, anche questa con chiodatura non regalata ma più vicina del precedente tiro. 5c/6a, di ragionamento.
  • Continuando per traccia alla base si raggiungono altri due tiri, meno belli dei precedenti. Il primo vince una breve successione di due placche strapiombanti da capire. Per me 6a/6a+ e con chiodatura non regalata.
  • L'ultimo tiro ultimato segue una specie di camino a blocchi con un passo durissimo su spigolo con tettino completamente illogico e che da solo rende bestiale la lunghezza, altrimenti facile. Si potrebbe scomodare un 6b+ per il tettino, il resto 5a. Decisamente bocciato!!!
Grotta del Monte Orsara
I blocchi della Grotta visti dal basso




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