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DOLOMITI

 DOLOMITI


In questa sezione elenco alcune vie percorse nelle Dolomiti, alcune famose e già ben documentate, altre un po' fuori mano ma meritevoli di attenzione. 

L'alpinismo su roccia e ghiaccio è un'attività potenzialmente pericolosa, con rischi ANCHE MORTALI se non praticata con adeguata prudenza e cognizione di causa. Ciò che è descritto più avanti è frutto di considerazioni personali che non hanno alcun valore giuridico, morale, educativo, SI DECLINA OGNI RESPONSABILITA' dell'uso che ne venga fatto. Chi decidesse di intraprendere l'alpinismo lo fa a proprio rischio e pericolo ed è comunque tenuto a rivolgersi a personale qualificato. Gli itinerari descritti sono tra l'altro soggetti a modifiche causate dall'ambiente di cui NESSUNO, nella qui presente disamina, è tenuto in alcun modo a risponderne. Le informazioni qui hanno solo fine illustrativo e NON sono esenti da errori.

Indice

CADINI DI MISURINA


E' il gruppo di guglie e torri rocciose che sorgono appena a sud delle Tre Cime di Lavaredo, a est di Misurina, tanto fotografate quanto poco salite dagli alpinisti. Meritano sicuramente una visita per le innumerevoli possibilità che offrono, tutte molto tranquille e selvagge. 

VIA MAZZORANA-DEL TORSO ALLA TORRE WUNDT


E' probabilmente la via più frequentata dei Cadini per la sua comodità di accesso, la sua arrampicata molto caratteristica in camini e la facilità della via, aperta dalla guida Piero Mazzorana e S. Del Torso nel 1938. La roccia in via è ovunque ottima e le soste sono su anelli cementati ma lungo i tiri non c'è quasi nulla. Per la ripetizione bisogna portare friend fino al 2, una scorta di cordini per spuntoni e clessidre, inutili i chiodi.

Accesso: Misurina è una località conosciuta in tutto l'Universo, non è difficile da raggiungere, anche se è scomoda. Bisogna parcheggiare poco dopo il lago, lungo la strada che porta alle Tre Cime, sulla destra, in un buon parcheggio. Seguire le indicazioni per il Rifugio Fonda-Savio per il sentiero 115 che si inerpica ripidamente fino ai pressi dello stesso, poche curve prima. Il sentiero passa proprio sotto l'evidente, tozzo torrione (1,15 ore dal parcheggio). Attacco sulla destra del centro della parete, alla base della ben visibile serie di fessure che incidono la parete sud.
  1. Seguire tutto il camino, ben gradinato, fino al masso incastrato che lo chiude, aggirarlo a destra e raggiungere il terrazzo di sosta (35 m; III+).
  2. Vincere lo strapiombo fessurato sulla sinistra e continuare per il successivo caminetto (2 ch.) che porta in breve ad un bel terrazzo di sosta sotto un diedro (15 m; IV e poi III).
  3. Seguire il diedro che piega a destra, molto divertente (1 ch. e 1 cordone), oppure la placca subito a destra con le medesime difficoltà, fino ad terrazzo sotto un grande camino (30 m; IV). 
  4. Salire il camino sopra la sosta (ch.) e spostarsi a destra per proseguire nell'incavatura a campana ( ch.) che porta ad una nicchia di sosta (30 m; III+).
  5. Traversare un poco a sinistra su placca a buchi e alzarsi doppiando lo spigolo del camino proseguendo su rocce detritiche fino ad una cengia sotto un rigonfiamento. Qui si può attrezzare una sosta su clessidre o spuntoni (40 m; 1 passo di IV, poi facile).
  6. Proseguire dapprima un po' a sinistra e poi dritti per rocce sfasciate fino ad un pilastrino dove si trova una sosta su 2 chiodi (45 m; II e III).
  7. Per roccette e ghiaie raggiungere in breve la cupola sommitale della torre.
Discesa: dalla vetta andare a sinistra seguendo una traccia fino alla cresta, che va discesa in arrampicata per una rampetta di facili rocce molto esposte, fino ad un intaglio. Da qui calarsi con 1 Corda Doppia da 25 m fino alla sosta successiva, poi si possono fare altre due calate da 25 m (o una da 50 ma non è indispensabile) fino al punto più comodo ove recuperare le corde. Seguire le tracce sullo spiovente ghiaioso verso sinistra (I e II molto esposto!! Tratto di massima attenzione) in direzione di un intaglio che si raggiunge. 
Dalla forcella salire un po' a destra costeggiando la torre fino ad una selletta da cui scendere il canalone che guarda verso Misurina (sinistra) che presenta dei brevi salti (II) e pervenire al sentiero di salita per il Rifugio Fonda-Savio (1,30 dalla vetta).

La Torre Wundt con la Mazzorana-Del Torso.

Il primo camino

Il diedro del terzo tiro

Il camino del quarto tiro


VIA DULFER AL CAMPANILE DULFER


Il Campanile Dulfer è una delle torri più caratteristiche dei Cadini, gialla, affusolata e slanciata, con la vetta circondata da strapiombi. Scalata per la prima volta nel 1913 da H. Dulfer e W. Von Bernuth lungo quello che è divenuto uno dei classici spigoli delle Dolomiti. La roccia è sempre ottima ma la via è quasi del tutto disattrezzata, per la ripetizione sono necessari pertanto un set di friend da 0.5 a 2, cordini per gli abbondanti spuntoni e clessidre, i chiodi non sono indispensabili ma 3-4 chiodi a lama potrebbero essere utili.

Accesso: a Misurina parcheggiare alla bae della seggiovia Col de Varda, proprio sul lago. Imboccare lo stradone che sale ripidamente fino al rifugio Col de Varda in 50 minuti. Poco prima di questo prendere il sentiero a destra che aggira il massiccio a sud (molto panoramico) e porta in altri 40 minuti al Rifugio Città di Carpi (ore 1,30 dal parcheggio). 
Dal rifugio il Campanile è ben visibile e inconfondibile; prendere il sentiero per Forcella della Neve e poi salire per tracce nei ghiaioni alla base della guglia. L'attacco è a destra del punto più basso della parete, in corrispondenza di un'evidente rampa grigia che piega a destra tra i gialli, a sinistra di due strisce nere (ore 1,00 dal rifugio).
  1. Si sale un gradone facile e si prosegue a destra lungo una rampa di roccia grigia sotto enormi strapiombi gialli fino ad un pianerottolo al margine destro della rampa dove si sosta su 2 chiodi, sotto una paretina grigia (35 m, III).
  2. Superare la paretina articolata sopra la sosta e poi andare a sinistra ad un diedro giallo (cl. e ch.), salirlo (V, ch.) ed alla sua sommità abbassarsi a sinistra verso un secondo diedretto grigio che si supera. Proseguire in traversata ascendente a sinistra su roccia articolata ma verticale (possibile sosta intermedia su ch. e cl.) e montare su un piccolo pulpito sul filo dello spigolo dove si sosta su clessidra (50 m, V, tiro che richiede attenzione).
  3. Dalla sosta abbassarsi a sinistra e traversare su roccia articolata verso un diedro grigio che si risale fino ad una alcova alla base di un altro diedro dove si sosta su clessidra(30 m, IV).
  4. Salire il diedro sopra la sosta per circa 10 m fino a dove si fa verticale e difficile (V) si attraversa per 3 m a destra su roccia articolata; poi si sale dritti fino ad un terrazzamento sostando a sinistra dello stesso su spuntone triangolare (50 m, V e IV).
  5. Si sale il canale sopra la sosta puntando verso destra e superando una nicchia ed un diedro fino ad un´ampia terrazza sullo spigolo dove si può sostare su spuntone o 2 chiodi (50 m, III e 1pp IV).
  6. Salire il diedro giallo sul filo dello spigolo (IV, ch.) e doppiarlo a destra a circa 3/4, dove delle belle lame inducono a traversare. Salire la parete articolata in obliquo a destra superando delle nicchie (IV) puntando ad una rampa che riporta a sinistra alla sosta sul filo dello spigolo, su 2 chiodi in grande esposizione (55 m, IV continuo).
  7. Salire il diedrino sopra la sosta proprio sul filo dello spigolo fino ad una nicchia dove si può sostare comodamente su spuntone (10 m, IV).
  8. Proseguire a sinistra oltre uno spuntone, superare un forte strapiombo per entrare in una nicchia gialla (V, ch.) e per roccia articolata uscire a sinistra fino a raggiungere una seconda nicchia gialla che va superata direttamente (V, clessidra a sx) ed andare verso destra ad una terza nicchia gialla. Uscire a sinistra su roccia più appoggiata ed ammanigliata per raggiungere l´esile vetta del campanile dove si sosta su spuntone (50 m, V continuo e difficile con 1 chiodo intermedio).
Discesa: una bella rogna se non si sta attenti.
  • Doppia di 50 m verso la forcella con cima Eotvos (N), oppure (molto meglio!) una doppia corta di 15 m ad una sosta intermedia e poi una più lunga fino alle prime rocce utili. In entrambi i casi alla fine della calata occorrerà fare un pendolo verso la forcella ma nel secondo caso sarà più facile il recupero delle corde.
  • Doppia 50 m nel canalone verso Misurina per raggiungere un terrazzino con catena (caduta sassi).
  • Calarsi sempre nel canalone per 50 m superando diversi tetti fino ad un ampio terrazzo, catena a sinistra (viso a valle). Anche in questo caso le corde s´incaglieranno in una fessurina appena iniziata la discesa (attenzione!!).
  • Calata di 50 m nel canale superando diversi strapiombi fino ad un piccolo ripiano.
  • Calata di 50 m verso una nicchia con 2 cl. ed 1 ch. a destra (viso a valle).
  • Calata di 40 m fino al ghiaione.
Il campanile Dulfer con la via di salita.

Inizio spigolo Dulfer
L'inizio della via

4 tiro spigolo Dulfer
Lungo il bellissimo 4 tiro

Parte superiore dello spigolo Dulfer
La parte superiore dello spigolo

Panorama sulle Marmarole
Visuale delle Marmarole dalla vetta

TRE CIME E DOLOMITI DI SESTO

Anche queste montagne non hanno bisogno di alcuna presentazione, conosciute tra poco anche al di fuori del Sistema Solare. A dire la verità solo le Tre Cime di Lavaredo sono ben famose e frequentate mentre le altre Dolomiti di Sesto, a cominciare dalla vicina Croda dei Toni, sono molto selvagge e ben di rado scalate.

SPIGOLO DIBONA ALLA CIMA GRANDE DI LAVAREDO


Estetica via che sale lungo l'affilato spigolo NNE della Cima Grande. Di per sé l'arrampicata non è grandiosa, anzi piuttosto monotona dopo il primo pilastro, ma l'emozione di trovarsi su questa cima unita al grande panorama che si gusta dalla via ne fanno una scalata da non perdere, anche perché di modeste difficoltà. La scalata fu opera di Angelo Dibona, la grande guida ampezzana protagonista di grandi imprese in giro per l'Europa nella Belle Epoque e nella Grande Guerra e di F. Stubler, nel 1909. Per la ripetizione basta una serie di friend da 0.75 a 2 e parecchi cordini per gli spuntoni e per allungare bene le protezioni.

Accesso: da Misurina percorrere tutta la strada che sale al Rifugio Auronzo alle Tre Cime e parcheggiare (il pedaggio costa 30€). Imboccare la stradina che passa per il Rifugio Lavaredo e raggiunge l'omonima forcella (1,00 ora dal parcheggio). Per tracce di sentiero passare sotto le pareti nord e raggiungere la base dello spigolo, attaccando un po' a sinistra della base con lapide commemorativa, dove una rampetta parte da sinistra e sale a un terrazzino.
  1. dal basamento dove c'è una lapide commemorativa traversare a sinistra fino ad una marcata rampa (III) che permette di raggiungere un comodo terrazzo con sosta su chiodi (20 m, II e III, più duro in presenza di neve).
  2. Dalla sosta salire direttamente per una fessura diedro puntando ad un cordino rosso (IV+), vincere direttamente lo strapiombo sopra il cordino e salire un poco a sinistra per montare su una cengetta alla base di una immensa placconata grigia dove si sosta su chiodi (30 m, IV e IV+).
  3. Salire verso sinistra verso una marcata fessura, cercando il punto più semplice per entrarci, superare il primo risalto e montare su un terrazzino (IV), rimontare il successivo caminetto (2 ch. IV) e poi traversare a destra per cornice fino ad una sosta. Non sostare ma proseguire verticalmente superando lo strapiombo sulla destra (IV+) e giungendo ad un´altra sosta su chiodo, cuneo e clessidra (40 m, IV).
  4. Superare il salto successivo direttamente e giungere quindi alla grande terrazza che si affaccia sulla parete nord (20 m, III, sosta su cordone e chiodi).
Da questo punto le soste e la via non sono più obbligati, lungo il percorso ci sono vari spuntoni e qualche raro chiodo.
La via ora prosegue così: salire a sinistra della sosta per gradoni fino ad una cornice con un cordone, ignorarlo e traversare a destra fino ad un chiodo, si sale per roccia facile e poi per un diedrino (ch) e poi traversando leggermente a sinistra fino ad un nicchione giallo (IV).
Lo si supera con un passo esposto per la lama di destra (ch. IV) e si sale su un terrazzino (cordone di sosta).
Salire prima a sinistra per roccia ben ammanigliata cercando un passaggio facile verso gli strapiombi che sbarrano la parete e, una volta saliti su una cengetta, traversare a destra (cordone di sosta, IV).
Obliquare a destra per roccia facile (III) e puntare con decisione verso la parete nord per aggirare la fascia strapiombe, doppiare lo spigolo e raggiungere un chiodo in massima esposizione su roccia marcia (III+).
Dal chiodo traversare a sinistra per 7 m e salire per roccia verticale, difficile ma con buone maniglie (IV) fino ad una nicchia grigia (ch.). Salire oltre per roccia ben appigliata e più appoggiata fino ad un buon terrazzo (cordone di sosta).

Da qui allontanarsi dal filo dello spigolo e procedere verso sinistra, senza una via predefinita, cercando i punti più deboli per rimontare il successivo salto di roccia (percorso molto personale ma non allontanarsi troppo dallo spigolo) fino ad una marcata cengia. Si può anche restare sul filo con difficoltà superiori e alcuni strapiombi (IV e V, qualche chiodo).
Da qui salire per un canalino a sinistra fino ad un´altra terrazza (III), salire sempre il canalino e piegare poi a destra veso un altro canale che riporta sul filo dello spigolo. Salire per la sovrastante fessura diedro (2 ch.) e poi traversare a sinistra fino ad una cengetta (IV, IV+).
Verso sinistra rimontare una serie di caminetti (III, IV) fino alla Grande Cengia dove si può terminare l´ascensione (questo tratto di rocce appoggiate è di complessivi 250 m).

Per raggiungere la vetta bisogna scalare le rocce sovrastanti la cengia, dapprima per una fessura (III, IV) e poi per rocce gradinate sulla cresta.

Discesa: Dall´uscita sula cengia proseguire a sinistra attraversando un canalone e diversi tratti esposti fino ad una piccola spalla con ometti. 3 metri più sotto iniziano le calate:
  • calarsi per circa 50 m fino al fondo del camino.
  • attraversare a sinistra su una minuscola cornice per 5 m per trovare un altra catena. Calarsi per 60 m per pareti verticali e poi per un canalino fino alle ghiaie sottostanti.
  • scendere per tracce di sentiero verso sinistra ed entrare in un piccolo anfiteatro, scender per le roccette fino ad un cordone di calata. Calarsi dritti per 60 m fino ad una cengetta.
  • andare a destra lungo la cengetta fino ad un cordone con anello di calata. Calarsi per 15 m fino al sottostante canalone.
  • scendere il canalone ingombro di sassi e poi andare a destra su una forcella stretta tra due torri con ometti ed un piccolo pinnacolo in mezzo. Calarsi dallo spit per 25 m fino ad un bel ripiano. Da qui la classica discesa prosegue a sinistra con altre calate lungo un canalone.
  • seguire a lungo il sentierino che costeggia la parete sud fino ad una forcellina con un avancorpo, scendere un poco seguendo la traccia fino ad un cordone di calata. Scendere in doppia per 50 m fino ad un ripiano.
  • calarsi dal cordone per 25 m fino ad un minuscolo ripiano con cordoni per calata.
  • calarsi per 40 m fino alle ghiaie basali.

Lo Spigolo Dibona alla Grande di Lavaredo

image from the first part of Dibona route
Sguardo verso il basso dalla prima parte della via

image of the upper side of Dibona route in Tre Cime
Il proseguimento dello spigolo dalla prima spalla

GRUPPO DI FANIS


Magnifico gruppo dolomitico che sorge a est delle Tofane, partendo dal Passo Falzarego e chiudendosi ad arco a nord della Val Badia fino alle Cunturìnes. E' un gruppo molto conosciuto e visitato, in parte per gli avvenimenti legati alla Grande Guerra, i cui resti sono collegati da percorsi celebri in tutta Europa, in parte perché servito da una funivia e da comodi sentieri. Anche le vie alpinistiche del massiccio sono abbastanza frequentate, anche se in maniera diseguale, ad esempio sulle Torri del Falzarego si fa la coda per salire mentre sulle cime retrostanti è già più difficile trovare affollamento.

DIEDRO CONSIGLIO-DALL'OGLIO ALLA CIMA DEL LAGO


La Cima del Lago è una massiccia vetta che chiude il circo roccioso sovrastante il Rifugio Scoiattoli caratterizzata da una grossa e slanciata torre al centro, la Torre del Lago, che forma un grande diedro al centro della parete. Esso fu scalato da Paolo Consiglio, forte scalatore della SUCAI di Roma e a cui è stato dedicato anche un premio per l'alpinismo, M. Dall'Oglio, molto attivo in zona e G. Micarelli nel 1954. E' una via molto bella, con roccia di qualità alterna e poco chiodata. Per la ripetizione sono utili 3 chiodi, di cui uno medio a U, friend da 0.5 a 3 e cordini per gli spuntoni sempre numerosi.

Accesso: Da San Cassiano in Val Badia, o dal Passo Valparola, seguire la strada fino ad Armentarola e dal ponte su un largo torrente pieno di ghiaia, percorrere la stradina che porta al ristorante Capanna Alpina, ove si parcheggia (1gg, 5 euro). Da qui, seguire la strada che si inoltra nella valle verso il rifugio Scotoni e raggiungerlo (2040 m, ore 0,45 dal parcheggio). Proseguire oltre il rifugio per il sentiero che costeggia il torrente e porta al Lago Lagazuoi (ore 0,30). aggirare a sinistra il lago (NW) e dirigersi verso la Cima del Lago che qui appare in tutta la sua possenza e per tracce (vari percorsi) portarsi all´imbocco del diedro sudovest. L´attacco della via è 50 m a sinistra del fondo del diedro, sotto la verticale di una grande svasatura visibile in alto a sinistra dei tetti (cordino su clessidra sopra un pilastrino, ore 0,30 dal laghetto).
  1. Salire in verticale sopra la partenza fino a raggiungere una cengia con strapiombetti su cui si sosta su 2 chiodi (40 m, III, il percorso non è obbligato).
  2. Superare la fascia di placche un po´ a sinistra dove è più facile, poi superare una fessurina sulla destra ed entrare in una zona a gradoni. In alto a sinistra si scorge uno spuntone scollato dalla parete, appena accanto ad un diedro. Andare nella sua direzione ma fermarsi su cengia 5-6 m sotto dove si sosta su clessidra con cordini (50 m, III).
  3. Salire in direzione della svasatura sovrastante superando cenge e placche un poco sulla destra (3 cl.), sempre su roccia friabile, e sostare nella nicchia alla base di essa e si sosta su 2 chiodi ravvicinati o su comodo spuntone (50 m, III+).
  4. Ci sono 2 possibilità: o salire sulle placche stando a sinistra del fondo del canale (roccia compatta, IV) oppure superare il canale sul suo fondo (II-III, roccia friabile e detritica). Giunti in prossimità della cengia mediana, salire con molta cautela su un pendio di roccia marcissima e piena di detrito e sostare sulla cengia sotto strapiombi rossi (50 m, sosta poco sicura su 1 chiodo).
  5. Traversare sulla cengia verso il diedro oltrepassando uno spigolo rossiccio ed una nicchia nerastra (ometti) e sostando su un ripiano sotto la verticale di una nicchia gialla di forma circolare dove si sosta su 1 spit ( 45 m).
  6. Superare lo strapiombo sopra la sosta grazie ad un masso ed entrare nella nicchia (2 spuntoni), uscirne a destra su scaglie solide (1 ch. nel giallo, non visibile dal basso) ed approcciare la fessura a destra. Salire tale fessura e dalla sua fine, traversare in leggera discesa a destra su ottima roccia (2 cl.) fino a raggiungere la scomoda sosta su 2 chiodi alla base di una lunga fessura ( 25 m, IV continuo).
  7. Salire tutta la serie di fessure verticali sopra la sosta (4 ch.) superando anche una difficile scaglia. Arrivati in un catino alla base della fessura principale del diedro la sosta su un bong rosso ed un chiodo si trova su un terrazzino appena a sinistra (40 m, IV+ continuo. Per utilizzare il bong serve un cordino).
  8. Proseguire per diedrini in verticale sopra la sosta ( 2 ch.)fino ad una nicchia gialla 15 m sotto il grande e ben visibile costolone centrale del diedro, la sosta su una clessidra ed un chiodo è su un ripiano appena a sinistra (40 m, IV).
  9. Salire ora la fessura principale del diedro fino al costolone (IV), imboccare il ramo che piega a destra superando un lungo diedro verticale ( IV+ atletico, ch.), continuare a salire le fessure fino ad una zona con diverse nicchie che offre varie possibilità: si può sostare su clessidra sul ripiano di sinistra (scomodo), si può seguire il diedro fino alla nicchia gialla più alta (V, ch.), si può aggirare il difficile risalto delle nicchie passando a sinistra per scaglie e ritornando nel diedro tramite una cornice che passa sopra una nicchietta piccola (laborioso ma facile) e sostando nella nicchia superiore su chiodo nella nicchia gialla, o su clessidra in basso (50 m, IV+ sostenuto).
  10. Superare lo strapiombo della nicchia (V- atletico) e proseguire seguendo la grande fessura di fondo del diedro o la placca appena a sinistra (2 clessidre, di cui una di eventuale sosta intermedia) fino a sbucare sulla cresta sommitale (55 m, IV, sosta su spuntone, tiro fantastico).
Discesa: Dall´uscita la vetta è raggiungibile per cresta verso sinistra (20 min. tra andata e ritorno, I), mentre per scendere occorre seguire la traccia con ometti che si abbassa lungo il versante NE, dapprima a sinistra eppoi a destra, superando vari risalti su bancate di roccia friabile e detritica in direzione della Forcella del Lago. La traccia porta ad una paretina che obbliga ad una corda doppia di 25 m, onde raggiungere la banca sottostante (è vicino al pinnacolo della cresta sopra la forcella che si vede bene dall´uscita). Da qui per varie tracce scegliere il tragitto meno faticoso per raggiungere il ghiaione e quindi la forcella del Lago (ore 0,45 dall´uscita), per sentiero nel canalone si ritorna al Lago Lagazuoi.

La linea di salita alla Cima del Lago

La linea del diedro tra la cima e la torre

Lungo la linea principale

L'ultimo tiro di corda

SPIGOLO COLBERTALDO AL SASS DE STRIA


E' una delle vie più frequentate del Falzarego per la roccia buona, l'arrampicata facile e varia e la logistica comoda e semplice. Aperta nel 1939 da A. Colbertaldo e L. Pezzotti è oggi attrezzata con soste ad anelli cementati e qualche chiodo sparso lungo la via. Per la ripetizione bastano 3 friend delle misure medie e un po' di cordini per gli spuntoni.

Accesso: raggiungere il Passo Falzarego ma non fermarsi nel parcheggio principale della funivia del Lagazuoi ma continuare verso il Passo Valparola in direzione del Forte Tre Sassi e parcheggiare nelle vicinanze. Percorrere la stradina che passa sotto il Sass de Stria (nei pressi del forte sbuca il sentiero delle trincee che scende dalla vetta) e raggiungere il ricongiungimento di tale strada in una zona di grandi blocchi (Passo Valparola). Individuare una traccia che porta alla falesia sulla parete est del Sass de Stria, ingonrarla e proseguire per un sentierino che aggira tutta la montagna fino alla base dello spigolo sud-est, qui poco definito ma intuibile. Attaccare alla base dello stesso dove forma una rampa di roccia grigia in salita diritta (20 min.).
  1. Partendo dal canale a destra della rampa, salire sullo spigolo e seguirlo fino ad un diedro che va vinto direttamente fino alla sosta sotto una paretina verticale (40 m; III e IV, eventualmente dimezzabile con una sosta intermedia).
  2. Superare la paretina e obliquare a sinistra, poi proseguire ancora lungo lo spigolo fino alla sosta (20 m; IV e poi III).
  3. In questo tiro lo spigolo si fa più definito e bisogna seguirlo superando una nicchia fino a un doppio diedro. Salire il diedro di sinistra superando una nicchia gialla e proseguire sul filo fino alla sosta (20 m; IV).
  4. Imboccare il camino a destra e seguirlo fino alla fine dove da rocce più facili si obliqua a sinistra fino alla sosta su terrazzino (25 m; IV e III).
  5. Salire una paretina verticale per entrare a destra in un camino e uscirne attraverso un foro e sostare subito dopo (35 m; IV).
  6. Traversare lungamente a destra passando attraverso l'intaglio tra una torre staccata e il corpo principale della montagna andando a sostare alla base di un canale detritico, dopo un masso incastrato (25 m; I e 1 passo III).
  7. Salire la fessura verticale molto unta a sinistra del canale e con 1 chiodo e 3 anelli. Sostare al termine della stessa, poco sotto la croce di vetta (40 m; IV+).
Discesa: Seguire il sentiero che dalla vetta si abbassa verso le trincee della Grande Guerra e che è possibile visitare interamente (meritevole). La traccia si abbassa lungo il pendio nord-ovest e in circa 1 ora riporta al Forte Tre Sassi.

MAURIZIO SPECIALE AL TRAPEZIO DEL LAGAZUOI


Bella via su roccia molto lavorata, aperta nel 1986 da M. Doglioni, G. Signoretti, A. Zannini e M. Barbiero, molto frequentata. Il Trapezio è una sorta di rupe sormontata da gialli strapiombi che si estende al di sotto della Cengia Martini ed è costituita da una lunga placconata rigata da colatoi. La via è poco attrezzata e il suo percorso non è strettamente obbligato, per questo motivo le relazioni in circolazione differiscono significativamente; specie gli ultimi due tiri non sono facilmente rintracciabili. La relazione seguente descrive il percorso che ho effettuato deviando però dal tracciato giusto proprio alla fine. Per la riepetizione sono sufficienti 10 rinvii, parecchi cordini per spuntoni e clessidre, una serie di friend da 0.3 a 1.

Accesso: raggiungere il Passo Falzarego ma non fermarsi nel parcheggio principale della funivia del Lagazuoi ma continuare verso il Passo Valparola in direzione del Forte Tre Sassi e parcheggiare nelle vicinanze. Salire in direzione della parete per buon sentiero, puntando al nero colatoio a destra del grande arco giallo della Torre Intraisass che fa da punto di riferimento e raggiungere l'attacco alla base di un catino (20 min., cordone).

Salita: alzarsi per una sorta di diedro con rocce levigate (20 m; III) e piegare a destra per una rampetta ad un camino (possibile sosta su spuntone).
Ripartire per qualche metro nel camino e poi obliquare a sinistra per placca verticale ma appigliata fino ad una nicchia giusto sotto la colata nera (20 m; IV; 1 ch. e sosta su spuntone) che va scalata interamente spostandosi leggermente a sinistra al suo termine (90 m; V e IV; vari spuntoni e clessidre per protezione e sosta).
Si arriva così sulla prima grande cengia che va attraversata fino alla successiva parete a righe nere. Scalare la colata nera a sinistra che in alto diviene diedro (60 m; IV; vari spuntoni e clessidre) e poi dritti per roccia friabile fino ad una cengia inclinata sotto gli strapiombi (40 m; III).
Qui il tracciato diviene poco chiaro. In teoria si dovrebbe obliquare a sinistra su una placca inclinata e poi scalare una paretina nera (V+) per raggiungere la cengia sotto l'ultimo risalto giallo che si scala per una fessura (V+).
Variante: noi per errore abbiamo traversato a destra per 20 m e scalato la successiva paretina giallo-nera (IV+) ad una cengia molto friabile, poi dritti per dei gradoni gialli molto friabili (IV+) ad una fessura strapiombante (40 m, attrezzare una sosta più a destra su friend). Da qui si può sia salire la fessura (VI; 1 ch.) o traversare lungamente a destra per cornici e rampa ingombra di macigni e uscire direttamente  sulla Cengia Martini (60 m; III).

Discesa: seguire gli ometti verso destra attraversando un canalino e poi traversare lungamente in costa per cengette molto esposte (attenzione) fino ai praticelli delle postazioni italiane della Grande Guerra. Da qui a destra per il sentiero principale con tratti attrezzati e un ponte scendere fino al parcheggio (ore 1,30 dall'uscita).

maurizio speciale
Maurizio speciale: in rosso il tracciato vero; in verde la variante

colata nera su maurizio speciale
La colata nera

parte alta di mauruzio speciale
La parete dopo la cengia



CINQUE TORRI


La falesia di Cortina per antonomasia ed anche uno dei posti più fotografati di tutte le Dolomiti. E' interessante farci un giro come ripiego o per combinare tra loro le vie più interessanti. La più famosa è la Torre Grande, divisa in tre punte poco distinguibili dai lati ma separate da una profonda incavatura, poi vengono le altre torrette che la circondano come satelliti.

TORRE LUSY: VIA CLASSICA

Vietta corta e facile che porta in vetta a questo spuntone da cui poi ci si cala sul versante opposto con una doppia completamente nel vuoto. Ottima come ripiego se si è in zona. Per la ripetizione bastano 2-3 friend medi, rinvii e cordini. Soste su anelli cementati. I tiri di corda sono corti e possono essere accorpati.

Accesso: il punto di accesso è il Rifugio Scoiattoli alle Cinque Torri, accessibile in macchina per una stretta strada che si diparte dalla strada del Falzarego ma che ha degli orari, altrimenti c'è la seggiovia. Da rifugio portarsi in mezzo alle torri per tracce: la Torre Lusy è l'ago appoggiato più esterno davanti alla Torre Grande in direzione di Cortina (10 min.). Attacco alla base della parete nord, sulla verticale di una nicchia circolare.
  1. Salire la placca grigia in direzione della nicchia che si aggira a sinistra per raggiungere lo spigolo, quindi proseguire per rampetta fino alla sosta (25 m; IV- e III).
  2. Per rampa tornare sullo spigolo che si segue fino ad una cengia a metà della torre (20 m; III).
  3. Salire un po' a sinistra per placchetta verticale e poi per roccia più adagiata obliquare a destra allo spigolo che si segue fino alla sosta (15 m; IV e III+).
  4. Obliquare ancora verso destra fino allo spigolo nord-ovest da cui si sale a sinistra per roccia lavorata fino al ballatoio sotto la cuspide terminale (20 m; III+).
  5. Girare lo spigolo portandosi in parete est per salire dove la roccia è più articolata portandosi in breve alla sosta sulla cresta terminale (15 m; IV e III).
  6. Con qualche altro metro di cresta si può raggiungere la sommità (II).
Discesa: da un intaglio sulla cresta bisogna scendere per un caminetto ad una cengetta che va seguita a sinistra sulla parete ovest fino al ballatoio con anelli di calata da cui si scende con una doppia di 40 m nel vuoto fino alla base della torre.

image of Cinque Torri
La pendente Torre Quarta Bassa e altre guglie del complesso

image of the first pitch of Torre Lusy
Il primo tiro della Torre Lusy

image of the big rappel of Torre Lusy in Cinque Torr
La lunga calata nel vuoto dalla cima

PELMO E DOLOMITI DI ZOLDO

Le Dolomiti di Zoldo sorgono al centro delle Dolomiti Orientali attorno alla Val Zoldana, comprendono i gruppi di Prampèr, del Bosconero, dei Tamèr e del Pelmo, quest'ultimo punto culminante e una delle vette più famose e fotografate delle Alpi, con l'inconfondibile forma di sedia.
A parte il Pelmo, salito da innumerevoli cordate ogni anno e assediato dai turisti, sulle altre vette non c'è molta gente, a parte alcuni appassionati che vogliono godersi la solitudine. I massicci delle Dolomiti di Zoldo sono tra i più belli e caratteristici di tutte le Dolomiti.

VIA NORMALE ALLO SFORNIOI NORD


Bellissimo sistema dolomitico di tre vette, ben visibile da Forno di Zoldo e dalla Forcella Cibiana in cui la nord e la mediana sono unite in un unico bastione mentre la sud è divisa dalla Forcella Dantre Sforniòi. Le prime due vette sono accessibili con un'ascensione non difficile ma che richiede un po' di attenzione, mentre la terza richiede di partire dal Rifugio Bosconero e di percorrere una lunga cresta. Merita come ascensione selvaggia e solitaria, in ambiente molto caratteristico.

Accesso: raggiungere in auto Passo (o Forcella) Cibiana e parcheggiare nei pressi della Baita Deona, davanti alla strada che sale al dirimpettaio Monte Rite. Imboccare il sentiero che si inoltra nel bosco seguendo le indicazioni per Forcella Ciavazole e per il Rifugio Bosconero (anche se il versante opposto è difficile e franoso) e raggiungerla in 1,30. Splendida visione del Sasso di Bosconero e del Sasso di Toanella, mentre a sinistra s'alza la bastionata degli Sforniòi.

Salita: per tracce salire il pendio di detriti e roccette, abbastanza faticoso, passando per la Croce Giovane montagna e poi continuare per il pendio a bancate fin sotto la cupola terminale dello Sforniòi Nord (2410 m). Traversare a sinistra imboccando una cengia che più a sinistra passa sotto strapiombi; non seguirla tutta ma rimontare un gradone e riattraversare a destra (qualche bollo sbiadito) fino alla base di un camino detritico. Risalirlo tutto fino ad una selletta (I e II) da cui si volge a destra per cengia fino ad un altro caminetto, il secondo da sinistra, che va risalito(40 m; II) per raggiungere la vetta (1,30 - 2,00 dalla forcella; qualche bollo lungo il tracciato).

Variante 1: dalla cengia sotto la cupola si può traversare fin quasi al lato opposto della cima quando sulla destra si apre un camino a imbuto con qualche bollo sbiadito: risalirlo per 10 m e poi piegare a sinistra superando un camino a V con masso incastrato e dalle pareti lisce (III) che va superato per pervenire alla medesima selletta dell'itinerario di prima.

Variante 2: si può continuare lungo la cengia fino alla forcella dei Pupe (i due gendarmi che la affiancano, meritevole comunque di visita). Da qui puntare al canale che poi si restringe a camino lungo il filo di cresta e risalirlo (molto esposto, III) che porta ad un ballatoio. Da qui si può traversare a destra per giungere alla cengia come nell'itinerario normale.

Discesa: per la via di salita.

Gli Sforniòi

Gruppo del Bosconero

Sotto la cuspide terminale

I due gendarmi, i Pupe

Il camino

Vetta

LAGORAI E CIMA D'ASTA

Lunga catena di porfidi che cinge a sud la Val di Fiemme e che costituisce una singolarità nelle Alpi Calcaree. Il massiccio di Cima d'Asta è ben visibile dalla Pianura Padana, alto e svettante, forte dei suoi 2847 m, ed è composto da granito. I Lagorai e Cima d'Asta sono un luogo idilliaco, verde e anche piuttosto piovoso, più adatto all'escursionismo che all'arrampicata. Malgrado ciò ci sono alcuni settori assolutamente meritevoli di essere visitati, come la parete sud di Cima d'Asta.

VIA LINO-EGIDIO A CIMA D'ASTA


Bella via di camino, aperta da F. Melchiori e F. Ognibeni nel 1983 e dedicata alla memoria di due alpinisti caduti sulla vicina Torre Cavinato per una scarica di sassi; facile e divertente quando è asciutta. La roccia è un po' rotta in alcuni punti ma non crea fastidio. Tutte le soste sono su solidi fix con anello ma lungo i tiri non c'è nulla. Per la ripetizione portare un set di friend da 0.4 a 2 e un set di dadi, adatti a questo tipo di roccia.

Accesso: a Malga Sorgazza si perviene con automezzo a partire da Castello Tesino, a sua volta raggiungibile dalla Val Sugana. Dalla malga si procede a piedi lungo la strada che si inoltra verso il fondo valle per circa 1,00 fino alla stazione della teleferica del rifugio Brentari. Da qui inizia il sentiero, dapprima nel bosco, poi in ripidi tornanti sul lato destro della valle (orog.) fino sotto l´ultimo declivio prima del rifugio. Da qui due possibilità:
a) seguire il sentiero dei Lastè del Brentari che s´inerpica seguendo il torrente e superando alcuni lastroni di granito levigati ma appoggiati e senza difficoltà (più conveniente in salita, molto scivoloso se bagnato);
b) seguire verso destra il sentiero classico che dopo aver attraversato il torrente svolta a sinistra e si ricongiunge al sentiero dei Lastè.
Da questo punto, in pochi minuti lungo altri lastroni si guadagna il rifugio "Ottone Brentari" a Cima d´Asta (2480 m, ore 2,30-2,45 dalla teleferica).
Dal rifugio imboccare il sentiero normale per Cima d´Asta ma abbandonarlo verso sinistra al primo grande dosso roccioso a picco sul lago sottostante ed attraversare lungamente verso la parete. L´attacco è sotto la "Testa del Drago" l´ultimo grande torrione sulla destra della parete che presenta grandi strapiombi rossi a metà altezza ed è tagliato alla base da una cengia erbosa (scritta LE in rosso alla base).
  1. Salire il diedro frastagliato sopra la scritta fino al suo termine ed uscire poi a sinistra su un ben visibile terrazzino erboso su cui si sosta (40 m, III).
  2. Si sale verso sinistra in un diedrino con scaglia e si guadagna un secondo diedro erboso che si supera (1ch. ed 1 spit) fino al suo termine e sostando sulla sinistra (40 m, III+).
  3. Si sale verso sinistra per un diedrino e se ne esce a sinistra (ch.) per placche erbose fino a raggiungere la sosta sotto un diedro-camino strapiombante (30 m, III+).
  4. Superare il diedro-camino sovrastante dalle pareti levigate, faticoso, ed uscire su un pendio di rocce rotte che conduce alla sosta sulla destra, sopra un gradino levigato (35 m, IV il camino poi III).
  5. Dalla sosta salire verso sinistra nel successivo diedro-camino con un passaggio assai faticoso all´uscita (ch.), poi si segue una fessura a sinistra del camino principale con un piccolo strapiombo (attenzione ad alcune scaglie mobili) che si segue fino alla sosta sotto un pilastrino (30 m, IV+ il primo camino, poi IV).
  6. Superare il pilastrino e proseguire per placche fino all´uscita sulla cresta (30 m, II, sosta da attrezzare su spuntoni).
Discesa: dall´uscita seguire il sentiero tracciato a segnavia bianchi e rossi che conduce ad un tratto attrezzato di 80 m lungo grossi blocchi fino alla Forzeleta (2680 m), poi per buona traccia sulle gande si scende lungo il pendio a dossi rocciosi fino a tornare al Rifugio Brentari e da qui come nell'approccio.

La parete sud di Cima d'Asta

image of the lower part of Lino Egidio on Cima d'Asta
Lungo i diedri della prima parte

image of the middle part of Lino Egidio on Cima d'Asta
La via comincia ad entrare nei camini

image of a chimney on Lino Egidio on Cima d'Asta
Camini della parte centrale

image of the exit of Lino Egidio on Cima d'Asta
Verso l'uscita

VIA DEL VENTO ALLA TOGNAZZA


La Tognazza è un'elevazione appena a sud del Passo Rolle che presenta una grande parete di porfido verso est, ben visibile dalla strada che sale da San martino di Castrozza al passo in tutta la sua imponenza. Data la comodità dell'accesso e della discesa e la bontà della roccia è inutile dire che sia percorsa da un consistente numero di vie sebbene non sia frequentatissima. Come già detto la roccia è un profido, di colore violaceo, dalle forme molto squadrate e su cui abbondano sottilissime crepe e placche liscissime. La via del Vento è stata aperta nel 1980 da G. Corona, F. de Nardin, M. Petronio e R. Daniele e tra tutte è quella che presenta meno passaggi ostici, anche se non la definirei facile perché, rispetto alle vicine sportive e di grado più elevato, qui la chiodatura è rada e tradizionale e necessita di protezioni veloci. Per una ripetizione portare dadi, un set di friend da 0.75 a 3, 12 rinvii e cordini.

Accesso: raggiungere il Passo Rolle da uno dei due lati e ivi parcheggiare. L'avvicinamento consigliato da tutte le relazioni prevede di individuare l'albergo Vezzana e prendere la stradina dietro a questo fino alla piccola falesia Fiamme Gialle. Da qui imboccare una traccia molto erbosa che confluisce dopo poco in un sentiero segnato a bolli rossi, ben marcato e attrezzato con corde fisse che con alcuni saliscendi porta dritto alla parete. 
Consiglio un'alternativa: dal passo scendere nel vallone verso San Martino seguendo il sentiero che costeggia il torrentello e arrivati in vista della parete attraversarlo per poi risalire il ripido pendio erboso (non più di un'ottantina di metri) appena a destra della grande colata di blocchi (una vaga traccia tra i cespugli) fino a intercettare il sentiero di approccio. Stesso tempo evitando gli andirivieni del sentiero e i passaggi viscidi.
La via del Vento è una delle prime che si incontrano, alla base di un diedro a destra di "Baby Jan", nome alla base (20-30 min.).
  1. Scalare il diedro con un passo verticale e piuttosto strano dopo pochi metri (2 ch.), poi per roccia facile (ch.) e articolata raggiungere la sosta su un terrazzino che un poco a sinistra interrompe la continuità della rampa-diedro (25 m; IV+ poi III; alcuni chiodi; sosta su fix anellati).
  2. Continuare in verticale (ch.) lungo la rampa-diedro, facile e articolata fino ad una sosta intermedia a chiodi, che conviene saltare spostandosi a sinistra sullo spigoletto articolato che adduce ad un tetto. Alla sinistra la sosta su comodo terrazzo alla base di un diedro verticale (30 m; III; sosta su fix anellati).
  3. Proseguire nel diedro, inizialmente facile  (2 ch. alti) fino al tetto che lo chiude e da cui si esce a destra continuando nel diedro stretto e acuto (diversi chiodi) e con passaggi faticosi e atletici uscendo a destra al terrazzino di sosta (25 m; III all'inizio e poi V+/VI- sostenuto, da integrare; sosta su fix anellato).
  4. Montare sul facile spigolo a destra e salire ad un diedrino liscio (ch.) che si risale con passi atletici uscendo su un pendio facile. Puntare al grande pino mugo poco più in alto e sostare su comodo terrazzo (35 m; IV+ poi II; sosta su fix anellato).
  5. In verticale sopra la sosta superare lo strapiombino sul filo dello spigolo (1 spit) e per roccia facile continuare lungamente fino al comodo terrazzo di sosta accanto a un albero (40 m; V poi II; sosta su 2 fix con cordone).
  6. Tiro chiave: spostarsi a destra alla fessura-diedro appoggiata e risalirla con movimenti atletici (1 fr. incastrato e 1 cl.) fino ad un tettino a campana. Vincerlo direttamente (VI+, spit, obbl.) e sopra spostarsi a destra sullo spigolo del diedro. Scalarlo (VI, diversi spit e chiodi) rientrando a sinistra dove si abbatte. Scalare ancora lo strapiombo finale (ch.) e uscire in sosta su comodo terrazzo (50 m; VI sostenuto e 1 pp. VI+; possibile A0 su friend; sosta su fix anellato).
  7. Varcare la fenditura dietro la sosta e poi scalare la paretina a monte con passaggio complicato e poco proteggibile (1 fix alto); continuare sulla placca monto verticale ma con buone prese (2 ch.) e sbucare sulla calotta sommitale, sostando comodamente un po' a sinistra (25 m; V; sosta su 2 fix con cordone).
Discesa: alzarsi a sinistra qualche metro e per traccia attraversare i mughi, poi tagliare il pendio di gande fino alla pista da sci che si segue a destra fino a Passo Rolle (20 min.).

image of the starting of Via del vento on Tognazza
Primo tiro

image the third pitch of Via del Vento
Terzo tiro col tetto

image of a section of the crux pitch on Via del Vento
Lungo il difficile tiro chiave, appena dopo il tettino

image of the crux pitch of Via del vento on Tognazza
Tutto il lungo diedro del tiro chiave

QUALITA', CONVENIENZA E CORTESIA ALLA PARETE DELLA SALINA


Facile via sportiva aperta nel 2004 da F. Veronese, F. Rattin e C. Dri nel lato sinistro dell'ampia parete della Salina, la tozza parete rocciosa che sorge a nord di Canal San Bovo in valle del Vanoi. E' una via letteralmente strappata alla vegetazione, abbondante su questo lato della parete, ma che riserba un paio di bei passaggi che meritano la ripetizione. Può essere un buon ripiego, come nel nostro caso, o può essere abbinata a qualche altra via della stessa parete. Via interamente chiodata a fix; per la ripetizione portare 13 rinvii.

Accesso: lungo la strada statale 50 che sale verso Fiera di Primiero e, giunti a Imer, svoltare per la galleria che porta in Valle del Vanoi. Seguire le indicazioni per Caoria superando il centro di Canal San Bovo, oltrepassare anche uno spiazzo dove inizia la ferrata Val della Scala e dopo meno di 1 km si arriva in vista di un paio di casotti in legno sulla sinistra. In corrispondenza di questi c'è un misero spiazzo a destra, altrimenti parcheggiare 100 m prima sulla sinistra. 
Dallo spiazzetto imboccare un sentiero ben battuto che sale con rapide svolte oltre i paramassi e ad un bivio svoltare a sinistra per traccia molto inerbata ma ben visibile fino alla parete che si costeggia fino ad incontrare la rampa iniziale della via (20 min. nome alla base).
  1. 30 m; 4c.
  2. 15 m; spostarsi a destra per il diedro; 4b.
  3. 30 m; 5b; bel tiro!
  4. 15 m; 5b+.
Discesa: corde doppie lungo la via, soste con anello di calata.

Primo tiro

image of the second pitch of Qualità Convenienza e Cortesia
Secondo tiro

image of the third pitch of Qualità Convenienza e Cortesia
Terzo tiro

image of the fourth pitch of Qualità Convenienza e Cortesia on Salina in Vano
Quarto tiro


CATINACCIO

Questo gruppo montuoso è presente in tutte le foto che mostrano il Trentino - Alto Adige, ma proprio tutte, con la classica vista che si gode da Bolzano della Cima Catinaccio e delle Torri del Vajolet. Non c'è bisogno di aggiungere altro al riguardo.

SPIGOLO PIAZ ALLA TORRE DELAGO

Una delle vie più famose delle Dolomiti, super-frequentata e che merita di essere percorsa almeno una volta nella vita. Come arrampicata non è granché però l'esposizione è forte, il posto è bello e la via a portata anche di alpinisti alle prime armi, come lo ero io quando la affrontai. Aperta nel 1911 da Tita Piaz, Francesco Jori e I Glaser. Per la ripetizione sono sufficienti dei cordini e i soliti 3 friend medi.

Accesso: Da Vigo di Fassa con la funivia (il servizio autobus da Pera è sospeso) a Ciampedie e da qui per comodo sentiero scendere al Rifugio Gardeccia in 45 minuti. Salire per lo stradone fino al Rifugio Preuss. Da questo percorrere il sentiero nel ripido canalone verso W che con alcuni tratti attrezzati conduce al Rifugio Re Alberto dove conviene pernottare (2,30 ore). Da qui per le roccette verso il Gendarme e la Torre Delago (quella a sinistra) per arrivare su una cengia stretta che adduce allo spigolo affilato (passi di I e II); sosta su fittone.
  1. Si sale la paretina sovrastante dapprima tendendo un pò a sinistra e poi direttamente (chiodo in una crepa) fino ad una ripida placca bianca con fessura che si aggira a destra per roccia con piccoli appigli o direttamente (in entrambi i casi chiodo dopo la placca, proteggibile anche con friend piccolo) e poi per roccia meno ripida si giunge in sosta (25m, IV, 2 chiodi).
  2. Dalla sosta si scala direttamente la fessura levigata e si supera la sovrastante placca a sinistra dello spigolo in grade esposizione sulla parete NW per rientrare sullo spigolo dopo 6m (chiodo). Lo si segue fino ad una placca verticale che si supera a destra per una fessura da vincere in Dulfer fino ad un terrazzino, poi per un altro salto di 5 m si perviene in sosta (30m, IV continuo, 2 chiodi ed 1 friend).
  3. Si sale il diedro con 2 chiodi a sinistra del filo e poi verticalmente per rocce facili fino alla cengia di sosta (30m, IV- e III, 2 chiodi).
  4. Scalare direttamente la fessura sopra la sosta, proteggibile con friend grande e poi un caminetto verso destra ci si discosta un po' dal filo dello spigolo e si giunge ad un terrazzino per sostare (35m, IV e III).
  5. A destra il camino riporta sul filo dello spigolo in alto a sinistra e di qui per facili rocce si giunge i vetta (15m, III).
Discesa: Dalla cima spostarsi per rocce esposte verso la Torre Stabeler dove c´è il fittone per le calate e da qui con 2 doppie da 60m si raggiungono le rocce basali della Torre (anche con doppie da 20m).

Vajolet towers
Le Torri del Vajolet dal Rifugio Preuss

Le torri: la via si svolge sul filo dello spigolo a sinistra, contro il cielo, logica!

image of the start of Piaz edge on Delago tower
L'attacco della via

SELLA

Massiccio situato al centro delle Dolomiti Occidentali caratterizzato da un altopiano pianeggiante sulla sommità e ricadente sulle valli con pareti verticali e profondi valloni, tutti tagliati da cenge larghe e detritiche. Grazie alle comodità degli accessi, alcune delle sue pareti sono le più frequentate in assoluto di tutte le Dolomiti.

VIA MARIA AL SASS PORDOI

Via dalla linea logica e dalle moderate difficoltà, abbastanza piacevole, se non fosse per l'orrenda uscita nel canale detritico in mezzo ai rifiuti della stazione a monte della funivia del Pordoi. Aperta da Tita Piaz e Zulian nel 1932 lungo camini e diedri di buona roccia. Mi è giunta la voce che una franetta abbia modificato un po' il primo tiro ma che la difficoltà sia rimasta inalterata. Per la ripetizione portare cordini e un set di friend da 0.75 a 2, sulla via si trovano le soste e qualche chiodo.

Accesso: al passo Pordoi dalla val di Fassa o dalla val di Fiemme subito dopo Caprile. Dal passo (ampio parcheggio della funivia) salire le scale a destra della funivia che adducono al largo sentiero che porta verso il Pordoi. Salirlo fin sotto il canalone che conduce all´altopiano e girare a sinistra per una traccia di sentiero che costeggia le pareti fin sotto lo spigolo del monte dove c´è un ampio camino con roccia rossastra e levigata. Qui attacca la via (1,00 ora).
  1. Salire nel camino per un paio di metri e poi attraversare verso sinistra per rimontare la fessura iniziale sopra uno strapiombo (in questo tratto si è verificata la frana); seguire la fessura (2 ch.) fino alla sosta su anelli cementati (30 m, IV).
  2. Salire nel canale sovrastante per 5 m e poi scalare le rocce a sinistra seguendo le naturali debolezze della parete puntando al grande tetto triangolare, passare 2 protuberanze (ch. + cordone) e poi uno strapiombo (ch.) fino alla sosta su anelli cementati (35 m, IV e IV+ lo strapiombo).
  3. Percorrere la cengia a sinistra fino dietro un affilato spigolo, dove comincia una lunga rampa (ch.) a guisa di scala che va seguita fino alla sosta su un esile sporgenza (45 m, III e IV).
  4. Salire sulla naturale prosecuzione della rampa puntando ad un chiodo ben visibile e sempre in obliquo a sinistra (clessidra) fino alla sosta sotto il grande tetto triangolare (35 m, IV continuo).
  5. Salire leggermente verso destra e poi attraversare a destra su roccia verticale lungamente fino a dei gradoni, per questi si giunge alla sosta su anelli (40 m, IV il traverso e III).
  6. Sempre a destra per una cengia e poi per gradoni fino alla forcella tra il torrione e la parete del Pordoi, sosta su grossa clessidra o spuntone (30 m, III e II).
  7. Per la fessura tra la parete ed il roccione della sosta, in spaccata, e poi a destra (ch.) per una facile cengia puntando ad un terrazzino piatto in una nicchia ben visibile dalla sosta, salire una paretina per entrare in una nicchia (ch.) ed uscirne a destra con passo in strapiombo per giungere alla sosta (40 m, III+ e IV).
  8. Salire a destra della sosta verticalmente (ch.) e procedendo in linea retta fino alla sommità dello spigolo del Pordoi sotto una grande torre (45 m IV continuo).
  9. salire fin sotto la torre e girare a sinistra per una esile cornice, poi salire la sovrastante paretina di roccia tagliente e friabile che richiede nervi saldi (50 m II+), poi risalire con molta cautela il pendio sovrastante fino alla terrazza della funivia.
Discesa: in funivia o per il sentiero che parte immediatamente oltre essa e in 1,15 porta al parcheggio.

Il Sass Pordoi con la via

panorama from Maria route on Sass Pordoi
La Marmolada da una forcella di cresta


PALE DI SAN MARTINO

Il gruppo dolomitico perfetto per eccellenza: alte pareti (l'Agnèr raggiunge i 1500 m di parete, il Sass Maòr 1000 m), roccia calcarea bucherellata e lavorata, quasi sempre solida (meno nella zona del Focobòn), tutti i generi di difficoltà, ambienti opprimenti, insomma il vero mix di montagna come la intendiamo di solito. Non c'è bisogno di dire altro.

SPIGOLO FRANCESCHINI AL DENTE DEL RIFUGIO


Il Dente del Rifugio è un avancorpo della Pala del Rifugio che sorge sopra il Rifugio Treviso in Val Canali. Di comodo accesso e roccia eccellente, con vie per tutti i gusti. Lo spigolo, aperto da Gabriele Franceschini e Bruno Ferrario nel 1953, è la più gettonata, l'ho fatta all'epoca del corso CAI, quindi parecchio tempo fa. Allora c'era qualche chiodo sparso, adesso ha le soste con fix anellato e un po' più di materiale sparso. Per la ripetizione portare qualche friend medio e cordini.

Accesso: raggiungere Fiera di Primiero (TN) e seguire le indicazioni per Passo Cereda, deviando a sinistra a Castelpietra per entrare in Val Canali, che si percorre fino in fondo ad un ampio parcheggio. Da qui si prosegue dritti per stradina in fondovalle e poi per sentiero molto marcato al Rifugio Treviso (1631 m; 50 minuti dalla macchina). Salire a sinistra del rifugio per il ripido sentiero 720 che sale verso Forcella delle Mughe e che in circa 30 minuti porta alla base del Dente, con ben visibile il lungo spigolo. Prendere una traccia che si stacca dal sentiero e dopo pochi passi attaccare all'estremità sinistra dello zoccolo barancioso, sotto un caminetto.
  1. Salire il caminetto e al termine uscire a sinistra raggiungendo una cresta dove si sosta su mugo (40 m; II e III).
  2. Percorrere tutta la cresta fino alla base dello spigolo che qui è tagliato da un camino e sostare su golfaro (25 m, II).
  3. Si può salire il camino all'interno, molto stretto alla fine, oppure la placca alla sua sinistra, sostando su golfaro a sinistra (20 m; IV).
  4. Continuare lungo il camino, o poco a sinistra e sostare su 2 chiodi alla base di un canale (20 m; IV).
  5. Salire il canale fino ad un salto dove si tiene la sinistra per guadagnare una cengia che va seguita sempre a sinistra fino al termine dove si sosta su golfaro e fix (30 m; III, un passo IV, poi facile).
  6. Superare la fessura di sinistra (IV+) per raggiungere un'altra cengia che si segue a sinistra fino alla sosta su golfari (30 m; IV poi facile).
  7. Vincere il diedro sopra la sosta o la paretina alla sua destra (IV+) e piegare a sinistra fino a un pulpito. Proseguire per la cresta più facile fino alla vetta dove si sosta su spuntoni (50 m; IV).
Discesa: seguire il sentierino che degrada verso est in direzione di un caratteristico monolito che va aggirato a sinistra (passo molto esposto, possibile breve doppia, II+) e passare attraverso un foro tra massi abbassandosi in un canalino fino al camino di discesa. Scendere con 3 corde doppie da 20 m fino alla base del Dente e poi tornare per il sentiero di andata.

CHIARASTELLA AL DENTE DEL RIFUGIO


Via su roccia eccellente aperta nel 1984 da Alessandro e Renzo Timillero che sale tra lo spigolo e la fessura Franceschini lungo dei diedri e delle placche molto lavorate. Risulta decisamente più impegnativa delle due vicine anche se con difficoltà moderate. La via è attrezzata con un anello resinato alle soste e qualche chiodo lungo i tiri. Per noi i rinvii sono stati sufficienti ma per integrare ulteriormente le protezioni portare cordini e qualche dado e friend delle solite misure medie.

Accesso: raggiungere Fiera di Primiero (TN) e seguire le indicazioni per Passo Cereda, deviando a sinistra a Castelpietra per entrare in Val Canali, che si percorre fino in fondo ad un ampio parcheggio. Da qui si prosegue dritti per stradina in fondovalle e poi per sentiero molto marcato al Rifugio Treviso (1631 m; 50 minuti dalla macchina). Salire a sinistra del rifugio per il ripido sentiero 720 che sale verso Forcella delle Mughe e che in circa 30 minuti porta alla base del Dente. Attaccare poco prima dello spigolo presso uno spigoletto che più in alto diventa rampa, è l'unico punto pulito (resti di una scritta e clessidra alla base).
  1. Salire lo spigoletto fino a 1 chiodo e poi obliquare a destra (qualche ch.) per rampa fino ad un altro spigolo alla base di un diedro, che si aggira a destra e si sosta su scomodo terrazzino con mugo (40 m; IV e 1 pp. IV+; sosta su resinato e chiodi).
  2. Scalare la lama erbosa verso sinistra, atletica e poi superare il difficile strapiombo successivo (un V secco di una volta, 3 ch. posizionati male) che adduce ad un canalino. Seguirlo fino alla sosta sotto uno spigoletto, a destra di un canale (38 m; IV+ e V, poi III; sosta su resinato o mugo).
  3. Spostarsi a sinistra nel canale e salirlo tutto fino alla sommità su un pulpito (30 m; II e III, 1 fix; sosta su resinato).
  4. Scalare direttamente la bella placca sovrastante, ben lavorata (cordoni e chiodi) fino ad un terrazzo molto scomodo di sosta (25 m; V; sosta su resinato e chiodi).
  5. Salire dritti fino all'altezza di un mugo, proseguire dritti fino ad una rampetta che si segue a sinistra (chiodi nascosti) fino ad una fessura che si sfrutta per salire alla cengia erbosa sotto il filo dello spigolo (30 m; V sostenuto; sosta su grossa clessidra o mughi).
  6. Traversare a destra (ch.) e salire per rocce facili fino alla base di un camino (25 m; III).
  7. Di solito si esce per il camino, noi abbiamo fatto una variantina più facile: spostarsi a destra verso una fessura che termina sotto un tetto, salirla (ch. vecchio) fino al tetto e doppiarne lo spigolo a destra, poi per roccia erbosa salire fino alla cresta sommitale (35 m; III; sosta su mugo).
Discesa: seguire il sentierino che degrada verso est in direzione di un caratteristico monolito che va aggirato a sinistra (passo molto esposto, possibile breve doppia, II+) e passare attraverso un foro tra massi abbassandosi in un canalino fino al camino di discesa. Scendere con 3 corde doppie da 20 m fino alla base del Dente e poi tornare per il sentiero di andata.

image of the starting of Chiarastella on Dente del Rifugio in Pale di San Martino
Attacco

image of the second pitch of Chiarastella
Secondo tiro

image of the fourth pitch of Chiarastella
Quarto tiro

image of the fifth pitch of Chiarastella
Quinto tiro

FESSURA FRANCESCHINI AL DENTE DEL RIFUGIO


Altra bellissima via alla medesima montagna, un poco più impegnativa della precedente, aperta nel 1944 da Gabriele Franceschini e Dario Palminteri. Scomodo lo zaino nel tiro della fessura vero e proprio. La via è attrezzata con golfari alle soste ma quasi nulla lungo i tiri, portare friend medi e cordini e spuntoni.

Accesso: raggiungere Fiera di Primiero (TN) e seguire le indicazioni per Passo Cereda, deviando a sinistra a Castelpietra per entrare in Val Canali, che si percorre fino in fondo ad un ampio parcheggio. Da qui si prosegue dritti per stradina in fondovalle e poi per sentiero molto marcato al Rifugio Treviso (1631 m; 50 minuti dalla macchina). Salire a sinistra del rifugio per il ripido sentiero 720 che sale verso Forcella delle Mughe e che in circa 30 minuti porta alla base del Dente. Attaccare un po' a sinistra del centro della parete, sulla verticale della lunga fessura-camino ben visibile al centro della parete.
  1. Salire la rampetta erbosa verso destra seguendo le visibili tracce di passaggio tra i mughi per circa 20 m, fino ad una nicchia gialla. Salire un gradone verso sinistra e dopo 10 m raggiungere la prima sosta (35 m, III, sosta su 2 spit anellati o clessidra e chiodo).
  2. Scalare la paretina articolata sulla sinistra puntando alla grossa fessura sovrastante fino ad intravedere la sosta a destra, su un bel ripiano (20 m, III, sosta su spit anellato o cordino in clessidra).
  3. tornare a sinistra e cominciare a salire nella fessura (IV+, ch.), superare una prima strozzatura liscia dopo alcuni metri (V, 2 cl.) e giungere ad un ripiano. Superare il successivo salto verticale tenendo la destra (V+, cl.) e poi una pancia strapiombante con arrampicata ad incastro (V, 2 cl.) e giungere alla scomoda sosta (35 m, diversi cordini nelle clessidre, sosta su 2 spit anellati o clessidra più un mazzo di chiodi mobili in un foro).
  4. Salire la fessura a sinistra che diventa un diedro, tenere lo spigolo verso sinistra che presente un risalto (IV+, ch.), poi per roccia più facile fino al ripiano di sosta (35 m, IV, diversi spuntoni, sosta su spit anellati).
  5. Percorrere il diedro sopra la sosta (cl.) e poi il secondo diedro strapiombante che adduce alla sosta successiva su di un minuscolo ripiano (25 m, IV, sosta su chiodi ed un cordone, tiro molto bello).
  6. Dalla sosta traversare a destra in esposizione ma su roccia facile e poi salire all´ampio ripiano sotto una parete gialla, alla base della fessura-diedro finale (20 m, III, sosta su spit anellato).
  7. Portarsi alla base della fessura-diedro e salirla fino ad un chiodo, non salire ancora ma traversare a destra fin sullo spigolo ed uscirne con difficile passo. Proseguire verso destra tra i mughi fino alla cresta sommitale (30 m, IV+, sosta su spuntoni).
Discesa: seguire il sentierino che degrada verso est in direzione di un caratteristico monolito che va aggirato a sinistra (passo molto esposto, possibile breve doppia, II+) e passare attraverso un foro tra massi abbassandosi in un canalino fino al camino di discesa. Scendere con 3 corde doppie da 20 m fino alla base del Dente e poi tornare per il sentiero di andata.

In arancio lo Spigolo e in rosso la Fessura Franceschini

starting of Fessura Franceschini
La fessura

image of the exit of Fessura Franceschini
Diedro di uscita

ALPAGO

Tecnicamente l'Alpago è l'insieme di colline coi relativi paesi che sorge ad est di Belluno e che è anche un'area urbanistica particolare. La catena di montagne che sorge alle spalle dell'Alpago ha il nome non tanto fantasioso di Col Nudo - Cavallo, dalle due cime principali. E' un posto molto selvaggio, i sentieri che lo attraversano sono fatiscenti e sovente sono solo tracce di camosci, i dislivelli notevoli. Solo il Rifugio Carota al Dolada è un posto frequentato grazie alla strada carrabile che porta in quota, il resto è per amanti della solitudine.

CANALE CENTRALE AL MONTE SESTIER


Bell'ascensione invernale che percorre il più marcato dei canali della parete sud del Monte Sestier, faticoso e non difficile, a differenza della discesa che scende attraverso una cresta molto affilata. E' anche una ascensione scialpinistica di buona difficoltà. Sono sufficienti picca e ramponi, eventualmente una corda per la cresta.

Accesso: dall'uscita dell'autostrada a Ponte nelle Alpi, seguire le indicazioni per l'Alpago e per Pieve d'Alpago. Da qui percorrere la strada a tornanti che sale a Lamosano e poi girare a destra per Chies e imboccare via Cate che porta al Villaggio Quota 1000 dove si trova il Rifugio Alpago e nei cui pressi bisogna parcheggiare. Nei pressi di una malga (Casera Pal) ad una grande curva della strada, dove più avanti si scorge una cava, si prende la stradina che sale in Val Salatis. La valle è una meraviglia, presenta in poco spazio tutta la vegetazione alpina: dal boschetto di faggi, ai mughi, all'erba e ai pini, lasciando poi il posto ad ampie pietraie. La strada finisce preso una casera adibita a bivacco al Pian de le Stele, oltrepassarla e proseguire per il sentiero che sale al Rifugio Semenza portandosi sotto la parete sud del Monte Sestier, l'ultimo a sinistra prima che la valle giri a gomito verso destra (2,00 ore dalla macchina).

Salita: avvicinarsi per un pendio molto ripido alla parete sud e imboccare il canale centrale, più marcato e profondo. Esso è lungo 500 m, mantiene una pendenza sui 45° fino all'uscita dove si raddrizza poco sotto la cresta raggiungendo i 55° e porta direttamente in cima (2084 m; 1,30 ore dalla base). 

Discesa: si può percorrere indifferentemente sia la cresta verso est che verso ovest, dipende dalle condizioni di innevamento. Nel primo caso, bisogna percorrere un tratto molto sottile e con placche inclinate (I) che degrada verso Forcella Sestier (1902 m) e poi volgere a destra (sud) per pendii nevosi o ghiaiosi fino ad intercettare il sentiero che sale al Rifugio Semenza. Nel secondo caso bisogna percorrere tutta l'affilata cresta della montagna (I e II), scavalcando il Monte Pianina fino a Forcella Grava Piana donde si gira a sinistra e si scende il ripido canalone che riporta al Pian de le Stele.

Il Pian de le Stele con infondo le punte del Monte Sestier

Il versante sud del Sestier con al centro il canale centrale

Il tratto superiore della gola

VERSANTE OVEST DEL CREP NUDO


Altra bella ascensione invernale, poco significativa se fine a se stessa ma funzionale a raggiungere il crinale dove partono le Rocce Bianche o il Crepòn, la tozza cima con cui parte la lunga cresta delle Rocce Bianche e che presenta un lungo scivolo rivolto verso la valle. Picca e rampini sono sufficienti.

Accesso: dall'uscita dell'autostrada a Ponte nelle Alpi, seguire le indicazioni per l'Alpago e per Pieve d'Alpago. Proseguire per i tornanti fino a Lamosano e da qui per Funes donde si prende la Salita Venal che presenta tratti sterrati e stretti e porta a Casera Crosetta (1166 m) dove si parcheggia. Imboccare la mulattiera che transita presso Casera Venal fino al bivio per il Crep Nudo del sentiero 933 e ci si inerpica lungo il fianco destro (sinistro orog.) della valle fino ad uno slargo dove scendono le grandi pietraie dal Crep Nudo, appena oltre il dosso boscoso che chiude la testata della valle (ore 1,30 da Casera Crosetta).

Salita: abbandonare il sentiero e andare a sinistra, attaccando direttamente il pendio a guisa di canalone che scende dal Crep Nudo (abbastanza vicino alle rocce del Crepon) e risalirlo tutto fino alla cresta sommitale puntando sempre alla cupola della cima (più o meno faticoso a seconda dell'innevamento, 40-45°). Spostarsi a destra e aggirando a sinsitra un salto roccioso (se non è coperto di neve) salire un pendio più ripido e stretto tra due grandi abissi (50°) che va risalito fino alle roccette che formano la cima. Superatele (I) si giunge in vetta (3,30 ore da Casera Crosetta, in estate sentiero nei detriti).

Discesa: il sentiero estivo si mantiene sulla sinistra orografica della valle e scende con una pendenza di 35°-40°, altrimenti per la via di salita.

La valle sopra Casera Crosetta, a sinistra le Rocce Bianche, al centro il Crep Nudo

Verso il Teverone con in primo piano il Crepon

Il pendio che porta alla cresta (non sembra ma pende)

Lo stesso visto dall'alto, qui purtroppo secco, ma solitamente ben coperto di neve


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