VIE NUOVE E RESTAURI
Siamo un gruppo di amici che purtroppo hanno il Morbo di Heck, ossia il vedere linee di salita in ogni piega della roccia. Ci piace aprire vie sulle montagne di casa e renderle almeno un po' fruibili anche se ogni volta ci ripromettiamo di darci una calmata (eeeh, seh!!!).
Nel seguito riporto le realizzazioni di questi anni, compresi i restauri effettuati su vie storiche che abbiamo trovato in stato di completo abbandono. Non sono in ordine cronologico ma di gruppi montuosi.
Man mano che l'attività andava avanti ho cominciato a includere anche le vie che mi mandavano i miei compagni di disavventure, dando vita a questa pagina.
Per quel che mi riguarda: ho praticato l'alpinismo per molti anni, con alti e bassi, nel resto del sito si trova una buona parte di ciò che ho ripetuto nel corso del tempo, almeno le cose più meritevoli.
Le mie vie nuove, ad ora, sono:
- Canalone dell'Improvviso al Ge' del Camp; 700 m; 50°, 1 tratto a 70° + erba e roccette.
- Marisa, Valgadena, 60 m, A2.
- Matteo Marcolin, Covolo di Butistone, 180 m; 6b+ e A2.
- Eterno Ritorno, Campanile Nicola e Sofia, 100 m; 6c+.
- Martin-Mietto, V Torre del Tricorno, 100 m; V+.
- La corda spezzata, Sassolungo di Campetto, 120 m; 6b/A0 o 7b.
- Il Vecio, il Bocia e il Franco; Monte Caina, 55 m; A4.
- Angeli di Chernobyl, Collicello, 800 m; 6b e A1
- Rifacimento del Diedro Pozzo con variante d'uscita, 400 m; 6b e A1.
I restauri terminati ad oggi sono:
- Nostalgia dei rossi tramonti, 60 m; A2;
- Roberta dalle Feste, 180 m; 6a e A2.
L'alpinismo su roccia e ghiaccio è un'attività potenzialmente pericolosa, con rischi ANCHE MORTALI se non praticata con adeguata prudenza e cognizione di causa. Ciò che è descritto più avanti è frutto di considerazioni personali che non hanno alcun valore giuridico, morale, educativo, SI DECLINA OGNI RESPONSABILITA' dell'uso che ne venga fatto. Chi decidesse di intraprendere l'alpinismo lo fa a proprio rischio e pericolo ed è comunque tenuto a rivolgersi a personale qualificato. Gli itinerari descritti sono tra l'altro soggetti a modifiche causate dall'ambiente di cui NESSUNO, nella qui presente disamina, è tenuto in alcun modo a risponderne. Le informazioni qui hanno solo fine illustrativo e NON sono esenti da errori. In questo caso particolare, si parla di nuove vie ALPINISTICHE, NON SOGGETTE AD ALCUNA MANUTENZIONE che devono essere affrontate solo da persone ben consapevoli dei rischi che corrono avventurandosi su itinerari alpinistici.
PICCOLE DOLOMITI
Via Dark Angels: sul Sassolungo di Campetto, aperta in varie riprese da M. Camposilvan e B. Gemo e terminata nel 2020 poco dopo la chiusura per Covid19, è una via sportiva molto difficile e sostenuta ma su ottima roccia lavorata e con appigli taglienti. Ripetuta nel luglio 2020 con me e fatti alcuni ritocchi.
Avvicinamento: da Recoaro per strada fino alla Gabiola, dove la parete è già ben visibile. Seguire la strada delle Malghe fino alla diramazione del sentiero dei Grandi Alberi e al primo grande faggio inoltrarsi per traccia segnalata nel bosco, disagevole, che porta alla base della parete (20 min.). L'attacco è al centro presso un chiodo con cordino sotto una placca bianca (a dx sale il Seme della Follia, come da foto).
Relazione: 5 tiri di corda ben attrezzati a fix un po' distanziati, rispettivamente 6c, 6b, 6a+, 6b e A1, 7a o A0 e 6b.
Discesa: in doppia sulla via, comode e veloci.
Via La Corda spezzata: la terza via al Sassolungo di Campetto. Doveva essere la più facile di un trio di vie sulla dimenticata parete nord di questa cima ma si è rivelata alla apri, anzi anche più dura delle altre, sebbene sia più corta. Anche la discesa è meno veloce e comoda rispetto alle due vicine. Via alpinistico-sportiva che richiede uso di friend e cordini per spuntoni e clessidre. Obbligatorio elevato.
Avvicinamento: da Recoaro per strada fino alla Gabiola, dove la parete è già ben visibile. Seguire la strada delle Malghe fino alla diramazione del sentiero dei Grandi Alberi e al primo grande faggio inoltrarsi per traccia segnalata nel bosco, disagevole, che porta alla base della parete (20 min.). La via attacca alla base del diedro di sinistra che piega obliquo verso un terrazzino (cordino viola).
Relazione: 7 tiri corti, itinerario contorto, rispettivamente 5c (da proteggere), 6b+, 4a, 5a, 6a+/6b, 6c, 5c.
Discesa: in doppia lungo la via, meglio con una corda singola per ridurre il rischio di incagliamento delle corde fino al terrazzone, poi con un'unica calata fino a terra.
Via Eterno Ritorno al Campanile Nicola e Sofia: bellissima via sportiva su ottima roccia, lavorata a tacche e in alcuni punti molto levigata, inserita in un ambiente bucolico molto tranquillo. Ottimamente attrezzata a fix da 10. La torre è stata dedicata a Nicola Tassoni, deceduto sulla Guglia del Milite nel 2012 (vedi post) e Sofia Miller, morta sotto una valanga in Andorra nel 2019. L'apertura ha richiesto un mese a me, Moreno Camposilvan e Bruno Gemo e per questo è un eterno ritorno.
Avvicinamento: da Posina salire la strada del Passo Borcola fino a Contrà Griso dove si parcheggia prima del ponte che porta al paesello (stesso posto in discesa dal passo per chi viene da Trento). Traversare il ponte e raggiungere un sentiero nel bosco e poi girare a sinistra risalendo faticosamente il bosco ripido seguendo bolli gialli fino alla nicchia alla base della torre. Fix con cordino a destra.
Relazione: 6 tiri di corda, utili i friend per il secondo in cui la chiodatura e distanziata. 1) 6c+ o 6b/A0; 2) 6b; 3) 4c; 4) 5c; 5) 5c/6a 6) 4b.
Discesa: in doppia lungo la via.
Via Martin-Mietto: nuova via sulle placche della parete nord della Quinta Torre Occidentale del Tricorno, nel gruppo del Sengio Alto e dedicata agli amici Piero Martin e Gregorio Mietto. La via ha richiesto due puntate decise di me e di Marco Bressanini e il 20 /08/2020 è stata terminata.
Avvicinamento: da Malga Cornetto, lungo la strada dell'Ossario del Pasubio, salire in direzione della falesia Montagna Viva e, poco prima di questa, risalire il Vajo Tricorno fino alla base della torre. attaccare al centro della parete.
Relazione:
Attaccare al centro della parete per roccette, superare un caminetto (IV, 3 fix) e raggiungere la cengia di sosta. 25 m.
Salire la crepa sopra la sosta e traversare a destra per lama (V+, 2 fix) e poi seguire a sinistra la fessura fino a un pianerottolo (fix e cl. vecchia sosta). Alzarsi 2 m a sinistra e raggiungere la sosta più comoda. 20 m.
Salire direttamente la paretina fino al mugo (III, diversi spuntoni), superarlo e raggiungere il fix con maglia rapida alla base del camino JB. 20 m (sosta su un fix ma rafforzabile a friend). Libro di via.
Scalare il pilastrino in mezzo alle due vie di Castagna, inizialmente ben appigliato, poi verticale (A0 o VI+?? Attenzione ad una lastra che suona vuoto, a me ha tenuto ma poi non so, nel dubbio fix vicini). Aggirare a sinistra lo strapiombo e riportarsi sullo spigolo per giungere in vetta. 25 m.
Discesa: proseguire lungo JB o Cortesia, oppure in doppia di 40 m sul lato opposto e poi con 5 calate in doppia nel ripido Vajo per rientrare nel bosco.
Camini della valle delle Prigioni: si tratta di una serie di tetri camini-canali scalati da M. Camposilvan e B. Gemo in annate diverse. Difficoltà fino al VII- e chiodatura rada. Per appassionati del genere. Freschi i estate.
Avvicinamento: scendere dal Pian delle Fugazze verso la Vallarsa e parcheggiare ad uno spiazzo presso una cava all'imbocco della Valle delle Prigioni (qualche km dopo il passo). Seguire il sentierino che s'inoltra nella valle fino a dove si stringe a canyon e si giunge alla base dei camini.
Supercampodavanti: bellissima e difficile via in placca, 5 tiri con chiodatura lunga aperta da B. Gemo e M. Camposilvan a sinistra del grande camino che incide la parete nord. Chiodata a fix, difficoltà fino al 6b+.
Avvicinamento: dal sentiero dei Grandi Alberi, che collega la Gazza a Recoaro Mille, percorrere il lungo e ripido ghiaione fino alla base della Cima Campodavanti e attaccare alla base del grande camino.
Discesa: per tracce di sentiero sul versante opposto fino al Sentiero Milani. Di qui a destra al Passo di Campodavanti e poi giù per il canalone fino al sentiero dei Grandi Alberi.
Suspiria: restauro della ex via Beltrami di Bepi Magrin, interamente a chiodi, con passo di VII. Roccia buona ma a tratti da verificare., Percorre tutto il lungo camino della Cima Campodavanti (vedi sopra).
Guglia del Falcone: angolo impervio della Catena Tre Croci, situata dietro il Sassolungo di Campetto. Sempre M. Camposilvan e B. Gemo.
Cresta della Madonnina: una delle torri a destra della Cima Campodavanti, roccia rotta, in grossi blocchi.
VALSUGANA
Matteo Marcolin: itinerario misto di libera e artificiale aperto nel 2019 da me e Marco Bressanini dopo lunghi lavori di chiodatura al fine di cercare il percorso più arrampicabile sulla lavagna del Covolo di Butistone. Via bella e sostenuta ma solo in parte liberata, ben attrezzata con chiodi a pressione e fix da 10.
Avvicinamento: lungo la statale della Valsugana, in direzione Trento, fermarsi allo spiazzo prima della galleria di San Vito d'Arsiè che porta a Feltre. La parete dista pochi metri, nome alla base.
Relazione: 8 tiri di corda, percorribile in completa arrampicata artificiale. 1) 6b e 4b o A2; 2) fessura a S, 6a o A2; 3) 6b+ o A1 e 3c; 4) A2; 5) 7a o A1/A2; 6) A2; 7-8) in comune con Nico e Nico A1 e 3c.
Discesa: in doppie sulla via e per uno degli itinerari sportivi della parete o per sentiero. Percorrere a sinistra il sentiero nel bosco raggiungendo via Venezia di San Vito che si percorre a sinistra fino ad un rudere presso una sorgente. Attraversare il campo (proprietà privata) ed imboccare il sentiero a bolli rossi che riporta alla galleria (45 min.).
Via Marisa: via breve ma molto interessante che scala una parete di comodo accesso e finisce in una caverna della Grande Guerra. Aperta nel 2017 da F. Sartori, M. Bressanini e dal sottoscritto. Attrezzata in artificiale con chiodi a pressione e fix da 10 per poter utilizzare il cliff-Hanger. Conta alcune ripetizioni.
Avvicinamento: si percorre la riva destra del Brenta in Valsugana fino a Giara Modon, tra San Gaetano e San Marino e si parcheggia presso l'impianto di una cava di ghiaia. Si sale per la stradina sul fondo verso la cupa e stretta Valgadena e la si segue fino ad arrivare in corrispondenza della parete dove un ometto di sassi segna l'attraversamento del torrente (20 min.). Di qui in breve all'attacco, nome alla base.
Relazione: 1) salire il muro seguendo i chiodi e i fix con diversi passi su cliff, A2; 2) salire lungo i fix fino alla grotta di guerra, A1.
Discesa: con una doppia da 50 m direttamente alla base.
Via Eugenio Battaglia: pur non essendo una nostra creazione, questa splendida via di Carlo Zonta e A. Segalin del 1976 giaceva in uno stato di trascuratezza, per quanto avesse ancora qualche estimatore. L'abbiamo così richiodata e pulita dal muschio nel 2017 con la volontà di valorizzare un po' una struttura rocciosa davvero meritevole.
La Eugenio Battaglia è la via in rosso.
Avvicinamento: percorrere la statale della Valsugana in direzione Trento fino allo spiazzo prima della galleria di San Vito d'Arsiè per Feltre e parcheggiare. Attraversare lo svincolo davanti alla galleria e scendere sulla stradina con attrezzature ANAS e ad un buco nella vegetazione con bollo rosso e ometti seguire la traccia che va alla parete (10 min.).
Relazione: 1) 7a o 5a e A1; 2) 6c o 5b e A1; 3) 4a e A1 o 6b; 4) 5a e A2 o 6a; 5) facile rampa erbosa e imboccare il diedro con vecchi spit; 6) 5a e A2 o 6a+. Il primo tiro è evitabile per la variante Wie Gehts al terzo bollo a destra dell'attacco, 6a.
Falesia del Covolo di Butistone: si tratta di una falesia che sorge lungo la fascia basale del Covolo di Butistone che presenta tiri sia in libera che in artificiale per impratichirsi in tale disciplina e che come al solito versava in uno stato di abbandono. Abbiamo quindi preso le redini della situazione e restaurato la falesia con l'aggiunta di 3 tiri nuovi in artificiale moderno.
Il settore in libera rimane accessibile tramite una corda fissa e una traccia scivolosa ed è appannaggio di un gruppo di amici che mantengono i tiri di arrampicata libera e di recente ne è stato aggiunto uno.
I nostri monotiri sono (E sta per "chiodi a espansione, ossia fix"):
- ripulitura e richiodatura del primo tiro di Sergio Lovadina, 28 m; 5a e A2E (ma salibile fino a 6a/6b e A2E sul tetto);
- richiodatura del primo tiro di Roberta dalle Feste, 30 m; A2E e 5c (liberato con difficoltà di 7a a destra dei fix del tetto ma è stato tolto l'ancoraggio di protezione perché malridotto).
- richiodatura del monotiro 4, 15 m; A2E.
- un nuovo monotiro appena destra della partenza di Nico e Nico che richiede passi su ganci, 15 m; A1+.
- un nuovo tiro appena a destra della partenza di Matteo Marcolin con molti passi su ganci precari, 15 m; A2+.
- primo tiri di Matteo Marcolin, 15 m; A1+.
Roberta dalle Feste: bella via del Berto che risale al 1978 e come tale era rimasta. Il materiale trovato sulla via era vario: da un tentativo di spittatura fatto al primo tiro che l'aveva reso di fatto impercorribile a chiodi e soste talmente posticci da essere un miracolo che restassero conficcati nella roccia. In alcune riprese tra il 2017 e il 2023-24 abbiamo rinforzato tutta la via ottenendo un magnifico itinerario di media difficoltà lungo placche di un liscio impressionante, pance e un tetto proprio all'inizio. Molti passi sono su materiale originale, idoneo alla sola progressione ma in buono stato, il resto è a fix.
Avvicinamento: lungo la statale della Valsugana, in direzione Trento, fermarsi allo spiazzo prima della galleria di San Vito d'Arsiè che porta a Feltre. La parete dista pochi metri, nome alla base.
Relazione: 1) 5c (A1) e A2; 2) A1 e 5b; 3) A1+; 4) 4b; 5) 5b/c; 6) A2 e 5a; 7) A1+; 8) A2; 9) 6a; 10) 6a.
Discesa: in doppie sulla via e per uno degli itinerari sportivi della parete o per sentiero. Percorrere a sinistra il sentiero nel bosco raggiungendo via Venezia di San Vito che si percorre a sinistra fino ad un rudere presso una sorgente. Attraversare il campo (proprietà privata) ed imboccare il sentiero a bolli rossi che riporta alla galleria (45 min.).
Nostalgia dei rossi tramonti: bell'itinerario atletico aperto in solitaria da Daniele Lira nel 1984 e abbandonato completamente tanto da diventare molto pericoloso. Richiodato a più riprese da me e da Marco Bressanini e Franco Sartori tra il 2017 e il 2018, supera direttamente due grandi tetti e una fascia strapiombante, partendo dal fondo della grande grotta alla base della Parete Fredda di Tezze.
La parete Fredda alle prime lucu con a sx il grande tetto.
Avvicinamento: percorrere la statale della Valsugana fino a Tezze ed entrare in centro al piccolo paese, la parete è sempre ben visibile. Percorrere via Nazionale fino a poco prima del piccolo bar dove si svolta a destra in salita fino a quando la strada, presso un giardino privato, diventa cementata (domandare il permesso). Salire per la strada fino ad un sentierino a bolli gialli che a sinistra porta in breve alla parete. Attaccare nel fondo della grotta (nome alla base, 10 min.).
Relazione: 1) 30 m; A2E; 2) 8 m; A2E; 3) 15 m; A1E.
Discesa: in doppia lungo la via.
Il Vecio, il Bocia e il Franco: nuova via in artificiale moderno aperta tra l'1/04 e il 10 /04 del 2023 da me e M. Bressanini sulla dimenticata Parete di Campese, sotto il Monte Caina. La roccia è accettabile, suddivisa in grossi blocchi che formano crepe e fessure. Non è un itinerario per principianti, posizionare male gli ancoraggi significa spiattellarsi a terra o sugli alberi. Portare 3 Pecker (1 da 3, 2 da 2), una serie di friend da 0.2 a 4, hook di tutte le dimensioni, dadi per strozzare i rivetti.
Avvicinamento: sulla strada della desta Brenta, parcheggiare accanto alla chiesa di Campese (campi da calcio e cimitero), poi ritornare sulla strada principale, attraversarla e imboccare la stradina subito di fronte che si segue fino a un torrente. Piegare a sinistra costeggiando il torrente e oltrepassando una chiusa fino a un campetto ben tenuto. Andare a destra per una traccia tra i rovi e incrociare il sentiero Chemin che viene da destra (si evitano pe proprietà private). Seguire il sentiero a sinistra fino a un pianoro (ometto) e tenere la traccia bassa (bolli rossi) che conduce alla base della parete attraversando 2 ghiaioncelli. Traversare a sinistra per tracce fino al pilastro sinistro della parete; attaccare appena a destra dello spigolo da un albero che sbuca dalla parete rocciosa (20 min. dal cimitero).
Angeli di Chernobyl: terminata nel Dicembre 2023, questa via è quella in cui abbiamo dato di più in assoluto, come fatica, rischi, materiale, tempo, incazzature e correzioni. Tracciata al centro dell'immensa parete di Collicello alla ricerca delle zone più arrampicabili ed evitando i temibili quanto apparentemente bonari boschetti che la infestano, serbatoi di sassi pronti a svuotarsi sui pirloni che ci passano sotto. La roccia è per il 75% ottima, molto compatta e lavorata, un 10% più andante e con delle croste da saggiare e un 15% agghiacciante, che ha richiesto un grande lavoro di pulizia per essere accettabile ma che ancora richiede molta cautela (e no, non è nel giallo purtroppo). Buona chiodatura, da integrare con protezioni veloci e numerosi tratti artificiali, difficoltà costanti di 6a+/6b e A1 per 25 tiri. I miei auguri migliori ai coraggiosi che la ripeteranno.
BRENTA
Emozioni d'autunno: nuova via dell'amico Franco Sartori, aperta in solitaria nell'estate del 2022.. Ben chiodata, per la ripetizione portare La via è sufficientemente chiodata le soste sono su 1 ch e 1 fix portare
N.D.A. + una serie di friend 2 corde per il rientro in corda doppia.
Avvicinamento: Dal paese di Tuenno in Val di Non,si percorre la strada per la Val di
Tovel fino al Albergo Capriolo. Munirsi di permesso per il transito sulla forestale
presso l’albergo per poi proseguire sulla destra seguendo le indicazioni per Malga
Tuena fino al divieto. Salire per il sentiero in direzioine della Malga per proseguire
seguendo le indicazioni per la Val Gelada seguendo il sentiero si oltrepassano degli
alpeggi arrivando in vista della Val Pestacavre che sale sulla nostra destra in
prossimità della parete che resta sopra ad un pendio di grossi sassi riconoscibile
dalla foto.(ore 1/1.15 circa).
Discesa: In corda doppia lungo la via soste attrezzate.
Passione infinita: alta via del Franco Sartori, aperta in solitaria sempre nel 2022.
Avvicinamento: Dal campo sportivo di Cavedago prendere la forestale per Malga Dagnola Bassa segnavia
n353.Percorrerla fino al tornante con bivio per Malga Spora ,segnavia n 301(in circa 50 minuti).(Si può raggiungere
questo punto in auto richiedendo al Comune di Cavedago il permesso di transito numero di telefono 0461 654213)
Seguire il sentiero che costeggia il ripido fianco nord della Cima Dagnola sotto a delle paretine rocciose, dopo circa 30
minuti di cammino si giunge sotto la parete seguire il sentiero in piano in vista di un canalone raggiunto il punto dove
il sentiero si allontana e sale abbandonarlo e portarsi all’imbocco del canalone erboso salirlo oltrepassando una zona
di roccie strapiombanti continuare a salire fin dove il canalone diventa ghiaioso in vista dell’evidente diedro sbarrato
in alto da un vistoso tetto. All’attacco clessidra e chiodo in alto evidenziati con cordone.(ore 50 minuti circa).
Discesa: Dall’ultima sosta su pianta con 1 corda doppia si raggiungono le calate attrezzate della “Via Fisioterapia
D’urto” raggiunto il canalone scendere per ripercorrere il sentiero di accesso.
Compact Rock: il nome dice tutto. Fresca d'estate perché esposta a nord. sempre di Franco Sartori, da solo, nell'estate del 2022.
Avvicinamento: : Dal Campo sportivo di Cavedago prendere la forestale per Malga Dagnola bassa segnavia
n353.Percorrerla fino al tornante con bivio per Malga Spora, segnavia n 301( in circa 50 minuti).(si può raggiungere
questo punto in auto richiedendo al Comune di Cavedago il permesso di transito numero di telefono 0461
654213).Seguire il sentiero che costeggia il ripido fianco nord della Cima Dagnola sotto a delle paretine rocciose,
appena la parete si fa ampia si è giunti all’attacco.(30 minuti circa). Giunti ad una targhetta in memoria di un ragazzo scomparso si nota un chiodo con cordone in alto a sinistra
ed in alto sempre verso sinistra le varie protezioni. Pochi metri a destra attacca una via di salita da parte di Danilo
Cavosi NB seguire bene la relazione per che in più punti per qualche metro scorrono molto vicine.
ALPAGO
Canalone dell'improvviso al Gè del Camp: canale percorso per la prima volta nell'aprile del 2016 da me e Marco Bressanini in condizioni disperate mentre tentavamo di fare l'anello delle Due Forcelle sopra Casera Ditta. Dotati di attrezzatura inadeguata ci siamo aperti la strada dapprima lungo un pendio nevoso a forma di imbuto inclinato tra i 45° e i 70° e poi per bosco e roccette cercando il percorso migliore. In condizioni invernali ottime (con abbondante innevamento consolidato e temperature rigide) potrebbe avere un certo interesse.
Avvicinamento: dalla diga del Vajont percorrere la strada che attraversa la frana e raggiungere Pineda, oltrepassarla, attraversare una galleria ed imboccare la stradina che sale alle case nella stretta Val Lagaria e cercare posteggio. Imboccare il bosco nei pressi di una curva con spiazzo dove scorre un torrentello.
Relazione: salire nel bosco deviando a destra e salendo lungamente una dorsale fino a scavallare nel canale parallelo al ruscello sulla destra (lo si imbocca qui a monte di una goulotte stretta e con salti). Salirlo sempre sul fondo, a volte erboso, a volte franoso e con passi di roccia (II) fino ad un salto di circa 15 m su erba verticale. Lo si aggira a sinistra nel bosco e si prosegue per il canale fino ad un secondo salto che si può scalare (III) o aggirare ancora a sinistra per bosco molto ripido. Si arriva ad una conca donde si prosegue nel canale che aumenta la pendenza (al nostro passaggio la neve arrivava qui) fino al catino sommitale dove si affronta un ripido collo di bottiglia (70°) e poi bosco molto ripido (50°) e si sbuca sulla cresta a poca distanza dalla forcella donde scende il sentiero diretto a Forcella Col del Pin.
Discesa: conviene scendere a Forcella col del Pin per sentiero segnato e da qui per sentiero ripido fino a Casera Ditta e da qui a Pineda. Rientro lungo ma non difficile, assolutamente sconsigliato il rientro per il sentiero che tramite il Camp scende diretto a Casera Ditta: mal segnato, ripido e con tratti esposti da viàz.
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