Il Gruppo del Carega
Il Gruppo del Carega è il culmine dei monti Lessini e culmina con la Cima Carega (2259 m) che sorge esattamente al centro del massiccio. E' un massiccio di montagne molto noto agli escursionisti e che io ho frequentato e tutt'ora frequento da tantissimi anni, accorgendomi che poche persone lo conoscono veramente.
Il massiccio è diviso in diversi sottogruppi:
- La Catena delle Tre Croci: che si estende dal Passo Pelagatta (1876 m) fino agli abitati di Zovo e Bertoldi più a sud, dove s'innalzano poi i Monti Lessini veri e propri. Essa culmina con il Monte Zevola (1976 m) ed è solcata da numerosi canaloni, detti Vaji, che sono una meta privilegiata per l'alpinismo invernale. A ciò si aggiungono anche vie alpinistiche come come le vie sportive al Sassolungo di Campetto o le ben più difficili alla Cima Campodavanti o al Mesole, tutte in ambiente selvaggio.
- Altopiano della Lessinia: vero cuore di questo settore delle prealpi, formato da colline verdeggianti e di media attorno ai 1500, culmina con la Cima Trappola (1865 m) e confina col Carega al Passo Pertica (1530 m) da cui scende una selvaggia valle che arriva ad Ala in Val Lagarina (Val d'Adige).
- Nodo Centrale: è il punto culminante di tutto il massiccio, sul cui incrocio delle creste spartiacque sorge la Cima Carega (2259 m) con annesso il rifugio Fraccaroli (2239 m), meta ambita da escursionisti di tutte le stagioni e che viene raggiunto da ben tre ferrate: la Ferrata Campalani che sale la parete sud della Cima Carega, corta ma impegnativa, il Sentiero Attrezzato Pojesi che sale il versante sud-ovest dal Passo Pertica e la Ferrata Biasin che sale la verticale parete della Cengia di Pertica e da cui si può proseguire per il sentiero delle creste, che tocca tutte le quote del lungo crinale che prosegue oltre il Passo Pertica fino al Rifugio Fraccaroli. Il lato nord, rivolto alla Vallarsa, è invece percorso da orridi canaloni di cui il più lungo e famoso è il Vajo dei Colori, gola lunga circa 1000 m che parte direttamente dalla strada delle Siebe e sale nei pressi del Rifugio Fraccaroli. Tutto il versante settentrionale è molto selvaggio e composto da una foresta di guglie di tutte le dimensioni, le vette più spiccate sono: la Punta di Mezzodì (1858 m); le Punte dei Camosci (2026 m) e il Molare (2180 m).
- Il gruppo del Fumante: trae il nome dal fatto che è quasi sempre percorso dalle nebbie in risalita dalle valli sottostanti. Il massiccio culmina con il Monte Obante (2067 m) e forma due possenti anfiteatri rocciosi verso nord-est: il Giaròn dea Scala e il Piazzale SUCAI. Anche questo gruppo è formato da una miriade di guglie di tutte le dimensioni, percorse da vie alpinistiche di tutte le difficoltà, alcune molto famose, come la Diretta alla Guglia GEI (180 m, III+), e tra le guglie scendono numerosi canaloni di ogni difficoltà per l'alpinismo invernale. Il massiccio si estende tra la Sella del Rotolòn a est, il Passo Pelagatta ad ovest e la Bocchetta dei Fondi a nord-ovest.
- Il nodo del Cherle: gruppo di montagne isolato e selvaggio che sorge a nord-est della Cima Carega e culmina con la Cima Posta (2210 m), situata in un ameno acrocoro di ghiaie a nord del punto culminante. Sul versante nord-est sorgono strutture rocciose importanti, attorno all'impluvio principale del Vallon dei Cavai, come la Pala dei Tre Compagni, il Campanile Cherle ed il Castello del Cherle, percorso dagli itinerari alpinistici più lungi e selvaggi dell'intera Lessinia, come il Vajo dell'Uno, l'Orrido Nord, il Gran Diedro, la fessura Delia ed altri, completamente dimenticati, visto anche il lungo avvicinamento da Obra in Vallarsa.
- Catena del Coni-Zugna: è il ramo più settentrionale del gruppo, di interesse escursionistico per le vestigia della Prima Guerra Mondiale, che culmina con la vetta del Monte Zugna (1857 m), dove è situato il Passo Buole (1475 m) detto le Termopili d'Italia.
La foto è una panoramica del gruppo del Carega visto dal Passo di campogrosso a nord-est.
In questa foto si può invece apprezzare il Piazzale SUCAI (a sinistra) e il Giaròn dea Scala (al centro) con le guglie del Fumante che li attorniano.
Qui si può ammirare il Nodo Centrale puntando direttamente verso al Cima Carega. Il Nodo del Cherle rimane spostato a destra e nascosto dalla cresta, per rimirarlo bisogna salire fino al Vallon dei Cavai da Obra.
La Catena Tre Croci dal Passo di Campogrosso, tra Cima Marana e il Gramolòn.
Il Cherle visto dalle Giare Larghe. Il Vallon dei Cavai rimane a sinistra.
ARRAMPICATA
Qui si può ammirare il Nodo Centrale puntando direttamente verso al Cima Carega. Il Nodo del Cherle rimane spostato a destra e nascosto dalla cresta, per rimirarlo bisogna salire fino al Vallon dei Cavai da Obra.
La Catena Tre Croci dal Passo di Campogrosso, tra Cima Marana e il Gramolòn.
Il Cherle visto dalle Giare Larghe. Il Vallon dei Cavai rimane a sinistra.
ARRAMPICATA
Per quanto concerne l'arrampicata sia su ghiaccio che su roccia, il gruppo presenta una vastissima varietà. L'arrampicata su ghiaccio è descritta dettagliatamente in "Vajo che passione" di Tarcisio Bellò, giunto alla seconda edizione aggiornata e a cui si rimanda per l'alpinismo invernale. Se non fosse disponibile per l'acquisto è consultabile anche presso le biblioteche della zona o al Rifugio Campogrosso.
Per la roccia invece non esiste ancora per ora un'edizione onnicomprensiva della vasta zona, si procederà pertanto per sottogruppi.
CATENA DELLE TRE CROCI
E' la lunga catena, vedi foto, che parte dalla zona di Recoaro Mille e si aggancia alla Lessinia vera e propria.
La catena è servita da:
- Rifugio Bepi Bertagnoli (1225 m), situato alla testata della Valle del Chiampo e raggiungibile in macchina.
- Rifugio Valdagno (1076 m), sito a Recoaro Mille e collegato al seguente tramite la strada delle malghe.
- Rifugio Cesare Battisti alla Gazza (1265 m), raggiungibile in macchina da Recoaro seguendo le indicazioni.
- Rifugio Pompeo Scalorbi (1767 m), eretto poco sotto il Passo Pelagatta che mette in comunicazione la Val d'Illasi con la Valle dell'Agno, facilmente raggiungibile dal Battisti.
Sassolungo di Campetto: è la prima struttura che si incontra procedendo da sud a nord, rivolto a nord sopra le Casere Asnicar di Recoaro Mille. Sorge caratteristico con un bel pilastro sotto il Monte Campetto.
Via Dark Angel: di M. Camposilvan e B. Gemo nel 2019. 150 m; 7a max; 6b+ obbl.
Via il seme della follia: di M. Camposilvan e B. Gemo nel 2017. 150 m; 6c+. Al centro della parete.
Via Boschetti-Zaltron: M. Boschetti e F. Zaltron nel 1953 lungo il pilastro nord. 180 m; VI e A3.
Via Stecca-Spanevello: di C. Stecca e A. Spanevello nel 1973 che cerca un percorso indipendente lungo il pilastro ma ricalca il precedente itinerario.
Esiste anche una poco nota via sportiva di alta difficoltà parallela agli itinerari precedenti.
Guglia Italo Soldà: piccolo contrafforte accanto al Sassolungo, scalato nel 2002 da G. Bisson, compagna e Bepi Magrin per lo spigolo est. 70 m; V+, 1 pp. VII+.
Cima Campodavanti: importante rilievo della catena di forma piramidale che presenta a nord un'alta parete baranciosa.
Via Suspiria: rifacimento della vecchia via di Bepi Magrin del 1979 "G. Beltrami" da parte di M. Camposilvan e co. nel 2011. Segue il grande camino centrale. 320 m; VI e 1pp. VII.
Camino nord: aperto da F. Bertoldi e B. Fracasso nel 1929, lungo la marcata gola nord, a destra della precedente. 350 m; IV.
Via Supercampodavanti: via sportiva di M. Camposilvan e B. Gemo aperta in più riprese che corre sulle placche a sinistra del canale di Suspiria. 250 m indipendenti; 6b.
Cresta nord: primo itinerario sulla montagna di B. Fracasso e A. Pizzolato nel 1925 lungo la cresta tra le due gole; abbandonato. 300 m; III.
Piramide Gabelle: robusta cima triangolare nella massa della Cima Rodecche, la punta appena a nord-ovest della Cima Campodavanti. Il punto culminante di quest'ultima è costituito dalla Torre Soldà, di roccia friabilissima.
Spigolo nord: di M. Camposilvan e co. sale un tratto di parete nord e poi l'affilata cresta. 200 m; V+ e 1pp. VI.
Cima del Mésole: altra imponente piramide che presenta a nord un'alta parete baranciosa con due vie interessanti.
Via Frizzo-Verza: di G. Frizzo e F. Verza nel 1931 segue all'incirca il grande colatoio al centro della parete per una logica successione di camini. 350 m: IV+.
Via delle streghe: di M. Camposilvan e co. nel 2013. segue una linea di diedri a destra della precedente e prosegue fino in vetta. 400 m; VI+.
Bella Lasta: cima rocciosa ben riconoscibile per l'ampia pala rocciosa rivolta a Recoaro.
Spigolo nord: percorso la prima volta da G. Soldà e A. Sudiro nel 1934. 230 m; IV.
Via Camposilvan-Gemo: di M. Camposilvan e B. Gemo del 2010, corre parallela alla precedente e non si può dire di quanto se ne discosti. 230 m; IV e 1pp VI+.
Via Aldighieri-Serafini: aperta da questi nel 1926 lungo la parete nord su roccia discreta. 280 m; IV.
La Salbanara: cima gemella della precedente ed un po' meno marcata.
Via Lupi Grigi: itinerario moderno della guida F. Spanevello con D. e R. Corà e M. Filotto nel 2008. 250 m.
Via Cani Sciolti: nuovamente la guida F. Spanevello e co. nel 2009. Difficoltà simili alla precedente con cui è in comune l'uscita. 250 m.
Monte Gramolòn: è la terza elevazione della catena e anche la più articolata dal punto di vista arrampicatorio. Lungo le pareti della Valle del Chiampo sono state tracciate le ferrate Viali e Ferrari, brevi ma impegnative, accessibili in pochi minuti dal Rif. Bertagnoli.
Vajo sud: via di roccia di E. Cipriani e R. Zola lungo il canalone che chiude a destra (sud) la massa dell'avancorpo del Gramolòn. Attrezzato a fix. 300 m, IV+.
Torre del sentiero: si tratta della torretta che incombe sulle passerelle del sentiero che sale a Passo Ristele, con una via di E. Cipriani e G. Sestilli. 80 m; da III a V/A0.
Punta Emanuela: torretta sita davanti alla precedente e più piccola. Scalata da Cipriani, Nicoletti e Piovan. 50 m; V/A0.
Via Vale 46: itinerario di E. Cipriani, Miglioranzi e Speri che sale per diedri accanto alla ferrata Viali. 180 m; fino al V+.
Cresta della Quinta Occidentale: di Cipriani, Piovan e Sestilli, percorre lo spigolo dell'affilata punta che fiancheggia a sinistra la ferrata. 100 m; IV+.
Colatoio sud-ovest: è il canalone che chiude a destra il Pilastro Milani, percorso da Cipriani, Piovan e Felisi. 180 m; V.
Pilastro Milani, camino centrale: si tratta del grosso pilastro friabile tagliato da fessure che si erge ad ovest del Gramolòn, la ruga centrale è di Cipriani e Piovan. 100 m; V+.
Vajo di Giano: l'ultimo vajo del monte a nord, nella testata della Valle del Chiampo, di Cipriani e Piovan. 300 m; da III a V/A0.
Sul Pilastro Milani è stata tracciata una nuova via sconosciuta lungo uno dei camini; tutti gli itinerari menzionati sono dei primi anni 2000.
Guglia del Gramolòn: ardito pinnacolo che sorge sul lato nord della cima, nella zona dei vaji.
Parete sud: è la via dei primi salitori, R. Milani e F. Calcinai nel 1946, su roccia molto friabile e lungo gli evidenti diedri della parete sud. 200 m; III e IV.
Monte Laghetto: è una sommità boscosa che precipita in Valle del Chiampo con una scoscesa parete di roccia friabilissima, è solcata al centro da un canale.
Gola est: è il canalone che taglia la parete rocciosa, salito da Cipriani e Felisi per un itinerario a fix. 200 m; V+.
Campanile della Scagina: caratteristica torre che si distacca dal Monte Laghetto verso il Passo della Scagina, valico sul sentiero tra la Valle del Chiampo e la Val Frasèle, lungo il sentiero del Passo Ristele.
Via Cipriani-Felisi: segue l'imbuto levigato dove il campanile si salda al Monte Laghetto e poi piega a destra alla vetta, a fix. 150 m; V/A0.
Via fragile esistenza: di Brighente, Gianesin, Bottegai e Dal Cero, sale su roccia rotta al centro della parete est. 90 m; VI/A0 o VII.
Via Pastorello-Bruni: breve ma intensa lungo la parete nord del campanile, lungo il lato più strapiombate e su roccia friabile. 40 m; VII.
Monte Zévola-Cima Tre Croci: complesso monumentale e punto culminante della catena. Il lato nord è solcato da profondi vaji, tra i più frequentati della zona, e da una pala rocciosa molto ampia ma di roccia friabile, il lato sud è boscoso. Si riportano gli itinerari a titolo informativo.
Via Tognolo-Cortiana-Bernardi: del 1964 lungo la parete est di Cima Tre Croci. 350 m; V e tratto di VI. I detti in discesa aprirono una via di calata sul lato sinistro, quasi alla congiunzione col Monte Zévola.
Via Fragile Esistenza: a più riprese M. Camposilvan e B. Gemo fino al 2019. Si svolge al centro della parete su roccia molto friabile ma con ottima chiodatura. 400 m; V+ e pp. VI+.
Via Soldà-Caliari: del 1931 e di incerta individuazione, sale lungo il margine destro della parete est partendo da un camino. 400 m; IV e roccia friabile.
Via Massignani-Nardon: sale il pilastro nord che incombe sul Sasso delle Molesse. Del 1945, non c'è relazione. 250 m; V.
Guglia del Rifugio: grossa piramide che continua la parete di Cima Tre Croci, chiamata così per il vicino Rifugio Battisti.
Via Fornasa-Sandri: aperta nel 1934, è la prima via alla torre lungo il marcato diedro sulla parete est. 200 m; IV.
Via Ceron-Pitassi-Garbin: del 1956, sita subito a sinistra della precedente. 200 m; IV.
Sasso delle Molesse: piramide rocciosa che incombe sul Passo Tre Croci e che presenta a nord una levigata parete.
Via del diedro: di O. Menato e G. Zanuso nel 1934, sale il grande diedro che s'innalza dal canalone nord. 200 m; IV.
Spigolo est: C. Baldi ed E. Ravelli il 1/7/1934, 200 m; III e IV.
Via Sandri-Fornasa: aperta nel giugno del 1934 ed è uno dei capolavori di B. Sandri, il fuoriclasse vicentino perito sulla nord dell'Eiger. Sale al centro la parete est. 250 m; V e tratto centrale VI.
Via Zanrosso-Tommasi: sale a destra della precedente e in parte sullo spigolo nord-est. Del 1973. 250; da III a VI su roccia friabile.
Monte Plische: ultima vetta della prima del Passo Pelagatta. Presenta al Rifugio Scalorbi dei pilastri rocciosi con brevi itinerari.
Via Hale-Bopp: di Lucchi e Oliboni, sale al pilastro più piccolo detta Punta Decisione, a destra rispetto al rifugio. 120 m; VI+.
Via Piccola pera: degli stessi allo sperone più alto e centrale. 180 m; VI/A2.
Via Stecca-Spanevello: di C. Stecca e A. Spanevello nel 1973 che cerca un percorso indipendente lungo il pilastro ma ricalca il precedente itinerario.
Esiste anche una poco nota via sportiva di alta difficoltà parallela agli itinerari precedenti.
Guglia Italo Soldà: piccolo contrafforte accanto al Sassolungo, scalato nel 2002 da G. Bisson, compagna e Bepi Magrin per lo spigolo est. 70 m; V+, 1 pp. VII+.
Cima Campodavanti: importante rilievo della catena di forma piramidale che presenta a nord un'alta parete baranciosa.
Via Suspiria: rifacimento della vecchia via di Bepi Magrin del 1979 "G. Beltrami" da parte di M. Camposilvan e co. nel 2011. Segue il grande camino centrale. 320 m; VI e 1pp. VII.
Camino nord: aperto da F. Bertoldi e B. Fracasso nel 1929, lungo la marcata gola nord, a destra della precedente. 350 m; IV.
Via Supercampodavanti: via sportiva di M. Camposilvan e B. Gemo aperta in più riprese che corre sulle placche a sinistra del canale di Suspiria. 250 m indipendenti; 6b.
Cresta nord: primo itinerario sulla montagna di B. Fracasso e A. Pizzolato nel 1925 lungo la cresta tra le due gole; abbandonato. 300 m; III.
Piramide Gabelle: robusta cima triangolare nella massa della Cima Rodecche, la punta appena a nord-ovest della Cima Campodavanti. Il punto culminante di quest'ultima è costituito dalla Torre Soldà, di roccia friabilissima.
Spigolo nord: di M. Camposilvan e co. sale un tratto di parete nord e poi l'affilata cresta. 200 m; V+ e 1pp. VI.
Cima del Mésole: altra imponente piramide che presenta a nord un'alta parete baranciosa con due vie interessanti.
Via Frizzo-Verza: di G. Frizzo e F. Verza nel 1931 segue all'incirca il grande colatoio al centro della parete per una logica successione di camini. 350 m: IV+.
Via delle streghe: di M. Camposilvan e co. nel 2013. segue una linea di diedri a destra della precedente e prosegue fino in vetta. 400 m; VI+.
Bella Lasta: cima rocciosa ben riconoscibile per l'ampia pala rocciosa rivolta a Recoaro.
Spigolo nord: percorso la prima volta da G. Soldà e A. Sudiro nel 1934. 230 m; IV.
Via Camposilvan-Gemo: di M. Camposilvan e B. Gemo del 2010, corre parallela alla precedente e non si può dire di quanto se ne discosti. 230 m; IV e 1pp VI+.
Via Aldighieri-Serafini: aperta da questi nel 1926 lungo la parete nord su roccia discreta. 280 m; IV.
La Salbanara: cima gemella della precedente ed un po' meno marcata.
Via Lupi Grigi: itinerario moderno della guida F. Spanevello con D. e R. Corà e M. Filotto nel 2008. 250 m.
Via Cani Sciolti: nuovamente la guida F. Spanevello e co. nel 2009. Difficoltà simili alla precedente con cui è in comune l'uscita. 250 m.
Monte Gramolòn: è la terza elevazione della catena e anche la più articolata dal punto di vista arrampicatorio. Lungo le pareti della Valle del Chiampo sono state tracciate le ferrate Viali e Ferrari, brevi ma impegnative, accessibili in pochi minuti dal Rif. Bertagnoli.
Vajo sud: via di roccia di E. Cipriani e R. Zola lungo il canalone che chiude a destra (sud) la massa dell'avancorpo del Gramolòn. Attrezzato a fix. 300 m, IV+.
Torre del sentiero: si tratta della torretta che incombe sulle passerelle del sentiero che sale a Passo Ristele, con una via di E. Cipriani e G. Sestilli. 80 m; da III a V/A0.
Punta Emanuela: torretta sita davanti alla precedente e più piccola. Scalata da Cipriani, Nicoletti e Piovan. 50 m; V/A0.
Via Vale 46: itinerario di E. Cipriani, Miglioranzi e Speri che sale per diedri accanto alla ferrata Viali. 180 m; fino al V+.
Cresta della Quinta Occidentale: di Cipriani, Piovan e Sestilli, percorre lo spigolo dell'affilata punta che fiancheggia a sinistra la ferrata. 100 m; IV+.
Colatoio sud-ovest: è il canalone che chiude a destra il Pilastro Milani, percorso da Cipriani, Piovan e Felisi. 180 m; V.
Pilastro Milani, camino centrale: si tratta del grosso pilastro friabile tagliato da fessure che si erge ad ovest del Gramolòn, la ruga centrale è di Cipriani e Piovan. 100 m; V+.
Vajo di Giano: l'ultimo vajo del monte a nord, nella testata della Valle del Chiampo, di Cipriani e Piovan. 300 m; da III a V/A0.
Sul Pilastro Milani è stata tracciata una nuova via sconosciuta lungo uno dei camini; tutti gli itinerari menzionati sono dei primi anni 2000.
Guglia del Gramolòn: ardito pinnacolo che sorge sul lato nord della cima, nella zona dei vaji.
Parete sud: è la via dei primi salitori, R. Milani e F. Calcinai nel 1946, su roccia molto friabile e lungo gli evidenti diedri della parete sud. 200 m; III e IV.
Monte Laghetto: è una sommità boscosa che precipita in Valle del Chiampo con una scoscesa parete di roccia friabilissima, è solcata al centro da un canale.
Gola est: è il canalone che taglia la parete rocciosa, salito da Cipriani e Felisi per un itinerario a fix. 200 m; V+.
Campanile della Scagina: caratteristica torre che si distacca dal Monte Laghetto verso il Passo della Scagina, valico sul sentiero tra la Valle del Chiampo e la Val Frasèle, lungo il sentiero del Passo Ristele.
Via Cipriani-Felisi: segue l'imbuto levigato dove il campanile si salda al Monte Laghetto e poi piega a destra alla vetta, a fix. 150 m; V/A0.
Via fragile esistenza: di Brighente, Gianesin, Bottegai e Dal Cero, sale su roccia rotta al centro della parete est. 90 m; VI/A0 o VII.
Via Pastorello-Bruni: breve ma intensa lungo la parete nord del campanile, lungo il lato più strapiombate e su roccia friabile. 40 m; VII.
Monte Zévola-Cima Tre Croci: complesso monumentale e punto culminante della catena. Il lato nord è solcato da profondi vaji, tra i più frequentati della zona, e da una pala rocciosa molto ampia ma di roccia friabile, il lato sud è boscoso. Si riportano gli itinerari a titolo informativo.
Via Tognolo-Cortiana-Bernardi: del 1964 lungo la parete est di Cima Tre Croci. 350 m; V e tratto di VI. I detti in discesa aprirono una via di calata sul lato sinistro, quasi alla congiunzione col Monte Zévola.
Via Fragile Esistenza: a più riprese M. Camposilvan e B. Gemo fino al 2019. Si svolge al centro della parete su roccia molto friabile ma con ottima chiodatura. 400 m; V+ e pp. VI+.
Via Soldà-Caliari: del 1931 e di incerta individuazione, sale lungo il margine destro della parete est partendo da un camino. 400 m; IV e roccia friabile.
Via Massignani-Nardon: sale il pilastro nord che incombe sul Sasso delle Molesse. Del 1945, non c'è relazione. 250 m; V.
Guglia del Rifugio: grossa piramide che continua la parete di Cima Tre Croci, chiamata così per il vicino Rifugio Battisti.
Via Fornasa-Sandri: aperta nel 1934, è la prima via alla torre lungo il marcato diedro sulla parete est. 200 m; IV.
Via Ceron-Pitassi-Garbin: del 1956, sita subito a sinistra della precedente. 200 m; IV.
Sasso delle Molesse: piramide rocciosa che incombe sul Passo Tre Croci e che presenta a nord una levigata parete.
Via del diedro: di O. Menato e G. Zanuso nel 1934, sale il grande diedro che s'innalza dal canalone nord. 200 m; IV.
Spigolo est: C. Baldi ed E. Ravelli il 1/7/1934, 200 m; III e IV.
Via Sandri-Fornasa: aperta nel giugno del 1934 ed è uno dei capolavori di B. Sandri, il fuoriclasse vicentino perito sulla nord dell'Eiger. Sale al centro la parete est. 250 m; V e tratto centrale VI.
Via Zanrosso-Tommasi: sale a destra della precedente e in parte sullo spigolo nord-est. Del 1973. 250; da III a VI su roccia friabile.
Monte Plische: ultima vetta della prima del Passo Pelagatta. Presenta al Rifugio Scalorbi dei pilastri rocciosi con brevi itinerari.
Via Hale-Bopp: di Lucchi e Oliboni, sale al pilastro più piccolo detta Punta Decisione, a destra rispetto al rifugio. 120 m; VI+.
Via Piccola pera: degli stessi allo sperone più alto e centrale. 180 m; VI/A2.
FUMANTE
Il Fumante è il sottogruppo più famoso del Carega grazie alle sue caratteristiche prettamente dolomitiche con canaloni, guglie snelle e pareti levigate. E' attraversato anche da un famoso sentiero alpinistico che percorre un antro buio detto il Vajo Scuro, che permette di completare l'anello di tutto il sottogruppo includendo il Monte Obante. Quest'ultimo è la vetta culminante (2020 m), seguito dalla Cima Centrale (1983 m), dalla Guglia Berti (1925 m) e a scalare tutte le altre.
Il Fumante è servito da:
- Rifugio Pompeo Scalorbi (1767 m) sito presso il Passo Pelagatta, valico tra la testata della Val d'Illasi e la Valle dell'Agno.
- Rifugio Cesare Battisti alla Gazza (1265 m); già citato in precedenza.
- Rifugio Toni Giuriolo al Passo di Campogrosso (1457 m), raggiungibile in macchina da Recoaro e base di partenza per tutte le ascensioni della zona.
Il gruppo è diviso in due parti distinte e separate dall'ampia Forcella Lovaraste, sotto l'omonima punta con la ben visibile croce. La prima area che s'incontra da est (da Campogrosso) è il piazzale SUCAI (Stazione Universitaria del CAI), anfiteatro ghiaioso a monte delle frane del Rotolòn, poi segue il nodo della Cima Centrale.
Guglia GEI (Giovani Esploratori Italiani): la prima slanciata guglia del piazzale sulla destra (quella piccola e pericolante che le sta sotto è il Milite), una delle vette più frequentate di tutto il Carega, con roccia discreta.
Via Diretta: di O. Menato e F. Pamato nel 1932 è la via più frequentata dell'intero Fumante, sale il lato destro della parete nord-est della guglia lungo logiche fessure e un camino. In alto viene preferita l'uscita diretta. 130 m; III+ e V/A0.
Via Renata: di F. Spanevello, F. Busato e P. Moranduzzi nel 1993; attrezzata a fix corre parallela a sinistra alla diretta. 130 m; 5c.
Via Amarcord: combinazione di vie a sinistra delle due precedenti che ingloba la Biasin-Parlotto-Feliciari e la Sandri-Navi. Di Spanevello e Busato nel 1992. Roccia detritica; 150 m; V+ e 1pp VI+.
Camino Colbertaldo: è il camino divisore tra la GEI e la Negrin, di A. Colbertaldo e A. Casetta del 1929; di roccia friabile e poco frequentato. 100 m fino all'intaglio; IV+.
Guglia Negrin: la gemella appuntita e più alta della GEI che sorge immediatamente a sud, presenta verso est una bella parete gialla sbarrata da un tetto.
Via Soldà: itinerario difficile ed esposto aperto nel 1935 dai fratelli G. e I. Soldà lungo la verticale parete est. La via originaria si mantiene sempre in parete vincendo nel tratto sommitale una difficile fessura, mentre la guida F. Spanevello ha ricavato una variante più semplice lungo lo spigolo. 150 m; V e VI; III lungo lo spigolo.
Via Casara: S. Casara e F. Meneghello negli anni '20, è la via normale alla torre, a volte percorsa per la comoda calata da questa di ritorno dalla GEI, evitando la spaccatura che divide il versante ovest della guglia. 40 m; IV.
Via Lia: itinerario poco ripetuto che si svolge lungo lo spigolo ovest, rivolto verso il Giaròn dea Scala. 100 m; IV.
Esiste anche un'altra via a fix lungo la parete est di difficoltà non note e di cui non si hanno dettagli.
Corno e Guglia Piccola: si tratta di due modeste elevazioni appena a sud della Guglia Negrin e che sono ben riconoscibili per le forme slanciate. Sono alte entrambe una trentina di metri e sono facilmente raggiungibili per roccette di III (S. Casara e F. Meneghello nel 1923); sul corno esiste anche la via Moulinette di F. Spanevello, alta 30 m; 6a.
Guglia Schio: torrione ripiegato verso ovest poco accennato nel panorama del Fumante e che sorge sopra il Giaròn dea Scala a monte delle torri precedenti.
Via Senza nome: F. Spanevello e A. Sartori nel 1993, l'unica via sulla guglia attraverso le fessure della parete nord. Attrezzata a fix. 120 m; 4a.
Al centro del piazzale SUCAI s'ergono maestose le pareti del Dito di Dio e della Punta Sibele; il primo riconoscibile per la forma attorcigliata su se stessa, molto snello, la seconda è una lavagna fessurata che occupa la maggior parte dello scenario. Sfortunatamente queste due pareti sono state soggette a crolli e smottamenti importanti e perciò le vie che le solcano sono ormai irrimediabilmente compromesse.
Torcia dell'Inferno: è lo snello torrione che spunta tra due camini ad est della Punta Sibele ed è attorniato da due camini.
Via delle fessure: itinerario che segue il camino di destra, percorso in più riprese da diverse cordate e il primo percorso in salita completo fu di N. Savi e E. Zanuso nel 1934. 240 m, roccia friabile, V e un tratto di VI.
Camino dell'Inferno: segue la fessura di sinistra, esplorata da M. Boschetti e F. Zaltron nel 1953, ancora oggi è tra gli itinerari più difficili delle Piccole Dolomiti. 240 m; VI e A3.
Soglio dell'Inferno: è la cima trapezoidale che fiancheggia ad est il Camino dell'Inferno e che scende sul piazzale con una parete strapiombante.
Via della Parete dell'Inferno: di B. Sandri e T. Fornasa è stato per lungo tempo prova dell'abilità dello sfortunato Sandri. La via è stata in parte ripresa e richiodata dall'itinerario seguente che vi si aggancia a metà evitando la prima friabile parte lungo lo spigolo destro.
Diretta nord: di M. Boschetti e G. Gavasso nel 1954 è un itinerario che tenta la salita della parete in linea retta per lo spigolo ma rinuncia all'altezza dei tetti traversando a sinistra fino alla via Sandri. 200 m; VI e A3.
Via Sandri Variante '94: di F. Spanevello e F. Busato nel 1994, sale più direttamente rispetto alla via originale e la riprende da metà parete in poi. Itinerario sportivo a fix. 250 m; 6b+.
Via Lucifera: di L. Sgreva e A. Carretta nel 2001 sale il lato sinistro della parete, a monte del Soglio Sandri e Menti. 200 m; VI+/A0 o VIII.
Al centro della parete esiste un altro itinerario a fix che si dirige verso i grandi tetti ma che resta ignoto.
Soglio Sandri e Menti: ultima cima del Piazzale SUCAI ad est è dedicato alla memoria di Bortolo Sandri e Mario Menti deceduti in un tentativo sulla nord dell'Eiger.
Spigolo nord: di M. Boschetti e N. Ceron nel 1953 rimase l'unica via sulla vetta per molti anni. Roccia solida, 100 m; IV+ e 1pp VI+.
Via Antonella: di F. Spanevello, C. Pellizzari e R. Castagna nel 1991, sale al centro della parete nord. Sportiva. 120 m; 5a.
Via Spit: di Cipriani, Vidali e De Palma nel 1991, lungo le placche grigie a sinistra dei primi due itinerari, attrezzata a fix. 120 m; 5b.
Cresta Alta: la punta culminante del nodo ben visibile da tutti i lati ma dal faticoso accesso lungo il Giaròn dea Scala. E' stata anch'essa sconvolta da franamenti e tuttavia presenta tre begli itinerari.
Cresta nord: itinerario di interesse invernale che se aggiunto al sentiero dell'Obante, sempre d'inverno, regala un'impegnativa cavalcata di cresta, tra le più lunghe della zona. Roccia friabile, IV.
Via Edelweiss express: A. Carretta e L. Sgreva nel 2004, itinerario sportivo lungo la parete ovest per fessure e placche. 100 m; 6c+ o 6a/A0.
Pilastro staccato: è il pilastro fessurato più a destra della parete ovest, salito da M. Brighente, G. Bogoni e D. Dal Cere nel 2004. Attrezzato completamente a fix. 100 m; 6a.
Cima Postal: si tratta di un complesso di tre denti poco marcati ma ben visibili dalla strada di Campogrosso che sorgono immediatamente sopra a questa, quindi molto a nord del Rotolòn.
Via Guglie Solari: concatenamento ideato da F. Spanevello con C. Grandis nel 1994 che sale tutti e tre i denti con chiodatura mista. 155 m; da 4a a 6a+.
Ora tocca al nodo della Cima Centrale.
Lontelovere: lastra rocciosa a forma di trapezio ben distinguibile dal Rifugio Battisti e che rivolge a ovest una levigata parete.
Via Manitou: itinerario aperto con mezzi tradizionali da S. Zordan, P. Vezzaro e F. Peretto nel 2016 su elevate difficoltà. 250 m; VI+/A0 o VII+.
Via Peace and love: via sportiva molto difficile degli stessi autori nel 2015. 250 m; 7b o 6c obbl.
Via Soldà: il primo itinerario a vincere la parete ovest e per lungo tempo uno dei più temuti delle Piccole Dolomiti, aperto dal grande Gino Soldà col fratello Italo nel 1933 lungo i diedri al centro della parete. 250 m; VI.
Via Garbin-Berti: è lo sperone sud-ovest salito nel 1954 da L. Garbin e P. Berti su roccia friabile. 200 m; IV.
Diedro ovest: via molto impegnativa che vince il grande diedro ovest di S. Mascella e G. Lucato nel 1977. 200 m; VI e A1.
Torrione Recoaro: è il pilastro roccioso massiccio ben visibile da Recoaro che s'erge al centro del gruppo del Fumante e che domina la Gazza. Completamente solcato da vie è anch'esso però stato coinvolto in frane e smottamenti che potrebbero aver danneggiato gli itinerari ivi presenti.
Camino nord-ovest: situato sopra la Forcella Recoaro dove il torrione si salda al resto della montagna fu salito nel 1929 da L. Bellieni, G. e P. Canciani e F. Celotti. 90 m; III+.
Via Serafini-Frizzo: di B. Serafini e G. Frizzo nel 1931 lungo un diedro a sinistra nella parete ovest. 270 m; IV e V.
Via diretta: di P. Benetti, A. Berti e B. Pretto nel 1949 al centro della parete ovest, poco a sinistra del gran diedro. 270 m; IV e V.
Diedro ovest: si tratta del grandioso diedro che solca interamente la parete ovest ed è stato percorso in più riprese da varie cordate fino alla prima salita completa di G. Gleria e U. Conforto nel 1934. 270 m; V (ma possibili passi più duri).
Spigolo sud: è la via più rinomata del torrione, che sale la porzione visibile da Recoaro frontalmente. Anche questo fu percorso in più riprese, a cominciare da A. Aldighieri e F. Meneghello che uscirono verso la parete est e lo valutarono V- nel 1924. La salita completa dello spigolo fu di A. Aldighieri, E. Ravelli e U. Conforto nel 1934. Oggi è stato restaurato dalla guida G. Bisson con alcune varianti impegnative. 300 m; VI+.
Via Serafini Rasia: è la via che sale la parete est lungo una serie logica di diedri, di B. Serafini e R. Rasia nel 1930. 200 m; IV.
Parte nord: percorsa da un itinerario sconosciuto relazionato da N. Ceron. 120 m; V (e più).
Via dei camini: di C. Baldi e F. Meneghello nel 1925 lungo i camini tra il torrione e la Punta Lovaraste. 160 m; III.
Via orizzontale: traversata lungo la gran cengia che taglia tutto il torrione, l'unica nelle Piccole Dolomiti, il cui primo percorso fu di T. Casetta, A. Aldighieri e G. Gleria nel 1934. Da III a V-.
Punta delle Losche: piccola punta che sorge ad est delle due precedenti e che ricalca in piccolo la forma del Lontelovere.
Fessura sud-ovest: di A. Cocco e G. Scorzato nel 1970. 150 m; VI.
Cima Centrale: è lo snodo principale e punto culminante del gruppo, toccata dal sentiero dell'Obante e punto di arrivo dei vaji che solcano i versanti del massiccio. Le due gugliette sommitali furono vinte da F. Meneghello nel 1924 per itinerari molto brevi. Presenta a sud una bella cresta a risalti.
Cresta di lovellazzo: di P. Pozzo e F. Padovan, grandi esploratori delle Piccole Dolomiti, nel 1935. Non risulta ripetuta. 300 m; da III a V+.
Castello degli Angeli: struttura rocciosa dimessa e remota che troneggia il Pra' degli Angeli. Pochissimo frequentata e salita da A. Aldighieri e A. Ferrari nel 1923.
Via normale: di A. Aldighieri e A. Ferrari nel 1923 lungo camini nella parete est. 80 m; III.
Parete nord-est: N. Ceron da solo nel 1954 lungo lo sperone al centro della parete. 140 m; III e IV.
Camino nord: di S. Casara, S. Fincato e A. Aldighieri nel 1924 lungo il marcato camino al centro della parete. 150 m; III e IV.
Camino nord-ovest: segue il marcato camino a destra della parete nord. F. Bertoldi da solo nel 1929. 150 m; III.
Camino ovest: di A. Bonetto e L. Dal Torso nel 1928, su roccia friabile. 130 m; III.
Guglia Berti: la grande vetta bifida e piramidale che divide il Giaròn dea Scala dal Pra' degli Angeli e che domina tutto il settore. Percorsa da itinerari interessanti ma purtroppo su roccia friabile.
Via d'altri tempi: via recente di M. e F. Canova e M. Stefani del 2017 lungo la parte superiore del crestone di collegamento della guglia al corpo centrale del massiccio. 70 m; IV+.
Via Serafini-Baron: i detti nel 1930 per la parete est. 180 m; III.
Spigolo nord-est: itinerario molto estetico lungo il marcato spigolo che caratterizza la guglia, aperto dai fratelli G. e I. Soldà con C. Pizzati nel 1934 e con soli 3 chiodi. Sono state tracciate due varianti che completano il percorso lungo lo zoccolo, una di Scorzato e Daniele nel 1975, un altra di A. F. Castagna. 300 m; IV e V ma con franamenti.
Via Dal Cengio-Mascella: è la via che vince direttamente la triangolare parete nord-est , lungo camini stretti e friabili; di R. Dal Cengio e S. Mascella nel 1974. 300 m; V+ e A1.
Spigolo nord: è la lunga cresta che chiude a destra la parete nord della cima, lunga e su roccia varia. R. Daniele e G. Scorzato nel 1974. 350 m; da II a V+.
Via Bepi alla Torre Vallarsa: itinerario moderno di E. Cipriani del 2013 che sale al torrione dello spigolo nord, su roccia buona. 120 m; 6b o A0.
Parete nord: S. Casara, G. Cabianca, E. Bonazzi e G. Priarolo nel 1924 a destra della spaccatura della parete. 200 m; III e IV.
Sasso delle frane: tozzo crestone al centro del versante settentrionale del gruppo che divide il Vajo dal Cengio dal Vajo delle frane. E' percoros da due brevi e non difficili vie.
Via dei Sassi: di M. e F. Canova e M. Stefani nel 2016 lungo la cresta affilata. 250 m; IV+.
Diedro est-nord-est: di N. Ceron e L. Garbin nel 1954. 120 m; IV.
Guglia Cesareo: sorge ad est del Sasso delle Frane ed è la più centrale delle torri, molto affilata e poco visibile.
Parete nord-est: O. Faccio, S. Casara, A. Cogo e F. Rizzi nel 1938 su roccia friabile. 130 m; IV.
Via CAI sezione San Bonifacio: sita a sinistra dello spigolo è una realizzazione moderna di A. F. Castagna e M. Brighente nel 1994 su roccia buona. 150 m; VI.
Spigolo nord: per molto tempo attribuito a G. Soldà è invece una realizzazione di A. Miotti e G. Rigotti nel 1941. Uno degli spigoli più affilati delle Piccole. 150 m; V e 1pp VI.
Parete nord-ovest: segue sostanzialmente il lungo diedro a destra dello spigolo, percorso in più riprese prima da C. Baldi e G. Cabianca nel 1924 e poi da G. Soldà e U. Zordan nel 1931. 150 m; IV.
Via Diretta: di O. Menato e F. Pamato nel 1932 è la via più frequentata dell'intero Fumante, sale il lato destro della parete nord-est della guglia lungo logiche fessure e un camino. In alto viene preferita l'uscita diretta. 130 m; III+ e V/A0.
Via Renata: di F. Spanevello, F. Busato e P. Moranduzzi nel 1993; attrezzata a fix corre parallela a sinistra alla diretta. 130 m; 5c.
Via Amarcord: combinazione di vie a sinistra delle due precedenti che ingloba la Biasin-Parlotto-Feliciari e la Sandri-Navi. Di Spanevello e Busato nel 1992. Roccia detritica; 150 m; V+ e 1pp VI+.
Camino Colbertaldo: è il camino divisore tra la GEI e la Negrin, di A. Colbertaldo e A. Casetta del 1929; di roccia friabile e poco frequentato. 100 m fino all'intaglio; IV+.
Guglia Negrin: la gemella appuntita e più alta della GEI che sorge immediatamente a sud, presenta verso est una bella parete gialla sbarrata da un tetto.
Via Soldà: itinerario difficile ed esposto aperto nel 1935 dai fratelli G. e I. Soldà lungo la verticale parete est. La via originaria si mantiene sempre in parete vincendo nel tratto sommitale una difficile fessura, mentre la guida F. Spanevello ha ricavato una variante più semplice lungo lo spigolo. 150 m; V e VI; III lungo lo spigolo.
Via Casara: S. Casara e F. Meneghello negli anni '20, è la via normale alla torre, a volte percorsa per la comoda calata da questa di ritorno dalla GEI, evitando la spaccatura che divide il versante ovest della guglia. 40 m; IV.
Via Lia: itinerario poco ripetuto che si svolge lungo lo spigolo ovest, rivolto verso il Giaròn dea Scala. 100 m; IV.
Esiste anche un'altra via a fix lungo la parete est di difficoltà non note e di cui non si hanno dettagli.
Corno e Guglia Piccola: si tratta di due modeste elevazioni appena a sud della Guglia Negrin e che sono ben riconoscibili per le forme slanciate. Sono alte entrambe una trentina di metri e sono facilmente raggiungibili per roccette di III (S. Casara e F. Meneghello nel 1923); sul corno esiste anche la via Moulinette di F. Spanevello, alta 30 m; 6a.
Guglia Schio: torrione ripiegato verso ovest poco accennato nel panorama del Fumante e che sorge sopra il Giaròn dea Scala a monte delle torri precedenti.
Via Senza nome: F. Spanevello e A. Sartori nel 1993, l'unica via sulla guglia attraverso le fessure della parete nord. Attrezzata a fix. 120 m; 4a.
Al centro del piazzale SUCAI s'ergono maestose le pareti del Dito di Dio e della Punta Sibele; il primo riconoscibile per la forma attorcigliata su se stessa, molto snello, la seconda è una lavagna fessurata che occupa la maggior parte dello scenario. Sfortunatamente queste due pareti sono state soggette a crolli e smottamenti importanti e perciò le vie che le solcano sono ormai irrimediabilmente compromesse.
Torcia dell'Inferno: è lo snello torrione che spunta tra due camini ad est della Punta Sibele ed è attorniato da due camini.
Via delle fessure: itinerario che segue il camino di destra, percorso in più riprese da diverse cordate e il primo percorso in salita completo fu di N. Savi e E. Zanuso nel 1934. 240 m, roccia friabile, V e un tratto di VI.
Camino dell'Inferno: segue la fessura di sinistra, esplorata da M. Boschetti e F. Zaltron nel 1953, ancora oggi è tra gli itinerari più difficili delle Piccole Dolomiti. 240 m; VI e A3.
Soglio dell'Inferno: è la cima trapezoidale che fiancheggia ad est il Camino dell'Inferno e che scende sul piazzale con una parete strapiombante.
Via della Parete dell'Inferno: di B. Sandri e T. Fornasa è stato per lungo tempo prova dell'abilità dello sfortunato Sandri. La via è stata in parte ripresa e richiodata dall'itinerario seguente che vi si aggancia a metà evitando la prima friabile parte lungo lo spigolo destro.
Diretta nord: di M. Boschetti e G. Gavasso nel 1954 è un itinerario che tenta la salita della parete in linea retta per lo spigolo ma rinuncia all'altezza dei tetti traversando a sinistra fino alla via Sandri. 200 m; VI e A3.
Via Sandri Variante '94: di F. Spanevello e F. Busato nel 1994, sale più direttamente rispetto alla via originale e la riprende da metà parete in poi. Itinerario sportivo a fix. 250 m; 6b+.
Via Lucifera: di L. Sgreva e A. Carretta nel 2001 sale il lato sinistro della parete, a monte del Soglio Sandri e Menti. 200 m; VI+/A0 o VIII.
Al centro della parete esiste un altro itinerario a fix che si dirige verso i grandi tetti ma che resta ignoto.
Soglio Sandri e Menti: ultima cima del Piazzale SUCAI ad est è dedicato alla memoria di Bortolo Sandri e Mario Menti deceduti in un tentativo sulla nord dell'Eiger.
Spigolo nord: di M. Boschetti e N. Ceron nel 1953 rimase l'unica via sulla vetta per molti anni. Roccia solida, 100 m; IV+ e 1pp VI+.
Via Antonella: di F. Spanevello, C. Pellizzari e R. Castagna nel 1991, sale al centro della parete nord. Sportiva. 120 m; 5a.
Via Spit: di Cipriani, Vidali e De Palma nel 1991, lungo le placche grigie a sinistra dei primi due itinerari, attrezzata a fix. 120 m; 5b.
Cresta Alta: la punta culminante del nodo ben visibile da tutti i lati ma dal faticoso accesso lungo il Giaròn dea Scala. E' stata anch'essa sconvolta da franamenti e tuttavia presenta tre begli itinerari.
Cresta nord: itinerario di interesse invernale che se aggiunto al sentiero dell'Obante, sempre d'inverno, regala un'impegnativa cavalcata di cresta, tra le più lunghe della zona. Roccia friabile, IV.
Via Edelweiss express: A. Carretta e L. Sgreva nel 2004, itinerario sportivo lungo la parete ovest per fessure e placche. 100 m; 6c+ o 6a/A0.
Pilastro staccato: è il pilastro fessurato più a destra della parete ovest, salito da M. Brighente, G. Bogoni e D. Dal Cere nel 2004. Attrezzato completamente a fix. 100 m; 6a.
Cima Postal: si tratta di un complesso di tre denti poco marcati ma ben visibili dalla strada di Campogrosso che sorgono immediatamente sopra a questa, quindi molto a nord del Rotolòn.
Via Guglie Solari: concatenamento ideato da F. Spanevello con C. Grandis nel 1994 che sale tutti e tre i denti con chiodatura mista. 155 m; da 4a a 6a+.
Guglia GEI con in rosso la diretta, in azzurro la Renata e in verde Amarcord.
Guglia Negrin con in ocra la via Soldà.
Al centro Dito di Dio e Punta Sibele.
Il tratteggio verde chiaro è la Via delle fessure (dx) quello celeste è il Camino dell'Inferno (sx).
Al Soglio dell'Inferno in rosso la diretta, in marrone la Sandri variante 94, in bianco Lucifera.
Al Soglio Sandri e Menti in giallo lo spigolo nord, in arancio la Antonella e in blu la Spit.
Lontelovere: lastra rocciosa a forma di trapezio ben distinguibile dal Rifugio Battisti e che rivolge a ovest una levigata parete.
Via Manitou: itinerario aperto con mezzi tradizionali da S. Zordan, P. Vezzaro e F. Peretto nel 2016 su elevate difficoltà. 250 m; VI+/A0 o VII+.
Via Peace and love: via sportiva molto difficile degli stessi autori nel 2015. 250 m; 7b o 6c obbl.
Via Soldà: il primo itinerario a vincere la parete ovest e per lungo tempo uno dei più temuti delle Piccole Dolomiti, aperto dal grande Gino Soldà col fratello Italo nel 1933 lungo i diedri al centro della parete. 250 m; VI.
Via Garbin-Berti: è lo sperone sud-ovest salito nel 1954 da L. Garbin e P. Berti su roccia friabile. 200 m; IV.
Diedro ovest: via molto impegnativa che vince il grande diedro ovest di S. Mascella e G. Lucato nel 1977. 200 m; VI e A1.
Torrione Recoaro: è il pilastro roccioso massiccio ben visibile da Recoaro che s'erge al centro del gruppo del Fumante e che domina la Gazza. Completamente solcato da vie è anch'esso però stato coinvolto in frane e smottamenti che potrebbero aver danneggiato gli itinerari ivi presenti.
Camino nord-ovest: situato sopra la Forcella Recoaro dove il torrione si salda al resto della montagna fu salito nel 1929 da L. Bellieni, G. e P. Canciani e F. Celotti. 90 m; III+.
Via Serafini-Frizzo: di B. Serafini e G. Frizzo nel 1931 lungo un diedro a sinistra nella parete ovest. 270 m; IV e V.
Via diretta: di P. Benetti, A. Berti e B. Pretto nel 1949 al centro della parete ovest, poco a sinistra del gran diedro. 270 m; IV e V.
Diedro ovest: si tratta del grandioso diedro che solca interamente la parete ovest ed è stato percorso in più riprese da varie cordate fino alla prima salita completa di G. Gleria e U. Conforto nel 1934. 270 m; V (ma possibili passi più duri).
Spigolo sud: è la via più rinomata del torrione, che sale la porzione visibile da Recoaro frontalmente. Anche questo fu percorso in più riprese, a cominciare da A. Aldighieri e F. Meneghello che uscirono verso la parete est e lo valutarono V- nel 1924. La salita completa dello spigolo fu di A. Aldighieri, E. Ravelli e U. Conforto nel 1934. Oggi è stato restaurato dalla guida G. Bisson con alcune varianti impegnative. 300 m; VI+.
Via Serafini Rasia: è la via che sale la parete est lungo una serie logica di diedri, di B. Serafini e R. Rasia nel 1930. 200 m; IV.
Parte nord: percorsa da un itinerario sconosciuto relazionato da N. Ceron. 120 m; V (e più).
Via dei camini: di C. Baldi e F. Meneghello nel 1925 lungo i camini tra il torrione e la Punta Lovaraste. 160 m; III.
Via orizzontale: traversata lungo la gran cengia che taglia tutto il torrione, l'unica nelle Piccole Dolomiti, il cui primo percorso fu di T. Casetta, A. Aldighieri e G. Gleria nel 1934. Da III a V-.
Punta delle Losche: piccola punta che sorge ad est delle due precedenti e che ricalca in piccolo la forma del Lontelovere.
Fessura sud-ovest: di A. Cocco e G. Scorzato nel 1970. 150 m; VI.
Cima Centrale: è lo snodo principale e punto culminante del gruppo, toccata dal sentiero dell'Obante e punto di arrivo dei vaji che solcano i versanti del massiccio. Le due gugliette sommitali furono vinte da F. Meneghello nel 1924 per itinerari molto brevi. Presenta a sud una bella cresta a risalti.
Cresta di lovellazzo: di P. Pozzo e F. Padovan, grandi esploratori delle Piccole Dolomiti, nel 1935. Non risulta ripetuta. 300 m; da III a V+.
Castello degli Angeli: struttura rocciosa dimessa e remota che troneggia il Pra' degli Angeli. Pochissimo frequentata e salita da A. Aldighieri e A. Ferrari nel 1923.
Via normale: di A. Aldighieri e A. Ferrari nel 1923 lungo camini nella parete est. 80 m; III.
Parete nord-est: N. Ceron da solo nel 1954 lungo lo sperone al centro della parete. 140 m; III e IV.
Camino nord: di S. Casara, S. Fincato e A. Aldighieri nel 1924 lungo il marcato camino al centro della parete. 150 m; III e IV.
Camino nord-ovest: segue il marcato camino a destra della parete nord. F. Bertoldi da solo nel 1929. 150 m; III.
Camino ovest: di A. Bonetto e L. Dal Torso nel 1928, su roccia friabile. 130 m; III.
Guglia Berti: la grande vetta bifida e piramidale che divide il Giaròn dea Scala dal Pra' degli Angeli e che domina tutto il settore. Percorsa da itinerari interessanti ma purtroppo su roccia friabile.
Via d'altri tempi: via recente di M. e F. Canova e M. Stefani del 2017 lungo la parte superiore del crestone di collegamento della guglia al corpo centrale del massiccio. 70 m; IV+.
Via Serafini-Baron: i detti nel 1930 per la parete est. 180 m; III.
Spigolo nord-est: itinerario molto estetico lungo il marcato spigolo che caratterizza la guglia, aperto dai fratelli G. e I. Soldà con C. Pizzati nel 1934 e con soli 3 chiodi. Sono state tracciate due varianti che completano il percorso lungo lo zoccolo, una di Scorzato e Daniele nel 1975, un altra di A. F. Castagna. 300 m; IV e V ma con franamenti.
Via Dal Cengio-Mascella: è la via che vince direttamente la triangolare parete nord-est , lungo camini stretti e friabili; di R. Dal Cengio e S. Mascella nel 1974. 300 m; V+ e A1.
Spigolo nord: è la lunga cresta che chiude a destra la parete nord della cima, lunga e su roccia varia. R. Daniele e G. Scorzato nel 1974. 350 m; da II a V+.
Via Bepi alla Torre Vallarsa: itinerario moderno di E. Cipriani del 2013 che sale al torrione dello spigolo nord, su roccia buona. 120 m; 6b o A0.
Parete nord: S. Casara, G. Cabianca, E. Bonazzi e G. Priarolo nel 1924 a destra della spaccatura della parete. 200 m; III e IV.
Sasso delle frane: tozzo crestone al centro del versante settentrionale del gruppo che divide il Vajo dal Cengio dal Vajo delle frane. E' percoros da due brevi e non difficili vie.
Via dei Sassi: di M. e F. Canova e M. Stefani nel 2016 lungo la cresta affilata. 250 m; IV+.
Diedro est-nord-est: di N. Ceron e L. Garbin nel 1954. 120 m; IV.
Guglia Cesareo: sorge ad est del Sasso delle Frane ed è la più centrale delle torri, molto affilata e poco visibile.
Parete nord-est: O. Faccio, S. Casara, A. Cogo e F. Rizzi nel 1938 su roccia friabile. 130 m; IV.
Via CAI sezione San Bonifacio: sita a sinistra dello spigolo è una realizzazione moderna di A. F. Castagna e M. Brighente nel 1994 su roccia buona. 150 m; VI.
Spigolo nord: per molto tempo attribuito a G. Soldà è invece una realizzazione di A. Miotti e G. Rigotti nel 1941. Uno degli spigoli più affilati delle Piccole. 150 m; V e 1pp VI.
Parete nord-ovest: segue sostanzialmente il lungo diedro a destra dello spigolo, percorso in più riprese prima da C. Baldi e G. Cabianca nel 1924 e poi da G. Soldà e U. Zordan nel 1931. 150 m; IV.
Le guglie tra il Giaròn dea Scala (sx) e il Pra' degli Angeli (dx).
Da sinistra a destra:
Guglia Cesareo con in blu la Sezione San Bonifacio e in bianco lo spigolo nord.
Al Sasso delle Frane la via dei sassi in giallo.
Alla Guglia Berti in viola la via d'altri tempi, in rosso lo spigolo nord-est, in arancio la Dal Cengio-Mascella, in verde lo spigolo Daniele-Scorzato da cui spicca la torre Vallarsa.
NODO CENTRALE
E' il corpo principale di tutta la catena che si estende dal Passo Pertica (Val d'Illasi-Val Ronchi) alla Bocchetta della Neve (Val Ronchi-Vallon dei Cavai) e contiene le vette più alte. Esiste una disputa se il punto culminante si debba chiamare Cima Carega o Cima Posta ma nella cartografia ufficiale, probabilmente per errore, è entrato in uso chiamare Cima Carega la vetta appena a monte del Rifugio Fraccaroli e Cima Posta il culmine dell'acrocoro appena a nord di questo, con pochi metri di differenza. Il gruppo è servito comodamente da una serie di rifugi, alcuni dei quali già citati in precedenza e a cui si aggiungono:
- Rifugio Alpino Revolto (1311 m), punto di arrivo della strada carrabile della Val d'Illasi;
- Rifugio Passo Pertica (1522 m); sorge all'omonimo passo lungo la mulattiera di arroccamento;
- Rifugio Mario Fraccaroli (2239 m); posto al termine della mulattiera di arroccamento del Carega pochi metri sotto la vetta;
- Rifugio Pompeo Scalorbi (1776 m); già citato in precedenza;
- Rifugio Campogrosso (1456 m); all'omonimo passo, unico punto di appoggio del versante settentrionale.
Il versante Val d'Illasi è quello rivolto a Verona ed è il primo che si incontra.
Cima Trappola: elevazione rocciosa ad
ovest del Rifugio Revolto e che presenta una pala rocciosa su cui sono stati
tracciati itinerari sportivi.
Diedro Dal Bosco-Navasa: itinerario
storico sulla pala rocciosa, lungo un evidente diedro. 65 m; V.
Via del Camino: segue la fessura a
sinistra del diedro. 55 m; V+.
Cengia di Pertica: pala rocciosa situata
sopra il Rifugio Passo Pertica e su cui si sviluppa la ferrata Biasin. Oltre
alla ferrata è presente anche una falesia.
Via Biasin: unico itinerario storico
della parete di G. Biasin, G. Gozzo e G. Mansoldo del 1957 che si svolge sulle placche lungo l'arrotondato spigolo. 120 m;
V+.
Via Odissea: itinerario sportivo di
A. Bosaro, vicino alla via Biasin. 65 m; 6a e A1 (6c max).
Via Destinazione paradiso: altro
itinerario sportivo di Bosaro-Mattioli-Lucchi lungo le fessure a sinistra della
parete. 125 m; 6a e A1.
Via I soliti ignoti: via alpinistica
di Bosaro-Zini lungo la selvaggia parete ovest. 240 m; V+.
Punta Lessinia: enorme pala rocciosa
della Costa Media che rivolge ad ovest un'ampia e selvaggia parete. Su di essa
sale la ferrata Pojesi.
Via Concerto d'Autunno: via
alpinistica di Campagnola-Corso-Tommasi. 460 m; VI-.
Via Rolling Stones: di Benedetti e
compagni, sale alla Torre Battisti, un contrafforte della Punta Lessinia.
Via Enigma: di Brighente e compagni,
incrocia la via Concerto d'Autunno.
Via Vento d'autunno: di Benedetti,
sale il pilastro a destra di Concerto d'autunno, al centro della parete.
Via Pier Paolo Benedetti: di
Campagnola-Bursi-Turrini, gemella della precedente.
Cima Carega: è la cima principale del
gruppo che allunga a sud lo sperone su cui sale la ferrata Campalani.
Via di sinistra: via alpinistica di
Cipriani-Felisi che incrocia la ferrata in corrispondenza del camino. 100 m;
V+.
Via di destra: gli stessi che hanno
incrociato la ferrata alla fine della cengia dopo il camino. 100 m; V+.
Cima Mosca: è l'imponente piramide che chiude ad ovest l'alpe di Campobrun, situata a nord del Monte Obante, precipita a nord con un ampio versante e con una cresta dentellata di guglie.
Via Caliari-Menato: di G. Caliari e O. Menato del 1931, tracciato sul lato sinistro della parete nord-nordest su roccia molto friabile. 350 m; III e IV.
Spigolo nord: O. Menato e N. Savi nel 1932 lungo il pilastrone solcato da canali al centro della parete. 350 m; IV.
Via Mascella-Magrin: si svolge lungo la parete nord-ovest, aperta da B. Magrin e S. Mascella nel 1973. 350 m; IV e passi di V su roccia discreta.
Torre Mosca: grosso torrione situato lungo la cresta principale che scende a nordest dalla Cima Mosca, ben visibile dal Rifugio Campogrosso.
Via Menato-Dal Prà-Cego: la prima via alla torre aperta dai suddetti nel 1938 lungo il versante sud-sudest alla ricerca dei punti deboli della parete. 200 m; III.
Diretta dei camini: di L. Sgreva e S. Zordan nel 2009 sale rettilinea al grande camino al centro della parete est. 250 m; da IV a VI.
Guglia Valdagno: la più alta del gruppo di guglie del crinale che scende dalla Cima Mosca e che separa il Vajo dei Colori dal Boale dei Fondi. Trifida, solo due punte presentano belle pareti.
Via Menato-Dal Molin: aperta da O. Menato e C. Dal Molin nel 1929 lungo la parete ovest. 100 m; III.
Via Savi-Pellizzari: di N. Savi e G. Pellizzari nel 1931 lungo la parete nord alla Punta Media. 160 m; IV.
Cavalcata delle Guglie di San Bonifacio: itinerario alpinistico lungo di A. F. Castagna, M. Brighente, G. Roncolato e M. Dal Forno che percorre tutte le quattro guglie della cresta: San Bonifacio, Rio, Borgo, Valdagno. 560 m; da IV a V+, discontinuo.
Zarathustra Crag: itinerario aperto in stile californiano da G. Bisson, F. Perlotto e B. Magrin nel 1979 lungo una fessura di 120 m; VI e A1.
Guglia Rio: piccola piramide a nord della Guglia Valdagno.
Via normale: di O. Menato e T. Fornasa nel 1930 per la cresta sud-est. 90 m; III.
Soglio dei Cotorni: cima in gran parte baranciosa che però presenta a sud, verso il Carega, una bella parete rocciosa. Su di essa vi è stato tracciato un itinerario
Spigolo Elisa: di T. Cailotto e B. Magrin nel 1980, lungo i diedri che incidono lo spigolo sud. 185 m; V.
Torrione dei Fondi: massiccia torre che sorge ad est del Boale dei Fondi sotto l'omonima bocchetta, attaccata alla torre seguente di poco più bassa.
Via Rita e Toni: via che segue l'arrotondata parete nord, aperta da R. Daniele e B. Magrin in arrampicata libera nel 1978. 180 m; V e VI.
Via del Buso: sale il diedro nord-ovest di B. Magrin e L. Rossato nel 1981. 180 m; V+.
Spigolo nord: poco a destra della Rita e Toni, aperta da L. Pretto, L. Caldana e B. De Pellegrini nel 1962. 180 m; IV e V.
Torre Giordani: dedicata a Lauro Giordani, giovanissimo compagno di P. Pozzo e caduto sulle Pale di San Martino nel 1936. Torre gemella della precedente.
Diedro nord-ovest: F. Rizzi e L. Salviati nel 1938. 130 m; IV+.
Parete nord: I. Soldà, I. Filosofo e L. Salviati nel 1938, in parte ricalcato da un itinerario di Pretto, Caldana e De Pellegrini nel 1962. 150 m; IV e V.
Parete nord: via moderna di M. Camposilvan e B. Gemo del 2016 che passa vicino agli altri itinerari e che esce per lo spigolo lungo un difficile diedro. 150 m; V, VI e VI+.
Via dei Folletti: sale lungo l'affilato diedro nord-nord-est, aperto da D. Ruggero e F. De Nardin nel 1980. 150 m; V e A2.
Il Molare: deve il nome alla sua forma di grosso dente, ben visibile da tutte le direzione ma costituito da roccia friabile e perciò di modesto interesse.
Parete sud-sudovest: l'unico itinerario sulla montagna lungo una profonda incisione, di S. Mascella e D. Mondin nel 1973. 230 m; V.
Punte dei Camosci: ben riconoscibili da Campogrosso per la loro forma bifida e svettante al di sopra delle altre guglie, sono remote ma presentano itinerari interessanti.
Camino sud-est: itinerario ardito lungo il sistema di camini ben visibile anche da Campogrosso. P. Pozzo e F. padovane nel 1935; 180 m; V+ e A0.
Via Soldà: itinerario tracciato da G. Soldà e ignoti compagni nel 1936 che sale lungo la parete nord per placche. 180 m; V e VI.
Punta di Mezzodì: modesta e baranciosa se vista da Campogrosso ma imponente e slanciata se osservata dalla Vallarsa, al centro del gruppo e perfettamente piramidale.
Via comune: T. Fornasa e O. Menato, primi salitori della torre nel 1930. 100 m; II+.
Spigolo nord-ovest: meno ardito e conosciuto del parallelo e famoso nord-est, di T. Fornata e G. Gleria nel 1941. 150 m; IV.
Via A.M. Merli: si svolge al centro della parete nord per difficili placche incise da fessure, di B. Magrin e R. Borsaro nel 1976. 280 m; V+.
Diedro nord: salito da G. Gleria, A. Colbertaldo e T. Casetta nel 1937 evitando il grande tetto per un camino. 280 m; IV.
Spigolo nord-est: di P. Fox, forte scalatore trentino e attivo in Brenta, B. Robol e E. Manfrini nel 1934, è la via più famosa della torre ed una delle più apprezzate delle Piccole Dolomiti, malgrado l'abbandono parziale degli ultimi tempi. 300 m; IV e 1 pp V.
Via dei Piazaroi: itinerario sportivo misterioso che si svolge accanto allo spigolo Fox.
Torre Orsini: sorge appena a sud-est della Punta di Mezzodì e ben si individua dalla Vallarsa. Dedicata a Maria Luisa Orsini di Valdagno, caduta sulla Guglia Angelina in Grigna nel 1937.
Vie Faccio: sono due itinerari del 1940 di Ottorino Faccio lungo le pareti est e ovest ma di cui non si conosce il percorso. 300 m; IV.
Via comune: passa per la forcella con la Punta di Mezzodì e sale in cima per lo spigolo. 300 m; III.
Via Scorzato-Daniele: del 1974 di G. Scorzato e R. Daniele sale la parete e lo spigolo nord, qualche volta ripetuta e su roccia buona. 350 m; IV e V.
Punta del cherlong: la più alta delle tre guglie Orsini-Mezzodì-Cherlong il cui nome richiama il vecchio toponimo del Vallon Pissavacca.
Via comune: parte dalla Forcella della Bottiglia, al culmine dell'omonimo vajo, e sale per ghiaie e detriti. 80 m; II.
Via Daniele-Scorzato: sempre nel 1974 R. Daniele e G. Scorzato hanno scalato la parete nordest per un itinerario logico e su buona roccia. 300 m; IV e V.
CHERLE
E' il sottogruppo più selvaggio del Carega e il più sconosciuto. I sentieri che lo attraversano sono poco segnati e franosi, con un solo punto di appoggio molto in alto costituito dal bivacco Sinel, a circa 2000 m. Malgrado ciò il Cherle è costituito spesso da roccia buona, pulita e presenta itinerari estivi e invernali di tutto rispetto per difficoltà e sviluppo che meriterebbero certamente maggiore attenzione.
Il sottogruppo del Cherle sorge a nord della Cima Carega (2259 m) e forma la testata dei valloni dei Cavai, delle Giare Bianche e della Busa dea Neve, degradante a sud con un declivio prativo e bucolico e a nord con ampi canali e selvagge pareti rocciose verticali. E' in questa zona che si sviluppa il Vajo dell'Uno, uno dei canali più lunghi del gruppo con i suoi 1200 m di lunghezza e le notevoli difficoltà (TD+).
Tutto il massiccio culmina con la Cima Posta (2215 m), seconda elevazione del settore delle Prealpi, che prese il nome a seguito di un errore cartografico (avrebbe dovuto essere questa la Carega e il culmine la Posta).
Pala del Cherle: è la punta bifida che s'alza in cima alle Giare Bianche, dall'accesso remoto.
Via Giorgio Pellizzari: aperta nel 1971 da A. Buzzacchera, A. Cocco, L. Gravasso e B. Vencato e dedicata ad un noto esponente del CAI, in quel tempo scomparso da poco. Essa sale lungo la parete est per poi gettarsi nel profondo camino. 350 m; IV e V.
Castello del Cherle: è il gigante delle Piccole Dolomiti, una montagna solcata da profondi solchi che salgono per quasi 1000 m dal versante settentrionale. Verso le Giare Larghe la montagna protende una sommità intermedia che precipita sopra il Vajo dell'Uno con un'ampia parete verticale di circa 300 m di altezza.
Parete nord-est del gran diedro: è la prima via tracciata sulla parete ed anche la più facile, malgrado lo sviluppo notevole. Aperta da R. Milani e R. Fabbri nel 1947 lungo le crepe a destra del solco del gran diedro e poi per un lungo camino nella parte alta. 400 m; IV e 1pp V+.
Via Delia: segue la fessura al centro della parete nord, una delle meraviglie delle Piccole Dolomiti ma che conta una manciata di ripetizioni. R. Borsaro, G. Magrin e E. Menardi nel 1976. 360 m; VI e A1.
Via Brigata Alpina Orobica: altra grande via che segue la fessura di sinistra della parete nord, non conta ripetizioni. S. Mascella e G. Magrin nel 1975. VI e A2.
Placca centrale: notevole e difficile ascensione aperta in stile tradizionale nel 2003 da R. Piccoli e N. Pretto lungo la porzione di parete compresa tra le due fessure di G. Magrin. 300 m.
Pilastro nord-est: itinerario lungo e articolato, il più lungo delle piccole all'epoca dell'apertura, che sale una serie di camini a sinistra della parete nord, dietro il ben visibile torrione staccato. R. Dal Cengio, N. Mattiello e F. Perlotto nel 1973. 650 m fino in vetta; V poi II e detriti.
Orrido nord: è il solco che incide il versante nord del Castello e che passando dietro alla Sommità intermedia porta dritto alla vetta. E' stato tentato molte volte fino al 1948 quando A. e R. Fabbri lo salirono parzialmente (primi 300 m, IV). Successivamente disceso e risalito da G. Magrin con altri militari alpini e poi ripercorso d'inverno con una variante da Tarcisio Bellò (750 m, TD+).
Punta Ernesto: è una cima che domina le Giare Larghe ed è situata su una bastionata rocciosa del Castello del Cherle ma non è distinguibile dalla valle in quanto forma corpo unico con lo stesso. La sua individualità consiste nello stretto camino visibile dal Vajo dell'Uno che la separa dal bastione principale. La vetta è stata dedicata ad Ernesto Menardi, maresciallo degli Alpini della Brigata Orobica deceduto in un incidente di elicottero.
Camino est: è l'unica via alla cima, tracciata dai primi salitori G. Bisson e G. Magrin nel 2006 lungo lo stretto ma regolarissimo camino della parete est. Si raggiunge dal Vajo dell'Uno percorrendo un canale franoso che si diparte poco prima della parete nord del Castello. 80 m; V.
Campanile Vicenza: anche questo è ben visibile da tutte le direzioni ma si confonde col bastione di roccia retrostante, risulta invece netto e slanciato dal Vajo dell'Uno. Sorge appena accanto alla Punta Ernesto ed è un monolito compatto e affilato che si staglia contro il cielo. Poche le ascensioni a tutt'oggi, malgrado l'accesso non troppo lungo e disagevole.
Via normale: di R. Fabbri, R. Milani e G. Rigotti nel 1947, sale la parete rivolta allo stretto intaglio con la parete del Castello con difficoltà notevoli. La prima ripetizione avvenne solo 20 anni dopo. 70 m; IV, V e A1.
Spigolo sud-est: di G. Bisson e B. Magrin nel 2006, è la seconda via al Campanile e segue fino 2/3 lo spigolo e la parete est della torre per poi immettersi nella via normale. 70 m; VII.
Guglia Adriano: massiccio torrione che sorge alla biforcazione del Vajo dell'Uno, subito dopo la parete nord del Castello del Cherle. Ad oggi una sola via, ripetuta pochissime volte. Dedicata al fratello missionario di Giannino Scorzato, primo salitore.
Gran diedro ovest: segue la linea di diedri e fessure a destra dello spigolo sopra il Vajo dell'Uno. Aperta nel 1973 da R. Dal Cengio e G. Scorzato. 280 m; V.
Guglia dei due amici: è la massiccia torre che fa da spartiacque tra il Vallon dei Cavaj e il Vajo dell'Uno e dedicata dai primi salitori a loro stessi.
Via comune: l'unica via di salita alla torre, che sale dal Vallon dei Cavai per l'evidente spigolo nord sormontato da colatoi, di S. Pavan e A. Carlan nel 1946. 200 m; III.
Guglia Trulla: guglia un po' nascosta per chi guarda dalle Giare Larghe ma che appare evidente salendo lungo il Vallon dei Cavai a dirimpetto della Pala dei Tre Compagni. Dedicata a Sergio Trulla, morto in uno scontro a fuoco coi Tedeschi nel 1945.
Via comune: di G. Sagiotti e R. Milani nel 1946 per la parete nord-est. 300 m; IV.
Via Castagna-Cocco: aperta nel 1972 da R. Castagna e A. Cocco presenta alcuni tratti in comune con la via precedente concludendosi sulla cresta nord. 300 m; IV.
Guglia Manara: enorme dosso ammantato di mughi appena a nord della torre precedente e che presenta alcune belle pareti. Dedicata alla contrada di Vicenza donde provenivano i primi salitori.
Via comune: S. Pavan e A. Carlan nel 1946 per la parete nord. 300 m; III.
Pala dei Tre Compagni: vetta massiccia formata da tre elevazioni e che precipita sui canali sottostanti con pareti verticali. E' la vetta più interessante del gruppo, alpinisticamente parlando, ed è infatti percorsa da numerosi itinerari, quantunque poco frequentati. Dedicata a G. Anzi, F. Massaria e R. Dal Molin caduti sul Dente del Sassolungo nel 1939.
Spigolo nord: è la via dei primi salitori alla cima, G. Dal Pra, F. Rizzi e la guida F. Padovan nel 1940. Segue fessure e camini immediatamente a sinistra del filo dello spigolo con una linea classica e di difficoltà media. 300 m; IV+.
Via Loredana: di G. Magrin e S. Mascella nel 1979, sale al centro la parete ovest della sommità nord per un sistema di diedri e fessure. 320 m; IV, V e 1pp V+.
Diedro nord-ovest: è il più grande diedro che incide la parete nord-ovest della montagna e che scende dall'intaglio tra la sommità nord e quella centrale. Roccia con tratti friabili ma saltuariamente frequentato. R. Castagna, F. Baschera e R. Peserico nel 1972. 250 m più lo zoccolo. IV, V e V+.
Via mascella-Zanrosso: aperta da S. Mascella e L. Zanrosso nel 1972 è la diretta alla parete ovest che scala nel centro la verticale e compatta parete grigia della sommità centrale. 325 m; V e VI.
Diedro ovest: via molto ardua in relazione all'epoca di apertura, che segue il secondo diedro della parete ovest, tra la sommità intermedia e quella meridionale. A. Miotti, G. Secondin e R. Rigotti nel 1941. 300 m; VI sostenuto.
Via Menegardi- Pettenati: sale al centro la parete ovest della sommità meridionale con difficoltà molto sostenute e roccia in parte friabile. Di E. Menegardi e G. Pettenati nel 2000. 300 m; VI e VI+.
Spigolo sud-ovest: di R. Castagna e e R. Peserico nel 1972 che segue fessure e lame lungo il poco marcato spigolo della sommità meridionale, interessante. 280 m; V.
Via Supermatita II: denominata così a richiamo della più lunga e imponente sorella sul Sass Maor, si tratta di una via moderna in stile tradizionale di M. Balasso e Trevisan nel 1991 lungo un sistema di diedri sulla parete sud della Pala. Itinerario molto impegnativo. 250 m; VI e VII.
Via dei Prealpini: aperta da R. Rigotti e U. Stella nel 1942, giovani di un gruppo di alpinisti non necessariamente iscritti al CAI ma partecipanti alle attività e alle competizioni. L'itinerario che è anche la via comune, sale il canale che separa la Pala dal Campanile Cherle e poi per cresta in vetta. 300 m; III e 1 pp IV.
Parete nord-est: di L. Zanrosso e S. Mascella nel 1972 è un itinerario molto impegantivo e selvaggio che si muove per fessure lungo l'aspro e remoto versante nord-est. Mancano dettagli. 400 m; V e VI.
Campanile Cherle: è la punta gemella della Pala dei Tre Compagni che con essa si confonde, ma che rimane ben distinta dal Vallon dei Cavai.
Via comune: di U. Conforto e F. Padovan lungo la cresta sud-est nel 1940, in discesa. 80 m; III.
Fessura ovest: trattasi dell'imponente e grande fessura gialla della parete ovest, aperta dagli stessi nello stesso giorno, prima via di salita alla montagna. All'epoca dell'apertura era una delle vie più difficili della zona. 200 m; VI e A.
Via Superpenna: di E. Menegardi e Daddario nel 2012 lungo il diedro grigio della parete ovest. Mai ripetuta. 200 m; VI e VII.
Guglia Obra: sorge sopra il Vajo Trappola, a est della Pala dei Tre Compagni. Montagna selvaggia e dirupata, poco conosciuta. Già Guglia della Gioventù Italiana del Littorio
Spigolo nord: è l'itinerario dei primi salitori. R. Rigotti, R. De Rossi e guida F. Padovan nel 1941. 220 m; IV e V.
Parete nord-est: S. francesconi e R. Cres nel 1947 risalendo il Vajo Trappola. 250 m; IV. Con il vajo circa 600 m con passi di III, uno degli itinerari più lunghi delle Piccole.
Parete est: S. Francesconi e R. Fabbri nel 1949. Simile al precedente. 150 m; III e 1pp IV.
Parete sud-est: S. e F. Francesconi nel 1948. 150 m; III.
Campanile del Sengio Bianco: guglia che si trova nel Vallon delle Bisse Bianche e salita la prima volta solo nel 1983.
Via Calendigiungo: è la via dei primi salitori del campanile, E. Cipriani e G. Rodighiero nel 1983, lungo le fessure che lo separano dal corpo principale della montagna. 150 m; V+.
Via Ruggero Dal Cengio: di R. Castagna e D. Zini nel 1987 per lo spigolo ovest. 300 m; IV e V.
Innominata: torre che sbuca dal Vajo dell'Uno e facente parte del massiccio di Cima della Neve, altura che domina il suddetto vajo e la Busa della Neve. Composta di roccia molto friabile e a tutt'ora salita solo due volte, una da Tarcisio Bellò per il versante di Busa della Neve, adagiato e l'altra da A. Pajusco e G. Asdrini nel 1997 per la parete est con difficoltà di VI+ su roccia molto marcia. L'identificazione della guglia con la Guglia dell'Uno, che si trova più spostata sul Vajo Basilio, rimane incerta.
Piramide: struttura rocciosa di gradevole aspetto piramidale che sorge ad est delle Giare Bianche, in bassa quota, appena sopra la confluenza dei vaji sopra le Giare Larghe (dx salendo). Presenta una salita a fix sportiva su roccia particolarmente rotta e instabile, malgrado le buone protezioni, detta "el vecio friend".
ESCURSIONISMO
Il gruppo del Carega è uno dei gruppi più rinomati dal punto di vista escursionistico, data la quantità incredibile di sentieri, di dislivelli non eccessivi e per la presenza di mulattiere di arroccamento militari risalenti alla Grande Guerra.
Si segnalano:
- La mulattiera di arroccamento che dal Rifugio Alpino Revolto in Val d'Illasi sale dolcemente ma con percorso lungo al Rifugio Fraccaroli (2239 m) posto sotto la Cima Carega (2259 m) e ne costituisce la via normale (950 m; T).
- Il sentiero delle creste parte dal Passo Pertica e segue la linea di cresta che porta in al Rifugio Fraccaroli con un percorso panoramico ma lungo e faticoso (1000 m; E).
- L'accesso al Rifugio Scalorbi può avvenire anche dal versante est dal Rifugio Battisti per il vajo Pelagatta tramite un buon sentiero e di qui si prosegue per la ulattiera di arroccamento.
- In Valle del Chiampo, sopra il Rifugio Bepi Bertagnoli, c'è il sentiero Milani, traversata di collegamento panoramica tra il passo della Scagina e la Forcella Campo D'Avanti che fa parte di un'altra mulattiera di arroccamento che segue sostanzialmente il crinale della Catena Tre Croci collegandone tutte le forcelle.
- L'accesso al Fraccaroli da Campogrosso avviene tramite il ripido Boale dei Fondi che incide tutto il versante nord-est del massiccio e arriva all'omonima bocchetta dove ci si immette sulla mulattiera di arroccamento.
- La ferrata Campalani sale la paretina al di sotto del Rifugio Fraccaroli, è corta e dal lungo avvicinamento ma impegnativa e verticale (1000 m, di cui 100 di ferrata, EEA);
- La ferrata Pojesi sale la Punta Lessinia collegando il Passo Pertica al sentiero delle Creste. Interessata a volte da modifiche di percorso dovute ai franamenti della zona (totale 1000 m; EEA).
- La ferrata G. Biasin, dedicata al noto scalatore veronese deceduto sul Sass Maor dopo l'apertura della diretta con S. Scalet nel 1964, sale un angusto camino sulla Cengia di Pertica. Corta ma verticale (100 m, EEA).
- La ferrata del Vajo Scuro, che risale una profonda incisione sotto la Torre Recoaro permette un lungo e fantastico giro ad anello sul gruppo del Fumante che consiste nella percorrenza delle creste dell'obante (EE, I e II) e poi del vajo vero e proprio tramite una verticale e impegnativa ferrata (EEA)
BIBLIOGRAFIA:
G. Pieropan: guida CAI-TCI Piccole Dolomiti, 1978.
G. Magrin: Profumo di Stelle Alpine, ed. Edelweiss, 2006.
G. Magrin-C. Zaltron: 111 ascensioni sulle Crede delle Piccole Dolomiti, CAI Thiene, 1984.
G. Magrin: Piccole Dolomiti e Pasubio - Un secolo di Alpinismo, ed. Nuovi Sentieri, 2002.
G. Magrin-A. Bauce: 45 Guglie delle Piccole Dolomiti, ed. Bergoglio Libri, 2008.
G. Casarotto: Piccole Dolomiti e Dintorni, ed. Cierre, 2015.
E. Cipriani: Arrampicare in Valle del Chiampo, ed. Cip, 2006.
T. Bellò: Vajo che passione, tre volumi, CAI Marostica, agg. 2019.
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