TENG
Questo post sarà corto perché c'è poco da raccontare ma un po' da criticare.
E' il 9 Maggio 2021 e con i soliti Moreno e Bruno rientro alla gola di Ceraino che ci ha stregati la volta precedente con Carmina Burana (vedi Carmina Burana - il gioiello di Ceraino). Tutte le vie della gola sono piuttosto difficili e sportive, perciò la mia scelta cade su questa via che ha dato nome ad un intero settore del canyon dove sorge una presa dell'acqua, dato che presenta delle difficoltà medie e che ne ho letto pareri lusinghieri.
L'avvicinamento alla parete è un po' contorto e ci costa un po' di andirivieni ma la raggiungiamo e già da primo impatto devo dire che non ha lo stesso aspetto invitante del tratto di gola più a monte. Questo tratto di muro sembra che sia stato estratto a colpi di piccone da un manto di radici contorte, terra e sterco di uccelli. Una cordata che precede su una via più impegnativa che parte con un diedro strapiombante marrone scuro; non li invidio nemmeno un po', anzi mi dà l'idea di andare a rovistare in una discarica. Anche i compagni sembrano un po' delusi ma non parlano, forse l'occhio questa volta è tratto in inganno e bisogna avere pazienza ma non sono del tutto convinto.
Arriviamo per cengia a ridosso della presa e attacchiamo la via, che è proprio l'ultima del settore e devo dire che da questa angolazione il posto migliora un poco. Parte Bruno che si ritrova subito alle prese con un passaggio molto strano e fatica parecchio a superarlo; stando alla relazione dovrebbe essere il passo chiave della via. Dopo un po' arriva alla sosta e io e Moreno saliamo a nostra volta. Mentre arrampico mi rendo subito conto che qualcosa non va: i fix sono fuori asse rispetto alla linea di salita, tutti spostati a destra e ciò aumenta notevolmente la difficoltà del passaggio. In più, oltre a questa bizzarria, la roccia è pure marcia e bisogna saggiarla con cura, in quanto poco ripulita sulla linea ideale di salita. Anche lo strapiombo chiave del tiro è marcio e la presa da tirare con vigore per uscirne traballa e un giorno, quando si staccherà del tutto, salire diverrà ben più difficile di adesso.
Dopo questo inizio poco confortante c'è il solito avvicendamento al comando e parte Moreno, la placca sopra di noi dovrebbe essere un semplice 6a. Niente da fare, la roccia si fa ancora più liscia e di nuovo i fix sono fuori asse rispetto agli appigli del tratto, nel punto decisivo un ancoraggio sta un metro e mezzo a sinistra e quello successivo due metri più a destra sul liscio. Fortunatamente prima di partire ho insistito per portare qualche friend piccolo per ogni eventualità e questi ci tirano fuori d'impaccio.
Lo stesso identico problema si ripresenta anche sopra dove un diedro, divertente e tecnico, diventa bestiale a causa della chiodatura illogica, posizionata sempre nei punti più lisci e all'uscita, dove bisogna superare due strapiombi faticosi posti accanto a delle facili rampe.
Ora, questa via sportiva è stata attrezzata circa una decina di anni prima della nostra ripetizione da un arrampicatore in solitaria. Un sincero complimento al chiodatore che vi si sarà dedicato con grande impegno e costanza, per ripulire una parete molto sporca e ricavarne delle linee accattivanti però proprio non riesco a capire cosa abbia combinato durante l'apertura. Può succedere che si presentino dei tratti di roccia rotta e criccata che, battendo col martello, suonino più della gran cassa nella Sesta di Mahler però che questo accada sistematicamente su ogni passaggio significa che c'è qualcosa di strano.
Il mio sospetto è che la via sia stata chiodata in discesa dall'alto e che si sia cercato di individuare di volta in volta il passaggio, magari pensando più a concatenare i movimenti come in falesia (il moschettonaggio è da prendere sempre in considerazione) piuttosto che alla mera protezione da montagna. Durante la salita si vede qualche tassello ribattuto, segno di correzioni fatte a posteriori ma evidentemente parte della via è stata lasciata con gli errori per non doverla rifare daccapo; sta di fatto che se si seguono pedissequamente i fix si finisce su roccia ben più ardua del dichiarato.
Sono dispiaciuto ma per questo itinerario non riesco a trovare parole di elogio, al massimo una via che si fa proprio per cambiare posto ed esplorare, ma che non dovrebbe essere presa ad esempio per nuove aperture. Spero vivamente che le altre vie tracciate nelle vicinanze siano migliori di questo primo esperimento e si sia tratto insegnamento da esso.
Primo tiro di Teng
Secondo tiro di Teng
Il diedro del terzo tiro
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