BEETHOVEN
Horn Sonata op. 17
La Sonata per pianoforte e corno op.17 di L. Van Beethoven è stata la prima composizione per pianoforte e corno mai scritta ed eseguita dall'allora grande virtuoso del corno Giovanni Punto (pseudonimo di Jan Vaclav Stich) nell'anno 1800, assieme al compositore al piano. La composizione ricevette immediatamente un grande successo tanto che dovettero rieseguirla come bis.
Questa sonata, solo apparentemente semplice e di gusto classico (ossia scritta con economia di scrittura, simmetrie tra le varie sezioni, preferenza di una disposizione verticale ed armonica delle parti rispetto ad una orizzontale e contrappuntistica), è un pezzo sperimentale e decisamente innovativo se confrontato con la musica circolante all'epoca.
Tanto per cominciare la sonata si articola nei canonici tre movimenti, quindi in una forma derivata dal Concerto per solista e orchestra (quella derivata dalla sinfonia si articola in quattro), e sono:
- Allegro moderato
- Poco adagio, quasi andante
- Rondò, allegro moderato
Le proporzioni dei tre movimenti fanno assomigliare la sonata ad un concerto, infatti il primo lungo e complesso movimento, come durata e quantità di materiale usato, può contenere gli altri due movimenti. La parte preponderante è del pianoforte a cui è assegnata una scrittura virtuosistica e ricca di effetti che imita l'orchestra mentre il corno esegue degli incisivi interventi in tutta la sua estensione (almeno l'estensione di allora). Lo strumento per cui fu scritta la sonata era un corno naturale costituito da un tubo ritorto in cui il cornista gestiva i suoni con la bocca e con la mano, per questo i passaggi rapidi in arpeggio, che oggi sono relativamente semplificati dalla meccanica a pistoni, o l'esecuzione del tono minore, richiedevano grande bravura al cornista.
Il materiale tematico utilizzato è strettamente imparentato tanto che la sonata assume un aspetto ciclico, come nella più celebre e di poco precedente Sonata op. 13 per pianoforte "Pathetique"(1799), anzi, similmente a quest'ultima, la sonata per corno presenta un tempo in forma-sonata tri-tematico, fatto inusuale per l'epoca e per la sonata in generale. Differentemente dalla Patetica però, in cui ogni tema ha un suo carattere ben riconoscibile grazie a degli atteggiamenti caratteristici (il Grave dell'inizio, la scala di appoggiature del secondo tema, la melodia coi mordenti del terzo tema), nella Sonata per corno e pianoforte tutto è molto più uniforme e amalgamato a formare delle grandi aree tematiche piuttosto che dei singoli episodi.
I MOVIMENTO: Allegro Moderato
Il primo movimento Allegro Moderato è in Fa maggiore e in 4/4 e comincia con un inciso del corno solo che salta su un intervallo di quinta Do-Fa assai caratteristico, seguito da un arpeggio discendente che ne copre (del corno naturale) tutta l'estensione. Questo breve inciso è la proposta, 2 battute totali (levare dell'ultimo quarto seguito da una battuta e mezza), seguita dalla risposta negativa del pianoforte di totali 8 battute, sempre in Fa maggiore, che espone la seconda parte del lungo tema, ornati da mordenti e abbellimenti vari ancora di gusto settecentesco.
Corno + risposta
Abbellimenti e ritorno del corno
Alla battuta 11 viene ripetuto l'inciso del corno raddoppiato questa volta dal pianoforte e la lunga risposta negativa è riproposta dal corno accompagnato da arpeggi del pianoforte. Tutto questo forma il Primo Tema, o la prima area tematica.
Alla battuta 21 inizia un breve Ponte Modulante composto da due proposte del pianoforte seguite da due risposte del corno, entrambe negative, che portano nel giro di 10 battute alla conclusione in dominante, Do maggiore.
Conclusione in dominante
All'ultimo quarto di battuta 30, dopo una breve sospensione, inizia il Secondo Tema che è esposto dal corno sopra degli accordi del pianoforte, il cui ritmo richiama la proposta iniziale.
Il secondo tema nel minore.
E' difficile collocare questo tema nell'ambito della sonata classica in quanto non corrisponde ad alcuno schema già codificato in precedenza: di norma il secondo tema si svolge interamente sulla dominante, nel caso di una tonalità maggiore, o al relativo maggiore nel caso di una tonalità minore; in questo momento Beethoven parte da Do maggiore e si sposta improvvisamente al suo terzo grado della scala, il Mi minore, modulazione molto rara. La proposta è di 5 battute totali e segue una risposta positiva in cui il motivo è riproposto dal pianoforte con alcuni piccoli interventi del corno su nota ribattuta. Il carattere del tema è opposto a quello dell'area tematica precedente, calmo, di scrittura armonica e verticale. Dopo 12 battute una breve cadenza Do7-Fa (IV di Do maggiore)-Sol, in cui viene rievocata la conclusione della risposta del primo tema, porta velocemente all'area tematica successiva.
Il Terzo Tema riprende il carattere concitato (btt. 46 e seguenti) del primo e presenta un disegno virtuosistico di ottave spezzate al pianoforte che imita un ff orchestrale. Esso è costituito da una prima progressione in cui il corno marca le note principali della melodia mentre il pianoforte fiorisce e completa l'armonia.
Terzo tema
Alla battuta 50, dopo una conclusione al Do maggiore, i ruoli si invertono e il tutto si conclude con una rapida cascata di accordi alternati del pianoforte che si interrompe improvvisamente (btt 54-55).
Risposta all'intenzione precedente
Segue un breve botta e risposta di 2 battute tra pianoforte e corno in pp di cadenza sulla tonica (IV+-V7-I). La cascata di accordi viene ripetuta come anche lo scambio in pp e a battuta 62 inizia la lunga coda in Do maggiore che richiama la figurazione puntata del tema.
Breve interruzione con dinamiche contrastanti
Dopo una proposta ed una risposta appena variata di 4 battute ciascuna la coda termina con una figurazione virtuosistica di entrambi gli strumenti: un disegno rapidissimo del pianoforte contro le fortissime note acute del corno. Ritornello.
Conclusione esposizione
Sull'ultimo quarto di battuta 74, dopo il segno di ritornello, inizia lo Sviluppo. Esso riprende al pianoforte il noto inciso del corno e poi fa seguire il Secondo tema, questa volta in Do minore, tonalità drammatica per eccellenza per Beethoven, che modula rapidamente a La bemolle maggiore, inizio di una lunga progressione in tipico stile beethoveniano.
Incipit esposizione
La breve discesa dell'inciso iniziale del corno viene da questo ripetuta cinque volte mentre il pianoforte fiorisce con accordi spezzati su un disegno di grande virtuosismo prima della conclusione sul Fa maggiore tramite una sesta eccedente (battuta 93).
La progressione
La progressione non si esaurisce ma continua con un nuovo disegno in p tra il pianoforte e il corno che alterna uno sviluppo di materiale tratto dal ponte modulante.
Proseguimento episodio
Alla battuta 101 inizia il lungo pedale di dominante preparazione alla ripresa, sempre su fioriture virtuosistiche del pianoforte, mentre il corno si limita a marcare il Do, la dominante di Fa maggiore.
Parte del pedale di dominante
Alla battuta 111 rientra il primo tema e segna l'inizio della Ripresa. La proposta del corno ha la testa mutata con le terzine e non più col ritmo puntato e la discesa è imitata dal pianoforte. La risposta del solo pianoforte è tronca, priva della discesa coi mordenti mentre a battuta 106 ricomincia immediatamente la riproposizione del tema al corno sopra gli arpeggi del pianoforte. Alla battuta 113 segue nuovamente il ponte modulante con il dialogo tra corno e pianoforte e portato a Do maggiore tramite una breve cadenza del pianoforte (btt. 117-118). Il secondo tema ricomincia da Fa maggiore, tonalità di impianto, come da forma sonata classica e si sposta sul terzo grado, La minore. Dopo la ripetizione del secondo tema e la medesima conclusione dell'esposizione entra nuovamente il terzo tema , anch'esso in Fa maggiore, riproponendo completamente tutta la parte esposta in precedenza. A battuta 155 comincia la coda, definitiva questa volta, che ripete trasportate in Fa maggiore, le medesime battute di dialogo tra corno e pianoforte dell'esposizione a cui segue però una lunga cadenza del corno, virtuosistica, sugli arpeggi di Fa maggiore, inframezzati dagli interventi del pianoforte, culmine di tutto il movimento, poi esso si conclude.
La difficile cadenza finale del movimento
II MOVIMENTO: Poco adagio
Il secondo movimento, Poco Adagio, Quasi Andante è di fatto un intermezzo di sospensione tra i due movimenti concitati che lo attorniano. Esso è in Fa minore, in 2/4, e riprende, tramite il ritmo puntato dell'inizio, l'incipit della sonata, mentre con l'intervallo di terza minore Fa-Lab richiama il terzo tema del movimento precedente, dando così l'impressione che il discorso esposto in precedenza stia continuando.
Alla proposta del corno, in p, accompagnata da semplici accordi del pianoforte, segue una risposta negativa del pianoforte, che cambia armonia e imita il disegno appena presentato. Questo passaggio, acuto e piano, richiedeva particolare bravura al cornista col corno naturale. Ancora oggi, anche con la meccanica a pistoni, il passaggio mette a nudo il solista che deve intonare il passaggio con delicatezza.
Inizio del movimento
Dopo le prime 4 battute (levare compreso) il corno riprende l'iniziativa variando leggermente la sua proposta insistendo su La bemolle mentre gli accordi del pianoforte modulano a Mi bemolle minore per un totale di altre 4 battute. Inizia a questo punto una sorta di breve sviluppo di altre 4 battute in cui il tema viene riesposto in Mi bemolle minore fino al suo culmine sul Si bemolle minore (effetto modale) prima della modulazione che porta a Do maggiore.
Piccolo sviluppo
Seguono 4 battute di pedale di Do maggiore ed una breve cadenza del pianoforte di sospensione prima che attacchi subito il movimento seguente.
Fine del movimento con pedale di dominante e cadenza
III MOVIMENTO: Rondò, Allegro Moderato
Il terzo movimento è un Rondò, Allegro moderato in Fa maggiore e in 2/2. Il tema del ritornello, esposto dal pianoforte, è ricavato unendo la testa del primo inciso della sonata, senza il ritmo puntato, alla discesa di mordenti della risposta del pianoforte.
Tema del Rondò
Dopo 4 battute di proposta, il tema è ripetuto dal corno che con altre quattro battute conclude la breve esposizione. Seguono tre battute di intermezzo in cui il corno propone un breve inciso a cui segue una risposta di fioritura del pianoforte e il tema viene rieseguito dal corno una terza volta prima dell'inizio del primo episodio.
La struttura di questo Rondò è abbastanza articolata e può essere schematizzata come:
A (esposizione) - B (episodio I) - A' (ritornello variato) - C (episodio II) - A'' - D (pedale di dominante e cadenza) - Coda.
L'episodio 1 inizia nell'ultimo quarto di battuta 17 (incluso il levare iniziale) come da ritmo, ed introduce un piccolo tema del corno in risposta al breve dialogo del tema in cui il ribattuto del La, sia al corno che al pianoforte, riecheggia sia il secondo tema del primo movimento che il breve adagio.
Conclusione tema e inizio episodio 1.
Dopo 8 battute un pedale di Sol, dominante di Do, porta al culmine, una scala roboante di terzine in cui al basso ricompare il ritmo puntato sull'intervallo di quarta dell'incipit della sonata.
Pedale sulla dominante secondaria
Alla battuta 51 inizia nuovamente un breve dialogo tra il corno e il pianoforte sempre su pedale di Sol che alla sesta battuta conclude in Do. Dopo un breve canone tra corno e pianoforte e una battuta di cadenza inizia il pedale di dominante di 7 battute che porta al Ritornello.
A' è il tema conduttore del Rondò che qui si presenta nuovamente tre volte come da esposizione: le prime due esso è invariato mentre la terza volta al pianoforte esso è arricchito di ottave spezzate alla tastiera, elemento virtuosistico.
Alla battuta 62 inizia l'episodio 2, lungo, complesso e articolato e soprattutto in Re minore. Il tema, ancora una volta costruito con frammenti del tema del ritornello, occupa le prime 8 battute divise in 4 di proposta e 4 di risposta, affidate al corno mentre il pianoforte accompagna con le terzine e col basso.
Inizio episodio nel minore
A questo seguono altre 8 battute di risposta in cui il pianoforte riespone il tema appena espresso dal corno prima che il corno introduca una nuova melodia che sviluppa in altrettante 8 battute gli spunti forniti dal tema in minore prima della conclusione affermativa in Re minore V-I. Come in precedenza anche adesso il pianoforte riesegue come risposta affermativa la sequenza avanzata dal corno e l'episodio si conclude. A battuta 92 inizia un breve ponte in cui da Re minore ci si porta gradualmente a Fa maggiore, prima attraverso brevi fioriture del pianoforte, poi attraverso una breve sequenza del corno che si muove con piccole scale all'interno di una settima.
Breve dialogo sulla dominante
A battuta 101 c'è il Ritornello, A'', con nuove fioriture alla parte pianistica, in cui di nuovo il tema è ripetuto per tre volte.
Alla conclusione, battuta 116, comincia la sezione D: un lungo pedale di dominante, Do, che viene continuamente marcato dal corno mentre il pianoforte fiorisce sia con arpeggi di terzine che con accordi di appoggio al Do, fino al culmine di battuta 126 in cui ancora ritorna la lunga scala discendente del piano unita al ff del corno, escamotage che richiama anche l'episodio 1 del Rondò.
Il lungo pedale di do del corno
Da battuta 130 a 137 il corno e il pianoforte iterano il disegno appena presentato con il primo che ripete l'inizio del tema ed il secondo che continua nelle scale discendenti di terzine fino ad una improvvisa sospensione in cui entrambi suonano una settima di dominante di Si bemolle (IV di Fa maggiore), prima ff e poi subito pp (tipico crescendo beethoveniano che s'interrompe) prima della grande cadenza.
La sospensione e l'attacco della cadenza del corno
Essa è il punto culminante di tutta la sonata in cui entrambi gli strumenti esprimono appieno le loro doti sonore (btt. 138-146): il pianoforte ripropone insistentemente la testa del tema mentre il corno esegue dei rapidi arpeggi ed alla fine 4 battute di bravura del pianista.
Slancio conclusivo
A questa cadenza seguono 15 battute di coda in Fa maggiore (btt. 146-160) in cui corno e pianoforte dialogano un'ultima volta (ritorna nel corno una citazione del tema in Re minore, questa volta in Fa maggiore) e alla fine, lenti e in p ripropongono per l'ultima volta il Ritornello.
Alla conclusione del tema, a sorpresa attacca l'Allegro molto, una coda di 6 battute di V-I con un fiorito dialogo tra corno e pianoforte che porta agli accordi finali in Fa maggiore, fine della composizione.
Ultima sopresa
Bibliografia
ENGLISH VERSION
The Sonata for piano and horn op.17 by L. Van Beethoven was the first composition for piano and horn ever written and performed by the great virtuoso of the horn Giovanni Punto (pseudonym of Jan Vaclav Stich) in the year 1800, together with the composer at the piano. The composition immediately received great success, so much so that they had to perform it again as an encore.
This sonata, only apparently simple and of classic taste (i.e. written with economy of writing, symmetries between the various sections, preference of a vertical and harmonic arrangement of the parts compared to a horizontal writing and counterpoint), is an experimental and decidedly innovative piece when compared with the circulating music at the time.
To begin with, the sonata is divided into three canonical movements, then in a form derived from the Concerto for soloist and orchestra (that derived from the symphony is divided into four), and they are:
- Allegro moderato
- Poco adagio, quasi andante
- Rondo, Allegro moderato
The proportions of the three movements make the sonata resemble a concert, in fact the first long and complex movement, such as duration and quantity of material used, can contain the other two movements. The preponderant part is of the piano to which a virtuoso and effect-rich writing is assigned which imitates the orchestra while the horn performs incisive interventions in all its extension (at least the extension of that time).
The instrument for which the sonata was written was a natural horn consisting of a twisted tube in which the horn player managed the sounds with his mouth and hand, for this reason the rapid passages in arpeggio, which today are relatively simplified by piston mechanics, or the execution of the minor tone, required great skill from the horn player. The thematic material used is closely related so that the sonata takes on a cyclical aspect, as in the more famous and slightly earlier Sonata op. 13 for piano "Pathetique" (1799), indeed, similarly to the latter, the horn sonata presents a tempo in tri-thematic sonata form, unusual for the time and for the sonata in general. Unlike the Pathetica, however, in which each theme has its own clearly recognizable character thanks to the characteristic attitudes (the Grave of the beginning, the scale of chords of the second theme, the melody with the mordants of the third theme), in the Sonata for horn and piano everything is much more uniform and amalgamated to form large thematic areas rather than individual episodes.
The first Allegro Moderato movement is in F major and in 4/4 and begins with an incision of the solo horn which jumps over a very characteristic fifth C-F interval, followed by a descending arpeggio that covers the entire natural horn extension. This short brief is the proposal, 2 bars in total (upbeat of the last quarter followed by a bar and a half), followed by the negative response of the piano of 8 bars, always in F major, which exposes the second part of the long theme, decorated from mordants and various embellishments still of eighteenth-century taste. At bar 11 the incision of the horn doubled this time by the piano is repeated and the long negative response is repeated by the horn accompanied by piano arpeggios. All this forms the First Theme, or the first thematic area.
At bar 21 begins a short Modulating Bridge made up of two piano proposals followed by two horn responses, both negative, which lead to the conclusion in dominant, C major within 10 bars.
At the last quarter of bar 30, after a short pause, the Second Theme begins which is exposed by the horn above the piano chords, whose rhythm recalls the initial proposal. It is difficult to place this theme in the classical sonata as it does not correspond to any previously coded scheme: normally the second theme takes place entirely on the dominant, in the case of a major key, or to the relative major in the case of a minor key; at this moment Beethoven starts from C major and suddenly moves to his third degree of the scale, E minor, very rare modulation. The proposal is 5 bars in total and follows a positive response in which the motif is re-proposed by the piano with some small interventions of the horn on a beaten note. The character of the theme is opposite to that of the previous thematic area, calm, of harmonic and vertical writing. After 12 bars a short C-Do7-F (IV of C major) -Sol, in which the conclusion of the answer of the first theme is recalled, quickly leads to the next thematic area.
The Third Theme takes up the excited character (btt. 46 and following) of the first and presents a virtuoso design of broken octaves on the piano that imitates an orchestral ff. It consists of a first progression in which the horn marks the main notes of the melody while the piano flourishes and completes the harmony. At bar 50, after a conclusion in C major, the roles are reversed and everything ends with a rapid cascade of alternating piano chords that suddenly stops (btt 54-55). A short 2-second hit and response follows between piano and horn in pp. Cadence on the tonic (IV + -V7-I). The cascade of chords is repeated as well as the exchange in pp and at bar 62 begins the long tail in C major which recalls the dotted figuration of the theme. After a proposal and a slightly varied response of 4 bars each, the tail ends with a virtuosic representation of both instruments: a very rapid drawing of the piano against the very strong acute notes of the horn. Refrain.
On the last quarter of bar 74, after the refrain, Development begins. It picks up on the piano the well-known incision of the horn and then follows the second theme, this time in C minor, the dramatic key par excellence for Beethoven, which quickly modulates to A flat major, the beginning of a long progression in typical Beethoven style. The brief descent of the initial incision of the horn is repeated by it five times while the piano flourishes with broken chords on a drawing of great virtuosity before the conclusion on the F major through a sixth excess (bar 93). The progression does not end but continues with a new design in p between the piano and the horn that alternates a development of material taken from the modulating bridge. At bar 101 begins the long pedal of dominant preparation for re-exposition, again on virtuosic blooms of the piano, while the horn is limited to marking the C, the dominant of F major.
At bar 111 the first theme falls and marks the beginning of the Re-exposition. The horn proposal has its head changed with the triplets and no longer with the pointed rhythm and the descent is imitated by the piano. The answer of the piano only is truncated, without the descent with the mordants while at bar 106 the reproposal of the theme immediately rests on the horn above the arpeggios of the piano. Bar 113 follows again the modulating bridge with the dialogue between horn and piano and brought to C major by a short cadence of the piano (btt. 117-118). The second theme starts again from F major, tonality of plant, as from classical sonata form and moves to the third degree, A minor. After the repetition of the second theme and the same conclusion of the exhibition, the third theme enters again, also in F major, completely proposing all the previously exposed part. At bar 155 the tail begins, definitive this time, which repeats transported in F major, the same bars of dialogue between horn and piano of the exhibition followed by a long virtuoso cadenza of the horn on the F major arpeggios, interspersed with piano interventions, culmination of the whole movement, then it ends.
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