Home Page

sabato 22 febbraio 2020

BEETHOVEN - Horn Sonata Op.17

BEETHOVEN

Horn Sonata op. 17


La Sonata per pianoforte e corno op.17 di L. Van Beethoven è stata la prima composizione per pianoforte e corno mai scritta ed eseguita dall'allora grande virtuoso del corno Giovanni Punto (pseudonimo di Jan Vaclav Stich) nell'anno 1800, assieme al compositore al piano. La composizione ricevette immediatamente un grande successo tanto che dovettero rieseguirla come bis.
Questa sonata, solo apparentemente semplice e di gusto classico (ossia scritta con economia di scrittura, simmetrie tra le varie sezioni, preferenza di una disposizione verticale ed armonica delle parti rispetto ad una orizzontale e contrappuntistica), è un pezzo sperimentale e decisamente innovativo se confrontato con la musica circolante all'epoca.
Tanto per cominciare la sonata si articola nei canonici tre movimenti, quindi in una forma derivata dal Concerto per solista e orchestra (quella derivata dalla sinfonia si articola in quattro), e sono:
- Allegro moderato
- Poco adagio, quasi andante
- Rondò, allegro moderato

Le proporzioni dei tre movimenti fanno assomigliare la sonata ad un concerto, infatti il primo lungo e complesso movimento, come durata e quantità di materiale usato, può contenere gli altri due movimenti. La parte preponderante è del pianoforte a cui è assegnata una scrittura virtuosistica e ricca di effetti che imita l'orchestra mentre il corno esegue degli incisivi interventi in tutta la sua estensione (almeno l'estensione di allora). Lo strumento per cui fu scritta la sonata era un corno naturale costituito da un tubo ritorto in cui il cornista gestiva i suoni con la bocca e con la mano, per questo i passaggi rapidi in arpeggio, che oggi sono relativamente semplificati dalla meccanica a pistoni, o l'esecuzione del tono minore, richiedevano grande bravura al cornista.
Il materiale tematico utilizzato è strettamente imparentato tanto che la sonata assume un aspetto ciclico, come nella più celebre e di poco precedente Sonata op. 13 per pianoforte "Pathetique"(1799), anzi, similmente a quest'ultima, la sonata per corno presenta un tempo in forma-sonata tri-tematico, fatto inusuale per l'epoca e per la sonata in generale. Differentemente dalla Patetica però, in cui ogni tema ha un suo carattere ben riconoscibile grazie a degli atteggiamenti caratteristici (il Grave dell'inizio, la scala di appoggiature del secondo tema, la melodia coi mordenti del terzo tema), nella Sonata per corno e pianoforte tutto è molto più uniforme e amalgamato a formare delle grandi aree tematiche piuttosto che dei singoli episodi.

I MOVIMENTO: Allegro Moderato


Il primo movimento Allegro Moderato è in Fa maggiore e in 4/4 e comincia con un inciso del corno solo che salta su un intervallo di quinta Do-Fa assai caratteristico, seguito da un arpeggio discendente che ne copre (del corno naturale) tutta l'estensione. Questo breve inciso è la proposta, 2 battute totali (levare dell'ultimo quarto seguito da una battuta e mezza), seguita dalla risposta negativa del pianoforte di totali 8 battute, sempre in Fa maggiore, che espone la seconda parte del lungo tema, ornati da mordenti e abbellimenti vari ancora di gusto settecentesco. 

Corno + risposta

Abbellimenti e ritorno del corno


Alla battuta 11 viene ripetuto l'inciso del corno raddoppiato questa volta dal pianoforte e la lunga risposta negativa è riproposta dal corno accompagnato da arpeggi del pianoforte. Tutto questo forma il Primo Tema, o la prima area tematica.
Alla battuta 21 inizia un breve Ponte Modulante composto da due proposte del pianoforte seguite da due risposte del corno, entrambe negative, che portano nel giro di 10 battute alla conclusione in dominante, Do maggiore.

Conclusione in dominante

All'ultimo quarto di battuta 30, dopo una breve sospensione, inizia il Secondo Tema che è esposto dal corno sopra degli accordi del pianoforte, il cui ritmo richiama la proposta iniziale. 

Il secondo tema nel minore.

E' difficile collocare questo tema nell'ambito della sonata classica in quanto non corrisponde ad alcuno schema già codificato in precedenza: di norma il secondo tema si svolge interamente sulla dominante, nel caso di una tonalità maggiore, o al relativo maggiore nel caso di una tonalità minore; in questo momento Beethoven parte da Do maggiore e si sposta improvvisamente al suo terzo grado della scala, il Mi minore, modulazione molto rara. La proposta è di 5 battute totali e segue una risposta positiva in cui il motivo è riproposto dal pianoforte con alcuni piccoli interventi del corno su nota ribattuta. Il carattere del tema è opposto a quello dell'area tematica precedente, calmo, di scrittura armonica e verticale. Dopo 12 battute una breve cadenza Do7-Fa (IV di Do maggiore)-Sol, in cui viene rievocata la conclusione della risposta del primo tema, porta velocemente all'area tematica successiva.

Il Terzo Tema riprende il carattere concitato (btt. 46 e seguenti) del primo e presenta un disegno virtuosistico di ottave spezzate al pianoforte che imita un ff orchestrale. Esso è costituito da una prima progressione in cui il corno marca le note principali della melodia mentre il pianoforte fiorisce e completa l'armonia. 

Terzo tema

Alla battuta 50, dopo una conclusione al Do maggiore, i ruoli si invertono e il tutto si conclude con una rapida cascata di accordi alternati del pianoforte che si interrompe improvvisamente (btt 54-55). 

Risposta all'intenzione precedente

Segue un breve botta e risposta di 2 battute tra pianoforte e corno in pp di cadenza sulla tonica (IV+-V7-I). La cascata di accordi viene ripetuta come anche lo scambio in pp e a battuta 62 inizia la lunga coda in Do maggiore che richiama la figurazione puntata del tema. 

Breve interruzione con dinamiche contrastanti

Dopo una proposta ed una risposta appena variata di 4 battute ciascuna la coda termina con una figurazione virtuosistica di entrambi gli strumenti: un disegno rapidissimo del pianoforte contro le fortissime note acute del corno. Ritornello.

Conclusione esposizione


Sull'ultimo quarto di battuta 74, dopo il segno di ritornello, inizia lo Sviluppo. Esso riprende al pianoforte il noto inciso del corno e poi fa seguire il Secondo tema, questa volta in Do minore, tonalità drammatica per eccellenza per Beethoven, che modula rapidamente a La bemolle maggiore, inizio di una lunga progressione in tipico stile beethoveniano. 

Incipit esposizione

La breve discesa dell'inciso iniziale del corno viene da questo ripetuta cinque volte mentre il pianoforte fiorisce con accordi spezzati su un disegno di grande virtuosismo prima della conclusione sul Fa maggiore tramite una sesta eccedente (battuta 93). 

La progressione

La progressione non si esaurisce ma continua con un nuovo disegno in p tra il pianoforte e il corno che alterna uno sviluppo di materiale tratto dal ponte modulante. 

Proseguimento episodio

Alla battuta 101 inizia il lungo pedale di dominante preparazione alla ripresa, sempre su fioriture virtuosistiche del pianoforte, mentre il corno si limita a marcare il Do, la dominante di Fa maggiore.

Parte del pedale di dominante

Alla battuta 111 rientra il primo tema e segna l'inizio della Ripresa. La proposta del corno ha la testa mutata con le terzine e non più col ritmo puntato e la discesa è imitata dal pianoforte. La risposta del solo pianoforte è tronca, priva della discesa coi mordenti mentre a battuta 106 ricomincia immediatamente la riproposizione del tema al corno sopra gli arpeggi del pianoforte. Alla battuta 113 segue nuovamente il ponte modulante con il dialogo tra corno e pianoforte e portato a Do maggiore tramite una breve cadenza del pianoforte (btt. 117-118). Il secondo tema ricomincia da Fa maggiore, tonalità di impianto, come da forma sonata classica e si sposta sul terzo grado, La minore. Dopo la ripetizione del secondo tema e la medesima conclusione dell'esposizione entra nuovamente il terzo tema , anch'esso in Fa maggiore, riproponendo completamente tutta la parte esposta in precedenza. A battuta 155 comincia la coda, definitiva questa volta, che ripete trasportate in Fa maggiore, le medesime battute di dialogo tra corno e pianoforte dell'esposizione a cui segue però una lunga cadenza del corno, virtuosistica, sugli arpeggi di Fa maggiore, inframezzati dagli interventi del pianoforte, culmine di tutto il movimento, poi esso si conclude.

La difficile cadenza finale del movimento

II MOVIMENTO: Poco adagio


Il secondo movimento, Poco Adagio, Quasi Andante è di fatto un intermezzo di sospensione tra i due movimenti concitati che lo attorniano. Esso è in Fa minore, in 2/4, e riprende, tramite il ritmo puntato dell'inizio, l'incipit della sonata, mentre con l'intervallo di terza minore Fa-Lab richiama il terzo tema del movimento precedente, dando così l'impressione che il discorso esposto in precedenza stia continuando.
Alla proposta del corno, in p, accompagnata da semplici accordi del pianoforte, segue una risposta negativa del pianoforte, che cambia armonia e imita il disegno appena presentato. Questo passaggio, acuto e piano, richiedeva particolare bravura al cornista col corno naturale. Ancora oggi, anche con la meccanica a pistoni, il passaggio mette a nudo il solista che deve intonare il passaggio con delicatezza. 

Inizio del movimento

Dopo le prime 4 battute (levare compreso) il corno riprende l'iniziativa variando leggermente la sua proposta insistendo su La bemolle mentre gli accordi del pianoforte modulano a Mi bemolle minore per un totale di altre 4 battute. Inizia a questo punto una sorta di breve sviluppo di altre 4 battute in cui il tema viene riesposto in Mi bemolle minore fino al suo culmine sul Si bemolle minore (effetto modale) prima della modulazione che porta a Do maggiore. 

Piccolo sviluppo

Seguono 4 battute di pedale di Do maggiore ed una breve cadenza del pianoforte di sospensione prima che attacchi subito il movimento seguente.

Fine del movimento con pedale di dominante e cadenza

III MOVIMENTO: Rondò, Allegro Moderato



Il terzo movimento è un Rondò, Allegro moderato in Fa maggiore e in 2/2. Il tema del ritornello, esposto dal pianoforte, è ricavato unendo la testa del primo inciso della sonata, senza il ritmo puntato, alla discesa di mordenti della risposta del pianoforte. 

Tema del Rondò

Dopo 4 battute di proposta, il tema è ripetuto dal corno che con altre quattro battute conclude la breve esposizione. Seguono tre battute di intermezzo in cui il corno propone un breve inciso a cui segue una risposta di fioritura del pianoforte e il tema viene rieseguito dal corno una terza volta prima dell'inizio del primo episodio.
La struttura di questo Rondò è abbastanza articolata e può essere schematizzata come:
A (esposizione) - B (episodio I) - A' (ritornello variato) - C (episodio II) - A'' - D (pedale di dominante e cadenza) - Coda.
L'episodio 1 inizia nell'ultimo quarto di battuta 17 (incluso il levare iniziale) come da ritmo, ed introduce un piccolo tema del corno in risposta al breve dialogo del tema in cui il ribattuto del La, sia al corno che al pianoforte, riecheggia sia il secondo tema del primo movimento che il breve adagio.
 

Conclusione tema e inizio episodio 1.


Dopo 8 battute un pedale di Sol, dominante di Do, porta al culmine, una scala roboante di terzine in cui al basso ricompare il ritmo puntato sull'intervallo di quarta dell'incipit della sonata. 

Pedale sulla dominante secondaria

Alla battuta 51 inizia nuovamente un breve dialogo tra il corno e il pianoforte sempre su pedale di Sol che alla sesta battuta conclude in Do. Dopo un breve canone tra corno e pianoforte e una battuta di cadenza inizia il pedale di dominante di 7 battute che porta al Ritornello.
A' è il tema conduttore del Rondò che qui si presenta nuovamente tre volte come da esposizione: le prime due esso è invariato mentre la terza volta al pianoforte esso è arricchito di ottave spezzate alla tastiera, elemento virtuosistico.
Alla battuta 62 inizia l'episodio 2, lungo, complesso e articolato e soprattutto in Re minore. Il tema, ancora una volta costruito con frammenti del tema del ritornello, occupa le prime 8 battute divise in 4 di proposta e 4 di risposta, affidate al corno mentre il pianoforte accompagna con le terzine e col basso. 

Inizio episodio nel minore

A questo seguono altre 8 battute di risposta in cui il pianoforte riespone il tema appena espresso dal corno prima che il corno introduca una nuova melodia che sviluppa in altrettante 8 battute gli spunti forniti dal tema in minore prima della conclusione affermativa in Re minore V-I. Come in precedenza anche adesso il pianoforte riesegue come risposta affermativa la sequenza avanzata dal corno e l'episodio si conclude. A battuta 92 inizia un breve ponte in cui da Re minore ci si porta gradualmente a Fa maggiore, prima attraverso brevi fioriture del pianoforte, poi attraverso una breve sequenza del corno che si muove con piccole scale all'interno di una settima.

Breve dialogo sulla dominante

A battuta 101 c'è il Ritornello, A'', con nuove fioriture alla parte pianistica, in cui di nuovo il tema è ripetuto per tre volte.
Alla conclusione, battuta 116, comincia la sezione D: un lungo pedale di dominante, Do, che viene continuamente marcato dal corno mentre il pianoforte fiorisce sia con arpeggi di terzine che con accordi di appoggio al Do, fino al culmine di battuta 126 in cui ancora ritorna la lunga scala discendente del piano unita al ff del corno, escamotage che richiama anche l'episodio 1 del Rondò. 

Il lungo pedale di do del corno

Da battuta 130 a 137 il corno e il pianoforte iterano il disegno appena presentato con il primo che ripete l'inizio del tema ed il secondo che continua nelle scale discendenti di terzine fino ad una improvvisa sospensione in cui entrambi suonano una settima di dominante di Si bemolle (IV di Fa maggiore), prima ff e poi subito pp (tipico crescendo beethoveniano che s'interrompe) prima della grande cadenza.

La sospensione e l'attacco della cadenza del corno

Essa è il punto culminante di tutta la sonata in cui entrambi gli strumenti esprimono appieno le loro doti sonore (btt. 138-146): il pianoforte ripropone insistentemente la testa del tema mentre il corno esegue dei rapidi arpeggi ed alla fine 4 battute di bravura del pianista. 

Slancio conclusivo

A questa cadenza seguono 15 battute di coda in Fa maggiore (btt. 146-160) in cui corno e pianoforte dialogano un'ultima volta (ritorna nel corno una citazione del tema in Re minore, questa volta in Fa maggiore) e alla fine, lenti e in p ripropongono per l'ultima volta il Ritornello.
Alla conclusione del tema, a sorpresa attacca l'Allegro molto, una coda di 6 battute di V-I con un fiorito dialogo tra corno e pianoforte che porta agli accordi finali in Fa maggiore, fine della composizione.

Ultima sopresa

Bibliografia


ENGLISH VERSION



The Sonata for piano and horn op.17 by L. Van Beethoven was the first composition for piano and horn ever written and performed by the great virtuoso of the horn Giovanni Punto (pseudonym of Jan Vaclav Stich) in the year 1800, together with the composer at the piano. The composition immediately received great success, so much so that they had to perform it again as an encore.
This sonata, only apparently simple and of classic taste (i.e. written with economy of writing, symmetries between the various sections, preference of a vertical and harmonic arrangement of the parts compared to a horizontal writing and counterpoint), is an experimental and decidedly innovative piece when compared with the circulating music at the time.
To begin with, the sonata is divided into three canonical movements, then in a form derived from the Concerto for soloist and orchestra (that derived from the symphony is divided into four), and they are:
- Allegro moderato
- Poco adagio, quasi andante
- Rondo, Allegro moderato

The proportions of the three movements make the sonata resemble a concert, in fact the first long and complex movement, such as duration and quantity of material used, can contain the other two movements. The preponderant part is of the piano to which a virtuoso and effect-rich writing is assigned which imitates the orchestra while the horn performs incisive interventions in all its extension (at least the extension of that time).
The instrument for which the sonata was written was a natural horn consisting of a twisted tube in which the horn player managed the sounds with his mouth and hand, for this reason the rapid passages in arpeggio, which today are relatively simplified by piston mechanics, or the execution of the minor tone, required great skill from the horn player. The thematic material used is closely related so that the sonata takes on a cyclical aspect, as in the more famous and slightly earlier Sonata op. 13 for piano "Pathetique" (1799), indeed, similarly to the latter, the horn sonata presents a tempo in tri-thematic sonata form, unusual for the time and for the sonata in general. Unlike the Pathetica, however, in which each theme has its own clearly recognizable character thanks to the characteristic attitudes (the Grave of the beginning, the scale of chords of the second theme, the melody with the mordants of the third theme), in the Sonata for horn and piano everything is much more uniform and amalgamated to form large thematic areas rather than individual episodes.

The first Allegro Moderato movement is in F major and in 4/4 and begins with an incision of the solo horn which jumps over a very characteristic fifth C-F interval, followed by a descending arpeggio that covers the entire natural horn extension. This short brief is the proposal, 2 bars in total (upbeat of the last quarter followed by a bar and a half), followed by the negative response of the piano of 8 bars, always in F major, which exposes the second part of the long theme, decorated from mordants and various embellishments still of eighteenth-century taste. At bar 11 the incision of the horn doubled this time by the piano is repeated and the long negative response is repeated by the horn accompanied by piano arpeggios. All this forms the First Theme, or the first thematic area.
At bar 21 begins a short Modulating Bridge made up of two piano proposals followed by two horn responses, both negative, which lead to the conclusion in dominant, C major within 10 bars.
At the last quarter of bar 30, after a short pause, the Second Theme begins which is exposed by the horn above the piano chords, whose rhythm recalls the initial proposal. It is difficult to place this theme in the classical sonata as it does not correspond to any previously coded scheme: normally the second theme takes place entirely on the dominant, in the case of a major key, or to the relative major in the case of a minor key; at this moment Beethoven starts from C major and suddenly moves to his third degree of the scale, E minor, very rare modulation. The proposal is 5 bars in total and follows a positive response in which the motif is re-proposed by the piano with some small interventions of the horn on a beaten note. The character of the theme is opposite to that of the previous thematic area, calm, of harmonic and vertical writing. After 12 bars a short C-Do7-F (IV of C major) -Sol, in which the conclusion of the answer of the first theme is recalled, quickly leads to the next thematic area.
The Third Theme takes up the excited character (btt. 46 and following) of the first and presents a virtuoso design of broken octaves on the piano that imitates an orchestral ff. It consists of a first progression in which the horn marks the main notes of the melody while the piano flourishes and completes the harmony. At bar 50, after a conclusion in C major, the roles are reversed and everything ends with a rapid cascade of alternating piano chords that suddenly stops (btt 54-55). A short 2-second hit and response follows between piano and horn in pp. Cadence on the tonic (IV + -V7-I). The cascade of chords is repeated as well as the exchange in pp and at bar 62 begins the long tail in C major which recalls the dotted figuration of the theme. After a proposal and a slightly varied response of 4 bars each, the tail ends with a virtuosic representation of both instruments: a very rapid drawing of the piano against the very strong acute notes of the horn. Refrain.
On the last quarter of bar 74, after the refrain, Development begins. It picks up on the piano the well-known incision of the horn and then follows the second theme, this time in C minor, the dramatic key par excellence for Beethoven, which quickly modulates to A flat major, the beginning of a long progression in typical Beethoven style. The brief descent of the initial incision of the horn is repeated by it five times while the piano flourishes with broken chords on a drawing of great virtuosity before the conclusion on the F major through a sixth excess (bar 93). The progression does not end but continues with a new design in p between the piano and the horn that alternates a development of material taken from the modulating bridge. At bar 101 begins the long pedal of dominant preparation for re-exposition, again on virtuosic blooms of the piano, while the horn is limited to marking the C, the dominant of F major.
At bar 111 the first theme falls and marks the beginning of the Re-exposition. The horn proposal has its head changed with the triplets and no longer with the pointed rhythm and the descent is imitated by the piano. The answer of the piano only is truncated, without the descent with the mordants while at bar 106 the reproposal of the theme immediately rests on the horn above the arpeggios of the piano. Bar 113 follows again the modulating bridge with the dialogue between horn and piano and brought to C major by a short cadence of the piano (btt. 117-118). The second theme starts again from F major, tonality of plant, as from classical sonata form and moves to the third degree, A minor. After the repetition of the second theme and the same conclusion of the exhibition, the third theme enters again, also in F major, completely proposing all the previously exposed part. At bar 155 the tail begins, definitive this time, which repeats transported in F major, the same bars of dialogue between horn and piano of the exhibition followed by a long virtuoso cadenza of the horn on the F major arpeggios, interspersed with piano interventions, culmination of the whole movement, then it ends.



I contenuti presenti sul blog “Alerossiclimbemusic” sono di proprietà di “Alessandro Rossi”.
È vietata la copia e la riproduzione dei contenuti in qualsiasi modo o forma.
È vietata la pubblicazione e la redistribuzione dei contenuti non autorizzata espressamente dall’autore.
Copyright © 2019 – 2025  “Alerossiclimbmusic”. Tutti i diritti riservati.”
Questa opera è protetta da <a rel="copyzero" href="http://www.costozero.org/wai/u2.html">Copyzero</a>.


mercoledì 19 febbraio 2020

FRANZ STRAUSS - Introduction, Theme and Variations op. 13

FRANZ STRAUSS 

Introduction, Theme and Variations op. 13


Franz Strauss (1822-1905) fu il padre di Richard Strauss, il celebre compositore di Also Spracht Zarathustra, e molto meno conosciuto di quest'ultimo. Egli fu principalmente un virtuoso del corno, strumento per cui scrisse una serie di pezzi virtuosistici, e per questo talento fu molto apprezzato al suo tempo dai contemporanei, Wagner incluso. Oggi è noto solamente ai cornisti, tuttavia alcune sue composizioni sono comunque pregevoli e meritevoli di essere maggiormente conosciute e l'Introduzione, Tema e Variazioni op. 13 è una di queste.
Si tratta di un pezzo cameristico per pianoforte e corno, una suite composta da vari momenti non sempre connessi tematicamente tra di loro ma accostati in modo da formare episodi contrastanti che mantengono vivo l'interesse della composizione.

L'opera è così costruita:


L'Introduzione, ossia il primo movimento dell'opera, è costruito attorno ad un tema in Mi bemolle maggiore che si sviluppa modulando attraverso le tonalità vicine (Sol minore, Do minore e Si bemolle maggiore) senza mai presentare una vera e propria ripresa.


L'unico scopo di questa introduzione è risaltare le capacità melodiche del corno mentre l'armonia è sviluppata dal pianoforte con degli arpeggi; alla fine una breve cadenza del pianoforte modula a Si bemolle maggiore per preparare l'ingresso del movimento successivo.



Il Tema e le due variazioni successive rappresentano l'ossatura portante della composizione, in quanto il compositore qui esalta le doti tecniche del corno mentre il pianoforte, oltre ad accompagnare, compie anche qualche breve intervento. Il tema, Allegretto in 4/4 e in Mi bemolle maggiore, è solo vagamente imparentato con l'introduzione, in quanto, a parte la tonalità, ricalca alcune successioni già sentite (Sib-Sol → Mib-Fa-Sol; Lab-Fa-Mib-Re → Sol-Fa-Lab) ma a lato pratico è una novità rispetto a quanto già presentato.

Al termine del tema, che presenta un ritornello, vi è una cadenza del pianoforte su una progressione di settime di sensibile che porta a La bemolle, IV di Mi bemolle, per poi concludere a Si bemolle tramite cromatismo. La sorpresa è nel penultimo accordo, una quarta-sesta di Si bemolle che presenta invece un accordo minore, piccolo elemento di rottura.


La variazione 1, con Licenza, ripropone il tema arricchito di numerosi abbellimenti e salti piuttosto impegnativi per il corno ma non presenta cambiamenti significativi rispetto all'armonia e al ritmo del tema. Alla fine della variazione si ripete la cadenza del pianoforte.


La variazione 2, con Anima, è una "diminuzione" del tema, ossia un infittimento della scrittura tramite durate più brevi, la melodia è arricchita quindi di note intermedie, appoggiature, che creano una fioritura molto tecnica per il corno.


Al termine della variazione si ripresenta la cadenza del pianoforte che questa volta modula a Do bemolle maggiore introducendo il movimento successivo.

L'andante cantabile è un intermezzo in 3/4, in Do bemolle maggiore, anch'esso costituito da una linea melodica accompagnata dagli arpeggi del pianoforte che completano la melodia, come l'Introduzione.


A parte un breve intervento del pianoforte che interrompe il fluire del canto del corno, la melodia continua nel suo sviluppo fino alla cadenza del corno che la conclude;




segue un'altra cadenza del pianoforte su un frammento della melodia principale che chiude il movimento in Si bemolle maggiore, preparazione del successivo e ultimo episodio.

Il Rondò allegro vivace in 6/8 è il movimento conclusivo brillante di chiusura dell'intera opera e riprende, variato per l'appunto in 6/8, il Tema in Mi bemolle maggiore.


L'esposizione è di 8 battute totali (levare + 7 battute) e costituisce il ritornello che ogni volta si conclude perfettamente in Mi bemolle maggiore. La struttura è quindi schematizzabile come A(rit.)-B-A-C(grande sviluppo)-A-D-A'-Coda. Il primo episodio B è di altrettante 8 battute in Si bemolle maggiore, dominante, a cui seguono 4 battute di progressione con la conclusione sulla classica cadenza VII7-V7.


Dopo la ripresa del tema segue una lunga cadenza del pianoforte che modula a Do minore, sezione in cui viene introdotto un nuovo tema di 12 battute e che si conclude alla tredicesima con una breve ascesa cromatica del corno che modula a La bemolle maggiore.



Tutto quanto l'episodio C, per complessive 67 battute, è una sorta di grande intermezzo che separa l'esposizone del tema A-B-A, sempre nella tonalità di impianto, dalla ripresa, A-D-A'; i temi che compaiono qui non sono derivati dal ritornello e non sviluppano le idee precedentemente esposte. Il tema che segue, in La bemolle maggiore, col pianoforte che accompagna ad accordi ribattuti e con la nota più acuta che forma una sorta di controcanto, è vagamente imparentato con la melodia dell'andante cantabile del movimento precedente (precisamente dopo la prima cadenza del pianoforte) che richiama nell'andamento ma è un altro elemento nuovo nell'ambito del Rondò ed in generale della composizione.



Dopo 20 battute, in cui la melodia raggiunge l'apice di intensità (battuta 17), una seconda cadenza del pianoforte che sviluppa brevemente gli spunti offerti dal discorso precedente ri-modula l'armonia a Mi bemolle maggiore e conclude la sezione C.
Il tema viene ripetuto e segna la ripresa, B è sostituito da D, un breve episodio in cui il pianoforte diviene protagonista mimando il tema con un intervento oscillante tra Fa maggiore e Si bemolle maggiore.



Si ripetono le 4 battute di progressione con la conclusione sulla classica cadenza VII7-V7. Comincia l'ultimo episodio, A', perché questa volta il tema è più arricchito di appoggiature che gli conferiscono maggiore moto e che danno l'idea del precipitare all'inevitabile conclusione, una cadenza del corno divisa in proposta e risposta positiva in cui emerge il virtuosismo del cornista nell'eseguire i guizzi rapidi di semicrome, il tutto in Mi bemolle maggiore.


A questo succede poi una breve coda di 4 battute in cui il corno compie l'ultimo virtuosismo, un Mi bemolle acuto preso rapido proprio sull'arpeggio conclusivo.




Bibliografia
VAI

ENGLISH VERSION

Franz Strauss (1822-1905) was the Richard Strauss's father, the famous composer of Also Spracht Zarathustra, and much less known than the latter. He was primarily a horn virtuoso, an instrument for which he wrote a series of virtuoso pieces, and for this talent he was much appreciated in his time by contemporaries, including Wagner. Today it is known only by hornists, however some of his compositions are still valuable and worthy of being better known and the Introduction, Theme and Variations op. 13 is one of them.
It is a chamber piece for piano and horn, a suite composed of various moments not always thematically connected to each other but juxtaposed to form contrasting episodes that keep the interest of the composition alive.

The work is constructed as follows:
Introduzione, Adagio;
- Tema, Allegretto;
- Variazione 1; con licenza;
- Variazione 2; con anima;
- Andante cantabile;
- Rondò, Allegro vivace.

The Introduction, the first movement of the work, is built around a theme in E flat major which develops modulating through the nearby keys (G minor, C minor and B flat major) without presenting any real shot.


The only purpose of this introduction is to highlight the melodic capacities of the horn while harmony is developed by the piano with arpeggios; at the end a short cadence of the piano modulates to B flat major to prepare for the entry of the next movement.




The theme and the two subsequent variations represent the backbone of the composition, as the composer here enhances the technical qualities of the horn while the piano, in addition to accompanying, also performs some brief interventions. The theme, Allegretto in 4/4 and E flat major, is only vaguely related to the introduction, as, apart from the key, it follows some sequences already heard (Sib-Sol → Eb-Fa-Sol; Lab-Fa -Mib-Re → Sol-Fa-Lab) but on the practical side it is a novelty compared to what has already been presented.



At the end of the theme, which presents a refrain, there is a cadence of the piano on a progression of VII7 that leads to E flat, IV of E flat, and then ends in B flat by chromatism. The surprise is in the penultimate chord, a fourth-sixth of B flat which instead presents a minor chord, a small element of rupture.



The variation 1, with License, proposes the theme enriched with numerous embellishments and rather challenging jumps for the horn but does not present significant changes in the harmony and rhythm of the theme. At the end of the variation, the cadence of the piano is repeated.



Variation 2, with Anima, is a "decrease" in the theme, that is a thickening of the writing through shorter durations, the melody is therefore enriched with intermediate notes, supports, which create a very technical draw for the horn.



At the end of the variation, the cadence of the piano returns, which this time modulates to C flat major, introducing the next movement.

The andante cantabile is a 3/4 intermezzo, in C flat major, also made up of a melodic line accompanied by the piano arpeggios that complete the melody, such as the Introduction.



Apart from a brief intervention by the piano which interrupts the flow of the singing of the horn, the melody continues in its development until the cadence of the horn which concludes it;



another cadence of the piano follows on a fragment of the main melody which closes the movement in B flat major, preparation of the next and last episode.

The Rondo, Allegro Vivace in 6/8, is the brilliant closing movement of the entire work and takes up the theme in E flat major, varied in 6/8.


The exposition is 8 bars in total (upbeat + 7 bars) and constitutes the refrain that ends perfectly in E flat major each time. The structure can therefore be schematized as A (rit.) - B-A-C (large development) -A-D-A'-Coda. The first episode B is as many 8 bars in B flat major, dominant, followed by 4 bars of progression with the conclusion on the classic cadence VII7-V7.



After the resumption of the theme follows a long cadence of the piano that modulates in C minor, a section in which a new theme of 12 bars is introduced and which ends at the thirteenth with a brief chromatic ascent of the horn that modulates in A flat major.



Whole the episode C, for a total of 67 bars, is a sort of great interlude that separates the exposition of the theme A-B-A, always in the tone of the plant, from the shot, A-D-A '; the themes that appear here are not derived from the refrain and do not develop the ideas set out above. The theme that follows, in A flat major, with the piano that accompanies with struck chords and with the highest note that forms a sort of counterpoint, is vaguely related to the melody of the cantabile andante of the previous movement (precisely after the first cadence of the piano) which is recalled by the trend but is another new element in the context of the Rondo and in general of the composition.



After 20 bars, in which the melody reaches its peak of intensity (bar 17), a second cadence of the piano that briefly develops the ideas offered by the previous speech re-modulates the harmony in E flat major and concludes section C.
The theme is repeated and marks the recovery, B is replaced by D, a short episode in which the piano becomes the protagonist by mimicking the theme with an intervention oscillating between F major and B flat major.



The 4 bars of progression are repeated with the conclusion on the classic cadence VII7-V7. The last episode begins, A ', because this time the theme is more enriched with supports that give it greater movement and that give the idea of precipitating to the inevitable conclusion, a cadence of the horn divided into a proposal and a positive response in which it emerges the virtuosity of the horn player in executing the rapid flashes of the sixteenth note, all in E flat major.



This is followed by a short 4-bar tail in which the horn completes its last virtuosity, a high E flat taken quickly on the final arpeggio.


I contenuti presenti sul blog “Alerossiclimbemusic” sono di proprietà di “Alessandro Rossi”.
È vietata la copia e la riproduzione dei contenuti in qualsiasi modo o forma.
È vietata la pubblicazione e la redistribuzione dei contenuti non autorizzata espressamente dall’autore.
Copyright © 2019 – 2025  “Alerossiclimbmusic”. Tutti i diritti riservati.”
Questa opera è protetta da <a rel="copyzero" href="http://www.costozero.org/wai/u2.html">Copyzero</a>.



UNA GITA DOMENICALE

  UNA GITA DOMENICALE Via Vicenza al Baffelàn E' estate 2022, fa un caldo tremendo e l'Italia è secca.  Questo è il racconto di una ...